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Classificazione

insetti Luca Vimercati

5^B

Gli imenotteri L'ordine degli

Imenotteri comprende

circa 100.000 specie, il

nome deriva dalla

conformazione delle

due paia di ali trasparenti e membranose, da qui il nome dell'ordine (Hymen =

membrana). Le dimensioni sono molto variabili; sono comprese tra pochi

decimi di mm a 40-60mm.

Gli Imenotteri formano due sottordini: i Sinfiti (Symphyta) nei quali l'addome è

largaente collegato al torace e gli Apocriti (Apocrita) in cui l'addome è legato al

torace tramite un esile peduncolo, detto peziolo.

La maggior parte possiede un corpo allungato e un capo separato. Molte specie

assumono tonalità scure che variano dal bruno al nero, al contrario alcune

specie possono presentare colori appariscenti, la livrea spesso è composta da

fasce alternate gialle e nere. L'apparato boccale può essere di tipo lambente-

succhiante, masticatore -lambente, e nelle specie più primitive è di tipo

masticatore, le mandibole, caratteristiche di quest'ultimo apparato talora sono

ridotte e svolgono funzioni di manipolazione di materiali e costruzione nidi.

Gli occhi sono composti e gli ommatidi che li compongono sono ben

riconoscibili. Le antenne sono lunghe e sottili, solo occasionalmente sono brevi

e ispessite, oppure piegate a gomito.

La conformazione delle antenne può essere differente nei due sessi; ad

esempio nei Sinfiti questi organi sono più lunghi negli esemplari maschi che

non nelle femmine. Generalmente sono provvisti di quattro ali membranose in

cui quelle del primo paio sono più sviluppate rispetto a quelle del secondo paio,

in alcune specie le ali sono ridotte o mancano; come nel caso delle formiche

operaie. Il corpo degli Imenotteri è ricoperto da numerosi peli esili, di solito

sono trasparenti, ma in alcune specie presentano riflessi bluastri.

Il torace presenta un particolare sviluppo della parte meso toracica che viene

ad essere predominante. Le zampe sono ben sviluppate, i tarsi sono formati da

cinque articoli e terminano con unghie di forma diversa. L'arto posteriore delle

api è dotato di un organo denominato "cestello" utilizzato per la raccolta del

polline. L'addome è formato da dieci segmenti e può essere sessile (sottordine

Sinfiti) o peduncolato (sottordine Apòcriti) quando i due primi segmenti sono

più stretti del torace. Le femmine dei Sinfiti presentano generalmente un

ovopositore ben sviluppato (terebra) che può essere modificato in pungiglione

(aculeo) nel caso degli Apocriti; in questo caso l'ovopositore che ha perso la

primaria funzione, assume la funzione di difesa/offesa.

Riproduzione degli imenotteri

La riproduzione avviene per anfigonia, ma in diversi gruppi avviene anche per

partenogenesi. Gli imenotteri sono ovipari; lo sviluppo è di tipo olometabolo, e

a volte ipermetabolo. Le larve possono avere tre paia di veri arti e un numero

variabile di false zampe addominali (simili a quelle dei bruchi dei lepidotteri),

oppure sono apode. In numerosi casi hanno una dieta vegetariana e si nutrono

in particolare di foglie, molte altre sono carnivore. In alcuni casi le femmine

narcotizzano con le loro punture le larve di altri insetti e li portano nel nido,

raggiunta una certa quantità le femmine vi depongono le uova nel corpo delle

prede, facendo in modo che la prole abbia abbondanti scorte di cibo.

Altre specie depongono le uova direttamente sul corpo di un ospite oppure al

suo interno, facendo sì che le larve si nutrano lentamente del corpo della

vittima, la ninfosi in questo caso avviene sulla superficie del corpo dell'ospite

depredato. Gli stadi larvali di alcuni Imenotteri non sanno nutrirsi da soli e

quindi devono essere accuditi da adulti della stessa specie, come nel caso delle

api e vespe.

Nei Sinfiti le larve sono simili ai bruchi dei Lepidotteri; hanno il capo ben

sviluppato e sono polipode. Le pseudozampe iniziano dal secondo segmento

addominale, a differenza di quelle dei lepidotteri che partono dal terzo urite o

dai successivi.

