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”Non si può non
comunicare”
Pagliaro Valentina
Classe 5° sez. A
Liceo delle Scienze Sociali
a. s. 2006/2007
INTRODUZIONE
Dunque…perchè questa scelta? Perché la comunicazione è alla base della
nostra esistenza. Perché l’uomo non può vivere senza comunicare, poiché fa
parte di se stesso. La comunicazione è innata. Fa parte dell’uomo. Non si può
non comunicare!
Ma la comunicazione non è solo il linguaggio e l’uso orale della parola. L’essere
umano può esprimersi e lo fa soprattutto attraverso l’uso del corpo: la mimica
facciale, la postura, i gesti, la prossemica, gli aspetti non verbali del parlato.
Questi atteggiamenti sono tutte modalità della comunicazione non-verbale
(C.N.V.).
La comunicazione inoltre, può essere anche interpretata nelle varie forme
artistiche, quali il teatro, il cinema, la danza, la musica, la pittura.
Da qui ha origine una personale e profonda passione per l’arte. Quest’ultima
rappresenta il sublime. L’uomo, in continua ricerca del piacere, trova nell’arte
la massima possibilità espressiva del proprio sentimento. Perché non
esprimersi allora attraverso le arti sceniche?
Ma non basta. L’essere umano comunica per bisogno, per essere informato e
nel contempo educato. È soprattutto grazie ai mezzi di comunicazione, che
ogni individuo può sentirsi libero di esprimere il proprio pensiero, manifestarlo
e condividerlo. Gli stessi strumenti inoltre, hanno permesso un altissimo grado
di sviluppo della società stessa, che in alcuni casi però, si è dimostrata
subordinata e dipendente da questi mezzi, i quali hanno acquisito il predominio
sui soggetti sociali.
In queste pagine, il concetto di comunicazione, racchiude una pluralità di
concetti sopra citati: Scienze Sociali
Comunicazione come sperimentazione – (“I cinque
assiomi della comunicazione”) Filosofia
Comunicazione come educazione – (“Cattiva Maestra
Televisione” di K. R. Popper) Diritto
Comunicazione come libera espressione del cittadino – (Libertà di
pensiero e di comunicazione)
Letteratura
Comunicazione come arte – (“Il Mistero Buffo” di Dario Fo)
Storia
Comunicazione come informazione – (La Guerra in Iraq…una
Guerra Mediatica) “droit” Francese
Comunicazione come – (“Daniel Pennac e i diritti del
lettore”) - Percorso -
Scienze Sociali
“I cinque assiomi della comunicazione”
Filosofia
“Cattiva Maestra Televisione” di K. R. Popper
Diritto
“Libertà di pensiero e di comunicazione”
Letteratura
“Il Mistero Buffo” di Dario Fo
Storia
“La Guerra in Iraq…una Guerra Mediatica”.
Francese
“Daniel Pennac e i diritti del lettore”
SCIENZE SOCIALI - I cinque assiomi della comunicazione umana
La comunicazione è un aspetto fondamentale della nostra vita. Essa
si presente in ciascun individuo come capacità innata, di cui chiunque
gode delle capacità comunicative, poiché per comunicazione si
intende uno scambio di informazioni tra le persone. A tal proposito, Paul Watzlawick
propone i cinque assiomi della comunicazione.
1- L’impossibilità di non comunicare
Il primo assioma sancisce l'impossibilità di non comunicare, poiché qualsiasi
comportamento è una forma di comunicazione. Dunque, qualsiasi atteggiamento
venga assunto da un individuo questo diventa immediatamente portatore di
significato per gli altri: ha valore di messaggio. Anche i silenzi, l’indifferenza, la
passività e l’inattività sono forme di comunicazione al pari delle altre, poiché portano
con sé un significato e soprattutto un messaggio al quale gli altri partecipanti
all’interazione non possono non rispondere. Si differisce infatti, una comunicazione
intenzionale o non-intenzionale, consapevole o inconsapevole, efficace o inefficace.
Ogni assioma può venire distorto dalla presenza di disturbi della comunicazione e
portare allo sviluppo di patologie strettamente correlate allo specifico principio.
