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Zero
Sommario Pag.
Introduzione 1
Matematica 2
Fisica 3
scienze 4
Storia 5
Filosofia 6
Italiano 7
Latino 8
Introduzione
Perché ho scelto di parlare proprio dello zero?
Perché lo zero non è certamente solo un numero. Oltre che
considerare lo zero come un numero che se isolato non vale
nulla, ma se unito ad altri numeri diventa qualcosa di molto im-
portante, dobbiamo considerare lo zero anche come un’ idea
che ci porta oltre la matematica e ci proietta verso concetti qua-
li il nulla e l’infinito.
Ma il nulla esiste? E se esiste cos’è?
Certo, il nulla esiste, l’universo e la vita stessa hanno origine dal
nulla.
Da più di quattromila anni lo zero rappresenta il nulla e, a noi
umani, il nulla fa paura e per questo la conquista d’identità del-
lo zero è stata lenta e faticosa: la sua è la tipica storia di migra-
zioni di idee e di contagio culturale.
Lo zero è comunque un numero di cui non tutte le civiltà anti-
che si servirono, ecco anche il perchè della sua lenta conquista
d’identità. La civiltà Greca usava i numeri solo per contare og- Lo ZERO
getti, per cui dal momento che non doveva contare l’essenza
delle cose non aveva bisogno di usare questo numero. La concezione dello zero rimase quasi
del tutto invariata sino al Medioevo, periodo in cui lo zero veniva sporadicamente usato ma il
suo utilizzo era comunque impreciso e inopportuno. D’altronde usare lo zero implicava l’esi-
stenza del nulla e questa era un’idea abbastanza scomoda per civiltà piuttosto arcaiche come
quelle di un tempo. Tuttavia l’attuale condizione dello zero è sicuramente migliorata
grazie all’elasticità dell’uomo, che il più delle volte accetta l’esi-
stenza dello zero passivamente, senza chiedersi cosa in realtà es-
so sia e quali siano le sue origini.
Non è però il caso dello studioso Kaplan, il quale avanza un’ipo-
tesi alquanto suggestiva: lo zero richiamerebbe la forma che la-
scia un ciottolo, rappresentante un numero, non appena esso
viene tolto dalla sabbia. Proprio per questo sarebbe stato natura-
le rappresentare l’assenza del numero con un cerchietto vuoto.
“ [...]è tanto potente lo zero che sa scardinare le leggi della fisica:
è infatti proprio all’ora zero del big bang e proprio al punto zero
del buco nero che le equazioni che descrivono la realtà cessano
di avere un senso. Tuttavia non lo si può ignorare perché non
Il libro dello studioso Kaplan solo tiene in pugno le chiavi della nostra esistenza, ma sarà anche
responsabile della fine dell’universo.” (Charles Seife) 1
1. Matematica La storia dello zero procede di pari passo
con il suo alter ego: l’infinito, entrambi pa-
radossali ed inquietanti. Si dovette aspettare
il XVII secolo per far si che la “cifra del
niente” e l’infinito fossero messi in relazio-
ne. Colui che elaborò tale relazione fu Leib-
niz e prese il nome di calcolo infinitesimale;
in realtà però lo studioso fu il primo che la
teorizzò ma le prime riflessioni a riguardo
risalgono al XI secolo con il matematico
INFINITO indiano Bhaskara.
L’intuizione di Bhaskara:
“Se divido 2 per 0 (2/0), la frazione resta immutata qualunque numero io vi aggiunga o vi
sottragga. Quindi il valore della frazione non può essere 0: se aggiungo 2 a 0, infatti, questi
non resta invariato ma diventa 2. Se aggiungo 3 diventa 3. E cosi via. Poiché, la frazione 2/0
resta invariata qualsiasi numero io aggiunga o sottragga, allora il suo valore è pari a infinito.”
Ecco che sulla penna dei matematici indiani il numero zero produce due grandi prodigi: dà
un valore numerico al niente e genera l'infinito.
Il nuovo numero inventato dagli indiani viene rapidamente fatto proprio dagli Arabi che lo
diffondono in Medio Oriente e in tutta la parte meridionale del bacino mediterraneo. In real-
tà gli Arabi non si impadroniscono solo della cifra, ma anche dell'idea che sta dietro il nume-
ro: 0 rappresenta il niente.
