
Nel dettaglio, il rapporto 2023 consiste in un'analisi del sistema universitario, basata sulla valutazione degli atenei statali e non statali, divisi in base alle dimensioni e al numero d'iscritti, con particolare focus su: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità. L'edizione 2023 vede ancora una volta Bologna primeggiare tra i mega atenei statali, mentre tra le medie realtà Trento soffia il primato all'università di Siena.
-
Leggi anche:
- Medicina, 4mila posti in più da settembre 2023
- Classifica QS ranking 2023, quali sono le migliori università in Italia e nel mondo
- Chloe a 26 anni si laurea con il massimo dei voti, da adolescente non sapeva né leggere né scrivere
Le università attraggono ma non convincono
L'anno accademico che sta per concludersi ha visto un aumento delle immatricolazioni pari al 2,2%, vale a dire 7.152 nuove matricole. Un aumento di cui gli atenei non hanno però beneficiato in maniera omogenea. Gli atenei del Centro Italia segnano un +9,3%, seguiti dalle regioni del Nord-Ovest (+1,6%). Le iscrizioni calano nel Nord-Est (-2,0%), mentre si attestano in linea con l'anno precedente al Sud (-0,2%). In crescita gli iscritti nell'area economica, giuridica e sociale (+4,5%) e nell'area sanitaria e agro-veterinaria (+2,2%). Un altro dato positivo arriva dalle facoltà S.T.E.M. Che lo scorso anno hanno visto un incremento pari all'1,1%. Segno negativo invece per i corsi dell’area artistica, letteraria e educazione, dove i nuovi iscritti segnano un -0,1%.L'altro lato della medaglia ci mostra delle criticità per quanto riguarda il livello di abbandono. Nell’anno accademico 2021-2022 il 7,3% degli immatricolati ha abbandonato gli studi entro il primo anno, a fronte del 7,1% registrato nell’anno precedente e del 6,1% relativo all’anno accademico 2019-2020. Una decisione che ha coinvolto in misura pressoché uguale sia i maschi (7,4%) che le femmine (7,2%).
Censis 2023: la classifica dei mega atenei statali
Entrando nel dettaglio di quella che è la nuova classifica delle università targata Censis, tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40mila iscritti) è ancora una volta Bologna prendersi la scena. L'Alma Mater guadagna 89,7 punti, davanti all’Università di Padova (87,5) e alla Sapienza di Roma (85,7). In quarta posizione l’Università di Pisa (84,0), seguita dall’Università Statale di Milano (83,7), che guadagna una posizione (+7 punti), superando l’Università di Firenze, che retrocede al sesto posto (83,3). Si conferma al settimo posto l’Università di Palermo (83,0). Perde invece una posizione l’Università di Torino (80,7). Chiudono la classifica l’Università di Bari (76,7) e quella di Napoli Federico II (76,2).
La classifica dei grandi atenei statali: Pavia e Perugia sul podio
Tra i 20mila e i 40mila iscritti, anche i grandi atenei statali figurano nella classifica 2023 del Censis. L’Università di Pavia è al vertice, con 91,2 punti, seguita dall’Università di Perugia (90,5). Mantengono la terza e la quarta posizione l’Università della Calabria (90,2) e l’Università di Venezia Ca’ Foscari (89,0). Guadagna due posizioni rispetto allo scorso anno l’Università di Parma, al quinto posto con 87,2 punti, seguita dall’Università di Salerno (87,0), che recupera addirittura cinque posizioni. Seguono l’Università di Cagliari (86,8) e l’Università di Milano Bicocca (85,7), che perde tre posizioni. Stabili in nona e decima posizione l’Università di Modena e Reggio Emilia (85,2) e di Roma Tor Vergata (85,0).
La classifica dei medi atenei statali: Trento soffia il primato a Siena
Diverse novità anche nella graduatoria dei medi atenei statati, quelli che contano tra i 10mila e i 20mila iscritti. Con 96,2 punti l'università di Trento soffia il primato a Siena (93,0 punti) che addirittura scivola in terza posizione, preceduta dall’Università di Udine (93,7). Quarto posto per l’Università di Sassari (92,3), che perde due posizioni. Sale di una posizione l’Università Politecnica delle Marche (91,8), che precede al quinto posto l’Università di Trieste (91,3), in sesta posizione. Poi troviamo l’Università di Brescia (87,5) e l’Università del Salento (87,2). In nona e in decima posizione si piazzano rispettivamente l’Università di Bergamo (84,3), e l’Università del Piemonte Orientale (84,2). In fondo, l’Università dell’Insubria (83,2), undicesima ex aequo con l’Università di Napoli Parthenope, che scala cinque posizioni.
Piccoli atenei statali: Camerino si aggiudica il primo posto
Per quanto riguarda i piccoli atenei statali, che contano fino ad un massimo di 10mila iscritti, il primato se lo aggiudica l’università di Camerino con 101,7 punti. A farle compagnia sul podio anche l'università della Tuscia (86,0 punti) e quella di Macerata al terzo posto con 85,7 punti. Si conferma stabile al quarto posto l’università di Cassino (84,3), seguita dall’università del Sannio (84,0), che ha scalato tre posizioni rispetto alla precedente edizione. Sesto posto per l'università Mediterranea di Reggio Calabria (83,5). Al settimo posto troviamo l'università di Teramo (80,0), poi l’università della Basilicata (78,0) e l’Università del Molise (77,3), in ottava e nona posizione.