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Filosofia: Pensiero di Nietzsche e di Bergson
Letteratura italiana: Leopardi
Storia: Nazismo, il mito della razza ariana
Storia dell'arte: Surrealismo e Dalì
MOTIVAZIONI
Sin da quando si è piccoli si ama vagare con la mente verso mondi lontani, spesso
fantastici e questo permette di sviluppare la propria creatività e di poter sognare.
Walt Disney è stato il più grande creatore di fumetti prima e di cartoni animati dopo,
egli ha saputo riprendere grandi classici del mondo delle fiabe e li ha fatti vivere
all’interno delle sue produzioni.
I suoi non sono semplici strumenti ludici, ma sanno trasmettere a chi li guarda
grandi insegnamenti: dal rispetto per i diversi all’amore per la propria famiglia, dalla
capacità di fare introspezione al saper affrontare grandi dolori della vita come la
perdita della propria mamma.
Il suo impegno non è stato rivolto solo ai bambini: sempre attraverso un cartone
animato ha svolto propaganda antinazista e ha saputo criticare la società a lui
contemporanea come produttrice di alienazione.
Tutti hanno, nel corso della loro vita, visto almeno un suo cartone e sono stati
incantati dalla sua capacità di far sognare, di emozionare anche senza l’uso delle
parole ma con la sola musica (è il caso ad esempio di “Fantasia”); per questo ho
deciso di studiare più a fondo alcuni aspetti della sua vita e della sua produzione
artistica vagando, ancora una volta, con la fantasia verso i mondi da lui creati.
COLLEGAMENTI CON LE DISCIPLINE
All'interno di questa mia argomentazione ho effettuato collegamenti con diverse
discipline; per quanto riguarda scienze sociali ho trattato l'importanza delle fiabe (e
dei cartoni che le riprendono) nella formazione dei bambini facendo riferimento agli
studi dello psicoanalista Bettelheim.
In un altro capitolo ho evidenziato la critica alla società alienante nata con lo
sviluppo di Fordismo e Taylorismo e l'analisi dei poteri effettuata da Weber.
Infine ho analizzato Disneyland in quanto non-luogo facendo riferimento a Marc
Augè; ho poi trattato la concezione di Simmel (per quanto riguarda l'essere blasè),
di McLuhan (in merito al villaggio globale) e di Bauman (riferendomi alla sua
soluzione di creare una nuova morale).
Ho sottolineato anche il pensiero di Marcuse (in: “L'uomo a una dimensione”), di
Fromm (in: ”Avere o essere?”) ed infine di Galimberti (ne: “L'ospite inquietante”).
Per quanto concerne filosofia ho collegato il pensiero di Nietzsche (con riferimento
in particolare alla sua idea di nichilismo), di Bergson (concentrandomi sulla sua
concezione di tempo e di durata reale) e di Marx (soffermandomi sulla critica
all'alienazione dell'operaio).
Ho trattato anche il darwinismo sociale come conseguenza negativa del pensiero di
Darwin che è stato portato all'estremo da Hitler.
Di letteratura italiana ho fatto riferimento a Leopardi (in particolare alla sua
concezione di illusione nel primo periodo della sua vita), a Svevo (per quanto
riguarda la divisione dei protagonisti suoi romanzi in inetti ed antagonisti) ed infine
a Pascoli (riferendomi al “Fanciullino”).
Ho ancora collegato storia analizzando in particolare il nazismo, il mito della razza
ariana (facendo riferimento a: “I fondamenti del XIX secolo”), il furherprinzip e lo
sterminio antisemita.
Ed infine ho trattato il surrealismo e Dalì per quanto riguarda storia dell'arte.
BIBLIOGRAFIA
Bettelheim B. “Il Mondo incantato”, Feltrinelli, 1977
Svevo I. “La coscienza di Zeno”, Garzanti, 1923
Baldi G., Giusso S., Razetti M., Zaccaria G. “Dal testo alla storia, dalla storia al
testo”, Paravia, 2002
Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V. “Il mosaico e gli specchi”, Laterza, 2006
Abbagnano N., Fornero G. “Il nuovo protagonisti e testi della filosofia”, Paravia,
2007
Binazzi A., Tucci F. “Uno sguardo sul presente”, Palumbo editore, 2005
Pellegrino A. “Manuale di sociologia”, Bulgarini, 2011
Cottino A., Dantini M., Guastalla S. “La storia dell'arte dal neoclassicismo all'arte
contemporanea”, Archimede edizioni, 2004
Fromm E. “Avere o essere?”, Mondadori 1977
Augé M. "Nonluoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodernità", Elèuthera,
2009
Augé M. "Che fine ha fatto il futuro?. Dai non luoghi al non tempo", Elèuthera, 2009
Augé M. "Disneyland e altri nonluoghi",Bollati Boringhieri, 1999.
