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Patteggiamento per Matteo Di Pietro, lo youtuber dei TheBorderline: ecco perché non andrà in carcereSono passati 7 mesi da quel 14 giugno 2013, quando avvenne il tragico incidente in Lamborghini che causò la morte del piccolo Manuel Proietti, di soli 5 anni. Matteo Di Pietro, ex leader dei TheBorderline, si è presentato in aula per patteggiare la sua condanna.

Fonte foto: Il Messaggero

Il 20enne, condannato a 4 anni e 4 mesi per omicidio stradale aggravato e lesioni, non andrà in carcere, come fa sapere ‘Il Messaggero’. E naturalmente non sono mancate le polemiche.

Perché lo youtuber dei TheBorderline non andrà in carcere

A spiegare le ragioni del perché Matteo Di Pietro non andrà in carcere, è Matteo Melandri, l’avvocato che assiste la famiglia del bambino morto nell’incidente di giugno: “Di Pietro, dopo sei mesi ai domiciliari, ha ottenuto il patteggiamento della pena ed è stato condannato per omicidio stradale aggravato e lesioni. Al giovane youtuber sono state riconosciute le attenuanti generiche”. Continua a spiegare l’avvocato: “Di Pietro ha già scontato agli arresti domiciliari sei mesi. Ha patteggiato una pena a quattro anni e quattro mesi di reclusione. Il che significa che a Di Pietro resterebbero da scontare circa 3 anni e 6 mesi, un periodo di tempo inferiore alla soglia di quattro anni, che consente la richiesta di affidamento”. E questo vuol dire solo una cosa: Quando diventa definitiva una pena detentiva inferiore ai quattro anni di reclusione, l’ordine di esecuzione è automaticamente sospeso e l’imputato può fare richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali. Si tratta di fatto di una detenzione domiciliare nelle ore notturne per tutto il periodo di durata della pena. Chi decide se concedergli o meno questo beneficio sarà il magistrato di sorveglianza”.

L’avvocato della famiglia di Manuel: “Una condanna che rispettiamo ma non potrà restituire la vita di bimbo di 5 anni”

L’avvocato ha parlato di “attenuanti generiche”. Va detto infatti che il 20enne è incensurato, vale a dire che non ha precedenti penali a suo carico. In più, fa sapere ‘Il Messaggero’, finora non sono stati avvisati atteggiamenti o comportamenti che abbiano in qualche modo violato gli arresti domiciliari, andati avanti appunto per gli ultimi sei mesi. Infine, Di Pietro si è subito mostrato collaborativo riconoscendo immediatamente le sue responsabilità e scusandosi per il male causato, oltre a dichiarare la sua volontà di impegnarsi, in futuro, in progetti sulla sicurezza stradale.

Così ha commentato la situazione l’avvocato Melandri: “Eravamo preparati, non è stata una sorpresa. Resta la tragedia per una famiglia, per una madre”. E poi la stoccata finale: Oggi abbiamo una condanna che rispettiamo ma non potrà restituire la vita di bimbo di 5 anni.

Lo youtuber, come dicevamo, ha espresso il suo cordoglio assumendosi la responsabilità del tragico accaduto. “Di Pietro ha espresso le sue scuse, il suo dolore”, ribadisce l'avvocato Antonella Benveduti, suo difensore. “Ha riconosciuto nuovamente la sua responsabilità, come aveva già fatto nell'interrogatorio e ha espresso anche il suo desiderio di impegnarsi in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale. Quindi un suo impegno sociale che lui stesso ha definito come ‘obiettivo sociale’. Credo che questa sia una condanna in linea con quelle che sono le finalità del nostro ordinamento, di rieducazione, risocializzazione proprie della sanzione penale. Sono cardini fondamentali del nostro ordinamento penale, previsti dalla Costituzione, e importanti nel valutare poi la correttezza di questa pena”. Ma su un punto tutti sono d’accordo: Nessuna condanna può mitigare il grave lutto, la grave perdita.

Le polemiche: “Una pena troppo bassa”

Data la gravità dell’accaduto e la grande risonanza mediatica del caso, la condanna di Di Pietro non è di certo passata inosservata. Tante le polemiche sollevate: La pena comminata per omicidio stradale per lo youtuber è troppo bassa, ha dichiarato l'avvocato Domenico Musicco, presidente dell'Associazione vittime incidenti stradali (Avisl) onlus. “C'erano tutte le aggravanti e la velocità era quattro volte superiore al consentito in una zona 30. Così non si fa giustizia per la famiglia del bambino ucciso. Di Pietro potrà usufruire delle misure alternative al carcere e la concessione del patteggiamento si risolve di fatto in una pena irrisoria. Non è una bella pagina per le vittime della strada”.
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