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Sintesi
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INFINITO

LICEO SCIENTIFICO

"N. CORTESE"

Anno scolastico: 2007-2008

Alunna: Tiziana Morbillo

classe: 5 L Infinito

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INFINITO

Da sempre l’uomo ha voluto sopperire alla condizione di limitatezza che è propria

dell’esistenza umana,cercando di mettersi in relazione con l’infinito. E’ la

quadratura del cerchio dei pensieri quella di cercare di concepire e racchiudere in

un’idea un concetto così magno. Come diceva Sant’Agostino (riferendosi però

alla percezione che l’uomo ha di Dio) è come voler trasferire tutta l’acqua del

mare in una buca con un guscio di noce. L’uomo ha però da sempre tentato di

percorrere la strada verso l’infinito e soprattutto ha cercato di accorciarne le

distanze con ogni mezzo e strumento, sviscerando il contenuto dal contenente

attraverso la matematica,la fisica,la storia,la letteratura,la filosofia,la scienza,e

infine,ma non ultima,attraverso l’arte quale immaginazione che conduce oltre. La

nostra indagine partirà proprio dalla parola “infinito” letta però in diverse chiavi

di lettura ad iniziare proprio dalla matematica.

Accostare Infinito e Matematica può sembrare collegamento azzardato. L'Infinito,

come pure il suo corrispondente temporale, l'Eterno, è tema adeguato per

Religione, Filosofia o Letteratura, ma forse non per la scienza positiva. Meno che

mai per la più positiva delle scienze e cioè la matematica.. Del resto, l'Infinito (in-

definito, in-determinato) è, per sua stessa etimologia e natura, ed anche per la

comune opinione, ciò che sfugge ad ogni possibile classificazione e misura,

mentre la Matematica tende a (e pretende di) classificare e misurare ogni oggetto

che esamina. Eppure, a smentire tutte queste pur ragionevoli premesse, va detto

che la Matematica è stata capace nella sua storia più recente di intuire, accarezzare

ed anche misurare l'Infinito, fin quasi a sognare di dominarlo completamente.

Questo è il tema che vogliamo trattare.

Gli stessi numeri naturali 0, 1, 2, ... sono sì ciascuno singolarmente finito, ma

costituiscono complessivamente un insieme infinito. La loro successione si

snocciola senza limitazioni in una strada senza fine.

Tuttavia, come già Aristotele osservava, bisogna esercitare un pò di finezza

quando si parla di infinito e distinguere la sua forma potenziale da quella attuale.

È possibile pronunciare un numero maggiore di tutti? no, perché il numero più

alto non c’è. La successione crescente dei numeri interi naturali non ha fine, è

infinita, perché: determinato comunque un numero naturale è sempre possibile

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INFINITO

fissare un numero maggiore di esso. La definizione di “infinito potenziale”, per

una successione di elementi è questa: la possibilità di procedere sempre oltre,

senza che ci sia un elemento ultimo. Quindi la successione dei numeri naturali è

composta da una quantità inesauribile di elementi,si può andare sempre avanti,

senza fine, perché si può aggiungere sempre una unità. Si tratta di una successione

infinita discreta: fatto un passo, è ben chiaro quale deve essere il successivo.

Diverso è il caso della retta. Qui la successione infinita è continua: arrivati a un

certo punto, non ha senso parlare del punto ad esso immediatamente successivo,

perchè tra un punto e un altro che lo segue ci sono sempre infiniti punti che

formano un segmento anch'esso continuo, infinitamente divisibile in parti esse

stesse continue. Qui sembra ci sia qualcosa in più della possibilità di andare avanti

all'infinito: passando dal punto P a un punto successivo Q si passa attraverso

infiniti punti. Un infinito in atto, dunque, collezione infinita compiutamente data

di tutti i suoi punti, e non solo in potenza; un'infinità compiuta, e non soltanto non

completabile.

