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Ovviamente non stiamo parlano delle rette delle università private, che sono di media ben più costose. Se si mettono a confronto gli importi minimi e massimi di ciascun ateneo statale, è interessante scoprire come nascano due tendenze completamente diverse. Prendendo come riferimento il parametro minimo otteniamo una classifica dove ai primi posti svettano le università del centro e sud Italia. Completamente diversa appare la situazione se si prende come riferimento l'importo massimo; sono infatti le Università del nord le più dispendiose per la quinta fascia, la più alta.
La tassazione universitaria europea e nel mondo
In Europa ci sono cinque diversi modelli di tassazione universitaria. Il primo, adottato da Regno Unito e Norvegia prevede un'imposta molto alta sul reddito; in particolare, in Inghilterra i redditi bassi non sono esentati dalle tasse universitarie che si aggirano intorno alle 9.000 sterline l'anno, secondo quanto riportato dal Corriere. Il secondo modello, adottato da Italia, Spagna e Olanda, presenta imposte medio-alte. Qui, i redditi più bassi ottengono una riduzione delle tasse e, in alcuni casi, anche l'esenzione. Il terzo modello è quello di cui fanno parte Francia, Belgio, Portogallo e Austria: la tassazione è medio-bassa e si va da un costo minimo di 260 euro ad un massimo di 330. Il quarto modello è adottato da Polonia, Germania, Repubblica Cieca. In Germania gli studenti non pagano tasse d'iscrizione benché alcuni Lander possano stabilire una quota che oscilla tra i 50 e i 75 euro. Infine, il quinto e ultimo modello è adottato da Svezia, Finlandia, Danimarca e Scozia prevede un accesso alle università totalmente gratuito. Cosa hanno in comune questi 5 modelli? Per quasi tutti i Paesi menzionati, la tassazione aumenta se lo studente finisce fuori corso. Non solo Europa, infatti secondo il rapporto Education at Glance 2020 dell'OCSE, tra gli atenei più costosi del mondo ci sono quelli americani e giapponesi, con un costo medio rispettivamente di 9.000 e 5.000 dollari.