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tasse universitarieSecondo il rapporto National Student Fee and Support Systems in European Higher Education - 2020/21 di Eurydice, il canale di informazione sull'istruzione dell'UE, l'Italia è tra i Paesi dell'Unione in cui si pagano le tasse più alte: in media, per una laurea di primo livello, si tratta di più di 1600 euro all'anno.
Si va, a seconda del reddito, da un minimo di 200 euro ad un massimo di 2700 euro per la triennale, mentre per la magistrale, nei casi di alto reddito, si può arrivare sino a 3.000 euro
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Ovviamente non stiamo parlano delle rette delle università private, che sono di media ben più costose. Se si mettono a confronto gli importi minimi e massimi di ciascun ateneo statale, è interessante scoprire come nascano due tendenze completamente diverse. Prendendo come riferimento il parametro minimo otteniamo una classifica dove ai primi posti svettano le università del centro e sud Italia. Completamente diversa appare la situazione se si prende come riferimento l'importo massimo; sono infatti le Università del nord le più dispendiose per la quinta fascia, la più alta.

La tassazione universitaria europea e nel mondo

In Europa ci sono cinque diversi modelli di tassazione universitaria. Il primo, adottato da Regno Unito e Norvegia prevede un'imposta molto alta sul reddito; in particolare, in Inghilterra i redditi bassi non sono esentati dalle tasse universitarie che si aggirano intorno alle 9.000 sterline l'anno, secondo quanto riportato dal Corriere. Il secondo modello, adottato da Italia, Spagna e Olanda, presenta imposte medio-alte. Qui, i redditi più bassi ottengono una riduzione delle tasse e, in alcuni casi, anche l'esenzione. Il terzo modello è quello di cui fanno parte Francia, Belgio, Portogallo e Austria: la tassazione è medio-bassa e si va da un costo minimo di 260 euro ad un massimo di 330. Il quarto modello è adottato da Polonia, Germania, Repubblica Cieca. In Germania gli studenti non pagano tasse d'iscrizione benché alcuni Lander possano stabilire una quota che oscilla tra i 50 e i 75 euro. Infine, il quinto e ultimo modello è adottato da Svezia, Finlandia, Danimarca e Scozia prevede un accesso alle università totalmente gratuito. Cosa hanno in comune questi 5 modelli? Per quasi tutti i Paesi menzionati, la tassazione aumenta se lo studente finisce fuori corso. Non solo Europa, infatti secondo il rapporto Education at Glance 2020 dell'OCSE, tra gli atenei più costosi del mondo ci sono quelli americani e giapponesi, con un costo medio rispettivamente di 9.000 e 5.000 dollari.

Gli effetti della no-tax area in Italia

Grazie all'ampliamento della no-tax area, nell'anno accademico 2021-22 chi ha un ISEE inferiore ai 22mila euro è stato esentato dalle tasse, mentre nel 2020 il limite era di 20mila euro. Un bel passo in avanti se pensiamo che fino al 2019 il tetto dell'esenzione era di circa 13mila euro. Il risultato è un positivo incremento delle iscrizioni in alcune università italiane. Lo scorso anno, nonostante la pandemia, sono cresciute del 7%. Ciò che rende appetibile il percorso universitario è coadiuvato dalla disponibilità delle borse di studio che ciascuno ateneo mette a disposizione. In tutta Europa ci sono due diversi criteri di assegnazione: per merito e per necessità. Il nostro Paese rientra nella seconda categoria, ovvero riconosce la borsa di studio per effettive difficoltà economiche. Tuttavia, nonostante negli ultimi anni i contributi siano aumentati, l'Italia ha ancora molta strada da fare in termini di diritto allo studio. Nel 2019/2020 infatti, secondo gli ultimi dati ministeriali, sarebbero stati 5.000 gli studenti rimasti senza borsa di studio, pur avendone diritto: i cosiddetti "idonei non benificiari".
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