Alla fine dell'Ottocento, due matematici tedeschi, Richard Dedekind e Georg

Cantor, stabiliscono l'esistenza dell'infinito in atto. Cantor riuscì addirittura a

dimostrare che tale infinito non è unico,il suo ragionamento parte

dall'affermazione principale da cui deriva quasi tutta la concezione aristotelica

dell'infinito, "Il tutto è più grande della parte". Cantor e Dedekind, pongono alla

base del loro edificio una corrispondenza biunivoca tra due insiemi, ossia, presi

due insiemi A e B, si associa ad ogni elemento di A uno e un solo elemento di B,

e ad ogni elemento di B uno e un solo elemento di A. Essi ritengono che due

insiemi tra cui si possa stabilire una simile corrispondenza biunivoca abbiano lo

stesso numero di elementi. Si pone allora la definizione fondamentale: due insiemi

tra cui sussiste una corrispondenza biunivoca sono equivalenti, o meglio

equipotenti.

Tra il 1870 e il 1880 gli studi di Cantor e Dedekind hanno prodotto una

rivoluzione nella matematica. Rovesciando completamente la tradizionale

affermazione sulla parte che non può essere uguale al tutto, essi la assumono

come proprietà fondamentale che definisce lo strano comportamento dell'infinito.

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INFINITO

Stabiliscono: "un insieme è infinito quando è equipollente con una sua parte

propria". L'insieme N dei numeri interi è, ad esempio, infinito. Infatti è possibile

stabilire una corrispondenza biunivoca tra l'insieme N di tutti i numeri interi e

l'insieme P dei numeri interi pari, che è certamente una parte propria di N . La

corrispondenza è la seguente: ad ogni numero intero di N si fa corrispondere il suo

doppio, che è un numero pari, dunque elemento di P. Viceversa ad ogni elemento

di P, che è pari, si fa corrispondere la sua metà, che è un intero, dunque un

elemento di N. Ecco l'infinito realizzato, in atto.

L'insieme dei numeri interi non è più grande di una delle sue parti. Questo infinito

svelato viene detto numerabile , o discreto.

Stabilito questo pilastro centrale, l'edificio di Cantor e Dedekind ha potuto

strutturarsi con sbalorditiva semplicità, demolendo qui e là certezze che

resistevano da anni e anni.

Affine e complementare alla disciplina matematica ci sono sicuramente la fisica e

l’astronomia,entrambe hanno affrontato i problemi più ardui ed affascinanti

dell’estensione dell’universo,della sua evoluzione e delle sua origine.

Per quanto riguarda la fisica il primo a cercarne una soluzione moderna fu

Newton che,tenendo conto della legge della gravitazione universale,da lui stesso

scoperta, giunse alla conclusione che l’universo non può essere finito,altrimenti

dovrebbe “cadere” tutto rapidamente verso il suo centro.

Partiremo proprio dalla Legge di Newton per poi giungere alla Legge di Coulomb

e osservare le analogie e differenze tra le due.

Cominciamo ad esaminare le proprietà comuni:

- sia la forza elettrica sia la forza gravitazionale sono forze che agiscono tra corpi

posti a distanza l’uno dall’altro;

- inoltre entrambe decrescono in proporzione inversa al quadrato della distanza;

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INFINITO

- sia il campo elettrostatico che gravitazionale sono conservativi.

Come forze che agiscono a distanza, la forza gravitazionale e quella elettrica sono

diverse dalle forze elastiche, dalle forze esercitate dal vento sulle vele di una

barca, o da quella esercitata dai muscoli di un uomo o un animale. In tutti questi

casi, vi è almeno un contatto diretto tra il corpo che esercita la forza e il corpo a

cui la forza è applicata. Invece nel caso delle forze gravitazionali ed elettriche non

c’è alcun contatto materiale.

Le differenze tra le due forze:

Malgrado le proprietà comuni le due forze sono profondamente diverse. Mentre la

forza gravitazionale è sempre attrattiva, quella elettrica è sia attrattiva che

repulsiva a seconda del segno delle carche.

Quest’ultima caratteristica fa sì che in ambito elettrico vi siano comportamenti

che non hanno un parallelo nei fenomeni gravitazionali. Un esempio di particolare

rilevanza è la forza elettrica che si misura tra due cariche puntiformi q e Q poste

in un mezzo materiale isolante. Tale mezzo è composto da cariche positive e da

cariche negative, in eguali quantità, che interagiscono con le cariche q e Q .

