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Dal punto di vista Dal punto di vista
STORICO SCIENTIFICO
ORIGINE DEL TERMINE LO STUDIO DEI FENOMENI
VULCANO VULCANICI: LA
VULCANOLOGIA
etimologia
PRINCIPALI ERUZIONI
Cenni storici
Dove sono chi sono i precursori
localizzate l’Osservatorio Vesuviano
L’eruzione del 79d.C.
Le eruzioni
Descrizione cos’è un’eruzione
dell’eruzione perché avvengono
dove avvengono
come possono essere
I vulcani I prodotti delle
cos’è un vulcano
eruzioni
tipi di vulcano le lave
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve
Diego Velàzquez, La fucina di Vulcano, 1630 ORIGINE DEL TERMINE
VULCANO
La parola deriva dalla piccola isola di
nell’arcipelago
Vulcano delle Eolie.
Centinaia di anni fa, la popolazione che
quest’area
viveva in credeva che Vulcano
fosse il del dio
camino della fornace
Vulcano. Essi credevano che i caldi
frammenti di lava e le nuvole di polvere e
vapori che si producevano venissero
direttamente da quella fornace, come
espressione della capacità del dio di
manifestarsi.
Fino
L'etimologia
alla met
del nome
del XX
non
secolo
chiara:
si pensava
la tradizione
che il romana
suo nome
sosteneva
non fosse
che latino
il dio derivasse
ma fosse
il
correlato
proprio foneticamente
nome da alcuni
al
termini
nome del
latini
dio
collegati
cretese alla folgore che
(fulgere,
per ha funzioni molto
la
Velkhanos fulgur, fulmen),
diverse in
da qualche
quelle modo
del collegata
dio romano;
al fuoco.
secondo
Al dio
alcuni
sono attribuiti
studiosi
due
infatto
epiteti:
Velkhanos
quale Mulciber
(qui
corrisponderebbe al dio
cio
greco
"che
Zeus,
addolcisce",
il padre degli dei. e entrambi col significato di
ignem mulcet), Quietus Mitis,
"tranquillo"; tutti questi epiteti servono a scongiurare l'azione distruttiva del dio (per
esempio negli incendi). In seguito all'identificazione di Vulcano con il greco Efesto,
l'epiteto Mulciber fu interpretato come "colui che addolcisce i metalli nella forgia".
BACK
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve
LE PRINCIPALI data vulcano ubicazione conseguenze
lungo le dorsali oceaniche
II mill. a.C. Santorino Grecia esplosione dell'isola: scomparsa della civiltà locale
79 d.C. Vesuvio Italia Pompei, Ercolano e Stabia furono sepolte da
ERUZIONI una spessa coltre di ceneri, lapilli e lava
lungo il margine di un continente o lungo catene di
1006 Merapi Giava (Indonesia) fu sepolta sotto le ceneri Barabudur
1586 Kelut Giava (Indonesia) circa 10000 morti
isole
VULCANICHE
Vulcani attivi
Come si pu notare dalla 1631 Vesuvio Italia circa 18000 morti; la lava raggiunse il mare
1669 Etna Italia le colate laviche sepellirono in parte Catania
Punti caldi all’interno
tabella, le eruzioni avvengono 1766 Hekla Islanda numerose vittime
in centri isolati (punti caldi), di aree
1772 Papandajan Giava (Indonesia) 3000 morti; 40 villaggi sepolti
Dorsali oceaniche
in particolari zone, come ad 1783 Asama Honshu (Giappone) migliaia di morti
continentali e di piane abissali oceaniche
1783 Laki Islanda fu una delle eruzioni più catastrofiche della storia
Fosse abissali oceaniche
esempio Indonesia, Giappone, 1814 Mayon Luzon (Filippine) 1200 morti
1815 Tambora Sumbawa (Indonesia) 92000 morti
Islanda, ecc. Ci dovuto al 1822 Galunggung Giava (Indonesia) 4000 morti; nubi ardenti in un raggio di 24Km
1883-1884 Krakatoa Indonesia 36000 morti; l'isola fu in parte distrutta; l'eruzione
fatto che questi fenomeni non provocò un'onda di marea di 20m di altezza
1892 Awu isole Sangi (Indonesia) 1500 morti
sono casuali, ma causati dallo 1902 Pelée Martinica 34000 morti; distrutti villaggi e la città di Saint-Pierre
1906 Vesuvio Italia furono eruttati milioni di metri cubi di lava
