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Sintesi
Sintesi Tesina sul Cinema, la Settima Arte


La seguente tesina di maturità ha come obiettivo quello di mostrare il cinema, con la sua arte di rappresentare non solo le realtà, ma anche le fantasie e le abitudini, i disagi e le rivoluzioni, possiamo consideralo come l’arte suprema in cui il regista è più di un poeta, più di uno scrittore, ma è l’anima della società.
Il cinema con i suoi personaggi, ambienti e dialoghi, mescola arte e misticismo, arte e poesia, arte e sociale.
Non è da sottovalutare, ad esempio, sin dai film muti l’ascolto di parole non dette, il pensiero che circolava e rappresentava il mezzo del divino, ma divini erano anche i film in cui i registi fermavano il loro obbiettivo su ogni dettaglio: viso, occhi e sguardo, mani e corpo, per sottolinearne il vero senso del pudore e della ricercatezza dei particolari.
Film famosi sono stati indicati come Cult, o Kolossal, non solo per i temi, ma anche per la rappresentazione poco virtuale e più vicina al pubblico.
Ma fare cinema è anche rappresentare non solo le certezze ma anche le paure, il misticismo e le fantasie etiche e sacre.
Oscar Wilde non a caso, ha voluto sfidare con il suo romanzo, Il ritratto di Dorian Gray, le certezze dell’io profondo della fede. Non a caso non è stato sempre ben accettato e ben riconosciuto da una critica leale, tutti i romanzi che in qualche modo mettevano a dura prova la fedeltà dei principi.
Il cinema nel suo rapporto simbiotico con la letteratura ha voluto, ed è riuscito, a descrivere e a realizzare anche quello che non veniva detto, per questo sacro e divino.
Il cinema è un’arte consapevole di rimanere immortale nei secoli, anche se mutano i linguaggi mediatici, le rappresentazioni filmiche, anche in realtà tridimensionali, sopravvivranno all’uomo stesso come testimonianza di storia, passato, verità. All'interno della mia tesina vorrei riportare le seguenti parole pronunciate dal celebre produttore Akira Kurosawa.
« La cinematografia racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica ». Con questo Kurosawa voleva ribadire il fatto che il cinema è un insieme di arti, un insieme delle 11 arti di cui fa parte.
L'arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza. Nella sua accezione odierna, l'arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni e "messaggi" soggettivi. Tuttavia non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un unico codice inequivocabile di interpretazione. Nel suo significato più sublime, l'arte è l'espressione estetica dell'interiorità umana. Rispecchia le opinioni dell'artista nell'ambito sociale, morale, culturale, etico o religioso del suo periodo storico. Ecco l'elenco in cui vengono riportate le Sette Arti:
1. Architettura (arte primitiva per antonomasia, ossia l'arte dell'uomo di costruirsi un riparo);
2. Musica (arte primigenia, all'inizio solo composta di voce e percussioni);
3. Pittura (declinazione dell'Architettura);
4. Scultura (declinazione dell'Architettura);
5. Poesia (declinazione della Musica);
6. Danza (declinazione della Musica);
7. Teatro in origine e conseguentemente Cinema (concilia parzialmente tutte le altre arti).
Il cinema viene considerata l’arte suprema per il semplice fatto che riesce a racchiudere in sé tutte le arti insieme, conciliandole perfettamente tra loro in modo a dir poco divino.

Collegamenti

Tesina sul Cinema, la Settima Arte


Italiano: Decadentismo, Estetismo e Oscar Wilde con il “Ritratto di Dorian Gray”.
Storia: L’uso dei media nella propaganda fascista.
Diritto: Diritto d’autore.
Economia: Bilancio d’esercizio.
Informatica: I Social Network.
Estratto del documento

INDICE

Introduzione 3

Italiano: Decadentismo, Estetismo e Oscar Wilde con il “Ritratto di

Dorian Gray” 4

Storia: L’uso dei media nella propaganda fascista

8

Diritto: Diritto d’autore

9

Economia: Bilancio d’esercizio

12

Informatica: Social Network

14 2

INTRODUZIONE

Il cinema, con la sua arte di rappresentare non solo le realtà ma anche le fantasie

e le abitudini, i disagi e le rivoluzioni, possiamo consideralo come l’arte suprema

in cui il regista è più di un poeta, più di uno scrittore, ma è l’anima della società.

