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quando queste non sono presenti, ad esempio non gettiamo la

spazzatura per strada o non evadiamo le tasse. Quindi il nostro

comportamento (chi più chi meno) è influenzato dal pensiero di cosa

avrebbe fatto l'altra persona in una situazione analoga, soprattutto in

condizioni delicate (Cialdini, 2001).

Più alto sarà il livello di consenso percepito e più ne saremo influenzati;

siamo anche facilmente influenzabili se non conosciamo bene noi stessi o

non abbiamo il tempo per poter analizzare la situazione con calma.

10. RECIPROCITA'

Il potere della reciprocità è spesso sottovalutato, ma è incredibilmente

forte e influente in tutte le culture umane; nella vita quotidiana questo

significa:" se io ti do qualcosa tu ti senti in dovere di darmi qualcosa in

cambio."

Conformismo: il gruppo dei pari

nell'adolescenza

‘’È un 'gioco organizzato', in cui il soggetto esprime se stesso attraverso

l'esercizio di una serie di ruoli e di funzioni. Spesso l'identificazione e la

fusione con il gruppo rappresentano una tappa necessaria per

progredire verso ulteriori forme di differenziazione’’

Molti studi sull'adolescenza hanno evidenziato il ruolo che il gruppo dei

coetanei riveste in questo periodo dello sviluppo.

Man mano che l'adolescente si allontana dalla famiglia ricerca sempre più

attivamente la relazione con i pari e questa esperienza sembra essere talmente

intensa e significativa sul piano affettivo, sociale e cognitivo da potersi ritenere

una componente universale dello sviluppo. Nel gruppo l'adolescente sembra

trovare un ambiente rassicurante, che favorisce il distacco dalla famiglia e la

conquista dell'autonomia personale. 8

Se chiediamo ad un adolescente i motivi della sua partecipazione alla vita di un

gruppo, la risposta più frequente sarà: « Perché mi trovo bene, mi sento a mio

agio con i compagni ». Oppure: « Siamo uguali tra noi e c'è intesa ». In queste

parole ci sembra di cogliere non solo una percezione affettiva del gruppo di

segno positivo, ma anche una componente cognitivo-sociale che qualifica

l'interazione al suo interno. « i bambini e gli adulti costituiscono gruppi a sé

stanti chiaramente individuabili; l'adolescente ... non desidera più appartenere

al gruppo dei bambini e, allo stesso tempo, sa che non e veramente accettato

nel gruppo degli adulti ». Sembra cioè aver bisogno di una realtà intermedia

che renda

graduale questo passaggio. Il gruppo dei coetanei risponde a questo bisogno,

fornendo uno status intermedio cognitivamente strutturarle e affettivamente

sicuro, al cui interno il soggetto esprime se stesso attraverso l'azione.

Nell'ambito del gruppo l'adolescente può agire, affermare il proprio punto di

vista, assumere una serie di ruoli o di funzioni diverse in una condizione di

sostanziale parità, ma la sua azione ha valore solo in rapporto a quello

determinata realtà, non può essere trasferita direttamente nella società adulta.

Il gruppo dei pari rappresenta quindi un momento importante per la formazione

del Sé e la conquista dell'autonomia. Esso funziona attraverso modalità di

interazione sociale di segno diverso.

Al suo interno troviamo comportamenti di identificazione, di opposizione, di

confronto e di conflitto, funzionali ad un processo di progressiva

differenziazione dell'azione del soggetto sulla realtà.

9

Luigi Pirandello

‘’Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e

non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile’’

Uno, Nessuno e Centomila

Luigi Pirandello nacque nel 1867 a Girgenti da una famiglia agiata. Studiò al

liceo classico di Palermo, poi si iscrisse alla facoltà di Lettere. Di qui passò nel

1887 all'università di Roma, poi a quella di Bonn dove conseguì la laurea. Al

suo ritorno, volendo dedicarsi alla letteratura, si stabilì a Roma dove cominciò a

collaborare con poesie e scritti critici a riviste come la "Nuova Antologia" e il

