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In questo mio approfondimento con il termine incubo non indicherò soltanto la sensazione
affannosa che si prova durante il sonno, durante la quale sembra di avere un peso sul petto che ci
toglie il respiro e ci impedisce il movimento, ma farò riferimento anche agli incubi che hanno
tormentato e continuano ad opprime il nostro pianeta.
Ne "L'interpretazione dei sogni", opera redatta nel 1899, Freud esamina varie tipologie di sogni, tra
cui quelli cosidetti "a contenuto angoscioso", vale a dire, rappresentativi di un male o di una
situazione di pericolo che incombono sul soggetto attinto da questa esperienza. componente
fondamentale e comune a tutti gli incubi è la presenza di situazioni che riguardano una minaccia di
un evento grave, e anzi per lo più gravissimo, che in sogno il soggetto si rappresenta come attuale.
Freud distingue varie tipologie di incubi, suddividendoli e classificandoli in base al contenuto, alla
causa scatenante, o al suo significato psicologico. le varie tipologie di incubo su cui Freud si
sofferma correlandole con vari esempi, sono le seguenti:
1- In molti casi si tratta di rappresentazioni indotte da stimoli esterni. “…il rimbombo del
tuono ci porta nel cuore di una battaglia, il canto del gallo può diventare l’urlo di angoscia
di un uomo, il cigolio di una porta un’irruzione di rapinatori..”. E ancora: “distesi di sbieco
con i piedi che sporgono dall’orlo del letto, possiamo sognare di trovarci sull’orlo di un
pauroso precipizio, o di precipitare da un’altura scoscesa. Se la testa ci va a finire sotto il
cuscino, allora un’enorme roccia ci sovrasta e sta x seppellirci…” questi sono solo alcuni
esempi, ai quali Freud aggiunge casi clinici da lui riscontrati nel corso della sua attività: un
uomo sognò di essere aggredito da individui che gli infilavano un palo tra l’alluce e il
secondo dito: svegliatosi, si accorse di avere un filo di paglia tra le dita del piede. Lo stesso
uomo indossando una camicia con il collo troppo stretto sognò di venire impiccato. Un
altro, dopo l’applicazione di una crema sulla testa, di essere scotennato dagli indiani.
2- Talvolta si tratta di sogni causati da forti stimoli interni (di natura patologica). Gli ammalati
di cuore sono tormentati da incubi di morte in circostanze atroci, i tubercolotici hanno
incubi di soffocamento, mischia e fuga, quelli con disturbi alla digestione, rappresentazioni
di nausea o di disgusto.
3- Talvolta, poi, l’incubo riproduce esperienze riconducibili a reminiscenze infantili.
Esperienze di questo tipo sono le apparizioni di spettri, briganti e ladri notturni.
4- Con particolare riguardo al significato degli incubi Freud lo identifica, anzitutto, nella
funzione psicologica (e quindi anche sociale) di razionalizzazione dell’ignoto (e
dell’indominabile in genere). Un esempio significativo di questo paradigma, su cui Freud si
sofferma, è il sogno dell’esame di maturità, o di laurea. Tale sogno angoscioso si presenta
quando un compito di particolare responsabilità attende il soggetto: il timore di un
fallimento indurrebbe così la rappresentazione di un’esperienza passata, in cui la grave
angoscia si sia dimostrata ingiustificata, e contraddetta dal risultato. Il contenuto latente alla
base di questo incubo sarebbe dunque un miscuglio di autocritica e di consolazione: ecco
perché sogni siffatti si manifestano solo dopo che l’esame in questione sia stato superato.
5- Con attenzione, infine, ai contenuti, si osserva che le esperienze esistenziali cui questo tipo
di rappresentazioni sono riconducibili sono essenzialmente tre, identificabili con i passaggi-
chiave dell’esistenza umana: la nascita, l’esperienza sessuale e la morte. Il passaggio per
ambienti stretti, o la permanenza nell’acqua rappresentano la nascita. Apparizioni maligne o
sogni di esami possono simbolizzare l’esperienza sessuale. I sogni di morte più comuni
hanno invece come oggetto più che la propria la morte, la morte di persone care.
