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Matematica: Statistica
Strutture zootecniche: benessere animale
Chimica: i campi di applicazione e farmaci generici
Zootecnia: la teoria delle 3 S
loro simili. Gli esseri umani hanno creato, in questo caso, animali che sono più simili a
macchine già programmate in ogni loro aspetto, ma ancora in grado di soffrire.
Qualunque sia il decorso iniziale, tutti gli animali sono destinati ad un’unica fine:
l’esperimento.
A detta dei vivisettori, gli animali in linea di massima non soffrono perché in larga parte
anestetizzati. Le statistiche britanniche, invece, indicano una realtà ben diversa.
Con lievi oscillazioni, negli ultimi venti anni, a circa il 60-70% degli animali sottoposti ad
un esperimento non è fornita alcuna anestesia o analgesia. Ad una parte dei restanti è
comunque somministrata solo una terapia antidolorifica. Tutto ciò dimostra che la
stragrande maggioranza degli animali, durante gli esperimenti, subisce sofferenze per
le quali i ricercatori non pongono alcun rimedio. Per quanto riguarda la situazione
italiana, invece, non esiste alcun dato riguardante le modalità, anche se è verosimile
ritenere che la situazione sia analoga a quella britannica.
Alcune ricerche si esauriscono in un breve intervallo di tempo, mentre altre possono
durare anche mesi e anni, come nelle prove di tossicologia a lungo termine, oppure
negli studi sul sistema nervoso centrale, mediante elettrodi infissi nell’encefalo.
Quest’ultimo tipo di esperimento è particolarmente impiegato nel campo della fisiologia
e della patologia, anche se i vivisettori tendono a minimizzare le sofferenze o negarne
la stessa esistenza. A conferma della diffusione di questo tipo di ricerche basta leggere
le riviste specializzate.
I CAMPI DI APPLICAZIONE
Contrariamente a quanto viene dichiarato spesso dalla propaganda a favore della
vivisezione, gli animali non vengono impiegati solo per il “progresso” della medicina,
ma anche in altri campi, alcuni dei quali sono responsabili, ogni anno, della morte di
milioni di animali.
I settori principali di applicazione della vivisezione, ossia quelli dove vengono sacrificati
moltissimi animali, sono:
Farmacologia
Ricerche mediche ~ 11 ~
Cosmesi
Tossicologia
Psicologia
Non bisogna dimenticarsi, però, che esistono altri campi, che potremmo definire
secondari, in cui il costo di vite sacrificate è numericamente inferiore, ma la sofferenza
indotta è ugualmente notevole (es. prove belliche, didattica).
Farmacologia
Il campo della farmacologia è quello in cui vengono impiegati più animali. Nel 1997 in
Gran Bretagna 954.387, ossia il 35% del totale, riguarda la ricerca, lo sviluppo e i test
di sicurezza dei farmaci. In Italia, invece, non è possibile avere un dato preciso, poiché
non esiste una categoria di dati riguardanti solo la farmacologia.
Quando si parla di farmacologia sperimentale è utile evidenziare subito che è una delle
tante, forse la più importante, mistificazioni nel campo della vivisezione. I suoi fautori
affermano che, se i farmaci non fossero sperimentati sugli animali, lo sarebbero sugli
esseri umani. In realtà qualsiasi nuova sostanza, prima di essere commercializzata,
deve passare un lungo periodo ed un complicato iter che, in ogni caso, prevede alla
fine l’obbligo, stabilito dalla legge, di sperimentare anche sulla nostra specie.
Ogni farmaco deve passare tre tappe: la sintesi, le prove sugli animali ed infine quelle
sugli esseri umani.
La prima è l’unica che utilizza prove in vitro, ossia dove non si impiegano organismi
viventi: inizialmente viene estratta una sostanza a partire da una materia prima
naturale o di sintesi e successivamente viene purificata e messa sotto una forma
farmaceutica appropriata, infine vengono effettuati controlli di stabilità.
A questo punto si passa alle prove sugli animali. Viene valutata l’attività farmacologica,
mediante la ricerca degli effetti esercitati dalla sostanza in oggetto su organi e sistemi,
valutando le modifiche morfologiche, biochimiche e fisiologiche; vengono valutate
anche le modalità di somministrazione, metabolizzazione ed eliminazione.