Negli Apocriti le larve sono apode e hanno un corpo generalmente ridotto. Le

pupe sono exarate e spesso protette da un bozzolo lasso. Il regime alimentare

è molto vasto e dipende oltre che dalla specie, anche dallo stadio dello

sviluppo. La maggior parte delle specie ha abitudini solitarie, tuttavia molte

vivono in società che possono avere durata annuale (vespe) o poliennale (api e

formiche). Bombus terrestris

I Bombi (Bombus terrestris) sono imenotteri sociali organizzati in colonie

costituite da una regina che depone le uova, e da numerose operaie che

raccolgono il polline ed il nettare e curano il nido. La colonia si sviluppa

progressivamente per diverse settimane sino alla comparsa delle future regine

che prelude alla fine del suo ciclo naturale. Per la loro grande efficienza come

bottinatori, i bombi sono comunemente usati per l'impollinazione di importanti

coltivazioni quali pomodoro, peperone, melanzana, fragola, melone, e colture

da frutto come pero, kiwi, ciliegio, lampone ecc. Per tutte, il loro impiego si

traduce in produzioni più elevate e regolari e frutti di migliore qualità. Esso si

distingue per la colorazione bianca dell'ultimo segmento dell'addome.

La regina misura 2–2,7 cm, mentre le operaie 1½–2 cm.

Apis mellifera

Apis mellifera Apis

L'ape europea ( )è la specie del genere maggiormente

diffusa nel mondo.

Originaria del vecchio mondo, Europa, Africa e parte dell'Asia, fu introdotta nei

continenti americano e australiano. Fu classificata da Carolus Linnaeus nel

Apis mellifica,

1758 con il nome per tale motivo, nonostante sia oramai

utilizzata la nuova nomenclatura, alcuni autori utilizzano la denominazione

originaria.

L'ape domestica costituisce la società animale più studiata ed ammirata. È una

società matriarcale, monoginica e pluriannuale, formata da numerosi individui

appartenenti a tre caste, tutte alate.

Di norma in un alveare vivono una regina, unica femmina fertile, 40 000 – 100

000 operaie, femmine sterili destinate al mantenimento ed alla difesa della

colonia, e, tra aprile e luglio (in Europa), da 500 a 2000 maschi (detti anche

fuchi o pecchioni), questi ultimi destinati esclusivamente alla riproduzione. La

specie è polimorfica perché le tre caste sono diverse tra loro.

La regina, straordinariamente prolifica, ha il compito di deporre le uova e di

assicurare la coesione della colonia; essa è la prima a sfarfallare dalla sua

celletta, è più grande delle operaie e dei fuchi, è provvista di un aculeo, o

pungiglione, che usa quasi esclusivamente per uccidere le regine rivali, sue

sorelle, anch’esse pronte a sfarfallare. A differenza delle operaie, essa è priva

dell'apparato per la raccolta del polline, delle ghiandole faringee e delle

ghiandole ceripare. La regina può vivere anche 4 o 5 anni. In relazione alla sua

intensissima attività riproduttiva ha un metabolismo più elevato di quello delle

operaie, ed ha i corpora cardiaca più sviluppati, mentre i corpora allata sono

meno sviluppati che nelle operaie.

I maschi hanno soltanto il compito di fecondare le nuove regine; essi sono più

grandi delle operaie ma più piccoli della regina; hanno la ligula molto più corta

di quella delle operaie, e perciò sono incapaci di succhiare il nettare dai fiori, e

sono privi dell'aculeo, dell'apparato di raccolta del polline, delle ghiandole

faringee e delle ghiandole ceripare. Le operaie costituiscono una casta

monomorfa e monomegetica, che ripartisce le varie attività sociali secondo le

classi di età, cui corrispondono cicli di sviluppo e di regressione di alcune

ghiandole esocrine.

La regina è dotata di 150-180 ovarioli e di una spermateca; è distinguibile,

appunto, per l'addome più voluminoso. Le operaie sono dotate di 2-12 ovarioli

e di una spermateca rudimentale. Esse presentano caratteri morfo-fisiologici

propri, diversi da quelli della regina, dei quali alcuni (ad esempio il numero di

ovarioli) sono indotti o mantenuti dalla regina stessa mediante l'azione di

feromoni; altri caratteri sono indotti dal tipo di alimentazione ricevuta da larva

(es. maggiore sviluppo dei denti dell'aculeo, maggiore lunghezza della ligula,

presenza nelle zampe di strutture per la raccolta del polline, presenza delle

ghiandole della cera,etc.) sulla cui estrinsecazione agiscono sostanze chimiche

“rivelatrici” sui tratti cromosomici che li contengono codificati.