Zero ed infinito risultano dunque essere due facce di una stessa medaglia dove la natura del
primo non può essere compresa senza l’esi-
stenza della seconda. La relazione tra i due,
come detto precedentemente, viene messa in
luce dal calcolo infinitesimale di Leibniz perfe-
zionato da Waierstrass e Cauchy, inteso come
un corpo di conoscenze matematiche che stu-
dia il comportamento di una funzione tramite
la nozione di limite ed il limite di una funzione
è uno dei concetti fondamentali dell’analisi
matematica. Tramite questo concetto viene
così formalizzata la nozione di funzione conti-
Limite finito di una fun- nua e di punto di discontinuità, serve inoltre a
zione per che tende ad
x definire le derivate ed è quindi basilare per tut-
un valore finito. to il calcolo differenziale. 2
2. Fisica
Anche in fisica lo zero trova la sua modesta applicazione; questo viene infatti adoperato dai
fisici per esprimere la situazione in cui all’interno di un corpo o di un sistema non accade
nulla, oppure quando le forze su di esso agenti sono tali da escludersi a vicenda. A tal propo-
sito si può far riferimento all’ormai accreditato .
teorema di Gauss per il campo magnetico
Considerando un magnete, osserviamo come le linee di
forza del campo escono dal polo nord del magnete
B
per rientrare nel polo sud. Sappiamo che non è possibi-
le scindere i due poli: spezzando in due il magnete otte-
niamo solo due magneti più piccoli, ciascuno dei quali
rappresenta le stesse caratteristiche del “genitore”. Ri-
petendo più volte questa operazione ci accorgiamo che
non è possibile “spezzare” una linea di campo magneti-
co in modo tale da ottenere un’ ”origine” delle linee
(polo nord) isolata da un “termine” delle linee stesse
(polo sud). Ogni microscopico dipolo, all’interno del
magnete, crea il proprio campo magnetico e l’inscindi-
bilità dei due poli impedisce alle linee di forza di
“spezzarsi”. È come se tali linee proseguissero all’inter-
no del magnete, richiudendosi su se stesse: il campo
Campo magnetico
generato da un magnete. magnetico è caratterizzato da linee di forza chiuse.
Grazie a tali premesse che ci fanno comprendere la
natura di un magnete possiamo enunciare il teore-
il quale af-
ma di Gauss per il campo magnetico
ferma che il flusso del campo magnetico attra-
ov-
verso una superficie chiusa è sempre nulla,
vero pari a zero.
Poiché il campo magnetico, come detto precedente-
mente, è caratterizzato da linee di forza uscenti ed
entranti per le quali a ogni linea entrante nella su-
perficie corrisponde sempre una linea uscente dal-
S
la stessa superficie, possiamo affermare che il flusso Flusso del campo magnetico
è nullo.
che attraversa la superficie S 3
3. Scienze
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove finiremo? Sono questi gli interrogativi a cui si è
sottoposto l’uomo di tutte le epoche.
Non è difficile dimostrare come dietro
ogni grande questione ci sia sempre lo
zero, un numero destinato ad estende-
re sempre più il proprio dominio e che
potrebbe decidere il destino dell’uni-
verso. Infatti gran parte degli scienziati
ritene che il cosmo ebbe origine dal
nulla e che a quel nulla da cui proviene
dovrà un giorno fare ritorno.
l’universo principia e ter-
Dunque
mina nello zero.
Illustrazione del BIG BANG
Circa l’origine dell’universo la teoria più accredita è quella del durante il quale in
Big Bang,
un’infinitesima frazione di tempo, detta dai cosmologi “era di Planck”, ebbero valore leggi
fisiche a noi sconosciute con temperature e densità inimmaginabili, grazie alle quali poterono
formarsi i primi nuclei atomici.
Dopo essersi formati l’universo , continuerà la sua espansione all’infinito?
Le risposte a tale quesito sono svariate perché svariate sono le teorie a tal proposito. Le più
accreditate sono tre:
• Il teoria secondo la quale l’universo cesserà di espandersi ed inizierà a collas-
Big Crunch,
sate su se stesso. Tale ipotesi sostiene che la forza di gravità di tutta la materia ed energia
nell’orizzonte osservabile è tale da fermare l’espansione dell’universo e in seguito invertirla.