Successivamente sono studiati gli effetti tossicologici mediante somministrazione acuta
o cronica della sostanza. ~ 12 ~
Nelle prove di tossicità acuta agli animali vengono fatte assumere dosi crescenti della
sostanza oggetto dello studio e successivamente viene misurata la mortalità degli
animali impiegati. Questa prova, solitamente, viene condotta fino a quando il 50 %
degli animali muore e per questo motivo viene chiamata Dose Letale 50 (LD50): questo
test è stato impiegato per la prima volta nel 1927 e, a tutt’oggi, rimane praticamente
invariato. Le prove di tossicità cronica, invece, consistono nell’osservazione degli effetti
risultanti dalla somministrazione ripetuta di dosi differenti durante un periodo da 3 mesi
a qualche anno. Sia nelle prove di tossicità acuta che cronica vengono impiegate
diverse specie di animali per poter poi comparare tra loro i risultati. Infine per ogni
sostanza viene valutato l’effetto teratogeno, ossia la possibilità di provocare negli
animali malformazioni fetali.
L’iter per la commercializzazione di un farmaco si conclude, come già accennato, con
la sperimentazione sugli esseri umani per valutare: gli effetti prodotti sull’organismo, i
tassi ematici e urinari, i metabolici, le modalità di somministrazione ed eliminazione, gli
effetti collaterali indesiderati e per confrontare l’efficacia rispetto agli altri farmaci
indicati per curare la stessa patologia.
Per fare tutto ciò, inizialmente, le industrie farmaceutiche utilizzano volontari sani che
sono pagati per sottoporsi alla prova. In seguito vengono scelte persone ammalate,
solitamente ricoverate nei reparti ospedalieri universitari, le quali vengono sottoposte a
una sperimentazione che prende il nome di ”doppio cieco”. In essa al paziente viene
somministrata una sostanza che il medico stesso non sa se è il farmaco oggetto della
sperimentazione o un altro di confronto già commercializzato e la cui efficacia sia già
provata, oppure una sostanza placebo, ossia priva di qualsiasi effetto terapeutico.
Questa prova è finalizzata alla determinazione dell’efficacia della nuova sostanza.
A questo punto, se il farmaco ha superato tutte le prove, è pronto per essere messo in
commercio. Nei primi tempi però sarà ancora oggetto di controllo; infatti i medici,
soprattutto quelli di base, sono tenuti a segnalare eventuali effetti collaterali non ancora
evidenziati. Quest’ultima ricerca farmacologica è chiamata “farmacovigilanza”.
Per comprendere i danni provocati dalla vivisezione in questo campo basterebbe
considerare che dal 1972 al 1983 sono state ritirate dal commercio, in Italia, 22.621
specialità medicinali che, naturalmente, in un primo tempo avevano superato i test di
tossicità. ~ 13 ~
I danni provocati dalla vivisezione non consistono soltanto nell’immissione in
commercio di sostanze che successivamente si riveleranno tossiche per gli esseri
umani, ma anche nell’eliminazione di sostanze che provocano effetti collaterali
pericolosi negli animali, mentre negli esseri umani hanno soltanto effetti terapeutici.
L’esempio forse più clamoroso è rappresentato dalla penicillina. Credo che sia noto a
tutti che questa sostanza è il primo antibiotico scoperto e, pertanto, la sua importanza
ed efficacia sugli esseri umani non è in discussione. Al contrario, certamente pochi
sanno che la penicillina è altamente tossica per le cavie e per i criceti.
Fortunatamente all’inizio non fu sperimentata sugli animali e quindi oggi possiamo
disporre di una sostanza utilissima, se invece fosse stata scoperta ai giorni nostri,
quasi certamente non avrebbe superato i test sugli animali e sarebbe stata scartata.
In realtà le differenze tra le svariate specie di animali impiegate nella vivisezione e gli
esseri umani sono talmente macroscopiche e numerose che può succedere di tutto:
ecco alcuni esempi.
