WeWorld
In collaborazione
con WeWorld
9 min lettura
weworldLa GenZ lo ha capito prima di tutti e tutte: non abbiamo alternative alla questione ambientale se abbiamo a cuore il futuro del genere umano. La crisi climatica è infatti anche una crisi sociale che si abbatte nel silenzio generale in molte parti del mondo. Solo nel 2021, si contano quasi 90 milioni di persone costrette a fuggire da guerre, violenze, persecuzioni e altre motivazioni, tra cui i disastri ambientali, secondo l'IPCC, il panel climatico delle Nazioni Unite.

Il dato è praticamente raddoppiato in 10 anni ed è destinato a crescere vertiginosamente nei prossimi anni. In questo contesto le persone sfollate per calamità naturali nel 2021, secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, sono state circa 23 milioni e 700 mila.
Nella maggior parte dei casi, il fenomeno colpisce le fasce di popolazione più povere del pianeta. Un vero e proprio paradosso se pensiamo che il 50% più povero della popolazione mondiale contribuisce solo per una esigua parte all’emissione di anidride carbonica.
La crisi climatica è un’emergenza non più rinviabile: serve un rapido e concreto intervento. In questo senso, l’accordo raggiunto tra i Paesi del G20 di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi entro il 2050 potrebbe non essere sufficiente. Il primo passo per rispondere con efficacia agli effetti del cambiamento climatico è quello di favorire il passaggio ad un’economia circolare per la società: costruire una consapevolezza globale riguardo il fenomeno, partendo dalla vita di tutti i giorni. In questo contesto si inserisce la campagna #ClimateOfChange portata avanti dall’organizzazione umanitaria WeWorld.

#ClimateOfChange: una campagna che vede i giovani dell’UE protagonisti del cambiamento

Nel corso dei secoli il pianeta è stato più volte soggetto ai fenomeni del cambiamento climatico, ma oggi le trasformazioni in atto - contrariamente a quanto avvenuto in precedenza - sono frutto delle attività umane, basate su modelli di produzione ormai insostenibili.
Al riguardo #ClimateOfChange ha concentrato la propria attività sullo studio delle condizioni di vita delle popolazioni abitanti in Cambogia, Senegal, Guatemala e Kenya. In Senegal il 15% della popolazione vive di pesca. L’inquinamento che ha colpito le coste del Paese ha però compromesso la filiera, spingendo molte specie di pesci a migrare verso altre acque. Il risultato? Anche i pescatori hanno dovuto migrare verso altri lidi più favorevoli. Ma questo è solo uno dei tanti esempi correlati ad un’economia globale che spreme le risorse del pianeta e che in molte zone genera disuguaglianze sempre più marcate. “Stop al cambiamento climatico, via al clima del cambiamento”: è questo il motto di #ClimateOfChange. La campagna, avviata in 23 Paesi dell’Unione Europea, mira a sensibilizzare le comunità e far sì che possa nascere una consapevolezza sul clima, condivisa da tutti e tutte.
Protagonisti del progetto sono le giovani generazioni, affinché possano costruire una società più giusta, nel pieno rispetto dei principi di giustizia ambientale e sociale. L'obiettivo è infatti quello di creare un network europeo di giovani che si attivino per chiedere un cambiamento a livello locale, ma anche europeo. Perché tutto ciò diventi realtà però, i diritti ambientali e sociali devono essere posti al centro dell’agenda politica, per favorire una “transizione giusta” e una giustizia climatica che non comprometta la vita delle persone e gli habitat del pianeta.

