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Un regalo immenso che gli ha dato la possibilità di ricostruire la sua vita e di trascorrere serenamente la propria quotidianità. Dopo sei mesi di lunga e logorante dialisi, nel 2007 Giuseppe e la sua famiglia hanno ricevuto la notizia di un rene compatibile e da quel momento la loro vita è cambiata sorprendentemente.
Giuseppe, salvato dal trapianto: “Grazie al mio donatore sono tornato a vivere”
A quindici anni dal trapianto, Giuseppe sta bene e ha appena terminato i suoi studi universitari. Nelle pagine della tesi dedicate ai ringraziamenti ha voluto inserire pubblicamente la persona che gli ha donato una parte di sé e gli ha permesso di tornare a vivere. “Se lo potessi incontrare oggi gli direi un grande grazie - ci racconta Giuseppe - perché senza la sua donazione io non avrei mai potuto vivere una vita normale”.“Senza il suo gesto io non avrei potuto realizzare molte cose nella mia vita”. La scuola, infatti, era stata messa in secondo piano perché il suo stato di salute precario e fragile non gli permetteva di seguire con continuità le lezioni.
Una condizione che, per un bambino di appena 12 anni, appare indescrivibile e faticosa. Prima del trapianto nulla appariva “normale”: “Dovevo stare attento anche a sudare perché non dovevo perdere liquidi”. E non era l’unica cosa a cui fare attenzione, come spiega Giuseppe: “Per questo bevevo in maniera molto frequente e per questi motivi non potevo nemmeno fare sport di alcun tipo. Dovevo evitare di farmi male e anche l’alimentazione quotidiana era influenzata dalla mia condizione”.
La prima cosa dopo il trapianto? Sono tornato a scuola!
Giuseppe ha vissuto un’infanzia sacrificata e le sue settimane erano scandite dai ricoveri in ospedale dove passava la maggior parte del suo tempo. Faceva dialisi per 3 o 4 ore al giorno e le sue forze e difese immunitarie risentivano molto della sua condizione di salute. Il percorso di terapia, però, è durato relativamente poco: “Rispetto ad altre persone che si sono dovute sottoporre a lunghi cicli di dialisi, io invece ho svolto la terapia solo per sei mesi, nel gennaio 2007 mi sono sottoposto al trapianto. Sono stato molto fortunato a trovare un rene perché chi è nelle mie stesse condizioni a volte attende anche diversi anni”.Alla notizia del rene compatibile, Giuseppe ha avvertito un insieme di emozioni contrastanti: “Quando ho saputo che c'era la possibilità di effettuare il trapianto avevo appena compiuto 12 anni, quindi ero consapevole, ma data l’età ciò che dominava era l’incertezza. Ero molto eccitato ma anche un po' timoroso perché andavo incontro a un'operazione importante”.
Al suo fianco, la famiglia e i genitori che lo hanno accompagnato lungo tutto il percorso di riabilitazione. Passati alcuni mesi a riposo, dopo il trapianto di rene Giuseppe è voluto rientrare subito a scuola: “La prima cosa che ho fatto è stata quella di tornare in classe, a rivedere i miei compagni. Ricominciare a seguire le lezioni in maniera continuativa, senza interruzioni, è stato il primo passo verso il ritorno a una vita “normale”” - afferma il ragazzo.
La cattiva informazione ostacola la donazione
Una testimonianza, quella di Giuseppe, che induce a una riflessione circa la necessità di donatori nel nostro Paese. Come mai le liste di attese dei trapianti sono così lunghe e cosa si potrebbe fare per allargare la platea di persone disposte a compiere un gesto di così grande generosità? Secondo Rossetti servirebbe una più puntuale informazione sul tema: “Ci sono tante persone che dicono “no” alla donazione sulla base di false credenze o fake news. Su internet spesso si va incontro a una cattiva informazione riguardo a tematiche di questo tipo. Bisognerebbe promuovere un’informazione più mirata sulle possibilità di donazione degli organi e contrastare le false notizie”.
Usiamo i Social per sensibilizzare alla donazione
Ad andare incontro a questa esigenza potrebbero essere i social network: “Mezzi atti a sensibilizzare che - secondo il giovane dottore in ingegneria - potrebbero far comprendere che il trapianto è un gesto che cambia la vita delle persone che ne beneficiano”. Attraverso l’uso di video testimonianze, i più giovani potrebbero venire intercettati ed essere interessati da storie reali che potrebbero capitare a chiunque. Soprattutto in un periodo come quello delle festività natalizie, la campagna di sensibilizzazione sulla donazione potrebbe passare sui canali più seguiti dalle nuove generazioni, come Instagram o Tik Tok, e incentivare a donare.“Ciò che sento di dire a tutti i miei coetanei è di avere fiducia nel sistema gestito dal Centro Nazionale Trapianti che tutela tutti i potenziali donatori e dove nulla è lasciato al caso” - afferma Giuseppe. “La donazione degli organi dopo la morte è molto importante perché regala una speranza per una vita nuova a chi non ne ha ed è un grandissimo gesto d'amore. Grazie alla persona che ha donato il suo rene io ho potuto proseguire il mio percorso di studi arrivando fino alla laurea. Una possibilità che non avrei potuto prendere in considerazione senza la grande generosità del mio donatore”.
Maria Zanghì
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