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Tesina multidisciplinare sulla donna che ruota intorno alla problematica della questione femminile in relazione ai principali argomenti e alle diverse materie trattare nel corso dell'anno scolastico.
Ho scelto di trattare questo argomento perché l’anno scorso intrapresi un corso sulle pari opportunità e questo argomento mi affascinò moltissimo in quanto vidi che nonostante la parità dei diritti e l’accesso alle professioni siano ormai conquiste definitive delle donne, ci sono ancora tutt’oggi dei pregiudizi in quest’ambito. Queste le motivazioni che mi hanno spinta a voler ricordare le donne che si sono impegnate e tuttora si battono per la questione femminile.
di
Massimi Sara VD
Ho scelto di trattare questo argomento perché l’anno scorso
intrapresi un corso sulle pari opportunità e questo
argomento mi affascinò moltissimo in quanto vidi che
nonostante la parità dei diritti e l’accesso alle professioni
siano ormai conquiste definitive delle donne, ci sono ancora
tutt’oggi dei pregiudizi in quest’ambito. Queste le
motivazioni che mi hanno spinta a voler ricordare le donne
che si sono impegnate e tuttora si battono per la questione
femminile.
Il movimento per i diritti delle donne si affermò per la
priva volta in Europa nel tardo XVIII secolo, e dopo
alcune conquiste ottenute a cavallo fra il XIX e il XX
secolo passò momenti di difficoltà fino a rifiorire
durante gli anni ’60 del ‘900. Questa lotta per la piena
parità delle donne in ambito politico, sociale,
economico e familiare era inizialmente centrata sui
temi del lavoro e del diritto di voto. Nel 1867 si diffuse
sia in Inghilterra che in Francia il movimento delle
“suffragette”. La progressiva conquista del diritto di
voto avvenne durante la prima metà del XX secolo
(1946 in Italia). Ma nel frattempo con lo scoppio di due
guerre mondiali e l’affermazione dei totalitarismi la
donna venne sia rivalutata che messa da parte. Durante
le due guerre la donna si trovò a gestire e a portare
avanti da sola quel campo che le era sempre stato
negato: tutto ciò fu il vero e il proprio desiderio di
uscire fuori, di mettersi in mostra e di farsi considerare
per quello che era. Durante il fascismo per esempio
Mussolini instaurò l’ideale di uomo fascista: oltre che
ad essere soldato, doveva essere anche marito e padre.
Il duce, in quest’ambito lanciò la cosiddetta battaglia
demografica:la donna venne di nuovo riconsiderata un
oggetto e si rilanciò così una concezione della donna,
concepita solamente come moglie e come madre. Anche
durante il nazionalsocialismo la donna tedesca fu
costretta al suo ruolo di procreatrice di figli. L’aborto
dal nazismo fu punito severamente,se ad interrompere
la gravidanza fossero state tedesche ariane,
razzialmente pure,in grado di dare alla nazione
individui puri. Il comunismo invece si differenziò
completamente dagli altri due totalitarismi. Per prima
cosa il 20 luglio 1917 vennero concessi i pieni diritti alle
donne in campo politico. Venne garantita l’assoluta
uguaglianza fra i coniugi; l’aborto fu autorizzato. Infine
gli anni ’60 videro anche la crisi della rigida
differenziazione dei ruoli sessuali,tipica del concetto di
rispettabilità.
Bisogna però dire che se le donne venivano considerate
deboli e inferiori rispetto agli uomini era dovuto in
parte all’avvento dei primi scritti: ad esempio nella
Bibbia Dio pone Eva sotto l’autorità di Adamo, e S.
Paolo esorta le donne ad obbedire ai propri mariti.
Nell’antica Roma, la condizione femminile ha avuto fasi
alterne. Nei secoli fra principato e impero ella poté
godere di maggior libertà e di nuovi diritti(esclusi quelli
politici). Così con l’avanzare dei secoli incontriamo
donne sempre più libere e più indipendenti e da qui
prenderà spunto la misoginia di Giovenale. Esprime
nella sua VI satira, che possiamo considerare come lo
specchio del tempo, la sua avversione per il sesso
femminile e per lui nessuna donna ha il diritto di
salvarsi. La natura femminile è di per se votata
all’inganno. Esse personificano negli occhi del poeta lo
scempio del pudore(es. Messalina la prostituta
imperiale).Le descrive come figure false e dall’animo
ignobile,capaci di mentire anche nel letto. Ma a partire
dalla metà dell’Ottocento la donna comincia a prendere
coscienza di se, di quelli che sono i suoi diritti e doveri.
