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10 punti salva tesi per laureandi in crisi articolo

Chiunque di voi si stia apprestando a mettere le mani sulla propria tesi di laurea, sarà certamente andato in giro a cercare un decalogo sugli errori da non commettere e sui consigli da seguire per completare un lavoro fatto per bene.
Sempre che non abbiate già acquistato il manuale di Umberto Eco intitolato appunto ‘come scrivere una tesi di laurea’.
Qui, una guida pratica in dieci punti su cosa in sostanza fare e non fare affinché il risultato sia dei migliori per il vostro ultimo (forse) sforzo.

1. L’idea

E’ estremamente importante che nonostante possa trattarsi di un argomento non scelto da voi, abbiate le idee chiare rispetto al tema da trattare. Affezionatevi all’idea. Da questo momento in poi sarà di vostra proprietà e per questo unica e irripetibile. Per quanto se ne sia già parlato, avete la possibilità di farlo in un modo esclusivo, dal vostro punto di vista, andando a cercare e focalizzandovi su qualcosa che per quanto vi possa sembrare strano, nessuno ha mai espresso. Sentitevi capaci perciò di sperimentare all’interno degli argini prestabiliti.

2. La scaletta

Non si tratta solo di impaginare un indice, anche se una volta chiarito quello, tutto sembrerà più organizzato. Puntate al minimalismo, evitate troppi paragrafi, immaginate i capitoli come macroaree e siate specifici nella scrittura, non nella compilazione dei paragrafi in cento punti. Se si tratta di una tesi monografica, evitate di dividere il primo capitolo in ES. (1.1 L’infanzia. 1.2 L’età adulta 1.3 La maturità), cercate piuttosto con il primo capitolo di raggruppare tutte queste informazioni e di arrivare a far quadrare il cerchio senza spezzettare in troppe parti il vostro discorso. Per quanto riguarda le materie scientifiche vale la stessa regola. Se la vostra tesi dovesse dimostrare o sostenere uno studio o una teoria di qualsiasi sorta, rendete soprattutto il cappello introduttivo comprensibile a chiunque ed evitate di spezzettare in mille punti l’indice. Pochi capitoli, suddivisi scientemente senza cadere nell’errore di essere iper specifici nella suddivisione. L’essenziale è una buona regola per cominciare ad organizzarvi la scrittura.

3. Da dove cominciare?

Solo dopo aver messo a fuoco l’idea ed aver programmato un indice nel modo più corretto, ecco affiorare il primo scoglio: da dove cominciare? La risposta è di una banalità sconvolgente. Si comincia dall’inizio, dall’introduzione. Questo è il luogo in cui poter esprimere anche lungamente (non è strano che un’introduzione si aggiri su una lunghezza di una decina di pagine) o in maniera più asciutta, tutto quello che avete intenzione di esaminare in seguito. Rendete il discorso organico il più possibile, arrivate alla fine dell’introduzione fieri che anche solo leggendo quella, chiunque possa farsi un’idea di ciò che compilerete in seguito. In questo momento non abbiate paura di sperimentare il vostro linguaggio; siate coraggiosi e date prova della vostra capacità di sintesi e di quella poetica, se potete. Abbandonatevi pure a digressioni che solo qui e nelle conclusioni risulterebbero lecite, fatelo in modo appassionato, siate il meno impersonali possibile, regalate al lettore una sintesi sul vostro punto di vista e fate in modo di interessarlo alla materia che state trattando.

4. Che tipo di linguaggio usare?

La tesi è un lavoro personale. Significa che oltre l’argomento scelto, siete voi e solo voi che ne state parlando nelle pagine che seguiranno. Questo significa che oltre le informazioni necessarie alla comprensione, sarà l’acutezza del vostro punto di vista a rendere unico e irripetibile il vostro lavoro. Questo punto specifico è vittima di una lama a doppio taglio. Appassionarsi e personalizzare il lavoro non significa utilizzare continuamente un IO imperante, ovvero una prima persona. D’altro canto dovrete evitare di essere algidi e distaccati anche si dovesse parlare solo di numeri e teoremi. Evitate di parlare in prima persona e prediligete l’impersonale ES. (nel mio lavoro di tesi ho voluto parlare di) è quello che va evitato in favore di (in questo lavoro di tesi si è voluto parlare di). Ricordate sempre però che prediligere la forma impersonale non significa essere impersonali.

