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Sintesi
Estratto del documento

avevano permesso di trovare materie prime e prodotti finiti anche da altri paesi quali Stati Uniti,

Canada, Argentina e Australia.

Per salvaguardare la produzione interna che aveva tratto svantaggio dalle importazioni , i paesi

europei attuarono una politica protezionistica imponendo tasse e dogane sulle importazioni ed

investendo sulla propria produzione. Ovviamente in questa situazione trassero vantaggio solamente

le agricolture più sviluppate mentre i piccoli proprietari terrieri continuarono a soccombere.

Nel settore industriale il motivo della crisi, cioè l’avvento di nuovi mercati mondiali, aveva creato

una diminuzione delle vendite europee e quindi un aumento notevole della produzione rispetto alla

domanda, inoltre il notevole incremento ferroviario si era arenato. Tutto questo comportò una

flessione dei margini di profitto e la gente economicamente disagiata fu costretta ad emigrare.

Una seconda rivoluzione industriale

Dopo questo periodo di arretratezza la svolta avvenne con una fase di ripresa grazie

all’ innovazione tecnologica, che riguardò vari settori tra i quali la meccanica con l’utilizzo di nuovi

mezzi di produzione come i torni, fresatrici, turbine, macchine da cucire e motori a scoppio.

Anche nel settore siderurgico ci furono dei miglioramenti grazie allo sviluppo dell’acciaio, che

gradualmente sostituì la ghisa in quanto era più duttile e malleabile e più resistente.

Ma la vera innovazione avvenne nei settori chimico, elettrico e petrolifero, che permisero la

fabbricazione di soda, coloranti e concimi. L’elettricità rivoluzionò non solo la vita domestica e

cittadina, ma soprattutto la produzione industriale. Il petrolio consentì lo sviluppo dei motori a

scoppio e a combustione interna, iniziò in questo periodo la diffusione dell’automobile che

lentamente sostituirà la rete ferroviaria.

Le nuove scoperte

I

Marconi nasce (25 aprile 1874) ed effettua i suoi primi esperimenti ed alcune delle sue più

importanti scoperte ed invenzioni alla fine dell'Ottocento, in un momento della storia del mondo

contemporaneo in cui si sta verificando (dagli anni '80 - '90) un passaggio definitivo: la seconda

rivoluzione industriale.

La prima era avvenuta alla metà del '700 e aveva dato una forte spinta ai popoli dell'Europa

occidentale. Basti pensare alla nascita delle ferrovie, all'utilizzo del motore a vapore nell'industria

tessile, ecc.

Ma con la seconda rivoluzione industriale di fine Ottocento, quando la chimica, il petrolio,

l'elettricità diventano le fonti primarie dell'energia e alimentano la "macchina" che sostituisce in

gran parte il lavoro umano, il salto di qualità è grande e la tecnica diviene sovrana. L'uomo di fine

secolo respira un clima culturale fiducioso ed ottimista nei confronti delle scienze e della

tecnologia, che sembrano promettergli il dominio sulla natura, attraverso la lotta contro le malattie e

l'utilizzo delle energie naturali. Sono di questa epoca le teorie evoluzionistiche di Darwin, le

scoperte nel campo della medicina di Pasteur e di Koch, l'invenzione del motore a scoppio

(applicato per la prima volta ad un veicolo nel 1886.).

Le scoperte e le invenzioni nel campo della chimica, della

meccanica e dell'elettrotecnica incalzano a ritmo serrato e

trovano rapida applicazione nell'industria.

Dalla libera concorrenza ai monopoli

Il grande cambiamento industriale fu reso possibile dal monopolio capitalistico. Infatti fino ad allora

il mercato era dominato da piccole e medie imprese, in questa seconda rivoluzione erano le grandi

aziende ad invadere il mercato europeo. Nel frattempo la concorrenza straniera aumentava e le

imprese come segno di azione si unificarono, determinando una concentrazione finanziaria e

industriale, che non solo aveva monopolizzato il mercato economico ma influenzava sempre di più

la politica. Inizia in questo periodo la corruzione politica per favorire gli interessi delle grandi

imprese produttive, come segno indistinto della società capitalista novecentesca.

