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indagine benessere psicologico cnopIl benessere psicologico è una tematica che non può essere più ignorata. Specie dopo la pandemia che ha notevolmente influito – talvolta in negativo - sulla salute mentale di tutti, soprattutto dei più giovani. In questo senso la ricerca svolta dall'istituto Piepoli per conto del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ci aiuta a delineare il quadro della situazione.

Negli anni, abbiamo assistito ad una crescente attenzione verso problematiche di questo tipo, al punto che – secondo 8 intervistati su 10 – la figura dello psicologo dovrebbe essere presente anche nelle scuole. Tuttavia, ad oggi, in pochi godono effettivamente di un supporto psicologico: un italiano su dieci vorrebbe andare dallo psicologo ma deve rinunciarvi per motivi economici.

Benessere psicologico in calo: pesano il lavoro e la condizione economica

L'approccio della società ai problemi legati alla salute mentale è cambiato dopo il Covid: oggi c'è più consapevolezza e soprattutto volontà di parlare di un tema per anni considerato tabù. Sulla necessità di un vero e proprio diritto al benessere psicologico si è espresso a favore l'89% degli intervistati: secondo quasi 9 italiani su 10 l'assistenza psicologica dovrebbe essere gratuita e inserita nel Servizio Sanitario Nazionale.

Nonostante si siano finalmente puntati i riflettori sul tema, nell'ultimo anno, si è registrato un peggioramento delle condizioni psicologiche. Il malessere è aumentato in egual misura tra donne e uomini, con picchi più alti nelle fasce in età da lavoro, quindi tra i 35 e i 55 anni. Tra le cause principali la condizione economica, dunque anche la situazione lavorativa, e l'aumento dei prezzi, sono tra i maggiori ostacoli che una persona incontra sul proprio cammino per accedere al supporto psicologico.

Come stanno i giovani?

Al contrario delle aspettative, chi sembra godere di effettivi miglioramenti sono i giovani. Per quanto riguarda il miglioramento della condizione psicologica, lo conferma il 22% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Di contro, simile è la percentuale di quelli che, invece, hanno notato un peggioramento. In mezzo, più di un giovane su due rivela di vivere una situazione simile a quella di un anno fa. Insomma, dalla ricerca i giovani sembrerebbero quelli messi meglio: sono proprio loro l'unico gruppo d'età a vedere un saldo positivo (anche se minimo) della condizione psicologica a distanza di un anno.

Guardando però il bicchiere mezzo vuoto, c'è ancora molto da fare. Tra coloro che segnalano un peggioramento della loro condizione, e quelli che vivono una situazione simile allo scorso anno, il 18% identifica gli aumenti dei prezzi e la situazione lavorativa come cause scatenanti. Di riflesso, anche la condizione economica ha il suo peso: come testimonia il 17% degli intervistati. Infine, i giovani sentono più vicino delle altre generazioni l'attuale guerra: un 13% dà la colpa del proprio male al conflitto che si sta consumando in Ucraina.

Come è vista la figura dello psicologo

Tra tutti sono proprio i giovani ad essersi rivolti più volte ad una figura specializzata. Il 25% del campione rivela di aver usufruito dello psicologo, nelle altre fasce di età la percentuale si ferma al 18%. Nelle fasce di età che vanno dai 35 anni in su, due persone sue tre rivelano di non aver mai avuto la necessità di un supporto psicologico. Cifra che tende a diminuire tra i giovani: dove il 45% ammette di non avere bisogno di assistenza.

In molti scelgono di rifugiarsi tra le mura amiche, chiedendo magari consiglio a parenti e amici, quando si trovano in un momento di difficoltà. Il 47% dei giovani parlerebbe con una persona cara, mentre appena il 46% si rivolgerebbe ad un esperto. Tra gli adulti, si registra più fiducia nell'esperto: il 50% andrebbe direttamente dallo psicologo piuttosto che affrontare i problemi in famiglia, soluzione indicata solo dal 36% dei rispondenti.

Data pubblicazione 11 Maggio 2023, Ore 15:53 Data aggiornamento 11 Maggio 2023, Ore 15:58
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