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È ben noto nella storia dell’umanità, che in situazioni di crisi la discriminazione verso quella parte della
società più debole e diversa cresce. È stato così durante il Medioevo, quando la totale subordinazione della
vita alla religione portò a riconoscere gli ebrei come unici responsabili al dilagare della peste e della carestia;
oppure, esempio ancora più lampante, la crisi economia, politica e sociale del primo dopoguerra che ha
permesso alla Germania nazista di fare della discriminazione degli ebrei il suo punto di forza con le
conseguenze ben note a tutti o a Mussolini di proporre una politica autoritaria alla crescente paura per il
cosiddetto “pericolo rosso”, tanto temuto dalla maggior parte dei cittadini benestanti.
Attualmente stiamo vivendo una crisi che molti paragonano a quella del ’29 e dato che non sempre la storia
viene ricordata come maestra di vita, c’è il rischio che si crei un clima di panico e xenofobia che porterebbe a
chissà quali conseguenze. IL MOVIMENTO
SKINHEAD E NEO-NAZISTA
Sebbene oggi i media tendano a classificare gli Skinhead come un gruppo di ragazzi razzisti, di idee neo-
naziste e con la testa rasata, in realtà originariamente questa sottocultura, che ha elementi in comune che
riguardano l'iconografia, l'ideologia, le tendenze musicali e l'abbigliamento, era apolitica e soprattutto non era
razzista. È stato a partire dagli anni Settanta che il loro stile di vita ha subito un radicale processo di
politicizzazione e una conseguente frammentazione.
ORIGINI DEL MOVIMENTO
Negli anni Cinquanta e Sessanta furono soprattutto due le sottoculture che contribuirono alla nascita
movimento che poi venne comunemente definito “skinhead”.
La prima è rappresentata dai “Mods” (abbreviazione di modernist), ragazzi della classe operaia inglese, che
amavano la musica moderna, soul, reggea e ska, che indossavano sempre gli abiti più raffinati ed eleganti e
che avevano una vera passione per gli scooter. Erano solitamente ragazzi bianchi che avevano un vivo senso
dello stile e i tipici valori della classe operaia. La seconda invece comprende i cosiddetti “Rude boys”, che in
Jamaica stavano diventando un gruppo sempre più numeroso: erano giovani giamaicani che imitavano lo stile
gangster, che ascoltavano musica ska e reggea e che erano noti per il loro modo di confrontarsi con chiunque
incontrassero, diretto e coerente con il loro pensiero. A metà degli anni
Sessanta molti artisti reggae migrarono in Gran Bretagna, dove
riuscirono a trarre vantaggio dal mercato prosperoso tra i giovani
bianchi della classe operaia.
Durante la metà degli anni Sessanta la diffusione del movimento
hippy provocò una scissione all'interno del movimento Mod: da una
parte i “peacock mods”, giovani benestanti che vestivano abiti costosi,
frequentavano il college o l'università, appassionati di musica rock
come lo psychedelic rock e la british invasion, facevano uso di droghe
psichedeliche e si lasciavano coinvolgere dall'universo Hippie;
dall'altra gli “hard mods”, appartenenti alla classe operaia, caratterizzati da atteggiamenti patriottici e da un
certo odio verso gli Hippie, non particolarmente affascinati dalla musica rock, e si orientavano piuttosto sulla
musica nera giamaicana come ska, reggae, rocksteady, soul, jazz, blues o R&B. La condizione economica di
questi, non permetteva loro l'uso di droghe, non frequentavano college e università né indossavano vestiti
costosi e all'ultima moda, ma anzi adattarono il loro look, meno costoso, a quello della classe proletaria di
appartenenza, anche in contrasto con i peacock mods. Questa frangia dei mods si sviluppò soprattutto nelle
periferie di Londra, dove l'incontro con i rude boys fu inevitabile: gli hard mods ereditarono da loro un
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atteggiamento più aggressivo, violento, patriottico, un forte orgoglio di appartenenza al proletariato, pur
rimanendo un movimento apolitico e anti-razzista, data la loro socializzazione con i rude boys neri. Fu alla
fine degli anni Sessanta che quest'ala dei mods venne comunemente definita “skinhead”. La subcultura
skinhead, dunque, nacque come fenomeno giovanile inglese di matrice operaia con attitudini fortemente
conservatrici che sfociavano spesso in aggressioni ai gruppi considerati "nemici": pakistani, hippy e
omosessuali. Le aggressioni violente vennero sarcasticamente chiamate boot-party, e il paki-bashing e il
queer-bashing, (ovvero violenze contro i pakistani e contro i gay), divennero passatempi usuali. Questa fase è
detta dei trojan skinhead o skinhead original.
