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Estratto del documento

Così anche l’uomo possiede una parte di sé stesso nascosto che

va al di là dell’apparenza: l’inconscio. Esso viene fuori solo nei

momenti in cui la ragione cessa di manifestarsi: la malattia, la

follia, il sogno, la nevrosi. Da questi principi sono nate molte

mode letterarie e anche di costume come l’estetismo

(rappresentato in Italia da Gabriele D’Annunzio .

Sul piano artistico l’estetismo si traduce nella ricerca di

raffinatezza esasperata ed estenuata. L’idea della superiorità

assoluta dell’esperienza estetica induce l’artista a tentare di

trasformare la vita stessa in opera d’arte, dedicandosi al culto

della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in

polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese

La svalutazione della moralità e della razionalità, portarono, tra

l’altro, ai vari miti del superuomo.

L’esponente più importante nella letteratura inglese è Oscar

Wilde. OSCAR WILDE

Oscar Wilde was born in Dublin in 1854 ,

his father was an important surgeon of

the city. He was educated at Portora

Royal College, and then he won a

5

scholarship to Magdalen College, Oxford. There he was

immediately attracted to the Aesthetic Movement, and the

major influence on him was John Ruskin, one of his teachers at

the university. Wilde quickly won a reputation as a brilliant

conversationalist, affected dandy and he made his life into a

work of art. He went to London and there became the best. He

assumed extravagant habits such as carrying flowers when out

walking, wearing a green carnation in his buttonhole and

dressed in bright colours, in contrast with the severe black suits

of the middle class of his time. He became the spokesman of the

Aesthetic Movement and then in 1881 he went to the U.S.A.. In

1883 he returned to England to marry Costance Lloyd, they then

had two children. Between 1885 and 1891 he wrote some fables

and some short stories including “The Portrait of Mr.W.H.” and

produced quickly a lot of comedy. He had a successful career

between 1890 to 1895. At the end of 1895 he was arrested and

sent to prison with hard labour in Reading because he was

homosexual and he was having a relationship with Lord Alfred

Douglas, the son of Marquees of Queensbury. That period in

prison gave him the inspiration for two of his greatest works :

“The Ballad of Reading Gaol”, on the way prison changes

people; “De Profundis” an autobiography letter reflecting on his

change of fortunes and ironies of life and art. In 1897 Wilde left

prison and went to France, there he lived in poverty, supported

by money from his friends, and died alone in a small hotel in

1900. He is buried in the same cemetery as Charles Baudelair.

Wilde left Dublin because his city is too small for his personality

and he choosed Paris the city of art to continue his life.

The Picture of Dorian Gray

It is Wilde’s only novel. Dorian, impressed by the perfection of

his own beauty as it is portrayed by the painter Basil Hallword,

who wishes never to grow old, His dissolute and immoral life

leaves no signs on his face but disfigures the painting, which

shows the marks of Dorian’s moral decay. Disgusted by the

portrait he destroys it, but he dies. After his death, the portrait

resumes its perfect beauty, while the signs of corruption appear

on Dorian’s body. 6

GABRIELE D’ANNUNZIO

In Italia Gabriele D’Annunzio è il portavoce principale della

cultura estetizzante

La vita di D’Annunzio può essere considerata

una delle sue opere più interessanti. Secondo i

principi dell’estetismo, bisognava fare della vita

un’opera d'arte, e D’Annunzio fu costantemente

teso alla ricerca di questo obiettivo. Oltre a

vivere una vita mondana e scandalosa, ricca di

lusso e di piacere, egli diviene un’artista

inimitabile soprattutto grazie a gesta clamorose

e avventurose.