L’acido acetilsalicilico cioè la nota aspirina è teratogeno, ossia in grado di provocare
malformazioni congenite nei ratti, nei topi, nelle scimmie, nelle cavie, nei gatti e nei
cani, ma non nell’uomo. Alla luce di questi risultati, pensiamo sorga in tutti una
domanda spontanea. Se la funzione della vivisezione è quella di proteggere gli esseri
umani dagli effetti tossici di sostanze nuove non ancora immesse sul mercato, come
mai l’aspirina, che presenta un effetto tanto grave e diffuso come la teratogenicità, è
stata ugualmente impiegata in donne gravide, tanto da poter stabilire che tale effetto
collaterale non si presenta nel genere umano? Le risposte possono essere soltanto
due. O l’aspirina è stata impiegata anche conoscendo il rischio a cui andavano incontro
le donne gravide, oppure l’ipotetico effetto teratogeno è stato studiato quando già la
sostanza si era rivelata innocua nella nostra specie.
Nel primo caso ci domandiamo perché sperimentare sugli animali quando la sostanza
studiata sarebbe stata comunque somministrata anche sugli esseri umani. Nel
secondo caso ci domandiamo, invece, che funzione possa avere l’impiego degli
animali per ricercare qualche effetto che è già noto sui nostri simili.
Continuando con la citazione di alcuni esempi, possiamo citare la morfina che ha un
effetto sedativo negli esseri umani, mentre nei gatti è uno stimolante. Il benzolo, una
~ 14 ~
sostanza chimica usata nelle lavorazioni industriali, provoca la leucemia nei nostri simili
ma non nei topi. La serotonina, un mediatore chimico presente nell’organismo umano,
riduce la pressione sanguigna dei gatti, ma aumenta quella dei cani.
Non solo variano gli effetti delle sostanze tra le diverse specie animali e gli esseri
umani, ma varia anche la dose terapeutica, ossia quella in grado di provocare un
effetto curativo. Cosi l’aspirina al dosaggio comunemente usato nei nostri simili, è in
grado di provocare nel gatto un’intossicazione, mentre nel cavallo non provoca alcun
effetto.
L’esempio più evidente delle contraddizioni e della malafede dei vivisettori è comunque
rappresentato dal caso del Talidomide. Questo è un sedativo commercializzato alla fine
degli anni cinquanta, dopo avere superato tutti i test di ruotine senza avere evidenziato
alcun grave effetto collaterale. Nell’arco di pochi anni, però, il Talidomide fu
responsabile della nascita di circa 10.000 bambini focomelici a cui, cioè, mancavano in
parte o in toto gli arti superiori e/o inferiori o con altre malformazioni gravi. I difensori
della vivisezione colsero l’occasione per affermare che la colpa del disastro provocato
doveva essere attribuita all’insufficienza dei test utilizzati, di conseguenza auspicarono,
da allora in poi, la necessità di impiegare più specie differenti per la valutazione della
teratogenicità. Così venne sperimentato il Talidomide in maniera massiccia, ma come
afferma J.L. Schardein: “In circa 10 ceppi di ratti, 15 ceppi di topi, 11 razze di coniglio,
2 razze di cane, 3 ceppi di criceti, 8 specie di primati e in altre specie diversissime tra
loro quali i gatti, gli armadilli, le cavie, i suini, e i furetti in cui si è testato il Talidomide,
gli effetti teratogeni sono stati indotti solo occasionalmente.” Finalmente i ricercatori
impiegarono conigli bianchi della Nuova Zelanda e riuscirono a riprodurre, con una
discreta frequenza, le malformazioni congenite che si erano già evidenziati nei
bambini.
È quasi inutile precisare che, se il verificarsi di un grave effetto collaterale in una
qualsiasi delle specie impiegate nei test farmacologici fosse sufficiente per scartare
una sostanza, non potremmo più commercializzarne nemmeno una. Infatti, data
l’estrema variabilità di reazione tra le diverse specie animali, è praticamente
impossibile che una sostanza non provochi nessun effetto collaterale in alcuna specie.
~ 15 ~
Differenze nei test per le malformazioni congenite
Farmaco Teratogeno
SI NO
Acido Ratti, topi, Persone
acetilsalicilico scimmie, cani,
gatti, cavie
Acido ascorbico
(vit. C) Cavie, topi, ratti Persone
Aminopterina Persone
Azatioprina Conigli
Caffeina Ratti, topi
Ciclizina cloridrato Ratti, topi, conigli Persone
Cortisone Topi, conigli
Insulina Ratti, topi, Persone