#ClimateOfChange: firma la petizione per chiedere ai governi di impegnarsi a salvare il pianeta

Ecco perché l’iniziativa ruota intorno a una petizione (puoi trovarla sul sito #ClimateOfChange o su Change.org), arrivata oggi a oltre 42mila firme, che verrà consegnata da 6 youth ambassador della campagna #ClimateOfChange ai rappresentanti della Commissione Europea - nonché alla Presidente Ursula Von Der Leyen - alla Conferenza delle Parti sul Clima delle Nazioni Unite (COP27), che si terrà in Egitto a Sharm El Sheikh. Sei ragazze, provenienti da diversi paesi europei, rappresenteranno migliaia di firmatari della petizione in un side event ufficiale di COP27 organizzato da Youth Environment Europe, network di associazioni giovanili ambientaliste. Le istanze di #ClimateOfChange si riassumono in un manifesto programmatico che poggia su quattro pilastri:

  • Raggiungere la neutralità climatica entro il 2040: Il primo punto del programma è mantenere la temperatura del riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi, raggiungendo l’obiettivo un decennio prima dell’attuale data fissata per il 2050. Per farlo, l’UE deve decarbonizzare la sua economia promuovendo energie rinnovabili per sostituire i combustibili fossili.
  • Passaggio ad economia sostenibile: Uno degli scopi dell’iniziativa è quello di promuovere un nuovo modello economico: democratico, equo e attento. Il passaggio ad un’economia socialmente ed ecologicamente giusta è possibile: gli Stati che contribuiscono maggiormente al cambiamento climatico devono risarcire i danni e le perdite delle popolazioni più colpite.
  • Diritto universale alla mobilità: Per rispondere concretamente ai processi in atto, la petizione propone l’adozione di politiche migratorie eque e soprattutto basate sui diritti umani. Deve essere garantita protezione legale a tutte le persone che migrano, anche in relazione alle crisi ambientali. Un’idea che nasce dalla concezione di una politica migratoria in grado di garantire benessere alle popolazioni maggiormente colpite dai fenomeni climatici.
  • Ascoltare le giovani proposte: Le nuove generazioni sono tra le prime vittime della crisi climatici, benché esenti dall’averla innescata. Allo stesso tempo i più giovani rappresentano il vero “agente di cambiamento” nel contesto europeo. Ecco perché #ClimateOfChange intende mettere i giovani al centro del futuro, integrando la loro visione nel processo decisionale politico, attraverso la creazione di Consigli dei Giovani nell’UE e in tutti gli Stati membri.

WeWorld: da 50 anni dalla parte dei diritti

#ClimateOfChange è promosso da WeWorld, un’organizzazione italiana indipendente che ormai da mezzo secolo è impegnata nella salvaguardia dei diritti di donne e bambini in 27 Paesi, Italia compresa. Con oltre 129 progetti all’attivo, WeWorld opera in: Siria, Libano, Palestina, Libia, Tunisia, Afghanistan, Burkina Faso, Benin, Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Kenya, Tanzania, Mozambico, Mali, Niger, Bolivia, Brasile, Nicaragua, Guatemala, Haiti, Cuba, Perù, Tailandia, Cambogia, Ucraina, Moldavia e Italia. L’azione di WeWorld si sviluppa intorno a tematiche cruciali, spesso ignorate in alcune zone del mondo, e si rivolge prevalentemente a bambine, bambini, donne e giovani, con lo scopo di favorire lo sviluppo umano ed economico.

Diritti umani, aiuti umanitari, sicurezza alimentare, istruzione, sviluppo socio-economico: sono solo alcuni dei settori di interesse di WeWorld. L’obiettivo alla fine però è uno solo, raggiungere un mondo più giusto e inclusivo e alla portata di tutti. In un mondo ideale, l’ambiente è un bene comune ma rispettato e difeso da tutti e non può essere motivo di migrazione e di sconvolgimento della vita delle persone. Se questo è il mondo in cui ti rispecchi, e soprattutto quello dove avresti piacere di vivere nel prossimo futuro, non perdere altro tempo e firma la petizione online!

#ClimateOfChange

Firma subito la petizione su Change.org

Fai sentire la tua voce per il pianeta

Clicca qui!
Skuola | TV
E ADESSO? La verità su cosa fare dopo la maturità

Rivedi lo speciale di Skuola.net e Gi Group dedicato a tutti i maturandi che vogliono prendere una decisione consapevole sul proprio futuro grazie ai consigli di esperti del settore.

Segui la diretta