Nato nel 1863 a Pescara da agiata famiglia borghese, studiò in

una delle scuole più aristocratiche dell'Italia del tempo, il

collegio Cicognini di Prato. L’esordio letterario avviene all’età di

sedici anni con un libro in versi “Primo Vere” ispirato al Carducci

per il senso tutto “Pagano” delle cose sane e forti. A Roma inizia,

per il poeta, una più brillante avventura, letteraria e umana. Il

periodo romano, infatti, è caratterizzato dalla frequentazione

dei salotti, diviene cronista mondano dell’aristocrazia della

capitale e si immerge in una vita d’esteta, protesa, fra amori e

avventure, alla ricerca di piaceri raffinati. Questi sono gli anni in

cui D'Annunzio sì crea la maschera dell'esteta, dell’individuo

superiore, dalla squisita sensibilità, che rifugge inorridito dalla

mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte, e

che disprezza la morale corrente, accettando come regola di vita

solo il bello. Il suo secondo libro di poesie è “Canto Novo”

sempre ispirato a Carducci e vi è anche Terra Vergine che si rifà

a Vita dei Campi di Verga per i meccanismi della lotta per la vita

nelle basse sfere e per l’impersonalità dell’autore.

I versi degli anni 80 sono il frutto della fase dell’estetismo

d’annunziano. L’estetismo è il culto del bello, l’esteta si limita a

realizzare l’arte ricercando la bellezza, isolandosi dalla realtà

7

meschina della società borghese che tende al contrario a

declassare e ad emarginare l’artista.

D'Annunzio puntava a creare l’immagine di una vita eccezionale

(il "vivere inimitabile”), sottratta alle norme del viverci comune.

Colpiva soprattutto la fantasia del pubblico borghese la villa

della Capponcina, sui colli di Fiesole, dove D'Annunzio

conduceva una vita da principe rinascimentale, tra oggetti

d’arte, stoffe preziose, cavalli e levrieri di razza. A creargli

intorno un alone di mito contribuivano anche i suoi amori, specie

quello, lungo e tormentato, che lo legò alla grandissima attrice

Eleonora Duse. In realtà, in questo disprezzo per la vita comune

ed in questa ricerca di una vita eccezionale, D'Annunzio era

strettamente legato alle esigenze del sistema economico del suo

tempo. Con le sue esibizioni clamorose ed ì suoi scandali lo

scrittore voleva mettere in primo piano nell’attenzione pubblica,

per vendere meglio la sua immagine e i suoi prodotti letterari.

Quel fiume di denaro, però, non era mai sufficiente alla sua vita

lussuosa.

Quindi, paradossalmente, ìl culto della bellezza ed il "vivere

inimitabile”, superoministico, risultavano essere finalizzati al

loro contrario, a ciò che D’Annunzio ostentava di disprezzare: il

denaro e le esigenze del mercato!

L’opera che meglio enuncia, la crisi dell’estetismo è IL PIACERE

il suo primo romanzo.

Il protagonista Andrea Sperelli rispecchia la tipica figura di

esteta nel quale confluisce tutta l’esperienza mondana fino ad

allora vissuta dallo stesso D’Annunzio. Andrea è combattuto tra

due donne: Elena Muti che incarna la donna fatale e l’erotismo

lussuoso, e Maria Ferres donna angelo e pura. Le vicende non

seguono un ordine cronologico. Vi è una continua lotta tra la

ricerca e la voglia inappagata nei confronti di Elena (la quale si è

sposata) e il rifugio sicuro presso Maria, la quale però lo rifiuta

lasciandolo solo nella sua sconfitta. Il Piacere non rappresenta il

definitivo distacco del poeta dalla figura di esteta, in quanto se

da un lato egli critica il personaggio, dall’altro è ancora

affascinato dal gusto raffinato ed estetico con cui Andrea si

costruisce la vita. 8

La svolta decisiva verso la crisi dell’estetismo scaturisce dalla

lettura dalle teorie del filosofo Nietzsche attorno al 1892 e

l’adesione all’ideologia superomistica :un mito non solo più di

bellezza, ma dì energia eroica, attivistica. Il superuomo

assomiglia per certi versi all’esteta, ma si distingue da esso per

il suo desiderio di agire.

L’eroe dannunziano non si accontenta più di vagheggiare la

bellezza, ma tende ad elevarsi al di sopra della massa: è l’esteta

attivo che non si piega ad accettare la sorte comune, ma che

vuole realizzare la sua superiorità attraverso una vita attiva ed

eroica. Egli mette in atto queste ideologie attraverso imprese

avventurose ed eroiche come il volo su Vienna e L’impresa su

Fiume;

Nel dopoguerra, mosso dal sentimento della “vittoria mutilata”,

campeggiò una marcia di volontari su Fiume. Con l’arrivo del

Fascismo in Italia gli si avvicinava alla figura del Duce il quale lo

esaltò come padre della patria, ma allo stesso tempo lo guardò

con sospetto, tanto da confinarlo in una suntuosa villa di

Gardone.