2- I livelli comunicativi di contenuto e relazione
Ogni comunicazione, oltre a trasmettere informazione, implica un impegno tra i
comunicanti e definisce la natura della loro relazione. L’aspetto di relazione di una
comunicazione è definito dai termini in cui si presenta la comunicazione stessa, dal
non-verbale che ad essa si accompagna e dal contesto in cui questa si svolge. Una
delle funzioni della comunicazione consiste nel fornire ai comunicanti una conferma o
un rifiuto del proprio Sé; attraverso la metacomunicazione si sviluppa dunque la
consapevolezza del Sé, la coscienza degli individui coinvolti nell’interazione.
3- La punteggiatura della sequenza di eventi
La natura di una relazione dipende anche dalla punteggiatura delle sequenze di
scambi comunicativi tra i comunicanti. Anche i ruoli dei comunicanti sono definiti dalla
propensione degli individui stessi ad accettare un certo sistema di punteggiatura
oppure un altro. Il terzo assioma decreta dunque la connessione tra la punteggiatura
della sequenza degli scambi che articolano una comunicazione e la relazione che
intercorre tra i comunicanti. Infatti, la comunicazione è un continuo
alternarsi di flussi comunicativi da una direzione all'altra. Le
patologie insorgono quando si presentano delle discrepanze
relative alla punteggiatura (visioni diverse della realtà),
determinate dal fatto che i comunicanti non possiedono lo stesso
grado d'informazione, dunque traggano conclusioni diverse.
4- Comunicazione numerica e analogica
Il quarto assioma attribuisce agli esseri umani la capacità di
comunicare sia tramite un modulo comunicativo digitale (o
numerico) sia con un modulo analogico. In altre parole, quando gli esseri umani
comunicano per immagini la comunicazione è analogica; questa comprende tutta la
comunicazione non-verbale. Quando comunicano usando le parole, la comunicazione
segue il modulo digitale. Nelle patologie di natura isterica si può verificare un processo
tale che un'errata traduzione del messaggio dal modulo digitale a quello analogico
provoca i sintomi di conversione, che hanno un'innegabile valenza simbolica.
5- L’interazione complementare e simmetrica
Quest’ultimo assioma si riferisce ad una classificazione della natura delle relazioni che
le suddivide in relazioni basate sull’uguaglianza oppure sulla differenza. Nel primo
caso si parla di relazioni simmetriche, in cui entrambi i partecipanti tendono a
rispecchiare il comportamento dell’altro, nel secondo si parla di relazioni
complementari, in cui il comportamento di uno dei comunicanti completa quello
dell’altro. Nella relazione complementare uno dei due comunicanti assume la posizione
one-up (superiore) e l’altro quella one-down (inferiore). Quando un’interazione di tipo
simmetrico perda la stabilità, si può verificare un’escalation simmetrica da cui ci si può
aspettare l’instaurarsi di uno stato di guerra più o meno aperto (o scisma) e un rifiuto
reciproco del Sé dell’altro da parte dei due partecipanti.
FILOSOFIA: “CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE” di Karl
R. POPPER
La televisione in Italia è stata senz'altro un agente catalizzatore
dell'unificazione linguistica. Quando la televisione entrò nelle case
italiane si diffuse un’alfabetizzazione dei cittadini, poiché prima di allora
la maggior parte degli italiani si esprimeva nel dialetto locale.
Successivamente però la televisione secondo Pasolini divenne la causa
primaria dell'omologazione. Già nei primi anni '70 Pasolini aveva già
intuito i cambiamenti sociali e culturali prodotti dalla massificazione
televisiva. Pasolini iniziò ad accorgersi che tutti i giovani di borgata
avevano iniziato a vestire, comportarsi, pensare in modo analogo. Ma questo non
accadeva, come ancora oggi, solo con la televisione, ma con qualsiasi mezzo dei
mass-media. Ma il più grave problema causato dalla televisione la violenza, che
influenza i bambini.