Il sistema finanziario

Lo slancio produttivo richiede un adeguato appoggio finanziario e così nascono le grandi banche

che sostengono le iniziative degli imprenditori.

Al crescere dell'industria corrisponde ovviamente anche un aumento dei capitali che oltre ad essere

impiegati nel paese d'origine vengono trasferiti in paesi più arretrati dove abbondano materie prime

e mano d'opera a buon mercato e dove la speranza di realizzare profitti è maggiore. Quindi

dall'Inghilterra, dalla Francia dalla Germania, dagli Stati Uniti i capitali fluiscono verso la Cina,

l'India, la Russia, l'America latina .

La società di massa

La caratteristica principale della rivoluzione industriale fu la formazione della società di massa, cioè

una civiltà in cui i fenomeni politici, culturali coinvolgono strati sempre più ampi della popolazione.

Noi oggi usiamo termini come “consumi di massa” o “mezzi di comunicazione di massa” come

concetti senza i quali il nostro mondo sarebbe indispensabile. Ma dobbiamo sapere che la società di

massa è un prodotto dell’industrializzazione e che la sua origine risale a poco più di un secolo fa.

Scienza, tecnica e industria

La vera fonte di sviluppo industriale fu il rapporto tra scienza

tecnologia e industria. La scienza si rivelò fondamentale non

solo per l’industria, in quanto permetteva una continua

innovazione dei mezzi di produzione, ma anche per lo stato

come strumento necessario per rendersi competitivi rispetto agli

altri paesi .

La fiducia nella scienza nasce dalla consapevolezza che il progresso può assicurare all’uomo un

tenore di vita migliore.

Si pose dunque l’attenzione sull’istruzione che da privilegio delle classi agiate divenne accessibile a

vari strati della popolazione, la scuola dunque era diventato la strumento necessario non solo per

creare una classe operaia di adattarsi alle nuove esigenze industriali, ma anche formare personale in

grado di gestire la vita amministrativa e la stessa vita pubblica.

Due furono i grandi problemi che si posero gli stati: primo di tutti la lotta all’analfabetismo on la

creazione e lo sviluppo dell’istruzione elementare,e inoltre un miglioramento dell’istruzione

superiore che doveva essere in grado di preparare professionisti in possesso delle competenze

tecniche e culturali necessarie a gestire lavorazioni industriali sempre più complesse.

Industria culturale e tempo libero

La diffusione dell’istruzione permise la nascita di un’industria culturale, cioè lo sviluppo di

quotidiani, riviste, libri che prima erano riservati a una classe elitaria. Il cinematografo che fino ad

allora era considerato un fenomeno da baraccone diventò un vero e proprio fenomeno culturale.

La nascita di una vera e propria industria culturale, cioè di un insieme di attività produttive legate

all’informazione, alla cultura, allo spettacolo, è un prodotto tipico della civiltà industriale di massa.

Fu in questa fase storica che si sviluppò anche l’industria del tempo libero, l’insieme di attività

ricreative, turistiche e sportive dedicate al tempo “di non lavoro”.

Cultura, istruzione e consenso

La diffusione dell’informazione e della cultura dal fatto che la libertà di stampa, almeno nelle

democrazie, divenne un valore irrinunciabile. Questo processo condusse alla formazione di un

opinione pubblica potenzialmente coincidente con l’intera popolazione.

Dall’altro lato, fu lo stesso potere politico a rendersi conto che i mezzi di comunicazione di massa

erano canali privilegiati per l’acquisizione del consenso, strumenti fondamentali di lotta politica.

Da questo momento, il condizionamento e la manipolazione dell’opinione pubblica divennero

problemi politici di primaria importanza.

Analogamente, il grande impegno degli stati nazionali nell’istruzione si spiega anche con la scelta

di fare della scuola un veicolo fondamentale per la formazione dell’identità nazionale, per la

diffusione di conoscenze e valori condivisi.

