
La sua voce è protagonista nei Simpson in cui ha doppiato Boe mentre per il cinema ha dato la parola a moltissimi attori tra cui Michael J. Fox, Nicolas Cage e Joe Pesci. È come se, in oltre 40 anni di carriera, avesse vissuto più vite.
Stiamo parlando di Teo Bellia, attore, doppiatore, direttore artistico e giornalista, e tra le voci più conosciute del panorama italiano. Il doppiatore è stato ospite del video podcast di Skuola.net ‘Come si diventa…’ sul nostro canale YouTube: un nuovo format che mira ad indagare sul percorso dei professionisti di diversi settori, per offrire uno spunto a ragazze e ragazzi in cerca della propria strada.Nel corso della nostra chiacchierata con Teo Bellia abbiamo scoperto come è riuscito a realizzarsi dal punto di vista professionale, e qual è stato il suo percorso di vita, tra aspettative, esperienze e traguardi raggiunti. In poche parole, nell’intervista con il volto social di Skuola.net, Nikolais, in conduzione, l’esperto ci ha spiegato come diventare un doppiatore. Guarda il video!
Quali sono le caratteristiche per diventare doppiatore
“Ti piace stare al buio? Ti piace respirare con l'aria condizionata per tutta la vita? Fai doppiaggio, starai in piedi per ore ed ore”. Scherza - ma forse nemmeno troppo - Teo Bellia quando gli chiediamo di descrivere il suo lavoro in 15 secondi. Il doppiatore rivela di aver sentito la ‘chiamata’ per il doppiaggio quando lavorava in radio: “A quel punto ho detto ‘però con sta voce qualcosa si può fare anche se forse al doppiaggio non ci arriverò mai’. Poi la vita mi ha riservato una sorpresa ed è iniziato il doppiaggio”.
Ma quali sono le qualità per poter diventare doppiatore? A cosa dare attenzione? “Controllo, un uso corretto del mezzo vocale, un uso corretto di tutti i mezzi espressivi grande occhio, grande attenzione, grande sensibilità”. Sono queste, secondo Teo Bellia, le caratteristiche essenziali per poter ambire a una carriera in questo mondo. Anche se non è stato sempre tutto facile per il doppiatore. Per Teo Bellia, infatti, la sua carriera precedente è stato un ostacolo: “L’aver avuto una formazione radiofonica è stato uno svantaggio. Inizialmente è stato un grande ostacolo perché mi portava a sottovalutare l'importanza della capacità interpretativa recitativa. Chiaro che l'uso della voce protesizzato da microfono che fai in radio ti insegna poco per la recitazione e imparare a usare veramente bene il mio mezzo vocale è stato impegnativo e a quel punto è stato necessario fare anche del teatro confrontarmi proprio con tutta l'espressività. E lì ho capito tante cose”.
Come si diventa un doppiatore?
Ma da dove partire per costruire il proprio percorso? “Oggi bisogna studiare in una scuola per un motivo molto semplice, vale a dire che le regole sulla privacy e la riservatezza, che ci impongono tutte le major, fanno sì che tu non possa più fare botteghe, non puoi far venire persone non coinvolte nella lavorazione ad assistere al lavoro perché chiaramente tutto deve essere monitorato, tutto deve essere controllato. Tutti gli accessi ai file video sono monitorati per cui nessun altro può vedere, quindi devi per forza di cose studiare in una scuola di doppiaggio possibilmente di recitazione e poi ti specializzi nel doppiaggio e poi cercare di farti ascoltare e provinare da dei direttori” spiega Bellia.
Più nello specifico, il doppiatore suggerisce quali sono gli step da tenere a mente: “Studiando e non essendo mai presuntuosi. E poi cercare di capire il proprio mezzo vocale la propria espressività: cosa comunico, cosa riesco a comunicare, cosa mi è più difficile, cosa mi è più facile, e diventare più consapevoli del mezzo che hai. E’ come per una modella guardarsi sfilare, finché non ti vedi non sai esattamente gli errori che fai quindi ti devi riascoltare, ti devi odiare, ti devi fare abbastanza schifo e devi cercare di migliorarti. Migliorare il più possibile la tua dizione che non vuol dire annullare le tue radici, che non vuol dire perdere il tuo dialetto: vuol dire avere il perfetto controllo di quello che fai. Quindi se sono alla pizza con amici nessun controllo ma perché non entrare in un negozio e chiedere un'informazione parlando in perfetto italiano così ti eserciti in modo comunque in modo comunque genuino”.
In poche parole? Ci vuole molto, ma molto allenamento. Ma può valerne decisamente la pena dal punto di vista economico, perché a fare il doppiatore si guadagna bene: “Se sei una persona intelligente, sei disponibile, puoi comunque mandare a scuola i tuoi figli comprargli casa e lavorare tanti anni”. Inoltre - aggiunge Bellia - “chi è più bravo riesce a guadagnare benissimo lavorando solo 3 ore al giorno”.
Il doppiaggio fa per te se…
Tuttavia, “non pensate di diventare Jannik Sinner dopo tre lezioni di tennis” avverte teo Bellia. Servono umiltà, impegno, pazienza e motivazione. Ad esempio, “se venti direttori ti dicono che sei acerbo è perché forse hanno semplicemente ragione” ed è quindi inutile prendersela con il mondo. Meglio rimboccarsi le maniche e far cambiare idea a chi non ha creduto in te. Il doppiaggio, spiega Teo Bellia, “è terapeutico, perché ti costringe a tirare fuori i tuoi mostri interiori. Perché spesso dovrai tirare fuori i tuoi lati più oscuri: quindi fallo, sconsideratamente”. Potrebbe non sembrare a prima vista ma il doppiatore è quindi un mestiere inadatto ai deboli di cuore e “se hai paura di esporti interiormente non avvicinarti a questo mestiere”. Anche perché nella vita ci si può sempre reinventare. Teo Bellia, per esempio, senza il doppiaggio sarebbe “giornalista, conduttore radiofonico e televisivo, e un uomo curioso”.