ImmaFer
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brain rot studenti

Il termine “Brain Rot”, tradotto letteralmente come “marciume cerebrale”, indica il deterioramento dello stato mentale e intellettuale causato dal consumo eccessivo di contenuti banali e poco stimolanti, soprattutto online.

Questo fenomeno riguarda in particolare gli studenti e la gen Z tutta, spesso esposti a ore di navigazione sui social media durante il loro tempo libero.

La diffusione del termine "Brain Rot" è aumentata del 230% tra il 2023 e il 2024, evidenziando una crescente preoccupazione per l'impatto della tecnologia sulla salute mentale delle nuove generazioni.

Indice

  1. L'origine letteraria e la sua rielaborazione nel tempo
  2. Il circolo vizioso dei Social Media
  3. Le conseguenze cognitive e mentali dei social media
  4. Emozioni contagiose e pressione sociale
  5. Differenze di genere e rischi specifici
  6. C'è una via d'uscita?

L'origine letteraria e la sua rielaborazione nel tempo

Anche se oggi associamo il termine “Brain Rot” ai social media, il suo primo utilizzo risale al 1854, quando lo scrittore Henry David Thoreau lo menzionò nel suo libro Walden. Thoreau criticava la società del suo tempo per la tendenza a privilegiare idee semplici e immediate rispetto a riflessioni più complesse, vedendo in questo un segno di decadenza intellettuale.

Questa critica sembra incredibilmente attuale se consideriamo l'impatto che gli algoritmi dei social media hanno sulla capacità di concentrazione e sul pensiero critico degli studenti.

Il circolo vizioso dei Social Media

I social media seguono il cosiddetto “Modello Hook”, progettato per creare dipendenza. Tutto parte da un trigger esterno, come una notifica, che stimola l'utente a interagire. La ricompensa arriva in modo variabile, con like, commenti o nuovi contenuti, creando aspettative che mantengono gli utenti incollati agli schermi. Più interagiscono, più investono il loro tempo, entrando in un circolo vizioso difficile da spezzare.

Le conseguenze cognitive e mentali dei social media

Il fenomeno del "Brain Rot" non riguarda solo la dipendenza, ma anche il deterioramento delle funzioni cognitive. Tra gli effetti più comuni ci sono:

  • Difficoltà di concentrazione e attenzione
  • Problemi nella gestione del tempo e nell'organizzazione delle informazioni
  • Calo della memoria e della capacità decisionale

Questi sintomi, sempre più diffusi tra la gen Z e gen Alpha, compromettono il rendimento scolastico e la salute mentale, rendendo necessarie pause e strategie di gestione del tempo online.

Emozioni contagiose e pressione sociale

Un altro aspetto critico è l'impatto delle emozioni negative diffuse sui social. Gli studenti, soprattutto adolescenti, sono particolarmente vulnerabili al confronto sociale e al perfezionismo imposto dagli standard estetici e di successo online. Questo può portare a insicurezze, ansia, depressione e, nei casi più estremi, a gravi disturbi psicologici.

Differenze di genere e rischi specifici

Gli effetti dei social media variano anche in base al genere. Le studentesse tendono a subire maggiormente il confronto sociale e la pressione estetica, spesso sfociando in dismorfofobia e insicurezze profonde. Gli studenti maschi, invece, sono più inclini a sviluppare dipendenze legate a videogiochi e pornografia, che possono compromettere le relazioni sociali e le esperienze di vita reale.

C'è una via d'uscita?

Per prevenire il Brain Rot, gli studenti possono adottare alcune strategie:

  • Limitare il tempo trascorso online
  • Disattivare le notifiche superflue
  • Impostare blocchi temporali per le app più distrattive
  • Prendersi pause regolari dalla tecnologia

Gli esperti suggeriscono inoltre di introdurre regole più rigide per l'uso degli smartphone nelle scuole e di posticipare l'accesso ai social media per i più giovani. Questi interventi potrebbero migliorare sia la salute mentale che il rendimento scolastico, favorendo uno stile di vita digitale più equilibrato.

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