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1. Chi è la “femme fatale”?
La donna, in una società ottocentesca
essenzialmente tradizionalista, era
frenata nei suoi impulsi sessuali,
perché doveva restare serrata nella
sua dimora ad accudire i bambini, ad
occuparsi delle faccende domestiche
e a sottomettersi al marito, sesso
forte.
Verso la fine dell’Ottocento,
soprattutto nel Decadentismo,
abbiamo l’affermazione di una figura
Figura 1 Marilyn Monroe
di donna un po’ più ribelle, più emancipata. Vuole e può dominare
l’uomo, non essere sottomessa. Bella, affascinante, crudele,
desiderata ed odiata, è una sorta di personificazione della sessualità,
è l’emblema dell’amore carnale.
La “femme fatale”, denominata così dai molti letterati francesi, è
un mix di intelligenza, ironia, sensibilità, dolcezza, cultura e
sguardi capaci di pietrificare un uomo. Ella è una donna maliziosa e
disinvolta, ma in genere non nasconde la cattiveria e il desiderio di
annientamento tipico della dark lady.
La femme fatale, in letteratura, è colei che è capace di soggiogare
un uomo e di utilizzarlo per i propri fini, usando il suo fascino e la
sua modesta bellezza, comportandosi da seduttrice, una seduttrice
mortale. Nel linguaggio comune, anche contemporaneo, l’aggettivo
rimanda alla sensualità e all’erotismo : una sorta di particolare
specificazione dell’ideale di bellezza, Allo stesso modo, rimanda ad
4
una personalità forte, volitiva , anche crudele e spietata, spesso
libera e libertina e all’estremo lussuriosa.
Tuttavia, sembrano sussistere diverse sfumature della fatalità
nell’essere donna e un fattore accomunante appare la sua
distruttività, proprio nel senso letterale del termine: la donna fatale
è colei che porta alla distruzione/dannazione il sedotto, è colei che
causa sventura e perdizione.
Nonostante il termine sia francese, il primo esempio di femme
fatale è la Fosca di Iginio Ugo Tarchetti , ma possiamo trovare
simili eroine nei romanzi di Gabriele D'Annunzio , in cui la donna è
costantemente la nemica che si oppone ai sogni eroici dei
protagonisti. D'Annunzio trae dal Decadentismo il tema della
prevalenza femminile . L'uomo è debole, fragile e sottomesso. La
donna lo domina, è lussuriosa, perversa, crudele ed esercita
sull'uomo un potere a cui lui non può sfuggire e che lo porta
irreparabilmente alla follia o alla distruzione. La donna fatale
possiede una bellezza speciale che sembra in qualche modo essersi
radicata nell’immaginario popolare e letterario nel corso dei secoli.
Oltre ai tratti fisici (che in parte differiscono ed in parte
coincidono tra i diversi autori, probabilmente anche in relazione alla
diversa evoluzione dei canoni estetici e alla sensibilità di ognuno)
una nota comune è la particolarità del suo fascino
5
2. Elena Muti, donna fatale
Elena Muti, nel romanzo “ Il Piacere”
(1889), è un tipo di femme fatale
carica di sensuale ambiguità , perché
non si sa fino a che punto la crudeltà le
sia propria o sia solo una proiezione
delle fantasie del protagonista, Andrea
Sperelli.
“Chi era ella mai? Era uno spirito
senza equilibrio in un corpo
voluttuario. A similitudine di tutte le
creature avide di piacere, ella aveva
per fondamento del suo essere morale uno smisurato egoismo. La
sua facoltà precipua, il suo asse intellettuale, per dir così, era
l'immaginazione: una immaginazione romantica, nutrita di letture
diverse, direttamente dipendente dalla matrice, continuamente
stimolata dall'isterismo. Possedendo una certa intelligenza, essendo
stata educata nel lusso di una casa romana principesca, in quel
lusso papale fatto di arte e di storia, ella erasi velata d'una vaga
incipriatura estetica, aveva acquistato un gusto elegante; ed avendo
anche compreso il carattere della sua bellezza, ella cercava, con
finissime simulazioni e con una mimica sapiente, di accrescerne la
spiritualità, irraggiando una capziosa luce d'ideale. Ella era la
donna delle passioni fulminee, degli incendi improvvisi. Ella
copriva di fiamme eteree i bisogni erotici della sua carne e sapeva
1
trasformare in alto sentimento un basso appetito . ”
1 Pag. 106 6
Da questa breve citazione del romanzo, intuiamo come la donna si
mostra agli altri, spesso inconsapevolmente. È una donna
intelligente, bella, ma dannatamente egoista. Sa di essere bella, sa
di essere colta, ragion per cui si sente autorizzata a trovare il
piacere solo per sé, ad essere egoista nei rapporti con ogni uomo.