Per il maggiore sviluppo dei centri di coordinazione cerebrali (corpi

peduncolati), le operaie si rivelano capaci di prestazioni straordinarie, quali la

possibilità di trasmettersi informazioni con una sorta di linguaggio simbolico.

Esse svolgono, inoltre, compiti diversi in ordinata successione dei ruoli a

seconda dell'età. Il primo compito della giovane operaia che sfarfalla dalla cella

in cui si è sviluppata, è quello di ripulire e levigare le celle di nuova costruzione

o quelle che devono essere riutilizzate, nelle quali la regina, sebbene fecondata

una sola volta nella vita, depone incessantemente le uova (da 100 fino a 3000

[senza fonte]

al giorno) . Poi, diventata capace di produrre la “pappa reale” (per lo

sviluppo delle ghiandole sopracerebrali che la secernono), l'ape operaia passa

[senza fonte]

ad alimentare le larve . Allo scadere della seconda settimana, non

producendo più alimento, bensì cera (per regressione delle ghiandole

sopracerebrali e sviluppo delle ghiandole cerigene), passa a costruire favi. Indi

passa all'esterno dell'alveare, prima per la sola difesa, poi per l'importante

compito di bottinatrice, ossia di raccoglitrice di nettare, polline, propoli ed

[senza fonte]

acqua . In questa veste, essa è in grado di trasmettere precise

informazioni alle compagne sulla esatta ubicazione di una sorgente di cibo,

anche molto distante (fino ad alcuni chilometri), comunicando dati sui rapporti

di posizione tra campo fiorito, alveare e sole. La sua abilità di percepire luce

polarizzata le consente di individuare la posizione del sole, anche se questo è

coperto da nubi, purché sia visibile un'area di cielo sereno. Alla fine di poco più

di un mese riprende mansioni casalinghe (ventilazione e riscaldamento del

nido, sua pulizia e difesa, etc.), fino a che, sentendo vicina la fine, si allontana

dalla comunità e muore lontano da essa per non contaminare l'alveare col suo

cadavere. Nelle operaie l'ovopositore si trasforma in una efficientissima arma,

dotata di autonomia e di automatismi tali da assicurare il massimo delle

possibilità offensive. La vita media di un'operaia (da immagine) è intorno ai 30

– 45 giorni; è più lunga se l'ape è nata in autunno e perciò sverna.

Riproduzione

L'apparato riproduttore è vestigiale nelle operaie, ma altamente sviluppato

nella regina. Generalmente 6-12 giorni dopo lo sfarfallamento (non oltre 3-4

settimane), una giovane regina si accoppia con parecchi fuchi (mediamente 8)

nel corso dei voli nuziali, in cui ciascun maschio, attratto ed eccitato dal

movimento della femmina e dai feromoni sessuali che si diffondono dal suo

corpo, immette i propri spermi nelle sue vie genitali. Gli organi copulatori del

maschio vengono poi strappati per rimanere nella borsa copulatrice della

femmina (costituendo il cosiddetto segno di fecondazione) finché le operaie

non li estraggono dopo che essa è ritornata all'alveare. Gli spermi così ricevuti

nella sua spermateca devono servire per tutte le uova fecondate che essa

deporrà in seguito. I suoi ovarioli si ingrossano fino a riempire il lungo addome

e. dopo 1-2 giorni, essa comincia ad ovideporre.

La regina ha la facoltà di controllare il processo di fecondazione. Le uova non

fecondate (o partenogenetiche, o vergini) producono fuchi, geneticamente

aploidi, con 16 cromosomi (partenogenesi arrenotoca, che dà origine

solamente ad individui di sesso maschile), mentre le uova fecondate

producono, per eterozigosi degli alleli sessuali, femmine diploidi, con 32

cromosomi. Eventuali maschi diploidi, prodottisi per omozigosi, vengono

riconosciuti nel primo stadio larvale dalle nutrici, che li eliminano.

Nel periodo in cui il raccolto di nettare è abbondante, una regina arriva a

deporre fino a 2000-3000 uova al giorno, attaccando ciascun uovo sul fondo di

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