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PIANO
1 EVOLUZIONISMO
Charles Darwin
Herbert Spencer
2 EVOLUZIONE
La teoria sintetica
Tempi geologici
3 DARWINISMO SOCIALE
Il verismo e Verga
Bibliografia 2
1 EVOLUZIONISMO
1.1 CHARLES DARWIN
Il lavoro di Darwin (in figura) si spiega in seno al Positivismo. Il Positivismo è uno dei fenomeni
filosofici e culturali europei che si è imposto da metà Ottocento fino almeno alla prima guerra
mondiale, figlio della stabilità politica dopo i moti del 1848, dell’imperialismo e dalla trasformazione
industriale europea reciprocamente connessa al suo sviluppo scientifico e tecnico, che avanza l’idea
di un progresso umano e sociale illimitato che coincide con lo stesso progresso scientifico e tecnico. È
quindi un’indubbia manifestazione della moderna civiltà industriale (a vedere dove si sviluppa, in
Francia e in Inghilterra), anche se la sua matrice culturale non è riconducibile solo all’Illuminismo, di
cui è la prosecuzione nell’Europa post-rivoluzionaria e della seconda industrializzazione, ma anche al
Romanticismo, da cui eredita l’idea che la realtà sia in continua evoluzione, non più in termini di
Spirito (Hegel), ma in termini di progresso o evoluzione, in particolare in Spencer. È in questo
contesto quindi che la teoria di Darwin poteva venire bene accettata.
Il Positivismo evoluzionistico è una voce del Positivismo che ha assunto il concetto di evoluzione, desunto dell’evoluzione biologica
in Lamarck e Darwin, come chiave interpretativa della realtà e scorge nell’evoluzione la manifestazione di una realtà metafisica
propria, a vedere, dell’idealismo romantico. A questa fanno parte Darwin e Spencer.
Verso la teoria evolutiva Una prima spiegazione della varietà delle specie e del loro particolare adattamento risale ad Aristotele
(384-322 a.C.), che aveva disposto tutti gli esseri viventi dentro una scala gerarchica da sempre esistita, la Scala naturae. Il pensiero
,
di Aristotele veniva in seguito assimilato alla dottrina biblica del creazionismo, che in termini scientifici prende il nome di fissismo 1
che non va confuso con quello, secondo cui le specie sono immutabili nel corso del tempo. Tra coloro che credevano nel
creazionismo, si conta il naturalista Carlo Linneo (1707-1778), che ha introdotto la moderna nomenclatura binomia per la
classificazione degli esseri viventi.
Il fissismo però non sapeva spiegare l’esistenza dei fossili, anticamente erano considerati delle stranezze della natura, ora la
paleontologia attestava che erano i resti di antichi animali estinti. Georges Cuvier (1769-1832), che era un paleontologo, spiegava
l’estinzione delle specie come il susseguirsi di catastrofi, in seguito delle quali in qualche modo gli organismi dovevano anche essere
generati (non trovando una soluzione, come Lamarck ipotizzava migrazioni da altre zone). La teoria prende il nome di catastrofismo
e trovava i suoi critici nei padri della moderna geologia, Hutton e Lyell. James Hutton (1726-1797) al contrario riteneva che la Terra
fosse sempiterna e soggetta da sempre a cambiamenti lenti e costanti, come i processi di erosione o sedimentazione, che tutti
possono verificare. La sua teoria prende il nome di uniformismo. Ritenendo che la Terra fosse da sempre uguale a se stessa, non si
occupò della sua età e del suo passato biologico, per questo prevalse alla fine il catastrofismo di Cuvier. Charles Lyell (1797-1875)
assimilò le teorie di Hutton e Cuvier nell’attualismo, che presuppone sì l’uniformità dei fenomeni geologici nel corso del tempo, ma
anche cambiamenti sussultori, capaci, ad esempio di spiegare le stratificazioni litologiche. Al di là delle divergenze teoriche, Cuvier,
Hutton e Lyell hanno contribuito a dimostrare che la Terra era più vecchia di quanto si pensava. L’età della Terra era stata finora
stimata con la conta delle generazioni bibliche e secondo il calcolo del vescovo inglese James Ussher sarebbe nata nel 4004 a.C.,
ma il susseguirsi tali cambiamenti, che fossero sussultori o uniformi, necessitava di tempi ulteriori. Il pensiero evolutivo aveva
bisogno proprio di questo.