Agli inizi degli anni Settanta l'influenza del reggae inizia a calare: alcuni skinheads, legati alle loro origini,
rimasero fedeli alle loro credenze, come il senso di patriottismo e orgoglio nazionale, altri invece (boneheads)
persero il contatto con le origini e sostituirono l'orgoglio nazionale con pregiudizi razziali. Alcuni partiti
britannici di estrema destra, come il National Front, il British Nazi Party o il British Movement, iniziarono a
vedere in questi impressionabili giovani un perfetto soggetto su cui puntare per le loro future forze di
reclutamento.
In un articolo su The Guardian, Shane Meadows, regista del film This is England, che mette in scena la storia
della cultura skinhead, dice «Quello era un periodo che vedeva la presenza di 3 milioni e mezzo di disoccupati
e inoltre eravamo coinvolti nella guerra delle Falklands. Quando la gente si sente frustata e disillusa, gruppi
estremisti cercano di approfittare della situazione e questo è quello che fece il National Front nei primi anni
Ottanta. Gli skinhead avevano da sempre avuto un forte senso di orgoglio nel sentirsi appartenenti alla classe
operaia inglese, così diventarono subito facili sostenitori del NF, che li convinse che la loro identità era in
pericolo. [..] Purtroppo tutti gli skihead erano visti alla stessa maniera, ma la maggior parte dei veri e vecchi
[1]
skin, rimasero legati alle origini del movimento e si separarono dal razzismo.»
Nella seconda metà degli anni Settanta, il movimento skinhead decaduto qualche tempo prima, riemerse
(revival skinhead) insieme al diffondersi del punk britannico, e in particolare, il punto di incontro tra gli skins
e i punk fu lo street punk, poi ribattezzato “Oi!” (un'interiezione in slang cockney - il dialetto dell'East End
londinese - che significa letteralmente “Hey!”, adottato per la prima volta dal batterista del gruppo Cockney
Rejects). Sebbene la musica Oi! non fosse politicizzata, quei partiti di estrema destra che già avevano
intravisto nel movimento skinhead un probabile alleato, utilizzarono molti gruppi musicali per diffondere i
loro messaggi politici.
Fu proprio in questo contesto che la sottocultura skinhead assunse la forma di movimento politico giovanile
fondato sul mito del “white power”, l'antisemitismo e il richiamo ai regimi nazionalsocialisti, ottenendo
consensi anche a livello internazionale.
In risposta alla crescita del movimento “white power”, verso la fine degli anni Ottanta Roddy Moreno,
componente del gruppo Oi! The Oppressd, fondò a New York un'organizzazione chiamata SHARP (Skin
Heads Against Racial Prejudice) con l'idea di perseguire tre obiettivi: educare la gente a proposito della
cultura skinhead, mostrare cos'erano davvero i bonheads davanti agli occhi di tutti e quindi estraniarli dalla
comunità skin.
Qualche anno dopo nacquero anche i primi gruppi RASH (Red & Anarchist Skin Heads), che oltre
all'antirazzismo si ispiravano ad ideali prossimi al comunismo e all'anarchia.
I naziskin aumentarono di conseguenza, in Europa nei paesi scandinavi, noti per le loro leggi liberali, ma
soprattutto nel sud degli Stati Uniti, dove il razzismo è fortemente radicato nella società, e dove al vecchio Ku
Kux Klan si sostituiscono gli skinhead. Iniziarono a formarsi svariati gruppi organizzati, e così le relazioni tra
neo-nazisti americani ed europei diventano più forti che mai.