"Marzocco". Nel 1894 sposò Antonietta Portulano, dalla quale ebbe tre figli. Nel

'97 gli venne conferita, presso l'Istituto Superiore di Magistero, la cattedra di

stilistica e poi di letteratura italiana, che tenne fino al 1925. Seguì, a partire dal

1903, un periodo difficile per lo scrittore, a causa della rovina dell'azienda

paterna e con essa del patrimonio suo e della moglie. Intanto pubblicava

10

poesie, saggi, romanzi e novelle, ma la fama gli arrivò come autore

drammatico. A partire dal 1922 organizza una raccolta completa delle sue

novelle sotto il titolo "Novelle per un anno", che allude al progetto, rimasto

incompiuto (con un totale di 218 novelle), di scrivere una novella per ogni

giorno dell'anno. Nel '25 Pirandello lascia l'insegnamento per dirigere il Teatro

d'arte di Roma e fondare una sua compagnia. Nel '34 gli fu conferito il Nobel

per la letteratura. Morì a Roma nel 1936.

La posizione fondamentale, dalla quale è necessario partire per capire la

concezione della vita di Pirandello e quindi la sua poetica, è quella del

contrasto tra illusione e realtà.

Pirandello sostiene che il contrasto tra apparenza e realtà non esiste solo

fuori di noi, ma anche e soprattutto nell’intimo della coscienza: contrasto tra

ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, tra ciò che siamo e ciò che risultiamo

agli occhi degli altri, perchè “la vita è un flusso che noi cerchiamo di

arrestare in forme stabili e determinate” come i concetti, gli ideali...

Di conseguenza ciascun personaggio presenta centomila realtà interne, per cui

la vera realtà è nessuna. Tra realtà e non-realtà ci sono due distinte dimensioni:

la dimensione della realtà oggettuale, ovvero la realtà esterna agli

individui, apparentemente è uguale e valida per tutti, presenta per ognuno le

stesse caratteristiche fisiche ed è la non-realtà inafferrabile e non

riconoscibile.Della realtà oggettuale esterna noi cogliamo quegli aspetti che

sono maggiormente confacenti al particolare momento che stiamo vivendo, in

base al quale riceviamo dalla realtà certe impressioni, certe sensazioni che

sono assolutamente individuali e non possono essere provate da tutti gli altri

individui;

la dimensione della realtà soggettuale, ovvero la particolare visione

che ne ha il personaggio, dipendente dalle condizioni sia individuali sia sociali,

presenta tante dimensioni quanti sono gli individui e quanti sono i momenti

della vita del singolo.

Per i personaggi pirandelliani non esiste, quindi, una realtà oggettuale, ma una

realtà soggettuale, che, a contatto con la realtà degli altri, si disintegra e si

disumanizza. 11

L’uomo però deve adeguarsi ad una legge imposta dalla società, e per farlo si

costruisce una maschera; poiché il personaggio non ha alcuna possibilità di

mutarla si verifica la sua disintegrazione fisica e spirituale che si può

riassumere nella teoria della triplicità esistenziale:

come il personaggio vede se stesso;

come il personaggio è visto dagli altri;

 come il personaggio crede di essere visto dagli altri.

Le conseguenze sono tre. Il personaggio:

1. è uno quando viene messa in evidenza la realtà-forma che lui si

dà;

2. è centomila quando viene messa in evidenza la realtà-forma che

gli altri gli danno;

3. è nessuno quando si accorge che ciò che lui pensa e ciò che gli

altri pensano non è la stessa cosa, quando la propria realtà-forma

non è universale, ma assume una dimensione individuale e

soggettiva.

La “forma” è la maschera, l’aspetto esteriore che l’individuo-persona assume

all’interno dell’organizzazione sociale o per propria volontà o perché gli altri

così lo vedono e lo giudicano, è determinata dalle convenzioni sociali,

dall’ipocrisia, che è alla base dei rapporti umani.

Nella società l’unico modo per evitare l’isolamento è il mantenimento della

maschera: quando un personaggio cerca di rompere la forma, o quando ha

capito il gioco, viene allontanato, rifiutato, non può più trovare posto nella

massa in quanto si porrebbe come elemento di disturbo in seno a quel vivere

apparentemente rispettabile.