Se si escludono riferimenti negli antichi, tra i primi ad intravedere la teoria evolutiva si contano Georges-Louis Leclerc de Buffon
(1707-1788), Erasmus Darwin (1731-1802), nonno di Charles, e Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829,
in figura). Lamarck si accorse come generalmente le rocce più antiche contenevano forme di animali più
semplici, quindi le forme più complesse sarebbero derivate da quelle attraverso una sorta di evoluzione.
La sua teoria evolutiva, che chiamiamo trasformismo, si fondava sul principio di ereditarietà dei caratteri
acquisiti, principio empirico privo di fondamento scientifico, falso difatti, secondo cui i caratteri sarebbero
indotti dall’ambiente alla specie e trasmessi ai figli per via ereditaria, e ipotizzava un’infinità di linee
genealogiche ognuna spinta da una forza metafisica verso una maggiore complessità.
Nel 1798 Robert Malthus (1766-1834) pubblicava il Saggio sul principio di popolazione, avanzando l’idea
di lotta per la sopravvivenza. Il numero di individui cresce in progressione geometrica (crescita
esponenziale), mentre le risorse alimentari in progressione aritmetica (crescita lineare), così che si crea
uno squilibrio e che trova due soluzioni: carestie e guerra o freni morali. Poiché nel mondo degli animali
nessun freno morale impedisce loro di riprodursi, la lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale
spiegherebbero, secondo Darwin, la persistenza dell’equilibrio tra individui e risorse.
Vita e scritti Charles Robert Darwin nasce il 12 febbraio 1809 da una ricca famiglia dello Shropshire, il padre Robert era un fisico, il
nonno Erasmus naturalista e poeta. Studia prima medicina e poi teologia, in realtà appassionato di scienze naturali, parte nel 1831
per un viaggio di cinque anni attorno al mondo a bordo del brigantino Beagle.
Durante il viaggio legge i Principi di Geologia (pubblicato nel 1833) di Lyell, di cui trova continua conferma. La varietà di specie nello
stesso territorio e la loro particolare somiglianza in territori diversi dimostrano l’inattendibilità dell’ipotesi di una creazione mirata; già i
fossili, in quanto resti di animali estinti, prevedrebbero al più l’esistenza di continue creazioni. La somiglianza degli uccelli delle isole
1 Il termine “creazionismo” non designa alcuna teoria scientifica, ma si tratta di una visione del mondo che possiamo definire in ogni
modo fissista. Il fissismo si deve considerare al più un paradigma (Kuhn), al pari dell’evoluzionismo. 3
Galapagos (Ecuador), di più recente formazione, con quelli delle coste americane gli suggerisce che quelle fossero state popolate
da quelli in seguito e in qualche modo ivi differenziatisi.
La prova che gli allevatori e i coltivatori selezionando continuamente animali e piante con delle caratteristiche particolari isolano
varietà nuove, dimostra che ogni individuo contiene un’infinita variabilità che può manifestarsi: la selezione artificiale praticata da
allevatori e coltivatori doveva trovare ora una corrispondenza su vasta scala.
Nel 1838 legge il Saggio sul principio di popolazione di Malthus (in figura). Perché si mantenga
l’equilibrio tra popolazione e risorse di sostentamento, come in effetti si verifica, è necessario che
muoiano più individui di quanti ne nascano e si riproducano, come avviene ad esempio con polline
e semi. Gli individui sopravvivono o soccombono a seconda delle caratteristiche che casualmente
manifestano: la selezione naturale, al pari di quella artificiale praticata da allevatori e coltivatori,
agisce su queste. Per il principio di ereditarietà, le caratteristiche favorevoli verranno trasmesse ai
figli, quelle sfavorevoli si perdono nel tempo e il risultato è la nascita di una varietà sempre più
numerosa che concorrerà a diventare una nuova specie, ovvero dell’evoluzione stessa. La lotta
per l’esistenza caratterizza ogni individuo che mira al proprio successo biologico, cioè nella sua
possibilità di riprodursi.
