
Smartphone chiusi a chiave negli armadietti, riposti in scatole apposite o “confiscati” dal personale scolastico all’ingresso? Nulla di tutto ciò: per applicare il divieto d’uso dei device personali - da quest’anno allargato a tutti gli alunni di ogni ordine e grado - le scuole stanno scegliendo, al momento, soprattutto la linea “morbida”. Secondo un sondaggio di Skuola.net - che ha visto la partecipazione di 1.000 ragazze e ragazzi di scuole medie e superiori - oltre 1 su 2 può, infatti, continuare a tenere il telefono con sé in classe, purché questo venga spento e riposto a debita distanza.
Non mancano, comunque, le strategie più rigorose, seppur minoritarie. In ogni caso, a prescindere dal sistema adottato, molto spesso l’obiettivo di focalizzare l’attenzione degli studenti non viene comunque raggiunto, visto che circa 1 intervistato su 3 racconta che nella propria classe una buona parte degli alunni continua a usare il telefono per scopi personali, in barba a ogni regola. E i trasgressori potrebbero essere ancora di più, nascosti dietro infrazioni quotidiane difficili da intercettare.
Indice
- Un divieto non così nuovo
- Telefono spento nello zaino: la “fiducia” come linea guida
- Punizioni sì, ma con misura
- Le prime infrazioni emergono, le conseguenze restano leggere
- Il trucco del doppio smartphone: quando la creatività batte i divieti
- Digital detox a metà
- Meno distrazioni? Non per tutti: l’attenzione in aula resta un miraggio
Un divieto non così nuovo
Tornando alla “stretta” sugli smartphone e alla loro effettiva attuazione, complice l’autonomia scolastica, ogni istituto ha avuto la possibilità di gestire la situazione con diversi gradi di severità. Per quasi tutti gli studenti, però, non si è trattata di una novità assoluta, e forse anche per questo hanno saputo prendere le dovute contromisure: nel 31% dei casi, infatti, il divieto era già in vigore lo scorso anno; mentre per oltre la metà (52%) la regola esisteva ma quest’anno l’applicazione è diventata più severa. Solo il 17% parla di un cambiamento vero e proprio, senza precedenti.
Telefono spento nello zaino: la “fiducia” come linea guida
La modalità più diffusa scelta dalle nostre scuole? Sicuramente quella votata alla “collaborazione” e al senso di responsabilità: il 56% degli alunni dice che può tenere con sé il telefono, ma spento e lontano dalla vista, meglio se nello zaino.
Qualche istituto, però, non si fida. E, allora, procede con un atteggiamento più rigido: il 18% degli intervistati racconta che deve riporre il dispositivo in spazi appositi predisposti in classe (tasche, armadietti o scatole dedicate), il 6% è obbligato a consegnarlo direttamente ai docenti o al personale scolastico, mentre un altro 4% dice poterlo tenere con sé ma all’interno di apposite custodie sigillate.
C’è, poi, un ulteriore 4% dei casi in cui gli smartphone vengono raccolti e custoditi in spazi comuni, ad esempio in armadietti piazzati nei corridoi. Infine, si segnalano anche situazioni in cui il quadro sembra non essere ancora stato definito in modo chiaro: l’8% riferisce di regole non ufficiali - l’unica raccomandazione è che i device restino spenti - e addirittura un residuale 4% sostiene che nella sua scuola è come se il divieto non esistesse.
Punizioni sì, ma con misura
Anche sul fronte delle sanzioni per i trasgressori emergono differenze marcate, tendenti comunque alla comprensione. Il 5% descrive una gestione del tutto “soft”, limitata a richiami verbali; il 41% segnala un sistema a due fasi, con richiamo iniziale e punizioni più pesanti in caso di recidiva. Il 38%, invece, parla di linea dura sin da subito, con note o provvedimenti già alla prima infrazione. Ma c’è anche chi - 16% - riporta che la scuola non ha ancora preso una posizione chiara sulle conseguenze.
Le prime infrazioni emergono, le conseguenze restano leggere
Questa apertura di credito, però, non sembra aver fatto desistere parecchi studenti dalla voglia di aggirare la norma. Se, infatti, sei intervistati su dieci (61%) assicurano che, almeno per ora, tutto fila liscio e nessuno avrebbe infranto le regole, c’è ben un terzo del campione (33%) che ammette che qualche compagno è già stato sorpreso con il telefono in mano, seppur senza subire conseguenze reali, a riprova della linea morbida adottata dalle scuole in questa fase. Appena il 6% racconta di provvedimenti concreti già scattati.
Il trucco del doppio smartphone: quando la creatività batte i divieti
Del resto, ai ragazzi la creatività non manca. In più di una classe c’è chi disattende il divieto servendosi del celebre stratagemma del “doppio telefono”: consegnare un vecchio modello ormai inutilizzato e tenere nascosto quello principale. Una tattica che, secondo il 18% degli studenti, riguarda la maggioranza - se non addirittura tutti - i compagni. Un altro 14% la attribuisce solo a pochi, mentre la fetta più consistente (68%) giura che nella propria classe nessuno o quasi si spinge fino a tanto.
Digital detox a metà
Questo approccio si traduce, contestualmente, in una certa elasticità dell'effettiva funzionalità della norma. Ben 6 studenti su 10, infatti, confessano che in classe il programma di digital detox non funziona per tutti: il 7% parla di un utilizzo diffuso e senza freni, un 17% lo riconosce come pratica della maggioranza dei componenti della sua classe, mentre un 40% lo circoscrive a una minoranza di studenti. Solo il 36%, al contrario, assicura che nella propria classe nessuno prende in mano lo smartphone durante le lezioni.
Meno distrazioni? Non per tutti: l’attenzione in aula resta un miraggio
E poi c’è la vera domanda, quella che interessa più di tutte, il vero obiettivo della stretta: l’attenzione in aula è migliorata? Qui le risposte divergono. Solo il 9% nota un beneficio tangibile e descrive la propria classe come più concentrata. Per la maggioranza (55%), invece, nulla è cambiato: chi vuole distrarsi trova sempre un pretesto, anche senza cellulare.
Un quadro, quest'ultimo, comunque migliore di quello descritto da un terzo abbondante (36%) della platea raggiunta dal sondaggio, secondo cui il divieto non solo non ha migliorato la situazione ma, in certi frangenti, l’ha persino peggiorata.