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Sintesi
Estratto del documento

Mamma mia dammi cento lire

che in America voglio andar,

mamma mia dammi cento lire

che in America voglio andar, Così inizia l’esodo per quasi sedici

milioni di italiani negli anni che vanno

Cento lire io te li do dalla seconda metà dell’ottocento fino

ma in America no no no alla catastrofe della prima guerra

cento lire io te li do mondiale, tra abbaglianti racconti di

ma in America no no no un’America mitica e paure primordiali

di madri e padri con radici troppo

Suoi fratelli a la finestra vecchie per essere estirpate.

mamma mia lasséla andà, Gli italiani sono stati i protagonisti del

suoi fratelli a la finestra più grande esodo della storia

mamma mia lasséla andà moderna: nell’arco di poco più di un

Quan’ fu stata in mezzo al secolo, a partire dal 1861, sono state

mare registrate più di ventisette milioni di

bastimento si l’è fundà partenze, un numero quasi

quan’ fu stata in mezzo al mare equivalente all’ammontare della

bastimento si l’è fundà popolazione al momento dell’unità (si

tratta di un dato al lordo dei rientri,

I miei capelli son ricci e belli ma da solo basta a dare un’idea della

l’acqua del mare li marcirà vastità del fenomeno).

i miei capelli son ricci e belli Il fenomeno non è stato, come alcuni

l’acqua del mare li marcirà ritengono, uno degli aspetti del

Le parole dei miei fratelli ristagno economico del Mezzogiorno,

son quelle che m’àn tradì ma ha interessato tutto lo stato: tra il

le parole dei miei fratelli 1871 e l’inizio del secolo successivo

son quelle che m’àn tradì tre regioni del nord, socialmente più

progredito e con popolazione più

Le parole della mia mamma numerosa, Friuli, Piemonte e Veneto,

son venute la verità contribuirono all’esodo in maniera

le parole della mia mamma massiccia, occupando il 47% del dato

son venute la verità. migratorio nazionale.

La principale causa che spinse questa

enorme massa di italiani fu di natura

socio-economica: la nuova

amministrazione statale dei Savoia

che non fu capace di fare scelte

mirate allo sviluppo agricolo, l’unico

settore in cui la manodopera era

abbondante.

Nelle regioni meridionali, meno densamente popolate, il fenomeno fu per lungo

tempo irrilevante, a causa del loro isolamento, della scarsità di mezzi di

trasporto, di vie comunicazione e dell'ignoranza. L’economia del sud e delle

regioni del nord-est vennero colpevolmente dimenticate dallo Stato, per

garantirsi un “serbatoio” di forza lavoro a basso prezzo e un mercato dove, non

esistendo industrie, l’acquisto dei prodotti piemontesi fosse garantito. Questa

situazione di arretratezza e di estraniamento dalla vita del resto del Paese,

continuò per lungo tempo, e senza ombra di dubbio, si può considerare come il

residuo del tradizionale attaccamento alla terra e alla casa e di minori

necessità economiche, derivanti da una vita esclusivamente agricola.

In pochi decenni, però, il rapporto si invertì, sia a causa dell'intenso ritmo di

accrescimento demografico, sia per le poco floride condizioni economiche (in

parte dovute alla tariffa protezionistica dell'87, che sacrificò l'agricoltura

all'industria), che non permettevano di assorbire l'eccesso di manodopera.

Come evidenziato dalla canzone l’America apparteneva alla dimensione mitica

più che a quella reale: gli italiani erano attratti da un sogno di benessere e

ricchezza, alimentati anche dai cosiddetti “arruolati”, uomini pagati dalle

industrie americane e dalle società di navigazione che giravano nei paesi per

convincere la gente a partire e descrivevano le terre lontane come paesi ricchi,

dove per tutti c’erano lavoro e benessere. Completamente opposti erano i

racconti dei compaesani già immigrati che cercavano di dissuadere i propri

connazionali dal partire, descrivendo loro i rischi e le difficoltà di ogni giorno.

L’immagine dell’America diffusa dagli “arruolati” rimase a lungo l’unica

speranza, l’unica alternativa, anche se illusoria, alla grave miseria delle regioni

italiane. IL VIAGGIO

E da Genova il Sirio partivano

per l'America, varcare, varcare

i confin.