5. Il blocco dello scrittore

Può capitare, non di rado, che dopo aver buttato giù introduzione e parte del primo capitolo, ci si areni. Nessuna paura. Il consiglio in questo caso è interrompere la scrittura e concentrarsi sulla lettura e sulla ricerca. Fino a che non sarete in grado di mettere l’ultimo punto al vostro lavoro di tesi, la cosa migliore è non smettere mai di raccogliere documenti utili al vostro discorso. Ricordatevi la tesi non è chiusa fin quando non la manderete in stampa e questo significa tempo e spazio per modifiche di ogni sorta.

6. Ogni quanto incontrare il prof?

Vi ha suggerito l’argomento, vi ha dato una mano con la bibliografia, vi ha controllato l’indice e ora non da più cenni di vita. Può capitare. Non fate affidamento sulla sua presenza costante. Non abbiate paura che procedendo per fatti vostri, poi vi sarà tutto smontato e dovrete ricominciare da capo. Abbiate fiducia prima di tutto in voi stessi e in secondo luogo nel professore di riferimento, che qualora dovesse giudicare non corretta una parte della vostra stesura, avrà tutte le intenzioni di farla funzionare al meglio, perciò non tutti i mali arrivano per nuocere e sebbene dovrete rimettere spesso le mani su quanto già scritto, sarà solo in favore di un risultato migliore: nessuno ha intenzione di farvi impazzire, fate un ultimo sforzo di buona fede nei riguardi dell’istituzione che state per abbandonare.

7. Citare sì/citare no?

Assolutamente sì. Citare non corrisponde a copiare, nel modo più assoluto. Citare è il modo migliore per garantire un’equità del punto di vista. Inserite delle citazioni anche corpose senza alcuna paura di impoverire il vostro lavoro. Le citazioni non devono essere ‘appese’ ovvero buttate lì senza una ragione ma hanno sempre bisogno di essere allacciate e sostenute dai vostri commenti. In molti casi possono essere utilizzate per ragionare secondo tesi – antitesi e sintesi: se sarete in grado di far questo, anche il vostro discorso in sede d’esame sarà molto più soddisfacente.

8. Bibliografia

In molti, esiste ancora la convinzione che la bibliografia da inserire riguardi solo i testi citati. Errore enorme. La bibliografia è l’insieme di tutto quello che ha ispirato il vostro lavoro. In questo dovrete trovare un equilibrio naturalmente. Ricordate anche di inserire non soltanto i testi, ma gli articoli, i link trovati dal web che siano file di testo o video, insomma, tutti i documenti che avete consultato (non necessariamente perciò quelli che appaiono in modo diretto nel vostro testo).

9. Note a piè di pagina

Le note, tutte da numerare, vanno inserite in questo modo ES. Autore: nome puntato e cognome in maiuscolo, titolo (ed eventuale sottotitolo): sempre in corsivo, i relativi dati (edizione a cura di, anno di pubblicazione, ecc.)

10. Concordare le domande per la discussione

C’è il professore che le concorda prima e quello che non ci pensa minimamente. Lasciate fare al caso. Puntate ad organizzare un discorso di 15 minuti circa in cui fate il punto della situazione sull’argomento in modo organico, il più possibile. Il lavoro di tesi è vostro, non fatevi prendere dall’ansia o dalla paura di non essere preparati in sede di discussione. E’ impossibile. La tesi è opera vostra, a meno che non l’abbia scritta qualcun altro è impossibile che non siate pronti a rispondere a qualsiasi domanda in merito. Se dovesse sopraggiungere il panico, respirate, focalizzate un punto preciso della vostra tesi e cominciate a parlare di quello che volete senza sentirvi in dovere di essere specifici rispetto alla domanda che vi è stata fatta: parlando, troverete la risposta più giusta da dare.

11. In bocca al lupo!

Data pubblicazione 20 Febbraio 2017, Ore 13:00
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