Tutta l’esistenza si fonda sul dilemma: o la realtà ti disperde e disintegra,

o ti vincola e ti incatena fino a soffocarti.

Quando interviene l’accidente che libera il personaggio, tutti pensano che la

diversità di comportamento sia dovuta all’improvvisa alienazione mentale del

personaggio, a una sua forma di follia che scatena in tutti il riso, perché non è

comprensibile da parte della massa.

La crisi dei vecchi valori è nata secondo Pirandello dalla scoperta della relatività

di ogni cosa; la modernità è un insieme di spinte contraddittorie condannate

alla relatività del proprio punto di vista: non esiste più una verità assoluta.

12

A questa crisi l’autore risponde con l’elaborazione di una nuova poetica,

fondata sull’umorismo, sollecitata dalla lettura di maestri dell’umorismo

europeo e di studiosi di psicologia.

L’uomo da sempre vive in una dimensione illogica all’interno della quale cerca

di crearsi una serie di inganni ed illusioni che la rendano apparentemente

sensata; l’umorismo è la tendenza dell’altro a svelare le contraddizioni e nasce

dalla crisi dei valori ottocenteschi che minaccia il concetto stesso di verità. Non

si propongono valori, ma si mettono in risalto le contraddizioni della vita

(deridendole e compatendole allo stesso tempo), il contrasto tra forma e vita,

tra persona e personaggio.

La forma è tutta quella serie di auto-inganni creati dall’uomo in base ai propri

ideali ed alle leggi civili, e blocca la spinta alle pulsioni vitali, cristallizza la vita,

cioè quella forza profonda ed oscura che si manifesta solo raramente nella

malattia o nei momenti in cui non si è coinvolti nel meccanismo dell’esistenza.

Il soggetto, costretto a vivere nella forma, non è più una persona ma una

maschera (un personaggio) che recita la parte assegnatagli dalla società

(quella di padre, di impiegato…) e che egli stesso si impone in base ai propri

principi morali.

Quando si ha la consapevolezza di tutto questo si diventa maschere nude, si è

consci di tale contraddizione, ma completamente impotenti di fronte ad essa:

più che vivere ci si guarda vivere, compatendo non solo gli altri ma anche se

stessi.

È proprio questo amaro distacco dalla vita che contraddistingue l’umorismo

dalla comicità:

la comicità nasce da un semplice “avvertimento del contrario”

 (l’avvertimento che una situazione risulta contraria a come

dovrebbe essere) che provoca il riso;

l’umorismo nasce, invece, da un “sentimento del contrario”,

 ovvero una riflessione sulle cause per le quali tale situazione risulta

ribaltata, che provoca, dopo l’istintiva risata, un amaro sentimento

di pietà.

Uno, nessuno e centomila

13

‘’– Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti

allo specchio. – Niente, – le risposi, – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice.

Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse: – Credevo guardassi

da che parte ti pende. Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: –

Mi pende? A me? Il naso?’’

L'esempio più appropriato della frantumazione dell'io, che evidenzia il

contrasto tra apparenza e realtà, è il romanzo "Uno, nessuno e centomila",

che fu pubblicato a puntate sulla ‘’Fiera Letteraria’’ nel 1925.

E’ costituito da otto libri, ciascuno dei quali suddiviso in capitoletti che, coi loro

brevi sottotitoli, collegano il procedimento ragionativo e quasi ne fanno una

sintesi. Anche qui, come ne ’’Il Fu Mattia Pascal’’ e ‘’Si Gira..’’, la narrazione è

retrospettiva: quando vengono raccontati i fatti, essi sono già accaduti.

Pirandello, in quest’opera, dà vita e una prosa lirica, caratterizzata dalle

eliminazione dei nessi logici più forti: prevale la paratassi, domina lo stile

ellittico, i periodi sono estremamente brevi. Quindi Il lessico utilizzato è medio,

ricco di espressioni concitate, rapido e nervoso, che riduce fortemente la

distanza fra lo scritto e il parlato; la sintassi è agile e movimentata, ricca di

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