L’esperimento non può misurare altro che la forza totale che agisce sulle due

cariche. Così la forza misurata risulta minore, per un fattore Er della forza che si

misurerebbe nel vuoto tra le stesse cariche poste alla stessa distanza. L’interazione

gravitazionale, per la quale non esistono masse negative e masse positive, non può

dare origine ad alcun fenomeno di questo tipo.

Le due forze hanno anche origini completamente diverse. La forza gravitazionale

si esercita tra qualsiasi coppia di corpi, come conseguenza del fatto che essi hanno

una massa mentre la forza coulombiana agisce soltanto fra corpi di carica elettrica

e scompare se essi vengono privati di questa carica.

Infine, le due forze hanno valori dell’intensità molto diversi. Per avere un termine

di riferimento di si possono confrontare la forza elettrica e la forza gravitazionale

con cui si attraggono il protone e l’elettrone di un atomo di idrogeno. La forza

elettrica, in tale esempio è 1039 volte più grande di quella gravitazionale.

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INFINITO

La Scienza da sempre si è avventurata nelle proprie ricerche per la conoscenza del

nostro mondo: lo scienziato ha iniziato a muovere i suoi primi passi al di là dei

confini della terra,verso gli altri corpi del Sistema Solare.

Da tempi immemorabili l’uomo osservava il cielo notturno e oltre alla Luna aveva

scoperto numerosi compagni di viaggio della Terra :pianeti, satelliti e corpi minori

e,con cannocchiali e telescopi, tentato di conoscerne forme e natura.

Quando,in una giornata serena, la luce del Sole permea ogni cosa, l’orizzonte che

ci circonda appare chiuso in ogni direzione dalla volta azzurra, impenetrabile, del

cielo: oltre al disco del Sole e, a volte, all’immagine sbiadita della Luna, sembra

che non esista niente altro al di fuori del nostro pianeta. Ma se torniamo a

guardare il cielo quando il Sole è tramontato, allora l’orizzonte si dilata

all’infinito: quasi tutti gli innumerevoli punti luminosi disseminati nella volta

celeste si trovano a distanze enormi e costituiscono una realtà estesa ben oltre lo

spazio “vicino”, entro cui la Terra e altri otto pianeti ruotano,da miliardi di

anni,intorno alla stella Sole. Lo sviluppo di tecniche di ricerca astronomiche ha

aumentato le nostre capacità di osservazione e quei punti luminosi si sono rivelati

corpi diversi tra loro per dimensioni,natura e origine;cerchiamo di farci un’idea di

questa realtà cominciando dai corpi più diffusi nell’Universo,quei punti luminosi

chiamati “stelle”,la cui storia è frutto di una continua evoluzione nel tempo e nello

spazio.

Le stelle che si vedono a occhio nudo appaiono come punti che mostrano

luminosità diversa,ma l’uso di strumenti adeguati e sempre più raffinati ci ha

permesso di riconoscere anche altre caratteristiche che diversificano le stelle, e

sono le dimensioni, la massa, temperatura, composizione chimica e così via.

Dedichiamo perciò un po’ di attenzioni a tali caratteristiche che hanno fornito la

chiave per comprendere cosa siano le stelle e quale ruolo svolgano nella struttura

dell’Universo;

Esamineremo:

- la magnitudine,apparente e assoluta;

- la stelle doppie e i sistemi multipli di stelle;

- I colori,le temperature e gli spettri stellari;

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INFINITO

- Le stelle in fuga e le stelle in avvicinamento.

Magnitudine apparente e assoluta la diversa luminosità delle stelle è la

caratteristica che ha suggerito, fin dai tempi di Ipparco di Nicea e di Tolomeo, di

suddividere le stelle in classi sulla base del loro splendore, introducendo, sei

ordini di grandezze: la prima grandezza per le più luminose, la sesta per le più

deboli. Oggi il termine “grandezza” è sostituito da magnitudine: una stella di

magnitudine 2 è 2,5 volte più luminosa di una con magnitudine pari a 3. Una volta

scelte alcune stelle ben precise come standard di riferimento per la luminosità e

dopo aver effettuato numerosissime misure, ci si è resi conto che alcuni corpi

celesti, risultavano più luminosi di quelle già inseriti nella prima classe; si è

passati, perciò, ad usare anche la magnitudine zero e quelle negative: ad esempio

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