Ignaro di a cosa fosse dovuta la variabilità, non si sapeva ancora cosa fossero DNA e geni, Darwin
ipotizzava che essa fosse infinita e insita negli individui. Su questo piano si innesta la confutazione
della teoria di Lamarck: in primo luogo Lamarck avrebbe dato tutti vincitori nella lotta all’esistenza
perché tutti potevano teoricamente acquisire i caratteri; in secondo luogo, poiché ogni specie era in
qualche modo legata ad un’altra, nulla faceva presumere a linee genealogiche isolate e indipendenti, bensì ad un un’unica
discendenza.
La teoria dell’evoluzione è compendiata nell’Origine delle specie, pubblicata nel 1859, che riporta,
tra l’altro, note del naturalista Alfred Russel Wallace (1823-1913), che lavorava
contemporaneamente a Darwin alla stessa teoria. Il particolare successo e il merito dell’opera si
attribuisce all’infinita documentazione portata a conferma della sua tesi: tuttavia, se l’evoluzione
della vita fu ben documentata e generalmente accettata, poiché inoltre poteva bene assimilarsi nel
mito positivista del progresso, la selezione naturale non poteva venire del tutto intesa prima delle
scoperte genetiche di Mendel. La teoria attuale, sintesi delle tesi di Darwin e della genetica
moderna, prende il nome di teoria sintetica dell’evoluzione o sintesi neodarwiniana.
Nel 1868 pubblica La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico.
La discendenza dell’uomo è affrontata nell’opera La discendenza dell’uomo (1871), dove si legge,
tra l’altro, che la differenza tra l’uomo e ogni altro animale consiste solo nel suo grado di sviluppo,
da attribuirsi in ultima analisi alla selezione naturale e alla selezione sessuale (in figura, un ritratto
umoristico di Darwin).
Nel 1872 pubblica Espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali.
Non si contano, in questo contesto, le opere minori, tra cui infiniti appunti e frammenti.
Darwin muore il 19 aprile 1882.
La teoria dell’evoluzione
gli individui manifestano casualmente dei caratteri che non sono indotti dall’ambiente e che sono ereditabili in virtù del
- principio di ereditarietà, tali caratteri possono essere favorevoli o sfavorevoli in relazione all’ambiente in cui vivono
essi tendono a riprodursi e a crescere di numero in progressione esponenziale, poiché effettivamente non si verifica,
- significa che sopravvivono meno individui di quanti ne nascono
la sopravvivenza di alcuni e la morte di altri nella lotta per l’esistenza è determinata dall’interazione tra tali caratteri e
- l’ambiente (selezione naturale), inoltre, coloro che si adattano hanno più possibilità di trasmettere quei caratteri e crescere
di numero
la selezione naturale nelle continue generazioni porta gradualmente ad un accumulo di cambiamenti tale che è possibile
- identificare un nuovo gruppo di individui dando la direzione all’evoluzione
Differenze tra le teorie di Lamarck e Darwin
Lamarck (trasformismo) Darwin (evoluzionismo)
le specie non sono immutabili
le specie non sono immutabili
- - gli individui si differenziano per variazioni casuali
la trasformazione dell’individui è indotta dall’ambiente -
- le variazioni si trasmettono per via ereditaria
le abitudini di vita determinano il suo destino biologico
- - le variazioni si rivelano più o meno adatte
(la funzione crea l’organo) - all’ambiente: è la selezione naturale, vivono i più
le trasformazioni si trasmettono per via ereditaria
- adatti, si estinguono gli altri
esistono infinite linee evolutive indipendenti una
- esiste un’unica linea evolutiva
dall’altra -
Darwin si è sempre definito scienziato e in questa veste mai espresse le sue convinzioni filosofiche o religiose. In questi ambiti si
definiva agnostico, secondo l’accezione del termine creato nel 1869 dal naturalista Thomas Huxley (1825-1895), apostolo della
teoria dell’evoluzione, cioè l’incapacità di esprimersi su questioni che non siano proprio campo d’indagine. A prova di questo, rifiutò