
Il crocifisso può rimanere nelle aule delle scuole italiane, lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo. Il Ministro Gelmini esprime la sua soddisfazione, delusa la finlandese che aveva dato il via alla diatriba “crocifisso a scuola, sì o no?”.
TUTTO COMINCIO' COSI' - La vicenda nasce nel 2001 quando una casalinga finlandese, Solile Lautsi, si dichiarò offesa dalla presenza del crocifisso nelle aule dell’istituto di Abano Terme frequentato dai suoi figli di 11 e 13 anni. Il motivo dell’offesa era che quel simbolo cristiano ledeva il suo diritto ad educare i figli secondo il principio di laicità. Secondo lei andava tolto e il caso andò davanti alla Corte europea di Strasburgo.
SENTENZA DELLA CORTE - La prima sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo nel 2009 aveva dato ragione alla signora Lautsi, ma oggi è arrivata la seconda e definitiva sentenza: l’Italia non ha violato alcun diritto e il crocifisso può rimanere esposto nelle scuole italiane.
SODDISFATTA LA GELMINI - La Gelmini ha subito manifestato la sua soddisfazione: “una grande vittoria per la difesa di un simbolo irrinunciabile della storia e dell’identità culturale del nostro Paese. Il Crocifisso sintetizza i valori del Cristianesimo, i principi sui cui poggia la cultura europea e la stessa civiltà occidentale […] E’ un simbolo dunque che non divide ma unisce e la sua presenza”. Diversa ovviamente la reazione della famiglia finlandese: “Il pronunciamento di Strasburgo mi delude molto perché la prima sentenza era clamorosamente chiara” ha commentato così Massimo Albertin, marito della signora Lautsi.
Cristina Montini