Il cinema con i suoi personaggi, ambienti e dialoghi, mescola arte e misticismo,

arte e poesia, arte e sociale.

Non è da sottovalutare, ad esempio, sin dai film muti l’ascolto di parole non

dette, il pensiero che circolava e rappresentava il mezzo del divino, ma divini

erano anche i film in cui i registi fermavano il loro obbiettivo su ogni dettaglio:

viso, occhi e sguardo, mani e corpo, per sottolinearne il vero senso del pudore e

della ricercatezza dei particolari.

Film famosi sono stati indicati come CULT, o KOLOSSAL, non solo per i temi ma

anche per la rappresentazione poco virtuale e più vicina al pubblico.

Ma fare cinema è anche rappresentare non solo le certezze ma anche le paure, il

misticismo e le fantasie etiche e sacre.

Oscar Wilde non a caso, ha voluto sfidare con il suo romanzo, Il ritratto di Dorian

Gray, le certezze dell’io profondo della fede. Non a caso non è stato sempre ben

accettato e ben riconosciuto da una critica leale, tutti i romanzi che in qualche

modo mettevano a dura prova la fedeltà dei principi.

Il cinema nel suo rapporto simbiotico con la letteratura ha voluto, ed è riuscito, a

descrivere e a realizzare anche quello che non veniva detto, per questo sacro e

divino.

Il cinema è un’arte consapevole di rimanere immortale nei secoli, anche se

mutano i linguaggi mediatici, le rappresentazioni filmiche, anche in realtà

tridimensionali, sopravvivranno all’uomo stesso come testimonianza di storia,

passato, verità.

« La cinematografia racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche

proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un

aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica »,

come diceva il noto produttore cinematografico Akira Kurosawa. Con questo

Kurosawa voleva ribadire il fatto che il cinema è un insieme di arti, un insieme

delle 11 arti di cui fa parte.

L'arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta

singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di

espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme

comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza. Nella sua accezione

odierna, l'arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni e

"messaggi" soggettivi. Tuttavia non esiste un unico linguaggio artistico e neppure

un unico codice inequivocabile di interpretazione. Nel suo significato più sublime,

l'arte è l'espressione estetica dell'interiorità umana. Rispecchia le opinioni

dell'artista nell'ambito sociale, morale, culturale, etico o religioso del suo periodo

storico.

Le 7 arti:

1. Architettura (arte primitiva per antonomasia, ossia l'arte dell'uomo di costruirsi

un riparo)

2. Musica (arte primigenia, all'inizio solo composta di voce e percussioni)

3. Pittura (declinazione dell'Architettura)

4. Scultura (declinazione dell'Architettura)

5. Poesia (declinazione della Musica)

6. Danza (declinazione della Musica) 3

7. Teatro in origine e conseguentemente Cinema (concilia parzialmente tutte le

altre arti)

Il cinema viene considerata l’arte suprema per il semplice fatto che riesce a

racchiudere in sé tutte le arti insieme, conciliandole perfettamente tra loro in

modo a dir poco divino. 4

ITALIANO

Decadentismo

Nella seconda metà dell’800 si sviluppa in Francia una corrente culturale

destinata ad influire su tutta la letteratura del 900: il Decadentismo.

Il termine «decadente» fu inizialmente usato con significato dispregiativo da

parte della critica ottocentesca, per identificare una nuova generazione di poeti

considerati al di fuori della norma sia nella produzione artistica sia nella pratica di

vita.

Il termine fu poi assunto da quegli stessi poeti per indicare la propria diversità

nei riguardi del presente e la propria estraneità nei riguardi della società.

I decadenti non si riconoscevano nelle tendenze positivistiche, materialistiche

della società borghese. Essi vi si contrappongono attraverso atteggiamenti

anticonformisti e anticonvenzionali; e pur consapevoli di essere rifiutati dalla

società borghese ne fanno motivo di orgoglio e distinzione rivendicando la loro

superiorità.