Il quarto romanzo Il Trionfo della Morte, rappresenta una fase di

transizione.

Il protagonista Giorgio Aurispa, colpito da una malattia interiore

(male di vivere) va alla ricerca di un nuovo senso della vita,

ritornando ai suoi affetti familiari. Il forte conflitto con il padre lo

porta a ricercarsi una nuova figura paterna, quella dello zio. La

voglia di riscoprire le radici della sua stirpe viene accompagnata

dalla figura di una donna Ippolita Sanzio, con la quale si reca in

un villaggio abruzzese. Qui assistono all’orrore del

pellegrinaggio degli ammalati al santuario. La sua ricerca quindi

fallisce. L’unica soluzione sembra essere l’adesione al pensiero

superomistico di Nietzche, ma l’obiettivo viene ostacolato dalla

donna la quale trascina l’eroe con sé verso la morte.

Anche nei successivi romanzi, la figura della donna diventa la

Nemica, colei che ostacola il progetto del superuomo come nel

romanzo Le Vergini delle Rocce e Il fuoco, dove i personaggi non

realizzano i proprio scopi e vengono ostacolati proprio dalla

nemica. 9

L’unica opera che sembra distaccarsi da questo pensiero è Forse

che sì, forse che no dove il protagonista Paolo Tarsis compie la

sua volontà eroica nel volo aereo. Proprio quando sembra che la

nemica porti l’eroe al declino, ecco che la voglia e il desiderio di

vita fanno risalire l’uomo facendolo approdare sulle coste della

Sardegna.

D’Annunzio si accostò anche al teatro scrivendo tragedie in cui

ricorre costantemente la tematica superomistica. L’eroe come

sempre trova nella donna la “Nemica” che ostacola la sua

missione, oppure urta contro una realtà borghese che frusta la

sua ansia di azione eroica. Il meglio del suo teatro è costiruito

dalle tragedie Francesca da Rimini, La figlia di Iorio e La Fiaccola

sotto il moggio.

Nel campo della lirica D'Annunzio vuole affidare il compito di

“vate” a sette libri di Laudi del cielo, del mare, della terra e degli

eroi. Nel 1903 pubblica i primi tre (Maia, Elettra e Alcione), un

quarto Merope, nel 1911. Postumo è un quinto, Asterope. Gli

ultimi due, anche se annunciato non furono scritti.

Maia non è una raccolta di liriche, ma un lungo poema di oltre

800 versi. In esso D'Annunzio adottò il verso libero; il carattere è

profetico e vitalistico. Il poema è la trasfigurazione mitica di un

viaggio in Grecia, realmente compiuto da D'Annunzio.

Il viaggio nell’Ellade è l'immersione in un passato mitico alla

ricerca di un vivere sublime. Dopo di che il protagonista si

reimmerge nella realtà moderna. Il mito classico vale a

trasfigurare questo presente, riscattandolo dal suo squallore. Il

passato modella su di sé il futuro da costruire. Per questo

l'orrore della civiltà industriale si trasforma in una nuova forza e

bellezza equivalente a quella dell'Ellade. Per questo il poema

diventa un inno alla modernità capitalistica ed industriale, alle

nuove masse operaie, docile strumento nelle mani del

superuomo. Il poeta non si contrappone più alla realtà borghese

moderna, ma la trasfigura in un'aurea di mito. Dietro questa

celebrazione però si intravede la paura e l'onore del letterato

umanista dinnanzi alla realtà industriale. Il poeta si fa comunque

cantore di questa realtà, anche se si sente da essa minacciate, e

diventa protagonista di miti oscurantisti e reazionari. Il

D'Annunzio autentico è proprio quello "decadente” nel senso più

stretto del termine, quello che interpreta la fine di un mondo e

dì una cultura, che si avventura ad esplorare le zone più oscure

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della psiche, che vagheggia con nostalgia una bellezza del

passato avvertita come un mito irraggiungibile.

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