
Un episodio di violenza shock ha colpito la Facoltà di Veterinaria dell’Università Federico II di Napoli, lasciando docenti e studenti increduli (e sconvolti).
La professoressa Monica Elisabetta Cutrignelli, direttrice sanitaria della clinica veterinaria universitaria, era tra le persone aggredite in pieno giorno da un gruppo di persone furiose per la morte di un cane in cura nella struttura.
Ma dietro questo gesto, c’era un chiaro intento premeditato. A dichiararlo è la stessa professoressa durante un’intervista rilasciata al ‘Corriere di Mezzogiorno’.
@rainews Nel video diventato virale filmata l'aggressione. Due uomini e due donne, tutti già noti alle forze dell'ordine, arrestati per aver ferito cinque persone. Un raid punitivo, in diretta social, per vendicare la morte di cane: è successo ieri al Dipartimento di Veterinaria dell'Università di Napoli Federico II, dove si sono dati appuntamento i padroni dell'animale, familiari ed amici. Le immagini dell'aggressione hanno fatto subito il giro del web e i carabinieri, intervenuti sul posto ,hanno arrestato quattro persone. Cinque quelle rimaste ferite. Una decina di persone ha aggredito, dopo un acceso diverbio, il personale medico e i tirocinanti universitari. "La classica spedizione punitiva in stile criminale - ha affermato un testimone - questa volta dopo il decesso di un cane. Gli studenti universitari sono stati portati nelle aule sopra, due medici sono stati aggrediti brutalmente. Addirittura due delle donne hanno divelto i pali di ferro dal prato del cortile. I carabinieri sono arrivati mezz'ora dopo, loro continuavano a minacciare e inveire anche contro di loro. Per nostra fortuna siamo riusciti - cani, gatti e animali vari al seguito - ad uscire". Leggi l’articolo completo su Rainews.it #cane #napoli #federicoii #veterinari
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Il ritorno in facoltà dopo l’aggressione
Nonostante le ferite fisiche e morali, la professoressa Cutrignelli ha deciso di tornare in facoltà già dal giorno successivo.
"Mi sentivo meglio e ci tenevo a tornare tra i ragazzi specie dopo quello che è successo", spiega la docente al ‘Corriere di Mezzogiorno’.
Ha trovato i suoi ragazzi ancora scossi dall’accaduto, ma ha voluto ricordare loro la delicatezza della professione veterinaria: "Come accade sovente nei nostri ospedali, questi risvolti negativi esistono e gli ho ricordato che se vogliono proseguire con gli studi, il nostro è un mestiere delicato oltre che difficile. E le responsabilità sono le stesse di quando si cura un essere umano".
La prof: “Aggressione premeditata”
Secondo la professoressa Cutrignelli, l’aggressione subita non è stata un atto di rabbia momentanea, ma il frutto di una premeditazione. "Io non frequento i social ma in Dipartimento, quando è tornata la calma, mi hanno detto che su Facebook la sera prima qualcuno di loro aveva preannunciato che ce l’avrebbero fatta pagare", racconta.
Nonostante questo, però, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si sarebbe arrivati a una tale violenza fisica.
L'assalto: “Sono stati attimi di terrore”
La professoressa ricorda con dolore gli attimi in cui si è trovata faccia a faccia con i suoi aggressori: "Io ero a fare lezione e sono stata chiamata dal pronto soccorso della clinica dopo che giù è iniziato il trambusto”.
La docente, preoccupata per il personale più giovane, è scesa per cercare di gestire la situazione. All’inizio ha tentato la strada del dialogo, ma il suo tentativo è subito andato in fumo di fronte alla violenza: "Ho provato a parlare ma sono stata raggiunta dai primi colpi. Mi sono ritratta ed ho cercato scampo ma poi ne sono arrivati altri, nonostante il personale si prodigasse per proteggermi. Sono stati attimi di terrore per me".
I motivi del dissidio: il cane e le cure
Il cane, un meticcio di 14 anni con una corporatura da Labrador, era in cura presso la clinica per problemi gravi. "Aveva una paresi ai due arti posteriori e ad uno anteriore. Quando ce l’hanno portato aveva la febbre alta ed è rimasto un paziente critico per tutti i giorni della degenza", spiega la professoressa.
Le tensioni erano subentrate già dall’inizio: “Il primo giorno, quando si sono presentati come membri di un’associazione animalista che si era presa cura di un cane randagio, hanno filmato ogni cosa nel nostro pronto soccorso e in laboratorio e l’hanno pubblicata sui social. Io ho detto loro che non si poteva”.
Nei giorni seguenti, racconta ancora la docente, gli aggressori non hanno mai rispettato l’orario delle visite, creando disagi tra gli operatori. E poi, ancora, si sono “alterati” quando hanno cominciato a chiedere di poter risparmiare sulle cure.
"Le ferite più grosse me le porto dentro"
A distanza di 24 ore dall’aggressione, la professoressa non nasconde il suo stato d’animo: "Le ferite più grosse me le porto dentro", confessa, nonostante il supporto ricevuto da amici, colleghi e studenti.
Un’ondata di solidarietà che è stata un grande conforto per lei, come lo è stata l’empatia dimostrata dal personale del pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini, che ogni giorno si trova ad affrontare situazioni simili. “Una cosa inaccettabile”.
La crisi della fiducia nei professionisti
Guardando al futuro, la professoressa Cutrignelli riflette su come la professione veterinaria, e più in generale quella sanitaria, sia sempre più spesso messa in discussione.
"Un tempo ci si affidava con tanta fiducia ai professionisti, oggi tutti si sentono invece in diritto di giudicare il nostro lavoro".
Quello che è certo è che la crescente mancanza di fiducia verso il personale medico e veterinario, alimentata anche e soprattutto dalla disinformazione sui social media, rende il lavoro sempre più difficile.