Il decadentismo è considerato un proseguimento in forma più estrema di alcuni

temi trattati dal romanticismo come: il sogno, l’immaginazione e la fantasia.

Infatti, con i romantici, condividevano tutto ciò che era legato alla dimensione

irrazionale.

Il decadente, come il romantico, vive il contrasto tra ciò che è reale (tangibile), e

l’irreale (ciò che è astratto). Questa continua tensione si traduce poi in stati

d’animo malinconici, tendenti al vittimismo, quindi all’autodistruzione.

Tra gli eroi decadenti troviamo la figura dell’inetto, uomo senza volontà, afflitto

da una malattia interiore che lo rende incapace di vivere. Davanti a lui si aprono

quindi due strade: il suicidio e il sogno.

Alla tendenza a considerare la malattia, la corruzione e la morte come condizioni

di privilegio e di distinzione dalla massa, si contrappone spesso uno sfrenato

vitalismo; qui emerge la figura del superuomo, l’individuo votato a imprese

eccezionali che s’impegna a realizzare se stesso.

Un’altra figura molto importante tra gli eroi decadenti è la figura del dandy,

individuo vestito in modo stravagante. I dandies erano gli esponenti della cultura

dell’apparenza, dell’estetismo decadente.

Estetismo

I narratori del Decadentismo rinunciarono al ruolo pubblico di “missionari” dei

valori del progresso scientifico e sociale; rivolgono piuttosto la loro attenzione al

culto della bellezza intesa come fine a se stessa. Valorizzano la tendenza

all’estetismo, la tendenza all’”arte per l’arte”, che emerse fin dall’inizio come

uno dei fondamenti della letteratura decadente. Tale motivo veniva spesso

associato alla contemplazione di una bellezza sfiorente, che si sta spegnendo

lentamente.

Come autore che interpreta questo tipo di bellezza possiamo citare Oscar Wilde,

col suo romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”.

Questo romanzo, come “Il piacere” di D’Annunzio, diffuse in tutta Europa l’idea

che sono le sensazioni estetiche il modello a cui conformare i comportamenti

individuali: non si devono compiere azioni solo buone, ma anche belle.

Gli scrittori citati, Wilde e D’Annunzio, coerenti al massimo con le loro idee,

trasformarono la loro stessa vita in uno scandalo dopo l’altro.

5

Oscar Wilde

Wilde nasce a Dublino nel 1854, da una famiglia

ricca e intellettuale, seppure non nobile. Fin da

ragazzo spiccò per la sua intelligenza e per il

brillante spirito in società.

Dal 1871 studiò al Trinity College di Dublino; nel

1878 si laureò a Oxford, con il massimo dei voti,

in discipline classiche.

Dal 1879 visse a Londra, ma viaggiò spesso,

tenendo conferenze in città europee e americane

e guadagnandosi una fama da esteta. Di lui

parlarono spesso giornali e libelli satirici.

Nel 1884 sposò Constance Lloyd. Ma da lì a poco

iniziò ad avere le prime esperienze omosessuali.

Nel 1888 Wilde pubblicò un libro di fiabe; nel

1891 Il ritratto di Dorian Gray, che ottenne un

grande successo, anche per le polemiche

sull’immortalità del protagonista. I critici più noti

misero al bando l’autore, che invano si affannò a

difendere l’opera in lunghe lettere inviate a vari

direttori di giornali.

Sul finire del 1891 Wilde fu a Parigi, dove scrisse

Salomé.

in francese il dramma Dal 1892 compose diversi lavori teatrali.

Nel 1895 Wilde intrecciò una scandalosa relazione con il giovane Lord Alfred

Douglas Queensberry. Dopo aver ricevuto un biglietto di insulti dal padre del

ragazzo, Wilde, invece di tacere, lo denunciò per diffamazione. Il processo gli si

ritorse contro: lo scrittore fu condannato a due anni di carcere e subì altre

De Profundis,

imputazioni per bancarotta. In prigione scrisse il in forma di lunga

lettera indirizzata ad Alfred.

