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Il 28 ottobre 1922 avvenne la marcia su Roma, il primo ministro Facta chiese a Vittorio
Emanuele III di firmare lo stato d’assedio che gli avrebbe consentito di utilizzare
l’esercito contro le squadre fasciste. Il re rifiutò, Facta si dimise e il giorno dopo
Mussolini ricevette l’incarico di formare il nuovo governo nel quale entrarono anche
liberali e popolari. Una volta al
governo, grazie alla flessibilità dello
Statuto Albertino, Mussolini
trasformò lo stato da Monarchia
Costituzionale a Stato Totalitario.
Il primo passo verso il totalitarismo
riguardò le leggi elettorali e, nel 1923,
in previsione delle elezioni del 1924,
entrò in vigore la cosiddetta “legge –
Acerbo” che garantiva i 2/3 dei seggi in Parlamento al partito di maggioranza (anche
relativa). Nel periodo che precedette le elezioni, si verificarono numerose violenze:
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furono aggrediti Giolitti, Amendola, fu arrestata l’intera redazione dell’ “Avanti“ e
assassinato Don Giovanni Minzoni nel ferrarese. Dopo le
elezioni, il deputato socialista Giacomo Matteotti, che
aveva denunciato in Parlamento le violenze durante il
periodo elettorale, fu rapito e ucciso.
Il fascismo istituì un nuovo organo costitutivo, il Gran
Consiglio del Fascismo, che aveva, tra gli altri, il compito di
disegnare il successore del capo del governo e venne
introdotto un altro strumento di repressione, la polizia
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segreta denominata OVRA . Nel 1929 Mussolini stipulò con
la Chiesa Cattolica i “Patti Lateranensi”, ponendo fine alla
“questione romana”.
La fine del Regime Fascista
. Il crollo del regime fascista inizia a profilarsi nella
primavera del 1943, con l’intensificarsi dei bombardamenti da parte degli alleati e
degli scioperi nelle fabbriche del nord. L’atto formale che pose fine al governo di
12 Giornale del partito socialista.
13 Opera di vigilanza e repressione dell’attività antifasciste.
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Mussolini fu l’ordine del giorno “Grandi”, firmato il 25 luglio 1943, con il quale il capo
del governo veniva sfiduciato e si invitava il Re a riprendere la guida del paese. Vittorio
Emanuele III diede l’incarico di capo del
governo al generale Badoglio, mentre Mussolini
venne trasportato sotto scorta dei
carabinieri, all’aeroporto di Pratica di mare, da
cui fu trasferito a Campo Imperatore (sul
Gran Sasso), dove i tedeschi lo liberarono. I
firmatari dell’ordine del giorno “Grandi”,
saranno poi processati a Verona, tra i
condannati vi sarà il genero di Mussolini,
Galeazzo Ciano. L’8 settembre 1943 con un
comunicato radio venne dato l’annuncio
dell’armistizio che l’Italia aveva richiesto e
ottenuto dal generale Eisenhower. L’esercito , colto di sorpresa, si sfaldò, anche
perché nel frattempo il Re e Badoglio fuggirono precipitosamente da Roma e
raggiunsero Brindisi che era già sotto il controllo delle truppe americane. L’esercito
era completamente disorientato, molti soldati abbandonarono i loro reparti e fecero
ritorno a casa, altri si unirono alle formazioni partigiane ed altri ancora confluirono
nella repubblica sociale. Nel 1944 venne poi stabilita la cosiddetta
“tregua istituzionale” sancita nel patto di
Salerno, stipulato tra la monarchia e i leader
dei partiti politici rientrati in Italia dopo la
caduta del fascismo (Togliatti, DeGasperi,
ecc.). Si decise di posticipare ogni decisione
sulla forma di stato e di governo che l’Italia
avrebbe dovuto assumere, alla fine della
guerra, concentrando tutti gli sforzi nella
liberazione del paese dai tedeschi.
Successivamente, Vittorio Emanuele III
nominerà il figlio Umberto “Luogotenente del
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Regno”. Vengono quindi costituiti i C.L.N ., Roma venne liberata il 4 giugno 1944 e quasi
subito portata alla luce la strage delle Fosse Ardeatine.
