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Il fronte turco

La Turchia entrò in guerra il 29 ottobre 1914, cooperando da subito con la Germania con il

bombardamento navale delle coste russe del Mar Nero e l'invasione del Caucaso in dicembre; in

risposta, forze navali inglesi bombardarono le fortificazioni turche sullo stretto dei Dardanelli nel

febbraio del 1915, mentre tra aprile e agosto furono costituite due teste di ponte nella penisola di

Gallipoli. L'obiettivo alleato di acquisire il controllo degli Stretti fallì miseramente, e fu seguito dal

ritiro di tutte le truppe presenti nella regione entro il gennaio del 1916.

Il fronte italiano

L'Italia stipulò un trattato segreto, il cosiddetto patto di Londra (26 aprile 1915), con Gran Bretagna,

Francia e Russia, in base al quale si impegnava a entrare in guerra in cambio di compensi territoriali

in Trentino, Alto Adige, Istria, Dalmazia, Albania e nel Dodecaneso. Il 24 maggio dichiarò guerra

all'Austria-Ungheria, impegnando quest'ultima su un secondo fronte. Le prime quattro battaglie

dell'Isonzo (29 giugno-7 luglio, 18 luglio-10 agosto, 18 ottobre-3 novembre, 10 novembre-10

dicembre) ebbero un esito incerto per le forze italiane, che fallirono l'obiettivo di spezzare le linee

austriache e conquistare Trieste. Come per tutte le potenze belligeranti, anche per l'Italia la guerra si

tradusse in un logorante conflitto di posizioni, per di più affrontato in condizioni sfavorevoli in

quanto gli austriaci controllavano le postazioni più elevate nel Trentino, nel Friuli e in Carnia. Gli

austriaci allentarono la pressione italiana con una violenta controffensiva in Trentino (la

Strafexpedition, spedizione punitiva) i cui effetti risultarono più dirompenti sul piano psicologico e

politico che non su quello militare: si spense allora la speranza ancora diffusa in Italia di

un'imminente vittoria.

Perdite russe e sconfitta rumena

Sul fronte orientale, i russi lanciarono un'offensiva nella regione del lago Narocz per forzare i

tedeschi a spostare le truppe da Verdun, ma l'operazione si risolse in un fallimento che costò loro

oltre 100.000 uomini. Maggior successo ebbe invece in giugno la risposta alla richiesta italiana di

un'azione diversiva che alleviasse la pressione dell'offensiva austriaca in Trentino: l'avanzata russa

da Pinsk verso sud costò tuttavia perdite tali (quasi un milione di morti) da far precipitare l'esercito

in uno stato di demoralizzazione e scoramento che influì non poco sugli sviluppi politici interni

russi. La dimostrazione di forza indusse la Romania a entrare in guerra al fianco degli Alleati (27

agosto 1916), ma le operazioni militari si risolsero in una netta sconfitta a opera delle forze austro-

tedesche e bulgaro-turche, che assicurò agli Imperi Centrali il controllo della Romania e delle sue

risorse (grano e petrolio).

L'Italia e i Balcani

Sul fronte italiano il 1916 fu segnato dalla quinta inconcludente battaglia dell'Isonzo e dall'offensiva

austriaca in Trentino, i cui risultati furono comunque annullati dalla reazione italiana nella

campagna estiva. Tra agosto e novembre altre quattro battaglie ebbero luogo sull'Isonzo, ancora

senza risultati a parte la conquista italiana di Gorizia (9 agosto).

Nei Balcani gli Alleati posero sotto controllo politico la Grecia, sostenendo che il re Costantino I

favoriva gli Imperi Centrali a dispetto della sua dichiarata neutralità; l'intervento alleato provocò la

costituzione di un governo provvisorio a Salonicco (29 settembre) guidato da Eleutherios Venizelos,

che fu riconosciuto ufficialmente dalla Gran Bretagna e che il 3 novembre dichiarò guerra a

Germania e Bulgaria. Nel frattempo l'esercito serbo si univa alle truppe russe e italiane per lanciare

un'offensiva congiunta contro le forze bulgare e tedesche, che fu seguita all'inizio di ottobre da un

massiccio attacco alleato in Macedonia che si spinse fino ai confini con l'Albania. 12

Il fronte mediorientale

Le operazioni militari in Medio Oriente ebbero come teatri di scontro la Mesopotamia, la Palestina

e l'Arabia, dove nel giugno del 1916 scoppiò un'insurrezione nella regione dell'Higiaz contro il

dominio ottomano, appoggiata dagli inglesi. Al fine di un allargamento della rivolta araba le forze

britanniche dislocate in Egitto cominciarono ad avanzare fino alla penisola del Sinai e in Palestina,

conquistando varie postazioni all'inizio del gennaio 1917.

