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Un attacco al futuro dell’Europa. L’attentato di Manchester – dove un kamikaze si è fatto saltare per aria alla fine del concerto della famosa popstar Ariana Grande – non è solo l’ennesima dimostrazione che il terrorismo è intorno a noi, più vicino di quel che possiamo pensare. È anche l’emblema della logica criminale che muove i pensieri, prima che le azioni, del sedicente Stato Islamico. Una guerra diffusa che non si concentra in azioni sporadiche in grande stile ma che, al contrario, piazza tanti piccoli tasselli; giorno dopo giorno, con una frequenza impressionante, lasciando ogni volta dietro sé una scia di sangue, sempre più lunga.

Perché gli adolescenti sono il nuovo obiettivo dei terroristi

Stavolta però lo scontro tra civiltà ha raggiunto il suo apice. Secondo le idee che il Califfato inculca nella mente dei suoi combattenti la necessità primaria è stroncare l’Occidente sul nascere. E quale modo migliore per metterla in pratica se non puntare nel mirino le nuove generazioni? Ragazzi innocenti che rappresentano, loro malgrado, un simbolo: i nuovi infedeli, coloro che porteranno avanti la missione dei loro padri, ostacolando lo Stato Islamico nel percorso verso la ricostruzione del suo ‘spazio vitale’. Impedirgli di crescere è tra le priorità dell’Isis. Tutti sono colpevoli allo stesso modo, nessuno escluso, giovani e bambini compresi; basta essere nati da questa parte del mondo. Elemento più che sufficiente, nella mente dei terroristi, per far sì che qualsiasi scheggia impazzita si senta in diritto di entrare in uno stadio, in un cinema, in un teatro, in un ristorante e lasciarsi esplodere. Di prendere un camion e passare sulla folla, senza un apparente obiettivo. Per il solo piacere di fare piazza pulita delle scorie dell’occidente.

La strage degli innocenti può essere la spinta per ripartire

Ma la strage di Manchester, aldilà del tragico bilancio - al momento sono 22 le vittime accertate, alcune neanche adolescenti, ma il numero dei feriti gravi è altissimo – apre un nuovo capitolo nella lotta al terrorismo. Finora gli attentati hanno cercato di toglierci la cosa più importante che abbiamo: la libertà (di muoverci, di stare assieme agli altri, di divertirci). Ora l’Isis alza l’asticella: la nuova parola da cancellare è la spensieratezza. Vogliono sottrarre alle donne e agli uomini di domani il bene più prezioso: la gioia di vivere, senza compromessi. I primi segnali li avevamo avuti in occasione degli attacchi di Parigi: al Bataclan c’erano centinaia di ragazzi. Ma se, come è appena accaduto, anche quelli che sono sempre stati considerati ‘innocenti’ vengono trascinati all’interno di questa spirale dell’orrore, il sentimento di angoscia non può che trasformarsi in sdegno. Potrebbe essere lo spunto per reagire; per opporre alla violenza senza quartiere la tenacia nel voler continuare a vivere, nonostante tutto. Se si riuscisse a farlo il terrorismo sarebbe un po’ meno forte. E le nuove generazioni sono le più indicate per aiutarci a farlo; in fondo l’entusiasmo è la loro forza. Non se lo lasceranno rubare così facilmente.

Data pubblicazione 23 Maggio 2017, Ore 13:01
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