Augé M. “I nuovi confini dei nonluoghi”, Corriere della Sera,12/7/2010
SITOGRAFIA
http://www.google.co.uk/
http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia
http://www.corriere.it/
http://www.youtube.com/watch?v=1dIznsAdTOE
LA VITA
Walter Elias Disney nasce a Chicago il 5 Dicembre 1901
A soli 8 anni Walt cominciava ad esternare il suo genio. Nell’inverno 1909 suo padre
si ammalò di una febbre tifoide e di polmonite; questo lo convinse a vendere la
fattoria e a trasferirsi con la famiglia a Kansas City, dove ottenne in appalto la
consegna di alcuni quotidiani.
Passarono gli anni e nel 1918 Walt andò a Chicago a trovare il fratello Roy che nel
frattempo si era arruolato. Walt rimase talmente affascinato che tornato a casa
decise di arruolarsi anche lui, così fece richiesta agli uffici comunali di Chicago del
suo certificato di nascita. Gli fu risposto che non possedevano alcun documento di
nascita a nome Walt Disney in data 5 Dicembre 1901.
Il certificato di nascita di Walt non fu mai trovato, e ciò turbò profondamente per
sempre la sua vita; il timore di essere figlio illegittimo lo accompagnò per tutta
l’ esistenza rafforzando enormemente il suo sentimento di estraneità e diffidenza nei
confronti di un padre violento.
Grazie all’aiuto del fratello Roy, Walt trovò lavoro nello Studio Pressman-Rubin, e
qui conobbe Ubbe Iwerks, futuro socio della sua scalata al successo.
Walt ottenne in prestito una vecchia cinepresa con la quale fece degli esperimenti in
un garage, diventando esperto della stop-action: scattando un fotogramma alla
volta, e spostando man mano leggermente le sagome, si riusciva a dare l’illusione
del movimento. Dopo poco tempo Walt e Ub si sentirono in grado di fare
concorrenza alla Kansas City Ad e iniziarono la loro produzione con grande
capacità narrativa, inventando la serie delle Alice Comedies (in cui Disney mise una
bimba vera in un mondo creato sui tavoli da disegno).
Poco dopo nacque “Oswald the Lucky Rabbit”
(“Oswald, il coniglio fortunato”).
Nel frattempo Walt si era sposato.
Si narra che mentre si trovava sul treno diretto a
Hollywood, Walt fu folgorato dall’idea di un
nuovo personaggio ispirato a un vero
topo:Mickey,Topolino.
Grazie al pagamento degli ultimi Oswald, riuscì a
disporre di un capitale di 30.000 $ che investì
mettendo in cantiere 3 cortometraggi di
Topolino.
Fu un successo straordinario, e i giornali ne
riportarono la notizia in prima pagina.
Il 7 Febbraio 1930 Walt concluse un affare
importante con il suo nuovo distributore
ufficiale: Harry Cohn, presidente della Columbia
Pictures il quale lasciava a Walt tutti i diritti su Topolino.
Un ricco commerciante newyorchese chiese a Disney l’autorizzazione di usare le
immagini di Topolino e Minni, su giocattoli, libri e indumenti. Dal momento in cui
comparvero sul mercato andarono a ruba. Venne pubblicato “The Mickey Mouse
Book, un libretto di sedici pagine che comprendeva giochi, disegni, una canzone e
una storia originale, e nel 1932 i club di Topolino avevano più di un milione di soci
nei soli Stati Uniti, e nuovi club si aprivano ogni giorno. Più tardi fu stipulato un
contratto per vendere i coni gelato Topolino: il primo mese in cui furono messi sul
mercato, ne vennero venduti dieci milioni.
Sul finire del 1933 Walt decise di modernizzare Topolino. Il suo primo Topolino era
stato infatti disegnato combinando cerchi e cilindri; Walt desiderava creare un
nuovo Mickey, i cui tratti assomigliassero a quelli di un neonato. Fece diventare il
personaggio più complesso, senza togliere nulla alla sua ingenuità iniziale. La
faccia acquistò una gamma di espressioni più ampia, soprattutto negli occhi,
mentre i suoi movimenti diventarono sofisticati. Walt voleva però anche modifiche
psicologiche: voleva che fosse meno smaliziato e dispettoso, ma più buono e
infantile, e che in generale si comportasse in modo più gentile e meno aggressivo.
