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9 marzo 2020: l’annuncio del primo lockdown
"I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante delle persone in terapia intensiva e purtroppo delle persone decedute” annunciava il Presidente del Consiglio. “Le nostre abitudini vanno cambiate ora: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell'Italia.”“Lo dobbiamo fare subito - continuava Giuseppe Conte nel suo videodiscorso alla Nazione - e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adatteremo a queste norme più stringenti".
"Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l'espressione "io resto a casa"." Scandiva l’allora Premier, mentre era in procinto di firmare il primo Dpcm, documento che poi avremmo imparato a conoscere molto bene.
Le file chilometriche per la spesa e i cori dai balconi: resoconto del 2020
Iniziava così, con quelle precise parole, il primo lockdown in Italia, e pian piano anche nel resto del mondo. La normalità quotidiana era stata spazzata via con un solo annuncio. I mesi successivi sono stati teatro di avvenimenti che si credevano fantascientifici fino a poche ore prima del discorso di Conte.Abbiamo assistito, e spesso contribuito a formare le lunghe file davanti ai supermercati per poter fare la spesa, a causa del numero contingentato di persone alle quali era permesso l’ingresso contemporaneamente.
Abbiamo visto il saccheggio dei suddetti superstore, come se Conte avesse annunciato non l’inizio di una pandemia, ma l’entrata in guerra dell’Italia, fomentando la paura degli italiani di rimanere senza cibo. È stata fatta razzia di beni non deperibili del breve periodo, e quindi di zucchero, caffè, farina e lievito. A cui è poi seguita la mania di preparare la pizza fatta in casa, come veri e propri pizzaioli provetti. I social sono quindi stati invasi di creazioni culinarie, sia riuscite, sia fallimentari.
Per non parlare della scomparsa dagli scaffali delle penne rigate, considerate incredibilmente superiori rispetto alle loro sorelle, le penne lisce. Il tutto mentre si attendevano con ansia le dirette su Facebook del premier Conte, che aveva preso il compito di tenere aggiornati i suoi connazionali sull’evolversi della situazione molto seriamente. Infatti non c’era decreto che lui non spiegava live sui social, non c’era tabella o aggiornamento dei casi che non veniva commentato dal Presidente del Consiglio.
Ma prima di ascoltare Conte, e con le pance ancora piene di penne rigate e pizza fatta in casa, abbiamo assistito anche a veri e propri concerti comodamente restando sul balcone di casa. Infatti per le prime settimane c’era un appuntamento non esplicitato ma che tutti rispettavano, nel pomeriggio, durante il quale si aprivano le finestre e si metteva la musica. Si ballava, si cantava a squarcia gola e ci si confortava anche a una strada di distanza, ripetendo come mantra “Ce la faremo!”.
Ma a distanza di due anni, siamo sicuri di aver realizzato un’altra frase molto in voga in quel periodo; ne siamo usciti migliori?