Il Referendum Istituzionale . Il 2 giugno 1946 è la data in cui il referendum
istituzionale sancì la nascita della Repubblica: per la prima volta parteciparono al voto
anche le donne. Un mese prima Vittorio Emanuele III aveva abdicato in favore del
figlio che era salito al trono con il nome di Umberto II, passato alla storia come il ”re
di maggio”, in quanto il suo
regno era durato un mese.
Umberto II abbandonò
l’Italia per recarsi in esilio
in Portogallo. Nello stesso
anno si insediò l’Assemblea
Costituente con il compito
di redigere il nuovo testo
costituzionale repubblicano.
All’interno dell’assemblea
fu designato un comitato di
75 membri, incaricato della stesura materiale del testo: la costituzione risulterà quindi
un compromesso tra le tre componenti essenziali della società italiana dell’epoca:
la componente liberale (Art. 13 – 28 rapporti civili);
- la componente cattolica (Art. 7 – 29 ecc.);
- la sinistra (comunista/socialista, art. 1,4, 35, 36, 37, 38, 39, 40).
-
I lavori della costituente terminarono nel dicembre del 1947 ed entrò in vigore il 1°
gennaio 1948. Nello stesso anno si tennero le elezioni politiche che videro la netta
affermazione della DC (Democrazia Cristiana) con il 48% e il suo leader, Alcide De
Gasperi, fu incaricato di formare il nuovo governo.
14 Comitati di liberazione nazionale sotto la supervisione del C.L.N. dell’alta Italia.
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Stato democratico
E’ il risultato della trasformazione avvenuta nello stato liberale in conseguenza alle
conquiste politiche e sociali delle classi popolari. Per un verso lo stato democratico
mantiene gli aspetti tipici dello stato liberale da cui deriva e viene perciò anche
designato come stato liberal – democratico; per altri versi introduce elementi nuovi
che lo contrappongono al regime liberale e permettono di considerarlo come una forma
di stato diversa dalla precedente. La caratteristica fondamentale dello stato
democratico è quella di reggersi su un compromesso tra le classi sociali: a differenza
dello stato liberale, le classi popolari godono dei diritti politici e partecipano alla vita
dello stato.
Il principio su cui si fonda lo stato democratico è quello del pluralismo: esso considera
come un elemento positivo e vitale l’esistenza di una pluralità di interessi, opinioni e
organizzazioni che si confrontano nella società civile e nello stato. Il metodo
democratico si basa su alcune regole fondamentali: in primo luogo le decisioni vengono
prese a maggioranza e hanno valore per tutti, e la minoranza, pur dovendo rispettare le
decisioni della maggioranza, ha diritto di esprimere il suo dissenso e adoperarsi perché
esse siano cambiate.
Stato sociale
E’ una creazione del mondo britannico estesosi successivamente in molti paesi come
ulteriore evoluzione dello stato democratico. Il Welfare State, oltre a garantire i
diritti inviolabili e di partecipazione dello stato democratico, tutela il cittadino “From
the cradle to the Grave” (dalla culla alla tomba): dai trattamenti sanitari obbligatori,
alle obbligazioni sociali, dalla previdenza e assistenza, all’obbligo di studio entro certi
limiti. E’ uno stato che interviene molto e spende molto e la sua degenerazione è
definita stato assistenziale. 25
Parte terza
Forme di Stato e di Governo oggi: la Repubblica e il Governo
parlamentare
Una caratteristica di tutti i regimi democratici è che al vertice dello Stato non esiste
un unico organo, ma una pluralità di organi a cui competono
diverse funzioni. A metà del Settecento, Montesquieu (fig.
a lato) osservò che in Inghilterra, in seguito alla “gloriosa
rivoluzione” del 1688, la sovranità dello stato non era più
concentrata nelle mani del Re, ma era suddivisa tra tre
poteri diversi: il Re, il Parlamento e i Giudici. Sulla base di
questa situazione, Montesquieu formulò la teoria della
separazione dei poteri:
il potere legislativo, che è del Parlamento;
- il potere esecutivo, che è del Governo;
- il potere giudiziario, che è della Magistratura.
-
La separazione dei poteri richiede però una collaborazione tra gli organi dello stato, è
necessario quindi che accanto ad essi ci siano gli organi di garanzia costituzionale, che
sono il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale. Ad ogni potere, come
abbiamo visto, è assegnato un determinato organo dello stato: il Parlamento, il Governo
e la Magistratura.