(1*)
Con il primo episodio di Ifigenia il poeta latino, Lucrezio, di aveva mostrato a quali azioni di
delitto portano la religione e la fiducia nei suoi ministri. Lucrezio, contro le minacce dei sacerdoti,
che lui chiama vates, contro la paura di pene eterne e contro le angosce suscitate nell’uomo
dall’irrazionale, pone la necessità di una conoscenza razionale e non solo dei fenomeni naturali,
ma anche della nostra psiche.
In questo brano Lucrezio dice che se ne andrà dopo avere ascoltato le terrificanti parole dei
sacerdoti, e dice che adesso possono raffigurarlo gli incubi che la logica della vita può ribaltare e
intorbidare di paura tutto ciò che gli accade di bello.
Lucrezio afferma che se gli uomini si rendessero conto che esiste un limite determinato per le
sofferenze, riuscirebbero ad opporsi alle paure di religione e alle minacce dei vati. Adesso non esiste
più nessun mezzo per opporsi e neanche nessuna possibilità di opposizione, perchè si deve avere
paura delle pene eterne della morte.
A questo punto si fa riferimento alle varie teorie sulla natura dell’anima: alla teoria epicurea
secondo la quale l’anima nasce con il corpo e muore con esso, alla teoria platonica che ritiene
l’anima immortale e immersa nel corpo all’atto della nascita, e alla teoria pitagorica della
metempsicosi, cioè della trasmigrazione delle anime da 1 corpo all’altro dei vari esseri animati.
Come Ennio, anche Lucrezio cantò dell’orco che dall’Elicona, una delle due cime del monte
parnaso, sede delle muse riportò per primo la corona di fronde perenni, che tra la gente d’Italia
aveva una fama assicurata.
Ennio proclama l’esistenza dei luoghi dell’acheronte (regno dei morti), cantandola in versi
immortali, fino ad esse non durerebbe la vita delle anime o dei nostri corpi, ma di certe immagini
pallide in modo stupefacente, e narra che da quel luogo sorgeva il fantasma di omero che secondo
Ennio, svelava al poeta che la sua anima era trasmigrata in lui. Non occorre avere sapienza solo
delle cose celesti, ma bisogna anche capire che l’anima è il principio vitale perchè è la sede del
pensiero e del giudizio razionale. (2*)
Anche Manzoni, uno tra i maggiori esponenti del romanticismo europeo, parla dell’incubo e
precisamente nel 33 capitolo dei promessi sposi, dove ritorna la figura di don Rodrigo.
In questo capitolo il Manzoni descrive la notte tormentata in cui l’arrogante signorotto scopre con
orrore di aver contratto la peste. Una notte verso la fine di agosto, don Rodrigo stava tornando a
casa, con il Griso, uno dei pochi servi che avevano resistito alla peste, i due tornavano da una festa
alla quale don Rodrigo si era divertito molto. Nella strada del ritorno il signorotto sentiva un
malessere, e volendo allontanare il pensiero che fosse stato anche lui colpito dalla peste, attribuiva
la colpa al vino e alla stanchezza. Arrivati a casa, il griso iniziò ad intuire qualcosa, infatti stava
lontano da don Rodrigo e quando questo gli chiese di andare a dormire e portarsi con se il lume, non
esitò ad andare. E qui ha inizio la notte molto tormentata del signorotto, infatti le coperte gli
sembravano una montagna e non appena riusciva ad addormentarsi era come se qualcuno lo andasse
a svegliare di proposito, dopo un lungo rivoltarsi riuscì ad addormentarsi e cominciò a fare dei
sogni molto brutti. Gli sembrò di trovarsi davanti ad una chiesa, in mezzo alla folla, dove tutti
avevano i visi pallidi, ma non sapeva come ci fosse andato a finire; nel sogno guardava la porta
della chiesa e gridava con un viso minaccioso a quelle persone ammalate di peste, di stargli alla
larga, nessuno di loro dava cenno di allontanarsi e gli sembrava che qualcuno lo prendesse tra il
cuore e l’ascella dove sentiva una puntura dolorosa che realmente corrispondeva al bubbone che gli
era spuntato; poi immaginò che gli stesse pungendo la spada allora decise di prenderla, ma quando
tentò di afferrarla non la trovò e senti un dolore più forte, allora il signorotto avrebbe voluto gridare
ma notò che tutta la gente in mezzo a lui, rivolse lo sguardo in un punto, allora anche lui guardò in
quel punto e vide fra Cristoforo che lo fulminò con lo sguardo e alzo la mano verso di lui come
avevano fatto nel suo palazzotto, anche lui alzò la mano, emise un grido, e abbasso il braccio che
aveva alzato veramente. Quando don Rodrigo aprì gli occhi riconobbe la sua stanza l’incubo era
finito, era tutto sparito, tranne il dolore dalla parte sinistra, il cuore gli batteva molto forte e si
sentiva molto debole, esitò un po’ ma poi decise di vedere cosa gli provocasse quel dolore e vide
quel sozzo bubbone, fu invaso dal terrore della morte e da quello di diventare prenda dei monatti,
allora chiamò il griso gli accennò del suo malessere e gli chiese di andare a chiamare il chirurgo.
