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BAUDELAIRE: SPLEEN ET IDEAL

Baudelaire, précurseur du symbolisme, vie l'inhibition à travers de

deux dimensions parallèles: le spleen et l'idéal. Le spleen

représente l'angoisse de vivre, une insatisfaction continuelle,

déterminée par l'ennui, et l'incapacité de l'homme d'entrer en

symbiose avec les éléments fragmentés de la nature. Le spleen

provoque donc à Baudelaire une grande souffrance, parce qu'il

tende à l'idéal, mais en retombant toujours dans le spleen, il ne

rejoint jamais un point d'arrivé.

L’idéal, au contraire, représente l'élévation, celle particulière

situation où l'homme se sent réalisé, dans un monde supérieur.

Dans le poème "élévation" Baudelaire utilise ces mots:

bien loin de ces miasmes morbides,

Envole-toi

Va te purifier dans l'air supérieur,

pure et divine liqueur,

Et bois, comme une

Le feu clair qui remplit les espaces limpides.

Ici Baudelaire explique sa volonté de vaincre le spleen, décrit comme des miasmes, et pouvoir finalement

respirer un air limpide et supérieur. Le mot clé "envole-toi bien" fait nous entendre que le poète tente de

rejoindre l'idéal à travers d'une fuite. Cette tentative de s'enfuir ne lui permettra jamais d'affronter la

réalité, et donc de vaincre le spleen. Il éprouve l'amour, les Paradies artificiels, les voyages et le rêves, mais

ces fuites de la réalité ne sont pas quelque-chose de durable, et il peut savourer l'idéal seulement pendant

des brèves moments. Le reste de sa vie est condamné au spleen, cette inhibition qui ne lui permet pas

d'être heureux. Dans le poème "spleen" Baudelaire décrit l'inhibition avec des mots terriblement

efficaces:

de longs corbillards, sans tambours mi musique,

Et

Défilent lentement dans non âme; l'Espoir,

Vaincu, pleure, l'Angoisse atroce, despotique,

Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.

C'est la situation réelle du poète: il est enchaîné dans une obscure dimension dont il ne réussit pas à se

libérer, et vaincu, il se résigne à la mort, la dernière étape du spleen.

REINER MARIA RILKE : DER PANTHER

Das Thema der Hemmung und der Flucht ist auch deutlich in den Dichtungen des deutschen Symbolists

Reiner Maria Rilke. In seiner Dichtung "Der Panther" beschreibt er seine existentielle Angst durch die

Metapher eines Panthers, der in einem Käfig verschlossen ist. Der Panther, einer der gefährlichsten Tiere

der Dschungel, verliert seine ganze Macht in einem Käfig, und er ist also total gehemmt. Das Tier hat jede

Hoffnung verloren, und es ist so müde, dass er seine Augen nicht mehr öffnet; hinter jene Stäbe, die den

Gefangenschaft repräsentieren, sieht der Panther keine günstige Welt, keine Hoffnung auf Besserung. Die

zweite Strophe beschreibt am Besten die gehemmte Macht des Panthers:

Der weiche Gang geschmedig starker Schritte,

Kreise dreht,

Der sich im allerkleinsten

Ist wie ein Tanz von Kraft um eine Mitte,

In der betäubt ein großer Wille steht.

In der letzten Strophe nimmt der Panther seine Welt für einen Augenblick auf, aber dieser positive Moment

ist wirklich niederdrückend und hoffnungslos, weil er das Leben des Tieres nicht wenden kann. Der Panther

entfloh der Realität, und er konnte eine höhere Welt mit seiner Einbildung erreichen: derselbe „Ideal“ von

Baudelaire. L’ESPRESSIONISMO

Successivamente al simbolismo, nasce il movimento

espressionista, durante il quale gli artisti sono ancora

schiavi dell'inibizione provocatagli da una società che

continua la sua evoluzione, incurante dell'essere

umano. Questo è il tempo in cui nasce la società

industriale, la società di massa, ed il conformismo

diventa ancora più potente di prima. Gli espressionisti

sono rinchiusi in un inferno di insofferenza per questa

società, e nelle loro opere esprimono il loro dolore

con caratteri molto forti. Nel dipinto non conta tanto

la reale rappresentazione del soggetto, ma piuttosto

la rappresentazione dei sentimenti dell’artista rispetto

a quel soggetto. Ciò avviene attraverso l'uso dei colori

e delle forme innaturali dei soggetti rappresentati,

come cieli rossi e figure umane spigolose e

scheletriche. I dipinti espressionisti esprimono

perfettamente il dolore represso e l incapacità di

reagire a quel mostro, rappresentato dalla società,

che stava diventando sempre più grande ed invincibile.