Tentativi di negoziato

Nel corso del 1916 il presidente degli Stati Uniti (a quel tempo ancora neutrali) Woodrow Wilson

cercò di spingere al negoziato le potenze belligeranti sulla base di una "pace senza vittoria". A fine

anno il governo tedesco rese nota la disponibilità in tal senso degli Imperi Centrali, alla quale

tuttavia la Gran Bretagna non diede credito.

1917: L'ENTRATA IN GUERRA DEGLI STATI UNITI E IL RITIRO RUSSO

La posizione di Wilson riguardo alla guerra mutò decisamente nel gennaio del 1917, quando la

Germania annunciò che a partire dal successivo 1° febbraio sarebbe ricorsa alla guerra sottomarina

indiscriminata contro le imbarcazioni in arrivo in Gran Bretagna o in partenza da essa, contando in

questo modo di poterne piegare la resistenza entro sei mesi. Gli Stati Uniti avevano già ammonito in

precedenza che questo genere d'azione violava palesemente i diritti delle nazioni neutrali, così che il

3 febbraio il presidente americano decise di sospendere le relazioni diplomatiche con la Germania,

seguito da diverse nazioni dell'America latina. Il 6 aprile gli Stati Uniti entrarono in guerra.

Arras e Ypres

Nel 1917 gli Alleati scatenarono due offensive su vasta scala per rompere le linee tedesche sul

fronte occidentale. Il primo tentativo ebbe luogo tra il 9 aprile e il 21 maggio nei pressi di Arras. I

tedeschi si ritirarono dalla linea sull'Aisne attestandosi sulla cosiddetta "linea Hindenburg", dove le

forze alleate concentrarono l'attacco, durante il quale si susseguirono la terza battaglia di Arras e

cruenti scontri sull'Aisne e nella regione della Champagne. L'offensiva si concluse con limitate

conquiste da parte dei francesi, ma con un costo in vite umane talmente elevato da provocare un

ammutinamento nelle file dell'esercito francese e la sostituzione del loro comandante, il generale

Nivelle, con il generale Pétain. La seconda offensiva fu sferrata in giugno, quando il corpo di

spedizione inglese al comando del maresciallo Douglas Haig attaccò le postazioni tedesche nelle

Fiandre: la battaglia di Messines e la terza battaglia di Ypres non produssero tuttavia esiti sostanziali

per gli Alleati.

Lo sbarco degli americani

Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania, il governo degli Stati Uniti organizzò rapidamente

una forza di spedizione in Europa al comando del generale John Pershing. Entro la fine di maggio

175.000 soldati americani erano già dislocati in Francia; sarebbero ammontati a quasi due milioni

verso la fine della guerra.

La guerra sottomarina

Sempre nel 1917 i tedeschi dovettero riconoscere fallito il tentativo di spingere la Gran Bretagna

alla resa mediante il blocco sottomarino delle sue isole. Inoltre, già dagli inizi del 1918 gli Alleati

(grazie soprattutto al contributo degli Stati Uniti) producevano nuove navi più di quante i tedeschi

riuscissero a distruggerne.

La Russia si ritira

Lo scoppio nel marzo 1917 dell'insurrezione popolare contro il governo imperiale portò

all'abdicazione dello zar Nicola II. Appena insediato, il governo provvisorio si impegnò a 13

proseguire la guerra, ma la successiva Rivoluzione bolscevica (6-7 novembre, 24-25 ottobre

secondo il calendario giuliano) avrebbe portato al ritiro della Russia dalla guerra. Sul fronte

militare, le forze russe al comando del generale Brusilov avanzarono sul fronte della Galizia,

perdendo successivamente gran parte del territorio conquistato; la controffensiva tedesca ebbe come

risultato la conquista di Riga, difesa dal generale russo Kornilov, di gran parte della Lettonia e di

alcune isole russe nel Baltico. Il 20 novembre il nuovo governo offrì alla Germania la sospensione

delle ostilità: l'armistizio, che determinò la fine dei combattimenti sul fronte orientale, fu firmato

dai rappresentanti di Russia, Austria e Germania il 15 dicembre.