spostamento delle placche, 1912 Katmai Volcano Alaska furono ricoperti di ceneri e lave 140kmq; si formò un
vasto campo di fumarole
secondo la teoria della Tettonica 1914 Sakura-jima Kyushu (Giappone) la città di Kagoshima fu danneggiata e una corrente
di lava unì l'isola di Sakura all'isola di Kyushu
delle placche. 1919 Kelut Giava (Indonesia) 5000 morti
1928 Etna Italia fu distrutto il paese di Mascali
1930 Marapi Sumatra (Indonesia) 1369 morti
Infatti la distribuzione degli 1943 Paricutin Messico si formò un nuovo vulcano 3
1944 Vesuvio Italia furono emessi 21 milioni di m di lava
oltre 500 vulcani attivi tende a 1946 Sakura-jima Kyushu (Giappone) furono distrutti due villaggi
1951 Lamington Nuova Guinea 3000 morti
concentrarsi lungo fasce o in 1963 Agung Bali (Indonesia) 2000 morti; lave, nubi ardenti, colate di fango
1965 Taal isola Volcano (Filippine) 500 morti
catene di edifici che possiamo 1966 Kelut Giava (Indonesia) 300 morti
1968 Mayon Luzon (Filippine) una nube ardente causò la morte di 1200 persone
schematizzare cos: 1973 Helgafell isola Heimaey (Islanda) le lave investirono parte della città di
Vestmannaeyjar e il suo porto
1980 St. Helens Stati Uniti Un'esplosione laterale devasta circa 550Kmq di
territorio; la colonna eruttiva emise circa 0,25-0,5
3 3
Km di nuovo magma distruggendo 2,5Km di
montagna
25000 morti; il calore dell'eruzione provocò lo
1985 Nevado del Ruiz Colombia scioglimento improvviso di un ghiacciaio al quale
fece seguito un'impressionante alluvione
* Tabella aggiornata al 1985
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve
L’ERUZIONE DEL
L’Italia, com’è
79d.C noto, è terra di vulcani. Alcuni di essi
sono in piena attività, altri sono quiescenti, cioè in
temporaneo riposo, ed altri ancora sono totalmente
Gran Cono
estinti da migliaia o da milioni di anni. Non è facile
Monte Somma
stabilire quando un vulcano debba considerarsi
definitivamente spento e quando solo quiescente: il
Vesuvio ad esempio era ritenuto, prima del 79 d.C., un
vulcano spento anzi in molti non sapevano nemmeno
che quel monte coperto da una lussureggiante
vegetazione fosse un vulcano.
La sua notorietà è dovuta soprattutto all'eruzione del 79 d.C. che seppellì
sotto spesse coltri di ceneri e lapilli le città di Ercolano e Pompei.
Il è formato in realtà da due vulcani sovrapposti: quello più
Vesuvio
antico è il Monte Somma, che ha una circonferenza alla base di quasi 50
kilometri e culmina nella Punta Nasone a 1132 metri di quota, mentre
quello più recente è il Gran Cono (o Vesuvio vero e proprio) che ha
cambiato nel tempo conformazione, altezza e diametro poiché le varie
eruzioni lo hanno alternativamente ingrandito e demolito: esso presenta
attualmente una circonferenza di oltre 10 kilometri e una altezza di circa
1.270 metri sul mare.
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve
Quella del 79 d.C. fu la prima eruzione della storia osservata e
documentata con metodo scientifico grazie a Plinio il Vecchio,
famoso naturalista e comandante della flotta romana di stanza nel
l’esplosione
golfo di Napoli che immediatamente dopo si recò sul
posto con una nave per osservare il fenomeno da vicino e prestare
soccorso agli abitanti della zona. Qui trovò la morte per aver respirato
dell’eruzione.
i gas tossici Le sue note dettagliate furono raccolte dal nipote
che poi le comunicò allo storico
Plinio il Giovane
Tacito attraverso due famose lettere le quali
rappresentano un documento fondamentale per la
dell’attività
conoscenza vulcanica in epoca antica.
Plinio il Giovane, Plinio il Giovane,
Lettere, VI, 16/h Lettere, VI, 20/h
BACK
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve Plinio il
Giovane,
Caro Tacito, Lettere, VI,
Chiedi che io ti descriva la morte di C. Plinius Tacito suo s.