Disney voleva preparare a Topolino una rinascita in grande stile, incarnando gli
elementi essenziali della propria infanzia in una creatura compiuta e animata, che il
mondo intero potesse trovare non solo buffa, ma anche degna di amore. Questa
trasformazione avrebbe assunto proporzioni gigantesche, e sarebbe stata ripetuta
più volte per tutti i personaggi più importanti, in modo da riflettere nei dettagli i suoi
mutamenti interiori: da bambino povero, anonimo e vittima della violenza, ad artista
di successo amato dal mondo intero.
All’inizio del 1935 Walt aveva terminato lo schema della sceneggiatura e il piano di
produzione del suo primo lungometraggio d’animazione, “Snow White and the
seven Dwarfs” (“Biancaneve e i sette nani”).
La stampa europea dichiarò Disney il più grande regista americano dai tempi di
Chaplin. In Inghilterra Disney pranzò con la famiglia reale e incontrò H. G. Wells. A
Roma gli furono concesse udienze private sia dal Papa sia da Mussolini. A Parigi la
Società delle Nazioni lo premiò con una medaglia speciale, che Walt accettò usando
la voce di Topolino.
Biancaneve venne doppiato in 10 lingue e distribuito in 46 paesi. Il pubblico
straniero reagì con lo stesso entusiasmo di quello americano.
Il suo successo spinse Disney a cominciare la lavorazione di altri tre lungometraggi:
Pinocchio, Bambi e Fantasia. Sapendo che per ognuno ci volevano almeno tre anni,
ne fece iniziare la produzione quasi contemporaneamente, in modo che alla fine
uscisse un nuovo lungometraggio d’animazione ogni anno.
Il 29 Novembre 1938, fu trovata morta Flora Call Disney; alla notizia della morte della
madre, Walt sopraffatto dal dolore si chiuse in ufficio senza voler vedere nessuno. Il
cordoglio di Walt fu aggravato dal senso di colpa, quando l’autopsia stabilì che
Flora era stata asfissiata dal gas di un boiler difettoso: e questo nella casa che suo
figlio aveva scelto per lei.
Disney era sopraffatto da un forte senso di colpa e da rabbia, rabbia di essere stato
abbandonato, questa volta per sempre. La prima cosa che fece fu quella di
rielaborare Pinocchio. Ordinò di buttare via quasi tutto il materiale già pronto per
eliminare dalla storia ogni riferimento alla moglie di Geppetto: sottolineando invece
il desiderio del burattino di diventare un figlio in carne e ossa per il gentile
vecchietto che l’aveva creato.
Pinocchio uscì nel Febbraio 1940: il suo costo finale era di oltre 3 milioni di dollari,
lo rendeva il film d’animazione più costoso che mai fosse stato realizzato.
La partenza fu un po’ infelice, ma il film piacque ai critici.
Il 13 Novembre 1940 uscì anche "Fantasia" e fu il disastro totale! Tutto ciò che a
Disney pareva geniale durante la lavorazione non piacque né al pubblico né alla
critica.
Nel 1942 l’uscita di “Bambi” si era rilevata un’altra grave delusione al botteghino.
Come era già successo con Fantasia, il film non era riuscito a recuperare i costi.
Realizzato a poca distanza dalla morte di entrambi i genitori, Bambi suggerisce, da
parte di Disney, un desiderio malinconico di tornare alla propria infanzia, per
ritrovare gli animali che per primi avevano fatto sbocciare il suo amore per l’arte. Il
fuoco che distrugge la foresta di Bambi non è altro che l’astioso riconoscimento
dell’impossibilità di recuperare questo Eden.
Nel 1955 aprì "Disneyland" ad Anaheim in California.
Nel 1950 uscì “Cenerentola”.
Il 1959 è l'anno de "La Bella Addormentata nel Bosco", un insieme fascinoso di
elementi classici quali re, regine, principi, principesse, fate, streghe e draghi. Uno
dei personaggi cattivi più affascinanti di tutta la storia Disney, un'entusiasmante
sequenza finale, animazioni ormai perfette, ottimi momenti musicali tratti
dichiaratamente da Tchaikowsky.
"La Carica dei 101" e "La Spada Nella Roccia" erano a detta di Walt solo abbozzi, i
disegni erano troppo semplici, ma uscirono così e piacquero.
Walt sentiva il bisogno di dimostrare a chi aveva seguito i film degli esordi che lui