Ed a bordo cantar si sentivano

tutti allegri del suo, del suo

destin.

Urtò il Sirio un orribile scoglio

di tanta gente la mise, la

misera fin.

Padri e madri bracciava i suoi

figli Il battello Sirio lasciò Glasgow, città

che si sparivano tra le onde, della Scozia, il 19 giugno 1883 e arrivò

tra le onde del mar. a Genova il 27 giugno dove una

processione interminabile di gente si

E tra loro lerì imbarcò impaziente di arrivare nella

un vescovo c'era lerà amata ‘Merica. Contadini sudici,

dando a tutti lerì

la sua be, la sua benedizion. ragazzi, mamme con figli, tutti con in

mano una seggiola, la loro valigia di

E tra loro lerì cartone e tra le labbra il biglietto

un vescovo c'era lerà d’imbarco che valeva una vita intera.

dando a tutti lerì

la sua be, la sua benedizion.

Per comprarlo, infatti, gli emigranti vendevano tutto, dalla casa al mulo, spesso

finendo nelle mani degli usurai.

Dopo essere saliti vennero riuniti in gruppi a cui fu assegnato un cartellino che

serviva per ritirare nelle cucine la razione di cibo giornaliera; pochi giorni dopo,

sotto lo stupore e la stanchezza dei passeggeri, il Sirio ripartì per quella che più

tardi si trasformò in tragedia.

Le condizioni erano pessime: gli uomini erano costretti in spazi ridotti senza

alcuna attenzione sanitaria e molti per la disperazione tentavano di gettarsi in

mare.

Dopo molti giorni di traversata la nave urtò la scogliera, da tutti ormai

conosciuta per la grande pericolosità, di Capo di Palos vicino alle isole Baleari.

Rimase in agonia per ben 16 giorni e la stima dei morti fu di circa 300 persone

tra cui molti italiani, anche se i giornali parlavano di più di 500 dispersi.

Si dice che di tanti morti la maggior parte si sarebbe potuta salvare se solo

l’opera di soccorso e di recupero non fosse stata così caotica e disordinata.

Nel piccolo museo a Palos dedicato al Sirio sono conservati ancora volantini che

pubblicizzavano soste “fuori programma” per raccogliere i passeggeri

clandestini. Molti sostengono che senza queste tappe sottocosta il Sirio non

sarebbe mai affondato.

Fu comunque uno sbaglio di rotta e siccome le vittime furono molte, tra cui il

Vescovo di San Paolo del Brasile, questo evento fu una grande croce nera sulla

marineria italiana.

Quella del Sirio è solo una delle numerose catastrofi capitate ai convogli

marittimi che portavano gli emigranti italiani verso l’America: su quelle stesse

secche, ad esempio, era naufragata ventitre anni prima una nave della

compagnia genovese “Veloce”. Il Sirio diventò però simbolo e icona delle

tragedie che colpivano la massa di disperati in cerca di una nuova vita.

Il mare è stato la tomba più grande di questa pagina di storia italiana.

L’ARRIVO

Trenta giorni di nave a vapore America allegra e bella

fino in America noi siamo tutti la chiamano l'America

arrivati sorella

fino in America noi siamo tutti la chiamano l'America

arrivati sorella

abbiam trovato né paglia né tialallalà - lalallalà - lalalallalà.

fieno E l'America l'è lunga e l'è larga

abbiam dormito sul nudo e l'è circondata da monti e da

terreno piani

come le bestie abbiamo riposà. e con l'industria dei nostri

italiani

America allegra e bella abbiam formato paesi e città.

tutti la chiamano l'America

sorella Il viaggio durava dodici giorni circa, in

tutti la chiamano l'America base alle condizioni del mare. Se

l’arrivo era legale gli immigrati erano

sorella costretti a rimanere quaranta giorni su

tialallalà - lalallalà - lalalallalà. Ellis Island per evitare la diffusione di

Ci andremo coi carri dei zingari eventuali malattie e per dare il tempo

alle autorità americane di controllare i

ci andremo coi carri dei zingari documenti, le generalità e la fedina

ci andremo coi carri dei zingari penale dei nuovi arrivati, per poi

in America voglio andar. eventualmente ricondurli al paese di

provenienza.