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FAZIONI
Trojan Skinhead (o Skinhead Original): considerati come la prima forma di
Skinhead, quella nata verso la metà degli anni Sessanta; si dichiarano estranei
agli orientamenti politici di estrema destra e di estrema sinistra
SHARP (Skin Head Against Racial Prejudice): movimento non gerarchizzato
nato in contrapposizione ai movimenti skinhead neonazisti e razzisti. Il
simbolo di questa fazione è un elmo troiano, ispirato al logo di un'etichetta
discografica giamaicana “Trojian Records” e venne adottato come simbolo di
fedeltà al vecchio stile skinhead e antirazzista.
RASH (Red & Anarchist Skin Heads) caratterizzato dalle tendenze politiche
comuniste o anarchiche.
Gay Skinhead: individui omosessuali che si riconoscono come appartenenti della sottocultura
skinhead.
Skin88 (o White Power Skinhead o Naziskin o Bonehead): skinhead di ideologia neonazista o
neofasciste ; nel nome, i due 8 indicano una doppia H (l'ottava lettera nell'alfabeto latino) , ovvero Heil
Hitler (il saluto nazista). Sono raggruppati in numerose organizzazioni anche internazionali.
IDEOLOGIA
Alle origini del movimento, l'unica attitudine che può ricondursi a idee razziste fu il cosiddetto Paki Bashing
(ossia pestaggio di Pakistani), praticato però solo da alcuni skinheads. Questi pestaggi non erano motivati da
un vero e proprio razzismo radicato, ma più dalla diversità delle culture di alcuni immigrati , che potevano
rivelarsi molto diverse dalla vita di strada degli skinhead.
Nell'immediato dopoguerra, l'immigrazione dal Commonwealth (principalmente dai Caraibi e dal Pakistan)
aveva portato allo sviluppo di alcuni ghetti proliferi di extracomunitari a Londra e a Liverpool, popolati
prevalentemente da sottoccupati. Durante gli anni Sessanta i pakistani e gli asiatici diventarono vittime di
persecuzioni razziali ad opera di alcuni inglesi, tra cui diversi skinheads. Molti di loro sostenevano infatti che
l'afflusso di stranieri, soprattutto asiatici, stava danneggiando le loro prospettive di lavoro e i loro valori
tradizionali. Era quindi una forma di conservatorismo più che razzismo ideologico, anche perché la cultura
skinhead era da sempre caratterizzata da pensieri patriottici. Inoltre questo atteggiamento non è riconducibile
ad una componente razzista, basti pensare al fatto che questa sottocultura si era sviluppata proprio dal legame
con la cultura nera giamaicana: le gang di skinheads e rude boys erano molto unite, condividevano gli stessi
ambienti, la stessa attitudine e vita di strada e, soprattutto in origine, vi erano anche molti skinheads di colore
oltre ai rude boys bianchi.
Altre attitudini fortemente conservatrici che sfociano in aggressioni frequenti sono quelle nei confronti di
hippy e omosessuali (il cosiddetto queer-bashing ).
Verso la fine degli anni Settanta, avviene una spaccatura all'interno del movimento: il leader del gruppo
musicale Skrewdriver, Ian Stuart Donaldson, un nazionalista radicale, inizia a esporre durante i suoi concerti
simboli nazisti, svastiche, trovando subito appoggio tra quegli skinheads che avevano
perso il contatto con le origini e si erano avvicinati all'ideologia razzista. L'ideologia
neonazista infatti, dava loro un senso di potere, di appartenenza e di superiorità rispetto
agli altri, dato che vivevano spesso in ambienti degradati ed erano in un'età dove si era
ancora alla ricerca della proprio identità e del proprio posto nel mondo.
In questo contesto, il passaggio all'uso della violenza fu rapido: negli Stati Uniti sono
stati responsabili di quasi 45 omicidi di minoranze razziali, omosessuali o persino altri
skinheads.
In questi anni i vari partiti della nuova destra estrema inglese come il British Nazi Party, il British
Movement, il National Front e altre organizzazione razziste minori iniziarono a reclutare giovani dai raduni
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skinheads o appoggiavano politicamente diverse rock band, tra cui gli stessi Skrewdriver.
Del O’Connor, uno dei primi uomini del gruppo Combat 18 (movimento neo-nazista britannico) disse:
“Personalmente non avevo nulla da perdere in quel momento, nemmeno quando rischiavo di passare la mia