Scarcerato nel 1897, si esiliò in Francia, prima a Nizza e poi a Parigi.

Sul finire dell’anno, partì per un viaggio in Italia con il giovane Lord.

Gravemente malato, morì nella capitale francese, a soli 46 anni, nel novembre

del 1900.

Il ritratto di Dorian Gray

Wilde, con questo suo romanzo pubblicato

nel 1891, si preoccupò di costruire un

intreccio interessante, inserendo riflessioni

di stampo estetico in una trama tra il giallo

e il fantastico. Base dell’opera è una

filosofia di vita immortale, tutta concentrata

sul raggiungimento del piacere. Ma il

piacere a cui aspira Dorian Gray non è un

piacere banale, perché tende al Bello

assoluto. 6

Wilde si difese dall’accusa di avere scritto un libro immorale con il famoso

aforisma: «Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti

male. Questo è tutto».

Trama

Il pittore Basil Hallward ha dipinto per il giovane e bellissimo amico Dorian Gray

un ritratto e glielo ha regalato. Dorian esprime un desiderio: gli piacerebbe che

fosse quella figura ad invecchiare al posto suo. Per magia, è proprio così che

accade. Ma prima di accorgersene, il protagonista intraprende una vita dissoluta,

dandy,

da perfetto influenzato da Lord Henry Wotton. Comincia con

l’abbandonare la fidanzata Sybil, un’attrice che aveva avuto l’unico torto di

recitare male Shakespeare. La ragazza, disperata, si uccide. Sul volto del ritratto

compaiono i primi segni della crudeltà di Dorian: egli capisce che il suo desiderio

si è avverato.

L’impunità esteriore lo convince a praticare tutti i vizi, senza ritegno; rimane però

bellissimo, mentre l’immagine del quadro diventa sempre più vecchia e

ripugnante. Basil cerca di ammonire l’amico, ma Dorian non sopporta i rimproveri

e perciò lo uccide. Il cadavere viene fatto sparire da un chimico di sua

conoscenza, che poi si suicida.

Si fa vivo il fratello di Sybil, che vorrebbe punire Dorian; ma un mortale incidente

di caccia lo toglie di mezzo.

Per Dorian quel quadro che gli ricorda la sua malvagità è ormai insopportabile.

Una notte colpisce il ritratto con un coltello, ma subito cade a terra trafitto. I servi

accorsi vedono alla parete l’immagine dipinta del padrone, sfolgorante di

giovinezza; ai loro piedi giace un orribile vecchio, dai capelli bianchi e dal volto

rugoso, riconoscibile solo grazie ai suoi anelli.

Differenza tra libro e film

 Nel libro, Dorian ha i capelli biondi, ricciuti e occhi azzurri. Nel film, invece,

l'aspetto dell'attore che lo interpreta è completamente opposto.

 Nel libro Basil ritrae Dorian Gray in più dipinti e Lord Henry Wotton lo vede,

dopo di che vuole assolutamente conoscere il giovane, anche se il pittore non

vuole presentarglielo. Per una coincidenza però, Dorian entra nello studio del

pittore proprio mentre c'è anche il Lord. Nel film invece Basil presenta Dorian

a Lord Henry, e dopo ne dipinge un solo dipinto.

 Nel libro, Dorian si

innamora di Sybil Vane

dopo averla vista

recitare diversi ruoli in

teatro. Si innamora,

quindi, della sua arte.

Quando Dorian si

dichiara e Sybil ricambia

il suo sentimento, la

ragazza non riesce più a

recitare con la stessa

enfasi di prima, in

quanto la gioia la distrae

e non riesce ad entrare

nello spirito drammatico

dei personaggi che

interpreta, perdendo 7

così quell'arte che la rendeva tanto speciale agli occhi del suo amato. Dorian,

deluso, la lascia e Sybil, per l'amarezza, si toglie la vita. Nel film, invece,

Dorian ha un colpo di fulmine per Sybil dopo averla vista in una locanda e solo

successivamente in teatro. I due si innamorano, Dorian promette a Sybil il

matrimonio e passano anche una notte di passione. Pochi giorni dopo,

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