L’autentica femme fatale, infatti, è di carattere forte, combattivo,
profondamente avara. Raramente ella si concede sessualmente e se
lo fa è per un breve attimo, intenso, ma che sarà l’ultimo per il suo
compagno. Gode della propria castità, in qualità di strumento di
tortura. Vittima è Andrea Sperelli , che in lei sembra aver trasferito
parte della sua personalità. Infatti l'allontanamento di lei rompe il
suo equilibrio, sconvolge il protagonista e lo confonde totalmente.
La conseguenza che ne deriva è il tentativo di Andrea di ritrovare
Elena in qualcun'altra per ritrovare se stesso e la sua stabilità,
come era accaduto con la Muti. Spesso Andrea si domanda il perché
del suo fervido innamoramento per la Muti, donna che lo farà
soffrire e che lo porterà a perdere se stesso nei meandri dei suoi
ricordi più intimi con la donna. Ricordi che riguardavano i
quotidiani riti pre-amorosi che compiva la donna prima di donarsi
ad Andrea.
“..Ne' baci di Elena era, in verità, per l'amato, l'elisir
sublimissimo. Di tutte le mescolanze carnali quella pareva loro la
più completa, la più appagante. Credevano talvolta che il vivo fiore
delle loro anime si disfacesse premuto dalle labbra, spargendo un
succo di delizie per ogni vena insino al cuore; e, talvolta, avevano
al cuore la sensazione illusoria come d'un frutto molle e roscido
che vi si sciogliesse. Tanto era la congiunzione perfetta, che l'una
2
forma sembrava il natural completamento dell'altra.”
2 Pag. 122 7
"Il Piacere" (1889)
Elena Muti
Donna come Seduce Andrea
immagine non di GINOFOBIA
Sperelli.
fecondità creatrice,
ma di eros
perverso,distruttivo e
crudele, immagine di
morte. In Elena ha trasferito
parte della sua Indebolimento
personalità. dell'identità maschile.
Raramente ella si
concede
sessualmente
(castità). Tentativo di ritrovare
in un'altra donna la Si avvia il processo di
donna bramata.
Bellissima, colta , ma emancipazione
egoista. femminile.
Profondamente avara
nel rapporto con
l'uomo. La donna appare
all'uomo pericolosa e
nemica perchè
minaccia le basi
tradizionali del potere
e del privilegio
maschile.
8
3. La Femme Fatale nell’Arte
Novecentesca
Molti pittori, nel corso dell’epoca Novecentesca hanno
focalizzato la loro attenzione nel mondo affascinante della donna
fatale.
3.1 Gustav Klimt
Testimone ne è Gustav Klimt, che
attraverso le sue opere simboliste,
focalizzate sulla donna seminuda o nuda,
provocatrice e fatale, ci mostra come
l’uomo sia assoggettato da una figura tale,
quasi attirato. Molti artisti e scrittori
europei si sono lasciati affascinare dal
personaggio di Giuditta.
Klimt nel 1909 dipinge un quadro che
ritrae una donna seminuda mentre trattiene
nelle mani la testa di un uomo. È la
famosissima “Giuditta”, denominata
Giuditta II perché precedentemente il
pittore aveva composto un altro quadro
simile. Questo quadro fu ultimato da Klimt
a distanza di otto anni dalla prima
versione appunto del 1901 e da
quest'ultima possiamo riscontrare profonde Figura 1: Kimt, Giuditta II
differenze di carattere stilistico e una
mutata rilevanza simbolica. Giuditta incarna in se stessa il potere:
non chiede, ma decide e compie con le sue mani il delitto. Durante
l’assedio della città di Betulia da parte del re Nabucodonosor
9
(sovrano di Babilonia dal 604 al 562 a.C.) Giuditta, giovane vedova
ebrea, si introdusse nel campo nemico e, dopo aver avvicinato il
comandante Oloferne, sedotto dalla sua bellezza, lo decapitò nel
sonno.
