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VIAGGIO NEL TEMPO: COS’E’?
Per viaggio nel tempo si intende lo spostamento verso
epoche temporali diverse, passate o future. In realtà, noi
siamo già per natura viaggiatori del tempo in quanto ci
muoviamo attraverso di esso alla velocità di un secondo al
secondo, sempre in direzione del futuro. Per rappresentare
un qualsiasi oggetto si devono usare tre dimensioni spaziali
- altezza, lunghezza e larghezza - e una temporale, la
durata. Non si può assolutamente considerare reale un
oggetto al di fuori della sua realtà temporale, come non si
può parlare di enti istantanei, cioè esistenti solamente in un
preciso istante e non in quelli immediatamente precedenti e
successivi. llllllllllllllllllllll
Un’interpretazione classica del flusso temporale è quella
che lo paragona ad un filo molto lungo, forse infinito, alle
cui estremità si dipanano le due realtà fondamentali: ciò
che è stato e ciò che sarà. Per molti anni fisici e scienziati
di tutto il mondo si sono chiesti se fosse realmente
possibile fermare, accelerare, o addirittura invertire questo
flusso che sembra inarrestabile; oggi, con le attuali
conoscenze teoriche, che ancora non possono trovare
riscontro nel mondo reale per il basso livello tecnologico
della nostra civiltà, gli studiosi concordano che il viaggio
verso il futuro sia realmente possibile, mentre ritengono
più difficile quello verso il passato che merita, perciò, un
discorso a parte. 2
VIAGGIO NEL TEMPO, DIREZIONE FUTURO
Gemello: “Nato nello stesso parto
con uno o più fratelli o sorelle”;
questa è la definizione che si può
trovare su qualsiasi vocabolario
della lingua italiana e sta ad indicare
per l’opinione comune che in ogni
momento della loro vita i gemelli
avranno sempre la stessa età, in
quanto venuti al mondo nello stesso
istante. Definizione ovviamente
valida per tutti, escluso Einstein.
Infatti, per le leggi della relatività è possibile che due
gemelli interagiscano uno con l’altro avendo età anche
sensibilmente differenti. In particolare questa situazione
diventa reale nel caso in cui uno dei due soggetti
intraprenda un viaggio interstellare su un’astronave, in
moto con una velocità prossima a quella della luce nel
vuoto, mentre l’altro rimanga sulla Terra (nell’esperimento
si considera la Terra come un sistema di riferimento
immobile). Nel 1905 il fisico di Ulm pubblica sugli
Annalen der Physik un articolo intitolato
“L’elettrodinamica dei corpi in movimento”, nel quale
espone la teoria della relatività ristretta, cioè riferita a corpi
che si muovono di moto rettilineo uniforme, e quindi non
soggetti a forze e accelerazioni. La novità introdotta dalla
relatività su cui ci focalizzeremo è la dilatazione dei tempi,
secondo cui più la velocità di un oggetto si avvicina alla
costante “c”, più il tempo dell’oggetto scorre lentamente se
visto da un osservatore fermo.LLLLLLLLLLLLLLLLLL
E’ perciò immaginabile come sia possibile che il gemello 2
rimasto a casa veda il fratello più giovane di lui, essendo il
tempo trascorso in maniera differente per quest’ultimo.