K. Popper in "CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE" , analizzando i contenuti dei
piccolo
programmi e gli effetti sugli spettatori televisivi, giunge alla conclusione che il
schermo sia diventato ormai un potere incontrollato, capace di immettere ingenti dosi
di violenza nella società . Per il filosofo austriaco occorre quindi una censura attenta da
patente per fare
parte degli organismi di controllo, così come occorre una
televisione . Il rischio altrimenti è quello di avere giovani sempre più
deumanizzati, violenti ed indifferenti. La famiglia patriarcale è
scomparsa ed è stata sostituita dalla famiglia moderna, composta
nella maggior parte dalla triade familiare: padre, madre e figlio. Il
problema è che le madri lavorano e spesso è proprio la televisione a
fare da baby-sitter ai bambini. Il tempo trascorso dai bambini
davanti allo schermo è di circa 40 ore settimanali.
Secondo la psicologia moderna, per una mente ancora in fase di
formazione come quella del bambino, assistere continuamente a
difficoltà permanente a
spettacoli violenti causa 4 effetti: 1) la
distinguere la verità dalla finzione deumanizzazione orientata sul
; 2)
soggetto: di fronte a tanta violenza il bambino può acquisire una vera mancanza di
deumanizzazione orientata sull'oggetto:
empatia nella sofferenza altrui; 3) il bambino
la televisione violente
può iniziare a ritenere che in fondo gli altri sono oggetti; 4)
potrebbe diventare istigatrice di azioni aggressive. Dunque, i bambini da soli di fronte
alla televisione non sono ancora capaci di distinguere la verità dalla finzione. Se i
direttori dei palinsesti ed i consiglieri delle reti televisive ritengono di poter continuare
a trasmettere programmi ad alto tasso di violenza ed a basso contenuto pedagogico
ed informativo, motivando ciò dicendo di dare alla gente quello che la gente vuole, si
dimenticano che dovrebbero mettere da parte la logica dell'audience e far valere i
principi della democrazia democratica. Secondo Popper infatti nella democrazia non
c'è nessuna regola sancita, che vieti a persone, che dispongono di maggiori
conoscenze, di offrirne a chi ne ha di meno. La democrazia infatti dovrebbe dare a tutti
indistintamente uguaglianza di possibilità, uguaglianza nel permettere a tutti lo
sviluppo della propria unicità e diversità. Per quanto riguarda la televisione italiana in
questi ultimi anni sono stati propagati in tutte le reti pubbliche e private due
televisione del dolore, cretinismo.
pessimismi: la il Per quanto riguarda la televisione
del dolore Popper fa riferimento all'incessante ricerca di spettacolarizzare "casi umani"
(inutili programmi strappalacrime). I problemi però non vengono mai risolti dalla
televisione del dolore! L'importante è utilizzare il buonismo ipocrita per aumentare
l'audience! L'altro problema è quello che il filosofo chiama “cretinismo” (programmi
televisivi costruiti su storie quotidiane, i cui protagonisti non sono persone autentiche,
ma bensì pseudo-attori).
DIRITTO: “LIBERTÀ DI PENSIERO E DI COMUNICAZIONE”
libertà di pensiero
La è il diritto riconosciuto dalla Costituzione
a qualsivoglia individuo di esternare il proprio pensiero attraverso
qualsiasi mezzo (parola, scritto, radio, televisione, cinema,
pubblicità, e-mail, Internet). Essa è sancita dall’articolo 21 della
Costituzione Italiana.
manifestazione del pensiero
La (art. 21 C.) va però distinta dalla
libertà di comunicazione del pensiero (art. 15 C.), poiché:
con la manifestazione il soggetto diffonde il proprio pensiero ad una pluralità di
soggetti (es. un libro);
con la comunicazione il soggetto trasmette il proprio pensiero ad una o più
persone determinate (es. telegramma).
Ma la libertà di manifestazione del pensiero implica limiti fissati dallo stesso articolo 21
C. e da altre norme Costituzionali.
Tali limiti sono:
riservatezza onorabilità della persona
la e l’ (non è
concessa la lesione di dignità, onore e privacy altrui)
buon costume
il (quelle manifestazioni pubbliche che
possono offendere il pudore sessuale e la morale
pubblica)
segreto giudiziario
il (è vietata la pubblicazione di atti
destinati a rimanere segreti)
segreto di Stato
il (sono coperti dal segreto di Stato atti,
documenti, attività militari, diplomatici o di sicurezza, la