"Il grido" di Edvard Munch, è senz'altro l'opera più

riuscita nel dimostrare l'angoscia di vivere e la

solitudine dell'uomo. La figura centrale riassume infatti nella sua individualità, il dramma collettivo

dell’umanità intera. Il ponte infinito che si staglia verso l'orizzonte ci richiama ai mille ostacoli che

dobbiamo affrontare nella vita, e che nessuno vorrebbe dover affrontare, e le due persone sullo sfondo,

sorde al grido straziante le cui onde sembrano propagarsi nel mare oleoso e nel cielo di sangue,

rappresentano la falsità dei rapporti umani. L'urlo che si propaga da quell'uomo rappresentato come un

morto vivente è l'urlo disperato di chi si sente solo ed inutile sia in se stesso che tra gli altri.

. T.S. ELIOT: THE LOVE SONG OF J. ALFRED PRUFROCK

The consequent alienation of modern man is perfectly described by T.S. Eliot in his works, in particular in

"The love song of J. Alfred Prufrock". Prufrock, an ordinary man, is aware of his situation, and feels the

emptiness of his own life and social events happening around him. Nevertheless, he can't take decisions, he

feels powerless. He is nothing but a victim of the mass society, a society which is not built by personalities,

but masks, by living dead. Prufrock wants to change his situation, he dreams of a different reality, but he

hasn't the power to do something concrete. Every time he comes to a decision, he says: "there will be time",

and he always postpones every possible action.

Prufrock is totally imprisoned in his daily routine, in social conventions; he wonders how could he dare to

change his life, he also compares himself to a courtier, to a jester... he's sure he won't be the protagonist of

his life, such as Prince Hamlet, who eventually took a decision about his existential doubt. It seems that

Prufrock is divided in two personalities: the first one is conscious of his monotone life and wants change,

the other one is much stronger, and holds Prufrock to the ground, inhibiting him. As the poem goes

forward, images of decadence appear, and Prufrock becomes conscious that he's growing old, and he has

already known everything he could expect from his life. After these long mental travels, he's recalled by

human voices to the ordinary world with a sense of drowning, which is the realization of his own death in

life. Prufrock's condition reflects almost every man's life, every man's wish of something new and every

man's powerful inhibition; very few people take the courage of fighting inhibition and becoming

protagonist of their own lives.

FRIEDRICH NIETZSCHE E LA CRITICA DELLA CULTURA OCCIDENTALE

È il filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Nietzsche il primo a

compiere una vera rivoluzione del pensiero occidentale in senso

anti inibitorio. Per Nietzsche l’intera storia del pensiero

occidentale è storia di decadenza, una decadenza iniziata con il

razionalismo socratico e arrivata al suo culmine con

l’intellettualismo ottocentesco. Nietzsche quindi critica in primis la

scienza, la metafisica e il cristianesimo, religione della rinuncia. Da

sempre l’uomo è stato diviso nello spirito apollineo e nello spirito

dionisiaco: il primo voltato alla ragione e al controllo sulle cose,

l’altro voltato alle passioni, al sogno e all’irrazionale. Dal

razionalismo socratico, lo spirito apollineo ha cominciato a

eccedere nell’uomo occidentale, e a sopprimere

progressivamente il dionisiaco, determinando la crisi della società ellenica, ed anche la crisi della tragedia,

nella quale è inserito un deus ex machina che riporta sempre l’ordine, denaturalizzando l’opera. Con

