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E proprio loro sono stati i protagonisti indiscussi dell’evento ‘Back to School’ tenutosi lo scorso 21 settembre nella Sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Studentesse e studenti ambassador del progetto Generazioni Connesse, si sono confrontati con i rappresentanti delle più grandi aziende digitali del mondo - Meta, Google e TikTok - portando alla loro attenzione le istanze giovanili.
C’era anche Skuola.net, che oltre a dividere il palco con i protagonisti dell’evento, è andato a caccia di impressioni e sensazioni raccontando la giornata dietro e fuori le quinte. A condurci tra i momenti chiave, analizzando il rapporto tra i più giovani e il loro smartphone, è stato Nikolais: il nostro volto social ha firmato un Vlog che potete godervi qui sotto.
Gli studenti mettono “sotto esame” i social
I social, come abbiamo visto nel video, sono ormai il pane quotidiano della Gen Z ma, allo stesso tempo, anche un campo minato disseminato di rischi: dalla rapida e costante diffusione di fake news ai fenomeni degenerativi come il cyberbullismo, il flaming o l’hate speech. Proprio per questo oggi la lotta a questi problemi non può che passare per una corretta informazione e formazione, soprattutto, per un attento monitoraggio delle piattaforme social. Per favorire un più ampio benessere digitale ma ancora di più per tutelare la salute dei giovani.Non capita tutti i giorni di incontrare i personaggi che si muovono dietro le quinte dei principali social network, e potergli dire cosa si pensa delle loro piattaforme. Ma gli studenti hanno fatto i compiti a casa, presentando un rapporto dettagliato circa le criticità riscontrate nell’utilizzo quotidiano dei più famosi social network: Instagram, TikTok e YouTube. E proponendo, inoltre, soluzioni alle problematiche rilevate.
YouTube, ecco le proposte: etichette per combattere i contenuti violenti e fake news e più controlli per i creator
Un maggiore controllo del linguaggio presente nei video e misure che sappiano arginare i crescenti contenuti di disinformazione, attraverso un più efficace monitoraggio di ciò che va online. In particolare i giovani invocano l’intervento di esperti esterni indipendenti che sappiano verificare la veridicità delle fonti, specie di fronte ad argomenti e tematiche di rilievo per la tenuta democratica e la convivenza civile. E di offrire un debunking sovrapposto ai video che riportano disinformazione o fake news, aggiungendo contenuti video che restituiscano altre versioni. Questi, alcuni degli interventi che i giovani hanno proposto a Martina Colasante, Government Affairs & Public Policy Manager di Google, volti a migliorare l’esperienza su Youtube.Ci sarebbe bisogno - dicono gli studenti - anche di verifiche più approfondite circa l’età dei creator, e di punizioni più severe per tutti i recidivi che pubblicano contenuti contrassegnati come disinformazione o con linguaggio violento. Così come di maggiore trasparenza per quanto riguarda la monetizzazione dei creator, spesso presi a modelli di ispirazione dai teenager ma delle cui effettive attività (e proventi) i ragazzi sanno molto poco.
Infine, viene richiesto di apportare più filtri ed ‘etichette’ in modo tale da migliorare anche l’algoritmo di ricerca. Per evitare di imbattersi in contenuti violenti, inappropriati, e soprattutto visibili da chiunque, anche dai più piccoli. Nonché da quelle fake news che popolano il social video e non solo. Premiando i contenuti di qualità ed evitando quella ‘bolla informativa’ che propone contenuti spesso non in linea con il feed.
Più efficacia delle segnalazioni, un vero timer per “bloccare” Instagram: la ricetta detox degli studenti
Attualmente, tra tutte le piattaforme, è quella che fa più compagnia agli studenti nell’arco della giornata e, forse per questo, proprio loro vorrebbero mettere un punto. O perlomeno, incentivarne un uso consapevole. Anche a Costanza Andreini, Public Policy Manager di Meta in Italia e Grecia, ha ricevuto degli spunti importanti sul “suo” Instagram.Tra le segnalazioni rilevate dallo Youth Panel, infatti, spicca la tendenza di molti giovani a sviluppare un utilizzo smodato di questa piattaforma. Basta considerare il dato, emerso dall’ultima indagine di Generazioni Connesse per il Safer Internet Day, per cui il 47% di 3.488 ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di I e II grado rimane connessa più di 5 ore al giorno. Se pensiamo che le applicazioni più utilizzate sono i social network, e che Instagram è tra quelli più in voga, il salto logico è lineare. Cosa fare, quindi? Sono gli stessi diretti interessati a proporre la soluzione: inserire un timer di utilizzo dell’app, al termine del quale diventa non più accessibile per un determinato lasso di tempo. Perché seppure esista già la funzione “Imposta un limite di tempo giornaliero”, un promemoria per spegnere l’App dopo un certo periodo, per i ragazzi si dovrebbe fare di più. L’impostazione dovrebbe infatti del tutto bloccare la piattaforma dopo il limite selezionato, anche per diverse ore, con un’opzione irreversibile per tutta la settimana.
Guerra poi ai contenuti violenti e volgari, e alla proliferazione di profili fake: per vincerla sarebbe utile - secondo i giovani fruitori - efficientare il sistema di oscuramento dei contenuti segnalati. Per concludere con il suggerimento di migliorare l’user experience nel suo complesso, rendendo ad esempio più intuitiva l’opzione per effettuare il download dei propri dati.
Vogliamo meno quantità e più qualità: video TikTok per la sicurezza… su TikTok
Il tema dello “screen time” è un rilievo condiviso anche con una piattaforma molto popolare come TikTok. Luana Lavecchia, Public Policy & Government Relations Manager, Italy e Grecia di TikTok, ha avuto modo di ascoltare chi la piattaforma la vive tutti i giorni.E che suggerisce di puntare su un’interfaccia per la gestione delle impostazioni di sicurezza e dei dati più facile e intuitiva, come anche sul metterebbe a sistema un’attenta verifica dei contenuti. Soprattutto quelli di tipo scientifico. Magari introducendo l’obbligo di pubblicazione delle fonti per tutti coloro che affrontano tematiche ‘controverse’ o importanti a livello informativo.
Nel “TikTok che vorrei” dovrebbe funzionare meglio anche il tasto “non mi interessa”, poco efficace anche nelle altre piattaforme, per evitare di incappare in contenuti violenti, o comunque negativi, che pregiudicano il benessere digitale di chi guarda. E si promuoverebbe la qualità dei contenuti sulla quantità, anche per evitare la “competizione” tra i vari tiktoker a colpi di video acchiappa-followers. Come farlo? Una delle proposte è l’implementazione di campagne di sensibilizzazione: cioè dei ‘TikTok’ - come comunemente si chiamano i video sulla piattaforma - per la sicurezza su TikTok. Perché vivere meglio online vuol dire anche vivere meglio nella vita reale.
Cosa hanno riposto i rappresentanti delle Big Tech? Scoprilo guardando il vlog di Skuola.net e Nikolais.