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I minuti dei ritardatari durano 77 secondi

Non sentite il suono della prima campanella ormai da mesi? Il primo viso che incontrate a scuola, ogni mattina, è quello della bidella che vi tiene fuori dalla classe fino allo scoccare della seconda ora? Ritardatari, non avete scelta, perché il problema è nella vostra mente. Proprio così: una ricerca scientifica condotta dallo psicologo Jeff Conte della San Diego University sostiene che i minuti della giornata di chi non è puntuale durano 77 secondi, e non 60. L'umanità infatti si divide in due tipi: il tipo A, i puntuali, e i tipi B, i ritardatari. Entrambi hanno caratteristiche ben precise e una concezione del tempo molto diversa tra loro.

Un ritardo può far stare in ansia chi ci aspetta...cosa può essere successo?

E TU DI CHE TIPO SEI? - Il tipo A è preciso, puntuale, competitivo, anche leggermente aggressivo.
Il tipo B, invece, ha un orologio mentale diverso, dove le lancette si muovono più lentamente. E tutta la vita acquisisce un altro sapore: il tipo A e il tipo B hanno un divario del 30% nella percezione del tempo. Il primo organizza la sua vita come se un minuto durasse 58 secondi, per il tipo B invece dura ben 77 secondi.

RITARDATARIO? TROPPE COSE INSIEME - Fare 2 o 3 cose contemporaneamente, poi, non aiuta certo la puntualità. Il tipo B, ritardatario fino al midollo, ha la mania del Multitasking, ovvero del voler fare (o di ritrovarsi costretto a fare, proprio perché ritardatario) troppe cose nello stesso momento. E la mancanza di puntualità corrisponde ad un difetto di concentrazione. Lo sostiene la stessa ricerca, che ha condotto esperimenti su 181 addetti alla metropolitana di New York.

NON E' QUESTIONE DI MALEDUCAZIONE - Vita dura per chi ha il cervello settato su un tempo allungato: a scuola arriva sistematicamente la nota a casa o il rimprovero dei prof, fuori da scuola i litigi con il fidanzato. E' davvero difficile spiegare al prossimo (e soprattutto ai tipi A) che chi arriva in ritardo non lo fa per maleducazione, ma perché ogni volta fa un errore di calcolo sul tempo che ci vuole per arrivare a scuola o all'appuntamento. Ma oggi c'è la ricerca scientifica dalla vostra parte: non è certo colpa vostra se vivete in un universo temporale parallelo.

Carla Ardizzone

Data pubblicazione 5 Febbraio 2015, Ore 13:04 Data aggiornamento 5 Febbraio 2015, Ore 13:33
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