Le masse nella società industriale

Con l’avvento della società industriale mutarono in modo profondo anche le istituzioni e la

concentrazione stessa della vita politica. Le masse, infatti, entrarono sulla scena della storia non più

in forma episodica, ma in modo stabile e duraturo. Strumento di questa trasformazione fu il

suffragio universale, che tra Ottocento e Novecento fu introdotto, anche se solo alla popolazione

maschile, in tutti i sistemi politici occidentali.

L’estensione del suffragio universale fu la conseguenza dei mutamenti economici e sociali: nel

momento in cui la classe operaia e i ceti medi, tradizionalmente esclusi dalla vita politica,

assumevano un ruolo nuovo e centrale come lavoratori e consumatori, si pose il problema della loro

rappresentanza politica. Dopo molte resistenze, le classi dirigenti si resero conto che la

partecipazione politica di strati sempre più ampi della popolazione non rappresentava una minaccia

di sovversione della società, ma l’unico modo per governarla.

Il suffragio femminile, invece, tardò di qualche decennio rispetto a quello maschile e questo fu

motivo di una lunga battaglia condotta da gruppi femminili - le cui militanti venivano chiamate

“sufraggette”-e fu infine riconosciuto perché era mutata la situazione della donna nella società:con

il lavoro in fabbrica e negli uffici, milioni di donne acquisivano, almeno potenzialmente,

indipendenza economica e autonomia dalla famiglia, svolgendo ruoli economici e sociali ormai

indispensabili, anche se con maggiore precarietà e minori retribuzioni rispetto ai colleghi maschi; si

pose dunque il problema dell’emancipazione femminile. Una delle più grandi conquiste in tale

direzione fu proprio il diritto di voto, cioè la piena realizzazione del suffragio universale.

UNA NUOVA CULTURA: LA PACE

La presa del potere da parte della "borghesia" in quasi tutte le nazioni europee e il progressivo

diffondersi dell'industrializzazione modificano profondamente non solo i metodi di produzione e

l'organizzazione del lavoro, ma anche i costumi e la mentalità degli uomini, creando nuovi

atteggiamenti culturali e nuovi valori.

Finalmente si comincia a capire che scoperte e invenzioni possono essere finalizzate non solo alla

guerra, ma a processi di sviluppo e di accrescimento del benessere individuale e collettivo, cose che

oggi fanno parte del nostro bagaglio culturale, ma che per allora erano vere scoperte.

Sono anni pieni di fervori, di interessi che si incrociano, e anche di conflitti politici all'interno di

molti paesi, soprattutto tra quelli più direttamente investiti da questo processo di sviluppo tecnico

industriale, quindi l'Europa centro occidentale e gli Stati Uniti d'America, ma sono anche anni

complessivamente di pace.

Mai nella storia dell'Europa moderna si era veduto un periodo di pace così lungo come quello tra il

1870 e il 1914 quando scoppierà la prima guerra mondiale.

Infatti dalla rivoluzione francese fino al 1870 circa vi era stata un'esplosione violenta di

nazionalismi: la scoperta delle individualità delle nazioni era omologa alla scoperta e alla conquista

dell'individualismo borghese. D'altra parte il nazionalismo ottocentesco aveva avuto proprio le sue

radici nella rivoluzione francese: la conquista delle identità dei popoli che costituivano l'Europa non

poteva non entrare in conflitto con altre conquiste di identità: i popoli si ritrovano nelle proprie

radici, nelle proprie tradizioni e non accettano più contaminazioni, collaborazioni, cose che

verrebbero considerate come un inquinamento di questi valori autoctoni e tradizionali.

Ma con la svolta tecnologica degli anni '80 - '90 tutto questo viene ad affievolirsi per cui la pace, il

disarmo delle nazioni a vantaggio delle nuove armi della tecnica e della scienza procura un lungo

periodo di equilibrio e di benessere e si viene a stabilire un rapporto stretto tra sviluppo ed

evoluzione pacifica tra i popoli

L’espansione coloniale

C'è però l'idea che questo equilibrio possa essere garantito soltanto dall'espansione coloniale. Ogni

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