• Il prevede una continua espansione dell’universo che porterebbe alla distruzione
Big Rip
della sua struttura fisica. In tal caso si parla di espansione costantemente accelerata che con-
siste nella frantumazione di ogni singolo oggetto fisico dell’universo e perciò lo stesso ver-
rebbe ridotto in particelle elementari non legate tra loro.
• Il secondo la quale la gravità risulterebbe troppo debole ed inferiore al valore cri-
Big Chill
tico tale da impedire alle galassie di allontanarsi tra loro. In questo caso, una volta esauritasi la
spinta iniziale, le stelle si spegnerebbero e l’universo diverrebbe sempre più vuoto e freddo. 4
4. Storia
Il nulla ha sempre fatto paura alla specie umana forse anche perché viene visto come il sim-
bolo della distruzione totale.
Nel corso della storia l’evento di distruzione più
atroce e terrificante si verificò il 6 Agosto 1945
quando il bombardiere americano Enola Gay sgan-
ciò sulla città portuale di Hiroshima la prima bomba
atomica provocando all’impatto col suolo la morte
di circa 150.000 esseri umani.
Dopo essersi conclusa la guerra in Europa in segui-
to alla resa della Germania, rimaneva in campo co-
me unica avversaria dell’ormai dominante America
il Giappone, che disponeva di vasti territori e di
considerevoli risorse. Il presidente americano Tru-
man, dopo aver lanciato al Giappone un ultimatum
che era stato respinto, decise di fare ricorso ad una
nuova micidiale arma, la bomba atomica.
A questo nuovo ordigno per tutti gli anni della guer-
ra lavorarono gruppi di scienziati tedeschi e ameri-
cani che, anche grazie all’emigrazione di molti scien-
ziati europei perseguitati dalle leggi razziali naziste e
fasciste, raggiunsero per primi l’obiettivo. Fungo atomico
Più che la minaccia costituita dagli Stati Uniti, fu l’orrore del disastro atomico a indurre l’im-
peratore giapponese alla resa senza condizioni. Il 14 agosto 1945 finiva così la seconda guer-
ra mondiale, costata 60 milioni di morti. Lo sgancio delle bomba atomica era
stato dettato dalla volontà degli
americani di concludere il conflitto
mondiale immediatamente prima
che l’unione sovietica potesse gioca-
re un ruolo decisivo in estremo
oriente. Dopo quell’evento ripetuto-
si tre giorni dopo a Nagasaki l’im-
magine del “fungo atomico” entrò
nell’immaginario collettivo come
simbolo di una minaccia mai cono-
La bomba atomica Little Boy sciuta prima dall’uomo: la distruzio-
ne totale della vita sulla terra. 5
5. Filosofia
Interpretazioni più profonde riguardo allo zero giungono dall’orientamento filosofico del ni-
inteso come volontà del nulla, che nega l’esistenza di valori e di realtà comune-
chilismo,
mente ammessi.
In campo filosofico questo termine non viene
più usato in modo ordinario, infatti mentre
nel passato indicava un atteggiamento di ge-
nerale negazione degli ideali più diffusi, o ad-
dirittura della vita e dell’uomo, assume ora
un'altra valenza, forse più moderna o forse
più profonda.
fu colui che stravolse il senso di
Nietzsche
tale termine con cui voleva indicare la specifi-
ca situazione dell’uomo moderno e contem-
poraneo che in seguito alla breve sentenza
“Dio è morto”, non crede più nei valori su-
premi quali Dio, la verità, il bene e tutte quelle
entità che lo avevano sorretto nel corso dei
millenni. L’uomo finisce così per avvertire di
fronte all’essere lo sgomento del vuoto e del
nulla.
L’uomo avrebbe dapprima creduto in un
mondo governato da categorie quali l’«unità», Friedrich Wilhelm Nietzsche
la «verità», il «bene», il «fine», l’«essere» ecc. In
seguito, essendosi reso conto che tali categorie sono fittizie in quanto il mondo non
rispecchia affatto i nostri desideri logici e morali, sarebbe piombato nella disperazione
nichilista. «Risultato: Il credere nelle categorie è la causa del nichilismo - abbiamo misurato il
valore del mondo in base a categorie che si riferiscono a un mondo puramente fittizio»
afferma Nietzsche.
Il termine “Nichilismo” assume nella speculazione Nietzscheana una valenza fondamentale;