16/h
mio zio, perché tu possa tramandarla ai Petis, ut tibi avunculi mei exitum
posteri così come avvenne. Ti scribam, quo verius tradere posteris
ringrazio; […] Volentieri accolgo ed possis. Gratias ago; […] Quo
anzi esigo il compito che mi proponi. libentius suscipio, deposco etiam,
Era (Plinio il Vecchio) a Miseno e quod iniungis. Erat Miseni
teneva direttamente il comando della classemque imperio praesens
flotta. Il 24 agosto, intorno all'una del regebat. Nonum Kal. Septembres
pomeriggio, mia madre gli indica una hora fere septima mater mea
nube che appariva, insolita per indicat ei apparere nubem inusitata
grandezza e per aspetto. […] chiede i et magnitudine et specie. […]
sandali e sale in un luogo da cui si poscit soleas, ascendit locum ex
poteva osservare al meglio quel quo maxime miraculum illud
prodigio. Per chi osservava da lontano conspici poterat. Nubes - incertum
non era chiaro da quale monte (si seppe procul intuentibus ex quo monte;
dopo che era il Vesuvio) si levava la Vesuvium fuisse postea cognitum
nube, la cui forma da nessun altro est - oriebatur, cuius similitudinem
albero più che dal pino può essere et formam non alia magis arbor
rappresentata. quam pinus expresserit.
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve Nel frattempo dal monte Vesuvio
risplendevano in parecchi punti
Interim e Vesuvio monte pluribus locis larghissime strisce di fuoco e alti
latissimae flammae altaque incendia incendi, il cui fulgore e la cui luce
relucebant, quorum fulgor et claritas erano messi in risalto dalle tenebre
tenebris noctis excitabatur. […] Crebris della notte. […] Per frequenti e
vastisque tremoribus tecta nutabant, et fortissime scosse i caseggiati
quasi emota sedibus suis nunc huc traballavano e, quasi divelti dalle loro
nunc illuc abire aut referri videbantur. fondamenta, si vedevano ondeggiare
Iam dies alibi, illic nox omnibus ora da una parte ora dall'altra e poi
noctibus nigrior densiorque. […] ritornare in quiete. Altrove era già
flammae flammarumque praenuntius giorno, lì una notte più nera e più fitta
odor sulpuris alios in fugam vertunt, di tutte le notti. […] Delle fiamme ed
excitant illum. Innitens servolis duobus un odore di zolfo annunciatore di
assurrexit et statim concidit, ut ego fiamme spingono gli altri in fuga e lo
colligo, crassiore caligine spiritu ridestano. Sorreggendosi su due
obstructo, clausoque stomacho. schiavi si mise in piedi, ma subito
stramazzò, come io desumo, per la
caligine troppo densa che gli ostruì il
respiro e gli otturò la gola.
BACK
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve Plinio il
L’eruzione
[…] era stata preceduta per Giovane,
molti giorni da scosse di terremoto, che
non avevano generato una grande Lettere, VI,
preoccupazione perché in Campania […] Praecesserat per multos dies
20/h
avvenivano di frequente; ma quella notte tremor terrae, minus formidolosus quia
divennero talmente forti da dare Campaniae solitus; illa vero nocte ita
l’impressione che tutto non solo si invaluit, ut non moveri omnia sed verti
muovesse, ma che addirittura si crederentur. […] Vehicula quae produci
capovolgesse. […] I carri che avevamo iusseramus, quamquam in planissimo
fatto giungere sbandavano qua e là, campo, in contrarias partes agebantur,
sebbene fossimo in una zona di pianura, e ac ne lapidibus quidem fulta in eodem
non restavano fermi nello stesso posto vestigio quiescebant. Praeterea mare in
neppure se bloccati con delle pietre. se resorberi et tremore terrae quasi
Vedevamo inoltre che il mare si stava repelli videbamus. Certe processerat
riassorbendo ed era per così dire respinto litus, multaque animalia maris siccis
dal terremoto. La costa si era senza dubbio harenis detinebat. Ab altero latere
estesa, e molti animali marini erano rimasti nubes atra et horrenda, ignei spiritus
Dall’altra
sulla sabbia asciutta. parte quella tortis vibratisque discursibus rupta, in
nube scura e spaventosa, squarciata dai longas flammarum figuras dehiscebat;
dell’aria
guizzi torti e vibrati infuocata, si fulguribus illae et similes et maiores
fende in lunghe fiamme; quelle erano erant
simili a fulmini, ma ancora più grandi.
Rachele Borgato - L.S. G. Galilei Dolo Ve Dopo non molto, la nube scese fino a
terra e coprì il mare; ed ecco la cenere,
[…] Nec multo post illa nubes descendere che tuttavia non è ancora fitta:
in terras, operire maria; […]. Iam cinis, incombeva alle nostre spalle una
adhuc tamen rarus: densa caligo tergis densa oscurità, che ci seguiva,
imminebat, quae nos torrentis modo spargendosi sulla terra, impetuosa
infusa terrae sequebatur [...]. Paulum po’
come un torrente. Tornò un di
reluxit, quod non dies nobis, sed luce, che non ci sembrava la luce del