Platone, in seguito, nasce il concetto di metafisica, e l’uomo inizia a essere convinto che la sua vita è

soltanto un rito di passaggio per accedere a un mondo superiore. La vita viene cosi svalutata, e con la vita

anche il mondo terreno, gli uomini non capiscono che quella è la loro unica vita, e quello è l’unico mondo

che vedranno, e non è un mondo imperfetto e sbagliato, ma piuttosto un mondo pieno di diversità e di

misteri, nella perfezione della natura. Con l’avvento del cristianesimo, le convinzioni metafisiche si

consolidano, e l’uomo, piegato alla volontà di dio, rinuncia a tantissime cose nella vita, che poi non potrà

mai più gustarsi. Il cristianesimo rimpicciolisce ulteriormente il valore dell’uomo, rispetto a una divinità

perfetta e onnipotente. Il suo stesso concetto di bene, di amare il prossimo come se stessi, di amare i

nemici, e di conservare la pace dell’anima fuggendo i vizi e totalmente contro natura, anche i successivi

studi di Freud dimostreranno che le due pulsioni più forti dell’uomo sono proprio la sessualità e

l’aggressività (eros e thanatos) . Il cristianesimo vuole reprimere proprio questi due perni della natura

umana, ed è quindi una totale inibizione, perché infatti frenarli? Perché impedire che l’uomo sia come la

natura l’ha creato? Perché deve essere diverso? La morale cristiana appare quindi come uno sforzo della

civiltà per inibire le pulsioni aggressive dell’uomo, ma da quello che la storia ci insegna, esse non potranno

mai essere del tutto soppresse, semplicemente perché la natura vuole il contrario. L’obiettivo di Nietzsche

naturalmente non è un nichilismo passivo, cioè la distruzione dei valori come scopo ultimo, ma un

nichilismo attivo, cioè la loro distruzione per creare una nuova epoca, e per fare questo Nietzsche annuncia

la nascita dell’Oltreuomo. L’Oltreuomo è la rinascita del dionisiaco, non è un uomo migliore, ma un uomo

più grande, che ha superato la mediocrità dell’uomo comune, schiavo della massificazione. L’uomo è in

realtà un ponte tra la bestia e l’Oltreuomo, finalmente staccato dal gregge, dall’ipocrisia dei filosofi e della

morale, e capace di porre se stesso e la sua vita al centro. L’Oltreuomo ha superato i secoli di inibizione ed

è finalmente in grado di dire sì alla vita, di riconoscere che la sua vita è nient’altro che terrena, e che l’uomo

non è altro che corpo, il suo spirito non fuggirà in un ipotetico mondo superiore. Nietzsche contrappone

quindi al cristiano e kantiano “tu devi” un liberatorio “io voglio”, che promuove una nuova società non più

basata sull’inibizione e sul controllo delle emozioni; il dionisiaco è visto al contrario come vero spirito

fondante della vita. IL FUTURISMO E LA NUOVA SOCIETA’

Il futurismo, fondato nel 1909 da Filippo Tommaso Marinetti, è un’avanguardia che non copre soltanto la

sfera artistica e letteraria, ma mira a coinvolgere tutte le forme di comunicazione ed espressione sociale,

mira a tagliare completamente con il passato e a creare una società nuova totalmente diversa. Dobbiamo

considerare tra l’altro, che il futurismo è un movimento italiano, e l’Italia a quel tempo era un paese ancora

prevalentemente agricolo, che quindi non aveva fatto i conti con il processo di industrializzazione. Insieme

all’aspetto economico perciò, anche la sfera letteraria ed etica era molto legata alla tradizione e ad un

pensiero conservatore. Il futurismo si pone quindi con grande impeto sulla scena italiana, con molto più

effetto di quanto avrebbe potuto ottenere in Francia o in Germania.

L’obiettivo dei futuristi era quello di creare una società moderna,

libera dalla staticità e dai vecchi valori che inibivano l’immenso

potere dell’uomo. Fondamentali per il movimento futurista sono la

dinamicità, il mito della macchina, la violenza, l’audacia e l’energia;

gli esponenti dell’avanguardia organizzarono una vastissima

campagna pubblicitaria, e fecero in modo che il futurismo si radicasse

in ogni sfera della vita, per poter rivoluzionare violentemente una

società che stava ormai morendo. I futuristi arrivano a definire la

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