È la tipica "femme fatale". L'espressione del volto in estasi e la
testa di Oliferne nella mano mostrano come lei sia l’incarnazione
del potere di seduzione delle donne. È una donna bellissima,
seducente, passionale ma al tempo stesso fiera e coraggiosa. Ha
un'espressione riservata che, pensando al gesto che ha appena
compiuto, potremmo quasi definire cinica e crudele. Le forme che
prevalgono sono quelle rotondeggianti e morbide . Esse
simboleggiano secondo Klimt il mondo femminile, mentre le forme
dure e angolose sono correlate al mondo maschile. L’immagine si
fonda sul contrasto tra il naturalismo del volto, del busto e delle
mani e l’assenza di profondità , unita all’ astrattismo dei due piani
decorativi: l’abito e lo sfondo. La posizione che occupa è
espressiva: è girata di tre quarti e sembra che stia tentando di
sottrarsi a ogni rapporto diretto con l’osservatore. Il capo, inoltre, è
chiaramente separato dal resto del corpo attraverso il pesante
gioiello che porta al collo. Esso è simbolo non soltanto della donna
contemporanea alla moda, ma soprattutto di una decapitazione
simbolica . Decapitazione non intesa come contrappasso per la morte
di Oloferne, la cui testa è in basso colorata di un rosa spento, ma la
volontà di ritrarre una donna e un uomo indifferentemente coinvolti
e travolti dalla stessa sorte: la divisione tra morte e amore.
3.2 Gustave Moreau 10
“Credo solo a ciò che non vedo e
unicamente a quello che sento .
)”
(Gustave Moreau
Gustave Moreau , simbolista francese
del XIX secolo, rifiuta di
rappresentare la volgarità del mondo
reale e dipinge immagini che
richiamano alle mitologie orientali e
all’esoterismo.
L’apparizione , è un dipinto ricco di
simboli. Salomè, seminuda ma
coperta di gioielli vede la testa di
Giovanni Battista che lei stessa ha
fatto decapitare per capriccio. Salomè Figura 2: L'apparizione, Gustave Moreau
incarna la paura primordiale che
l’uomo ha della femminilità
selvaggia .
Nel dipinto la testa mozzata del santo ,
svolazza cupa, gettando un’ombra nera sul
pavimento, con il collo grondante di sangue, in parte
rappreso nella barba e nella punta dei capelli,
scrutando con gli occhi sbarrati Salomè. L’immagine
della testa del santo quindi, non vuole riecheggiare l’episodio della
decapitazione in sé, ma essere simbolo, materializzazione del senso
di colpa che torna a ossessionare Salomé.
Con la mano sinistra completamente
distesa, la donna punta il dito verso il santo ,
quasi per esorcizzare l’apparizione, oggetto
11
del suo odio e al tempo stesso della sua attrazione. Il braccio destro
stretto a pugno, dove stringe un fiore di loto. Nello sfondo
dell’opera appaiono simboli di divinità orientali come
testimonianze di un universo arabo perduto, un mondo che l’umanità
può ricordare solo attraverso la Bibbia.
L’opera di Moreau pur non essendo contemporanea del
Simbolismo, movimento artistico nato in Francia attorno al 1885,
può inserirsi in questo filone, per via delle numerose connessioni
che lo legano ad esso e addirittura lo preannunciano. Il simbolo
quindi è la parola chiave di questo movimento: compito dell’artista
è quello di evocare le corrispondenze, i simboli che la natura
racchiude e pertanto elabora un linguaggio nuovo, non più logico,
ma analogico. 12 A u t o r e : G u s t a v K l i m t
A u t or e : G u s t a v K l i m t
A u t o r e : Gu s t a v e Mo r e a u
Au t o r e : G u s t a v e M o r e a u T i t o l o : G i u d i t t a I I
T i t o l o : G i u d i t t a I I
T i t o l o : L ’ a p p a r i z i o n e
Titolo: L’apparizione Cr o no l o g i a : 1 9 0 9
C r on o l o g i a : 1 90 9
C r o n o l o g i a : 1 8 7 4 - 1 8 7 6
C r on o l og i a : 1 8 74 - 1 8 7 6 C o l l o c a z i o n e a t t u a l e :
C o l l o c a z i o n e a t t u a l e :
C o l l o c a z i o n e a t t u a l e :
C o l l o c a z i o n e a t t u a l e : V e n e z i a , G a l l e r i a d ’ A r t e
Ve n e z i a , G a l l e r i a d ’ A r t e
P a r i g i , M u s é e M o r e a u
Pa r i g i , Mu s é e M o r e a u M od e r n a
Mo d e r n a
Giuditta fu l'eroina ebrea
Salomè, seminuda ma che liberò il suo popolo
coperta di gioielli vede la da Oliferne tagliandogli
testa di Giovanni Battista la testa dopo averlo
che lei stessa ha fatto sedotto tramite la sua