
I soldi non fanno la felicità, ma il lavoro – quello dei sogni - sì. Ne è fermamente convinta la generazione Y, quella composta da tutti quei giovani tra i 16 e i 34 anni cresciuti a pane, social e crisi economica, e che da questa vogliono rialzarsi rimboccandosi le maniche.
In fondo, l’importante è trovare quell’impiego che dia la possibilità di realizzarsi. Ecco perché riuscirci è la preoccupazione più grande. Questo è quello che emerge da Generation What, il progetto cross mediale nato da un’idea di France Television e guidato in Italia dalla Rai con lo scopo di creare il primo vero grande ritratto della gioventù europea. Questi i numeri, ma cosa ne pensano i diretti interessati? Skuola.net ha posto alcuni degli interrogativi di Generation What ai ragazzi ospiti dello stand Miur al meeting di Rimini, e raccolto in un video la loro testimonianza.
Guarda il video e scopri cosa ci ha detto la generazione “Boh”
SE POTESSI AVERE 1000 EURO AL MESE… - Le 149 domande su sei aree tematiche differenti – famiglia, amici, colleghi, percezione di sé, società e lavoro e futuro ed Europa – sono quelle che stanno permettendo a Generation What di inquadrare un po’ meglio le giovani menti di oggi. Il questionario online (http://generation-what.rai.it/) è aperto fino al 31 ottobre prossimo, ma già da ora è possibile capire la direzione delle risposte dei ragazzi. Che tipi sono? Nonostante le insicurezze, non manca la speranza: il 74% crede per esempio di potere essere sereno nonostante la crisi economica e il 59% pensa che avere successo nella vita non significhi altro che trovare un posto nel mondo e vivere felici e contenti che le favole ci hanno insegnato così bene. Un quadro, insomma, alla “Se potessi avere mille euro al mese”: perché in fondo non può piovere per sempre e il 66% è convinto che un giorno conoscerà un mondo diverso da quello della crisi.
NON POTREI STARE SENZA… LAVORO - Ben più importante del guadagno è, quindi, la realizzazione personale: è quanto conferma più del 70% degli intervistati, e quasi altrettanti sono convinti che non si possa davvero essere appagati senza un lavoro. E infatti, la ricerca di un impiego è il tema caldo di questi anni peroltre 2 giovani su 3, prima ancora che la tutela dell’ambiente e la sicurezza (rispettivamente al secondo e al terzo posto). Il futuro è in generale la paura più grande di 1 su 3, ma occupa solo il terzo posto. Lo precedono la solitudine (35%) e, più in alto ancora, il terrore di perdere qualche persona cara (53%).
SE SOLO AVESSIMO LA POSSIBILITÀ - Non chiamateli, perciò, bamboccioni. Se la voglia di mettersi in gioco non manca, il vero problema per 4 millennials su 5 è che la società non offre la possibilità di dimostrare davvero quanto valgono. Probabilmente è questo uno dei motivi per i quali il 66% non disdegna la possibilità di andare a vivere all’estero (forse un giorno, chi lo sa…).
NEI PENSIERI DI MAMMÀ - Le preoccupazioni del resto,non risparmianoneanche mamma e papà, tanto che l’80% dei ragazzi racconta di avere a casa genitori in ansia per l’avvenire dei propri figli. Un’ansia condivisa da circa quel 37% convinto che gli anni che lo aspettano saranno peggiori rispetto a quelli vissuti dai genitori. La speranza però non molla: se 1 su 3 pensa di poter avere prospettive migliori rispetto a quelle avute da mamma e papà, un altro 30% crede comunque che il futuro gliene riservi di simili.
SENZA FUTURO (?) - Lavoro, felicità, preoccupazioni e crisi economica sono tutti quei fattori per i quali la maggioranza dei millennials intervistati si definisce come la generazione “senza futuro”. Hanno vinto i pessimisti? Forse. Non pochi userebbero il termine“generazione boh”, mentre la medaglia di bronzo se l’aggiudica la generazione “dell’incertezza”. Dalla padella alla brace.

Serena Rosticci
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