Sconfitte italiane

Durante i primi otto mesi dell'anno, nonostante le carenze in effettivi, artiglieria e munizioni, le

forze italiane al comando del generale Luigi Cadorna proseguirono gli sforzi per sfondare le linee

austriache sul fiume Isonzo e conquistare Trieste (decima e undicesima battaglia dell'Isonzo), senza

che si producessero risultati di rilievo. L'ultimo trimestre dell'anno fu invece segnato da una decisa

offensiva mossa da nove divisioni austriache e sei tedesche, sopraggiunte dall'ormai inattivo fronte

orientale: attaccando sulla parte alta dell'Isonzo, riuscirono a rompere le linee italiane, costringendo

il contingente nemico a ripiegare disordinatamente sul fiume Piave. Nella disastrosa battaglia di

Caporetto, oltre alle vittime le truppe italiane contarono 300.000 prigionieri e quasi altrettanti

disertori, sfiorando la disfatta. Sull'estrema linea del Piave venne fermata la controffensiva che

avrebbe potuto costringere l'Italia alla resa definitiva; in novembre truppe inglesi e francesi giunsero

di rinforzo, mentre Cadorna veniva sostituito dal generale Armando Diaz.

L'entrata in guerra della Grecia

Vista la situazione di stallo sul piano delle operazioni militari sul fronte dei Balcani, gli Alleati

esercitarono pressioni sul re Costantino I con l'obiettivo di ottenere la sua abdicazione. L'invasione

della Grecia fu avviata nel giugno del 1917: il monarca greco rinunciò alla corona in favore del

figlio Alessandro e Venizelos assunse la guida del nuovo governo, dichiarando guerra agli Imperi

Centrali il 27 giugno.

Il Medio Oriente

In Palestina, sotto il comando del generale Edmund Allenby, gli inglesi spezzarono le linee turche a

Beersheba, obbligandole prima a evacuare Gaza (novembre), per poi prendere Gerusalemme (9

dicembre). Nella regione l'anno era stato caratterizzato dalla brillante azione del colonnello Thomas

Edward Lawrence (più noto come Lawrence d'Arabia), animatore della rivolta araba contro la

Turchia. Le truppe arabe da lui guidate presero in luglio il porto di Aqaba, effettuando in seguito

diverse sortite contro le linee ferroviarie nella regione dell'Higiaz. Altri successi furono ottenuti

dagli inglesi nel corso del 1917 in Mesopotamia, con la presa di Baghdad in marzo e un'avanzata

che in settembre li portò ai fiumi Eufrate e Tigri.

1918: LA FINE DEL CONFLITTO

Il 3 marzo 1918 la Russia firmò la pace di Brest-Litovsk, che poneva ufficialmente fine alla guerra

con gli Imperi Centrali in termini decisamente favorevoli a questi ultimi; il 7 maggio fu la Romania

a sottoscrivere la pace: il trattato di Bucarest sanciva la cessione della Dobrugia alla Bulgaria e

quella dei passi sui monti Carpazi all'Austria-Ungheria, garantendo inoltre alla Germania

concessioni a lungo termine sui pozzi di petrolio rumeni. 14

Ritiro della Bulgaria e dell'Austria-Ungheria

Proprio sul fronte dei Balcani, tuttavia, l'esito finale dei combattimenti risultò disastroso per gli

Imperi Centrali: in settembre 700.000 soldati alleati avviarono contro le truppe nemiche di stanza in

Serbia un'offensiva congiunta che alla fine del mese costrinse la Bulgaria a chiedere l'armistizio; ciò

indusse la Romania a rientrare in guerra. Intanto la Serbia continuava l'avanzata nei Balcani sino a

occupare Belgrado (1° novembre), mentre l'esercito italiano invadeva e occupava l'Albania. Sul

fronte italo-austriaco le forze italiane ottennero quindi la vittoria decisiva nella battaglia di Vittorio

Veneto (24 ottobre-4 novembre): il 3 novembre Trieste cadde in mano italiana, così come Fiume

(odierna Rijeka) il giorno 5. La sconfitta fece precipitare la situazione interna nell'impero asburgico:

cechi, slovacchi e slavi del Sud proclamarono la loro indipendenza; a nove giorni dalla firma

dell'armistizio con gli Alleati (3 novembre), l'imperatore Carlo I abdicò e il giorno seguente un

moto rivoluzionario popolare proclamò la Repubblica austriaca, mentre gli ungheresi istituivano un

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