(3*)
Un altro autore romantico, la cui opera più importante fu l’incubo, è Fussli, svizzero di nascita e, da
giovane, seguace dell’estremismo romantico dello sturn und drang (movimento letterario tedesco
sviluppatosi tra il 1765 e il 1785 in opposizione al razionalismo illuministico), soggiornò poi per
qualche anno in Italia studiando in particolare i lavori di Michelangelo. Può essere considerato il
mediatore tra la cultura artistico letteraria tedesca e quella inglese, avendo passato gran parte della
sua vita in Inghilterra (dove è conosciuto come Henry Fuseli). Fussli, vede nell'arte un'attività tutta
spirituale, antinaturalistica, ma il 'sublime' per lui è nel sogno e nell'incubo più che nelle
trascendentali visioni. Il mondo classico, che considera morto, può solo essere considerato come un
fantasma in contrasto stridente al presente. In Inghilterra egli è pittore di storie antiche, medievali,
shakesperiane, dantesche, rappresentate con forti accenti romantici o preromantici. All'esposizione
annuale della Royal Academy di Londra del 1781, Füssli presentò il quadro L'incubo, che lo impose
sulla scena inglese. Si tratta della prima versione di un soggetto che dipingerà altre cinque volte,
rivelando la particolare predilezione per il tema del sogno, momento in cui affiorano le più profonde
regioni dell'animo. Del resto, lo stesso artista affermava che i sogni erano la personificazione del
sentimento. Per questo oltre alla figura addormentata si vedono i suoi sogni materializzati, un
orribile nano sul ventre e la cavalla spettrale dagli occhi bianchi che appare dietro la tenda, richiamo
quest'ultimo anche del termine incubo in inglese, "nightmare", ovvero "cavalla della notte".
(4*)
Molly’s monologue is taken from the final chapter of James Joyce’s Ulysses. In her monologue,
Molly talks about the experiences of her childhood in Gibraltar. She reminds her first love –
making with her husband Bloom and she is happy. In the text there isn’t any punctuation because
Molly’s thoughts happen without any pause.
The wole story take place in a singol day (16.06.1904), and focuses on the experiences of three
people of Dublin.
Stephen Dedalus an intellectual representing youtness as Telemaco
Leopold Bloom the voyager representing experience and maturity as Omer’s Ulysses.
Molly Bloom the women as wife/mother/daughter rappresenting the sensual experience
as Penelope, but she is not faithfull.
The novel is divided into three parts:
First “thelemachiad” tells about the story of Stephen Dedalus who like “thelemacus”
looks for his father.
Second “odyssey” focuses on Leopold bloom who, like Ulysses, wanders around Dublin,
but his journey is not only physical but also moral: he suffers, struggles to survive and rises
going towards God.
Third “nostos” centres on a female character Molly Bloom who is waiting for her
husband just like Penelope in waiting for Ulysses.
Molly’s monologue is taken from the final chapter of James Joyce’s Ulysses. In her monologue,
Molly talks about the experiences of her childhood in Gibraltar. She reminds her first love –