Il Parlamento
Il Parlamento è un organo bicamerale, composto dalla Camera dei deputati, che ha sede
a Montecitorio, e dal Senato della repubblica, che ha sede a Palazzo Madama. Entrambi
hanno gli stessi poteri e lavorano separatamente, ma in alcuni casi stabiliti dalla
Costituzione, si riuniscono in seduta comune come per l’elezione del Presidente della
Repubblica, la sua messa in stato d’accusa per alto tradimento e attentato alla
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costituzione, per la nomina di 5 giudici della Corte Costituzionale e di 8 membri del
Consiglio Superiore della Magistratura e per ricevere il giuramento del Parlamento.
Le differenze tra le due
camere sono che la Camera dei
deputati è composta da 630
deputati tutti elettivi,
l’elettorato attivo è di 18 anni
e quello passivo di 25, mentre
il Senato è formato da 315
eletti, più i senatori a vita
nominati dal Presidente della
Repubblica e dagli ex Presidenti della Repubblica; l’elettorato attivo è di 25 anni
legislatura
mentre quello passivo di 40. La è il periodo di durata in carica delle camere
che di regola è di 5 anni, salvo elezioni anticipate. La procedura per lo scioglimento
delle camere è ammissibile solo per legge ordinaria (atto tipico del parlamento) e in
caso di guerra. Le nuove elezioni devono avvenire entro 70 giorni dalla fine della
legislatura e la prima riunione delle camere rinnovate non oltre il ventesimo giorno dalle
elezioni; inoltre, tra lo scioglimento delle camere e la prima riunione delle nuove, i
poteri continuano a essere esercitati dalle camere precedenti, parlando così di
prorogatio delle camere scadute. Quando non è possibile formare
una maggioranza che sostiene il
governo, il Presidente della
Repubblica scioglie le camere e
indice le nuove elezioni. Lo
scioglimento può essere
determinato anche da un voto
contrario al governo su un
provvedimento sul quale esso
aveva posto la fiducia o in seguito
ad una nozione di sfiducia contro il governo. Il Presidente della Repubblica non può
sciogliere le camere negli ultimi 6 mesi del suo mandato settennale salvo il caso del
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cosiddetto ingorgo istituzionale, che si verifica quando il Presidente e le camere
scadono nello stesso periodo.
Secondo l’art. 67 Cost. ogni membro del parlamento rappresenta la nazione senza
vincolo di mandato ( il cosiddetto divieto di mandato imperativo) cioè i deputati sono
liberi di operare in nome degli interessi della nazione e non dei propri elettori. Per
svolgere in libertà le proprie funzioni, i membri del Parlamento godono di particolari
garanzie, denominate immunità parlamentari:
- Insindacabilità: i parlamentari non sono responsabili per le opinioni espresse ed i voti
dati nell’esercizio delle loro funzioni;
- Inviolabilità: non possono essere sottoposti a limitazioni della libertà personale senza
l’autorizzazione della camera di appartenenza e possono essere arrestati solo in caso di
flagranza di reato.
Infine, il Patto delle immunità garantisce la massima libertà di espressione.
La giunta per le autorizzazioni a procedere è una commissione permanente con il
compito di valutare, concedere o negare le autorizzazioni a procedere richieste dalla
magistratura nei confronti di un parlamentare. Le immunità parlamentari sono garanzia
della libertà del Parlamento e l’autorizzazione a procedere dovrebbe essere negata in
fumus persecutions
caso di “ ” (sospetto di persecuzione politica attuata dai
magistrati).
L’organizzazione delle camere è disciplinata dai regolamenti interni di Camera e
Senato. Tali regolamenti, nonostante il nome, sono leggi approvate dal parlamento con
procedura rinforzata, cioè nello specie con maggioranza assoluta ( metà più uno dei
componenti).
Il Parlamento, essendo composto da molti deputati e senatori, non potrebbe funzionare
ordinatamente se i suoi membri non venissero raggruppati in base ai partiti di
appartenenza, ovvero nei gruppi parlamentari che corrispondono sostanzialmente ai
partiti, ad eccezione di quello misto.