Però è vero anche il contrario. Essendo la Terra e la
navicella due sistemi di riferimento inerziali perfettamente
simmetrici è possibile studiare lo stesso esperimento
mentale dall’interno dell’astronave: dal punto di vista del
gemello in viaggio, infatti, mancando accelerazioni che
possano far notare lo stato di moto, egli potrebbe
considerare sé stesso immobile nello spazio, mentre è
l’altro che si muove insieme al pianeta in direzione
opposta, provocando una situazione paradossale in cui
entrambi i gemelli vedrebbero l’altro più giovane. A noi
sembra una situazione illogica ma Einstein ha risolto
questa illogicità: innanzitutto, secondo la relatività ristretta,
oltre a decadere il concetto di tempo assoluto, cioè uguale
per ogni essere umano in qualsiasi condizione, decade
anche il concetto di simultaneità, e quindi due eventi che a
rigor di logica dovrebbero essere incompatibili in realtà si
verificano entrambi e sono indipendenti l’uno dall’altro,
seppur in due sistemi di riferimento diversi, proprio come
nel paradosso dei gemelli. La risposta vera e propria a tale
paradosso, però, non ci viene fornita dalla relatività
ristretta, secondo cui i viaggi nel tempo non sono in realtà
possibili proprio a causa di ciò espresso finora, bensì dalla
relatività generale, elaborata dallo stesso Einstein e
pubblicata nel 1916. Secondo questa teoria, infatti, un
corpo soggetto ad accelerazioni risente in prima persona
degli effetti causati, nel caso studiato, dalla dilatazione dei
tempi, in quanto la distorsione dello spazio-tempo dovuta
alla presenza della variazione di velocità agisce
direttamente sull’osservatore rallentando il suo orologio
rispetto a un secondo osservatore in quiete. In quest’ottica
è finalmente comprensibile il motivo per cui i gemelli 2
abbiano età diverse. Nella realtà non è possibile effettuare
un qualsiasi viaggio che non comprenda accelerazioni e
anche l’ipotetico spostamento dalla Terra verso una stella
vicina non si esime da questa condizione: l’astronave
dovrebbe in un primo momento accelerare per raggiungere
la velocità di crociera, poi decelerare per invertire la rotta,
e ripetere le medesime azioni nel viaggio di ritorno a casa
(anche nel caso in cui, ipoteticamente, la navicella non
decelerasse per il cambio di rotta, ma sfruttasse a suo
favore il campo gravitazionale prodotto da un corpo
massiccio, girando intorno ad esso, si avrebbero gli stessi
risultati perché la relatività generale ci dice anche, per il
principio di equivalenza, che gravità e accelerazioni
producono gli stessi effetti sul continuum spazio-
temporale, e sono, perciò, due facce della stessa
medaglia).l 2
Nell’ottobre 1971 venne dimostrata empiricamente la
veridicità del paradosso dei gemelli grazie all’esperimento
di Hafele-Keating consistente nel far percorrere a tre
coppie di orologi al cesio differenti traiettorie spazio-
temporali su aerei di linea: quattro vennero fatti viaggiare
intorno alla Terra in direzioni opposte, mentre l’ultima
coppia venne lasciata sul continente. Al ritorno degli aerei
si vide che le coppie di orologi segnavano tempi diversi;
nello specifico, quelli che avevano viaggiato verso oriente
segnavano un orario inferiore rispetto a quello rilevato
sulla superficie terrestre pari a 59±10 nanosecondi, mentre
la coppia che aveva seguito la direzione verso occidente
aveva registrato un ritardo di orario pari a 273±7
nanosecondi. 2
In definitiva, quindi, questo viaggio interstellare è risultato
essere anche un viaggio nel tempo per l’astronauta,
avendolo portato nel futuro del proprio gemello in minor
tempo di quanto avrebbe impiegato la natura; con lo stesso
metodo, accentuando le accelerazioni del mezzo oppure
aumentando le distanze percorse, sarebbe anche possibile
effettuare spostamenti verso futuri molto più lontani e
remoti.llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
A questo punto ci si potrebbe chiedere: “Se il principio di
equivalenza considera affini gravità e accelerazione e
quest’ultima può, come dimostrato nel paragrafo
precedente, provocare una dislocazione temporale, allora
anche con lo sfruttamento della sola gravità si possono
raggiungere gli stessi risultati?”. La risposta è, ovviamente,
affermativa. Per compiere un viaggio temporale in questo
modo abbiamo bisogno di un corpo incredibilmente denso,
capace di distorcere sensibilmente lo spazio-tempo: nel suo
libro “Viaggiare nel tempo”, J. Richard Gott ipotizza di