Testimone di questo sconvolgimento fu H. Ibsen( 1828-
1906) che con il suo romanzo “Casa di Bambola” portò
sulla scena il conflitto fra l’individuo e l’ipocrisia dei
valori della società borghese. Così egli narra la storia di
una donna,Nora che viene trattata dal marito come una
specie di bambola “senza testa”. Il marito la chiama
incessantemente “lucherino” considerandola così alla
stessa stregua di un animale domestico rinchiuso in
gabbia. Così quando la protagonista cercherà di aiutare
il marito a scampare un debito economico,verrà
soltanto allontanata da casa e considerata indegna. Ma
riuscirà lo stesso a far annullare questo debito, e il
marito appena saputo ciò la rivorrà al suo fianco, ma
per lei ormai è troppo tardi, così decide di abbandonare
tutto e tutti per cercare se stessa. Possiamo dire che la
stessa situazione verrà narrata nei primi del ‘900 da
una donna stessa S. Aleramo
che scriverà per l’appunto “Una donna”, un romanzo
che può essere considerato una specie di autobiografia,
in quanto l’autrice vive le stesse identiche situazioni, e
la maggior parte dei protagonisti che compaiono nel
romanzo sono le persone che lei stessa ha incontrato e
conosciuto. Il suo “alter ego” è una donna che lotta
continuamente nella sua vita per far si che il “gentil
sesso” possa ottenere una certa libertà nei confronti
degli uomini che fungono da tiranni a discapito delle
loro compagne spesso indifese. La protagonista è un
personaggio dinamico, perché nel corso del romanzo
cambia e si forma intellettualmente. Lei così riuscirà a
ritrovare se stessa negli altri. E la sua vera e propria
emancipazione si ha quando lascia il marito per
trasferirsi a Roma ad intraprendere la carriera di
giornalista. Ma nel romanzo vi è la presenza di un
agente non umano, un oggetto del desiderio che muove
tutta l’azione: la libertà e la voglia di indipendenza.
Ma per essere indipendenti, le donne hanno bisogno di
una stanza tutta per se, come afferma la più attiva fra
le femministe, Virginia Woolf. “A room of one’s own” is
the concrete result of her interest for feminist debates.
The title anticipates a first interpretation of the
problem. The first reason of women’s exclusion from
the world of literature and the arts is the fact that
women have never had a room of their own in which to
study, to read or simply collect their thoughts. So the
room has a symbolical values: the room of one’s own
means a place for one’s solitude and a place where one
I san individuality. Woolf considers writing fundamental
to her existence and thinks that to be an artist means
to have a perfect combination of masculine and
feminine qualities, so she tries to solve the problem by
adopting two different styles: one for her criticism,
which was clear and logical (masculine); the other for
her works of imagination, which was poetic, clear,
transparent, rhythmic (feminine). “A room of one’s
own” can be considered a milestone in the history of
feminism.
Così com’è stato importante “ Speculum. L’altra
donna.” di Luce Irigaray. Vicina al movimento delle
donne anche se non direttamente coinvolta in esso, lei
si sofferma sul legame senza parole delle donne. Il suo
libro è una critica radicale della concezione
psicoanalitica della donna. La filosofa belga sottolinea
come il pensiero occidentale si fosse cristallizzato per
anni sul modello platonico di un soggetto unico
(Dio,l’Assoluto, l’Io) le cui immagini depotenziate erano
invece i singoli soggetti concreti. L’attenzione del
pensiero contemporaneo per l’individualità concreta e
la molteplicità non hanno intaccato il modello di
riferimento della nostra cultura che resta il maschio
adulto. L’esempio che Irigaray porta a favore di questa
affermazione è la teoria psicanalitica di Freud, dove la
sessualità femminile è interpretata come
mancanza,quasi nostalgia di quella maschile (la donna
scopre la sua sessualità accorgendosi della mancanza
del pene e così impiegherà tutta la sua energia per
ottenere il sesso maschile). Simbolo della tesi di
Irigaray è lo stesso titolo della pubblicazione: lo
speculum. La donna sarebbe soltanto un’immagine
riflessa del modello di riferimento,l’uomo. Quest’ultimo
non vede la donna così com’è, ma come una mancanza,
un’assenza mentre l’uomo vede il suo organo genitale
come l’attività,il tutto. Di conseguenza, il discorso che
l’uomo fa è un discorso puramente “fallocentrico”
( mette al centro di tutto, se stesso e il proprio discorso
= il suo organo genitale ). Se invece dello specchio, si
usa lo speculum si vedrà che anche il vuoto che
rappresenta la donna ( per l’uomo ) è invece un luogo
con una sua realtà e sessualità ricca e molteplice.
“L’altra donna, quella dello speculum” e non dello
specchio è invisibile per l’uomo, non esiste; esiste
invece per lui la sola donna dello specchio che gli da la
rassicurante immagine invertita da lui tanto desiderata.
Infatti la donna è sempre stata l’oggetto del desiderio,
in grado di creare nell’uomo un senso di sensibilità che
sempre avevano represso in se stessi. Per questo è
sempre stata rappresentata in arte come simbolo di
amore, di bellezza incondizionata e in grado di far
perdere ogni senso all’uomo. Ciò successe a Kokoschka,
che negli anni della prima guerra mondiale, fu
completamente condizionato dall’amore per quella
donna che successivamente lo abbandonò. Ma il suo
amore per Alma fu talmente forte che diventò
un’ossessione. Infatti dopo la partecipazione alla prima
guerra mondiale, nel suo periodo di convalescenza