
Dopo un anno di lezioni online da Israele, era a un passo dalla laurea in Medicina, ma è successo qualcosa di inaspettato: tre esami sono stati annullati. È quanto successo a una studentessa israeliana iscritta alla facoltà di Medicina in lingua inglese della Statale di Milano, richiamata come riservista dell’esercito, a causa del conflitto in corso nel suo Paese.
Una vicenda che ha subito scatenato un vero e proprio putiferio, con polemiche politiche e interrogativi sulla gestione delle deroghe in situazioni di emergenza.
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L'università: interpretazione errata dei docenti
L'università si è subito mossa per fare chiarezza, aprendo un'istruttoria interna e giustificando la decisione basandosi su una questione chiave: la legalità degli esami a distanza.
Secondo la Statale, fa sapere 'Il Sole 24 Ore', la studentessa aveva ottenuto il permesso di accedere alla didattica online da Israele, in linea con la circolare ministeriale del 20 novembre 2023, ma tale servizio non estende la deroga agli esami.
La legge dell'ateneo, infatti, è chiara: gli esami vanno sempre sostenuti in presenza, pena la loro invalidità. La Statale, nel caso specifico, ritiene che i docenti abbiano permesso alla ragazza di sostenere le prove da remoto "senza alcuna autorizzazione", probabilmente per un errore di interpretazione della norma.
Ora, l'obiettivo è "ricostruire le responsabilità" di chi ha consentito questa procedura non conforme.
La soluzione per recuperare
Nonostante l'invalidazione degli esami, l'università ha però subito offerto una soluzione alla studentessa, per non farle perdere l'anno e potersi comunque laureare. Le è stata data, infatti, la possibilità di sostenere nuovamente i tre esami in appelli regolari, in modo da conseguire la laurea quanto prima.
Nel frattempo, però, la giovane non è rimasta con le mani in mano: si è rivolta a dei legali, sostenendo di essere vittima di un atteggiamento discriminatorio.
Un'accusa che l'ateneo ha prontamente rimandato al mittente, prendendo, come spiega in una nota, "le distanze da ogni tentativo di strumentalizzazione politica della vicenda, da entrambi i fronti".
Proteste degli studenti
Il caso ha comunque acceso i riflettori sulle politiche universitarie in tempo di guerra. Oltre alle accuse di discriminazione, ci sono state pure manifestazioni che sono andate contro la ragazza. Come le proteste dei collettivi universitari di sinistra, che hanno evidenziato un presunto "trattamento di favore" nei confronti della studentessa israeliana.
L'Unione degli Universitari (Udu), invece, ha chiesto "chiarezza, le università non possono essere complici", sottolineando come la deroga agli esami in presenza "non è prevista nemmeno per studenti bloccati in zone di guerra, mentre esistono per l’esercito israeliano?".
Intanto, la Conferenza Permanente delle Facoltà di Medicina e Chirurgia, in seguito al conflitto scoppiato il 7 ottobre 2023, ha adottato una mozione per garantire la continuità didattica agli studenti provenienti dal Medio Oriente, ma ha ribadito che lo svolgimento in presenza delle prove d'esame e di discussione delle tesi rimane un punto fermo.