Una volta arrivati a tutti gli effetti sul territorio americano, gli italiani tendevano

a riunirsi in quartieri detti Little Italy, luoghi molto poveri, sporchi e

maleodoranti, dove restavano uniti e chiusi nei confronti degli americani.

Conseguenza di questo fu l’incapacità di integrarsi; non impararono mai la

lingua, non mandarono mai i bambini a scuola costringendoli a lavorare, non

conobbero mai gli usi e la cultura del posto.

Assieme agli organetti e le valigie di cartone gli italiani esportarono anche la

mafia.

Il crimine

organizzato si

sviluppò in

maniera così

radicata nel

continente a

causa anche

dell'emigrazione

forzata di boss

mafiosi dalla

Sicilia dovuta

alla dura

repressione

durante il

periodo fascista.

L'emigrazione

era per molti

mafiosi, una

volta individuati, l'unica via di scampo per salvarsi dalla prigione. In ogni caso i

motivi della crescita e dello sviluppo di questa organizzazione furono vari, dal

pessimo trattamento da parte delle autorità americane della popolazione

italiana emigrante, che si vedeva molte volte costretta, suo malgrado, a

ricercare altrove assistenza sociale che dovrebbe essere presente in tutti gli

stati, al riconoscimento tardivo del problema mafioso da parte delle autorità

americane, che intervennero in modo repressivo accanendosi sui pesci piccoli o

sulla popolazione innocente. Si instaurarono mafiosi e camorristi che, con

grande abilità, fecero crescere anche in America il fenomeno dell’estorsione e

New York Times,

del racket. Il famoso giornale statunitense, in un articolo del

“Se ci mettiamo ad osservare l’Italia, scopriamo uno stato di cose

1876, scrive:

davanti al quale i nostri racket, le tangenti e gli affari sporchi impallidiscono

per un’evidente inferiorità di scelleratezza. Nella misura in cui l’italiano è più

pettegolo, più pigro e più adatto agli intrighi rispetto all’americano, è anche più

che un’artista a ‘gestire le cose’.”

Molti italiani, appena arrivati, venivano reclutati dagli imprenditori statunitensi

per lavorare nelle industrie o nelle miniere, nei campi sotto condizioni di regime

mezzadrile e nella costruzione di opere pubbliche come strade e ferrovie. Da

un’inchiesta del 1897 risulta che il 22% degli immigrati lavorava sotto

costrizione di un padrone e quindi costretti a versare tangenti per mantenere il

lavoro e l’abitazione e l’obbligo di acquistare le merci solo nello spaccio del

padrone.

Costretti dai loro boss a condizioni disumane, gli italiani lavoravano per oltre 11

ore al giorno con un salario che non superava il dollaro e mezzo all’ora al

contrario di quanto gli arruolati facevano credere al momento della partenza

dall’Italia. Dovevano per forza accettare le condizioni orribili a cui erano

sottoposti anche perché ogni lavoratore era controllato dai bosses e da guardie

armate che erano pronte a colpirli a sangue o addirittura ad ucciderli se solo

provavano a scappare. Un esempio famoso è quello di Beckley, cittadina del

west Virginia, dove sei italiani, a causa dei continui maltrattamenti, decisero di

abbandonare il lavoro. Raggiunti vennero legati con delle fumi e trascinati per

la pubblica via davanti alla folla prima di essere condotti in tribunale e

giustiziati senza che nessuna autorità, soprattutto quella italiana, intervenisse

in loro difesa. Il mancato intervento aveva luogo semplicemente perché i

rappresentanti dell’Italia all’estero erano in troppo intime relazioni con i boss e

gli imprenditori per prendersi le responsabilità di difendere i lavoratori. Il saggio

reports of the immigration commission scrive un articolo nel 1911 dal titolo

”Sono i punti caldi del vizio e della corruzione. È

“Mandrie di ignoranti viziosi”:

soprattutto l’ignorante ad essere terreno fertile per l’agitatore irresponsabile

ed il boss corrotto. Otto volte su dieci un immigrato che raggiunge questo

paese ha un lavoro ad aspettarlo, anche se poi non c’è alcun lavoro per gli

americani. Ho potuto constatare più volte quale grande ingiustizia si fa verso i

lavoratori americani negli interessi degli stranieri. Ho visto al,loro sbarco, gli

immigrati italiani essere accolti da un padrone che li metteva in riga, li

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