“smontare” il pianeta Giove, posizionarsi in un guscio
all’interno di esso e ridurne il raggio fino ad una lunghezza
appena superiore a 5,64 metri. Quest’ultima condizione è
di fondamentale importanza perché se si rendesse il corpo
di dimensioni troppo piccole rispetto alla propria massa si
creerebbe una distorsione talmente accentuata da generare 2
un buco nero. Per evitare che questo avvenga, quindi,
bisogna mantenere il raggio al di sopra di un valore limite,
noto come raggio di Schwarzschild: il valore di 5,64 metri,
già espresso, è quello specifico per Giove mentre, ad
esempio, il Sole ha un raggio limite di 1476 metri e la Terra
di soli 4,4 millimetri. Una volta portata a termine
l’operazione di addensamento, si creerà una distorsione
nella trama quadrimensionale dello spazio-tempo tale da
essere assimilabile ad un pozzo, sul cui fondo giace il
corpo massiccio, Giove; nonostante l’attrazione
gravitazionale elevatissima all’esterno del guscio, il
viaggiatore nel tempo all’interno di esso non risentirà degli
effetti “negativi” della gravità - cioè la compressione del
proprio corpo fino alla grandezza di un granello di sabbia,
se non addirittura meno - compensandosi le forze su di lui
esercitate a causa della forma spiccatamente simmetrica del
corpo (ogni forza generata da un’infinitesima massa sarà
controbilanciata da una seconda forza di uguale intensità e
direzione ma di verso contrario prodotta dalla parte
opposta del guscio). In questa situazione il viaggiatore
all’interno di Giove sarà in una condizione diversa da
quella di un osservatore apprezzabilmente distante da non
risentire delle distorsioni: infatti entrambe le persone, non
trovandosi in ambienti simmetrici e quindi, come detto
nella prova precedente, non invertibili, concorderanno sul
fatto che è l’uomo nel pozzo gravitazionale ad invecchiare
più lentamente (in particolare l’osservatore scorgerà il
viaggiatore “vivere” a velocità ridotta, mentre questi vedrà
l’altro, da un ipotetico oblò del pianeta, nello stesso modo
in cui si vede un film quando si aumenta il numero di
fotogrammi al secondo). Anche in questo caso, perciò, più
tempo si passa all’interno del guscio, maggiori saranno gli
anni trascorsi all’esterno di esso nel momento del 2
disfacimento del pianeta e del ritorno alla civiltà, ora
sicuramente più evoluta di quanto ci si possa ricordare.
Quindi, nonostante sia realmente possibile intraprendere un
viaggio verso il futuro, lo stesso si discosta fortemente
dall’ideale di viaggio temporale a cui tutti siamo abituati e,
almeno per ora, non è possibile programmare un
macchinario con l’impostazione di una data ben precisa,
premere un pulsante e aspettarsi di essere catapultati
istantaneamente nell’epoca desiderata. Forse un giorno
l’abilità tecnologica della nostra specie raggiungerà un
punto tale da permetterci di rendere possibile quello che
oggi ci appare impossibile, ma la strada da percorrere sarà
ancora lunga e ogni viaggio inizia sempre da un piccolo
passo.
VIAGGIO NEL TEMPO, DIREZIONE PASSATO
Il viaggio nel tempo verso il passato è, teoricamente,
impossibile. Abbiamo già detto che più ci si avvicina alla
velocità della luce, più il tempo sembra scorrere lentamente
per un osservatore esterno, fino a fermarsi del tutto al
raggiungimento di essa. Ragionando con la logica
saremmo dunque portati a pensare di poter visitare il
passato semplicemente viaggiando a più di 300.000 km/s,
così da invertire il flusso temporale. Questa prospettiva
potrebbe anche rivelarsi corretta in quanto non abbiamo
conoscenze né pratiche né teoriche su cosa potrebbe
accadere a tali velocità, ma Einstein irrompe nelle nostre
fantasie e ci riporta alla realtà con il secondo postulato
della relatività ristretta il quale afferma che la velocità della 2
luce è la massima velocità raggiungibile da un corpo e che
essa non può essere superata.
Questo fatto si spiega analizzando un’altra conseguenza
della relatività ristretta: a velocità luminali l’energia fornita
al corpo per accelerarlo viene convertita automaticamente
in massa, aumentando così l’inerzia del corpo stesso. E’
paradossale il fatto che, se anche si riuscisse a raggiungere
una velocità del 99,999% di “c”, non si potrebbe mai
compiere l’ultimo saltello verso il 100% in quanto il corpo,
nel frattempo, avrà acquisito così tanta massa, e di
conseguenza una tale inerzia, da poter essere accelerato
ulteriormente solo da un’energia infinita, dunque
improponibile. Non è infatti un caso che le uniche