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Inglese: George Orwell (1984)
Arte: l'arte fascista
Latino: la critica di Seneca a Ludi Circenses
1.3. Il Fascismo ipnotizzò l’Italia con un pallone
Il rapporto privilegiato dell’Italia con il pallone si consolida nel
corso del Ventennio fascista. E' noto che a partire da quel periodo, e
via via in modo più sistematico, il fascismo attirò a sé specifici
settori della cultura e dell'intrattenimento quali strumenti per
costruire il volto nuovo della nazione e dell'identità italiane. Anche
il calcio non si sottrasse a questa strategia e, come la scienza, la
letteratura, la musica, l'architettura, opportunamente manipolato, Frammento partita di calcio
entrò a far parte di quel meccanismo attraverso cui il regime tentò di
assicurarsi il consenso delle masse. Il calcio, oltre che essere un'attività ricreativa e sana,
rappresentava per il fascismo un'occasione per mobilitare milioni di persone, per veicolare e
convogliare le passioni di generazioni, organizzandole ed educandole ai valori predicati dalla
gerarchia. Così i calciatori erano scelti e selezionati proprio perché rappresentavano nel migliore dei
modi l'ideale di "uomo nuovo" che il fascismo andava predicando in quegli anni: l'atleta sul campo
era metafora del soldato in battaglia, che si sacrifica per l'onore e la gloria dell'intera squadra. Allo
stesso modo compito dell'atleta era di portare il nome dell'Italia nel mondo attraverso l'unica arma
che fosse in suo potere: la vittoria. I calciatori diventavano dunque esemplari per due ordini di
motivi: la prestanza del loro aspetto fisico e, in secondo luogo perché funzionali a un gruppo, alla
squadra. I meriti del calcio per i fascisti non si fermavano qui: esso contribuiva a rafforzare il senso
di identità e di Patria
Il culmine di questa politica del consenso furono i campionati e, soprattutto, i Mondiali e le
Olimpiadi. Nel 1928 le Olimpiadi vengono organizzate ad Amsterdam. Agli atleti italiani viene
‟
imposto dal regime l utilizzo del “saluto romano” e la propaganda fascista mostra le immagini degli
atleti italiani sul podio con il braccio alzato. Queste Olimpiadi furono un primo banco di prova dei
progressi che il calcio italiano aveva raggiunto in pochi anni anche se non vennero raggiunti risultati
soddisfacenti. ‟ ‟
Nel 1932 i Giochi Olimpici si svolgono negli Stati Uniti d America, a Los Angeles. L eco dei mass
media è clamorosa. E’ l’Olimpiade delle immagini trasmesse come non mai attraverso i giornali e i
cinema. 4
‟
Le Olimpiadi di Los Angeles del '32 furono per l Italia anni di grande preparazione, durante i quali
gli atleti furono considerati patrimonio della nazione, ambasciatori d'Italia nel mondo. Le Olimpiadi
si conclusero con un palmares per l'Italia di tutto rispetto, posizionandola al secondo posto nel
medagliere internazionale.
I Mondiali del 1934, svoltisi in Italia, furono poi l'ulteriore occasione non solo per mostrare al
mondo i progressi e la potenza del calcio italiano, ma anche per esibire la gamma intera delle
capacità del regime, organizzando alla perfezione la competizione.
L'apice di questa macchina organizzativa fu la vittoria della finale contro la Cecoslovacchia, giocata
allo Stadio Olimpico davanti a cinquantamila spettatori, preparati a cantare inni fascisti, sventolando
fazzoletti sui quali era stampato il nome del Duce. F ra
ncobollo commemorativo dei Mondiali di calcio del 1934
La finale di Roma del 10 giugno 1934 ITALIA – CECOSLOVACCHIA 2
- 1 Italia: Combi - Monzeglio - Allemandi - Ferraris IV - Monti - Bertolini
- Guaita - Meazza - Schiavio - Ferrari - Orsi
Cecoslovacchia: Planicka - Zenisek - Ctyroky - Kostalek - Cambal -
Krcil - Junek - Svoboda - Nejedly - Puc
Arbiro: Eklind, Svedese Marcatori: Pcu 71', Orsi 81', Schiavio 95'
1.4. CICLISMO: Learco Guerra 5
Soprannominato “la locomotiva umana "per le sue formidabili doti di passista fu, suo malgrado,
portato a simbolo del super uomo nel ventennio fascista e dovette donare molti dei suoi trofei "alla
patria". Vinse 5 Campionati Italiani su strada consecutivamente dal 1930 al 1934, il Campionato del
mondo di ciclismo nel 1931, la Milano - Sanremo nel 1933 e il Giro d'Italia nel 1934. Giunse due
volte secondo al Tour de France ed anche in altri due Campionati del Mondo. Learco Guerra
1.5. BOXE: Primo Carnera
Era un colosso alto più di due metri che pesava 120 chili e come tale capace di
sprigionare una forza che nessuno dei suoi avversari poté mai eguagliare.
Il 26 giugno 1933 Primo Carnera batte per K.O. Jack Sharkey in sei riprese e
diventa campione del mondo dei pesi massimi di pugilato. La sua prima
dichiarazione ad un giornalista del "Corriere della Sera" è: "Offro questa
vittoria al mondo sportivo italiano, giubilante e orgoglioso di aver mantenuto la
promessa fatta al duce". E' un momento d'oro per il discusso pugile italiano
come è un momento d'oro per la propaganda fascista attraverso lo sport.
Primo Carnera
2. Sport nella Germania nazista
Anche gli ideologi del Terzo Reich compresero che la ginnastica e lo sport potevano diventare un
formidabile mezzo di propaganda atto a dimostrare la superiorità della razza Ariana rispetto alle
altre.
Le Olimpiadi di Berlino del 1936 diventarono così un palcoscenico ideale per mostrare la superiorità
degli atleti tedeschi agli occhi del mondo. 6
Per ottenere l'assegnazione dei Giochi del '36 si presentano ben 11
città, tra cui Roma, segno della grandissima considerazione che
ormai le Olimpiadi raccolgono. La scelta cade su Berlino, scelta
contrastata, visto che la Germania sta entrando in pieno periodo
hitleriano. Proprio Hitler, però, che nel '33 accentra nelle proprie
Bandiera Germania mani tutti i poteri, non è per niente soddisfatto di vedere in casa
propria quella che definisce come una rassegna di ebrei. L'influente
ministro della propaganda Joseph Gobbels, però interviene a fargli cambiare idea: i Giochi possono
essere l'occasione per mostrare al mondo intero la potenza germanica e la superiorità degli atleti di
razza ariana. Hitler cambia rotta di 180° e ordina la costruzione di un Villaggio Olimpico splendido,
e di una squadra tedesca che si prepara scrupolosamente per mesi nella Foresta Nera, da dove esce in
grande spolvero dopo allenamenti durissimi. Tuttavia, Le proteste ai Giochi Hitleriani di certo non
mancano: alcuni critici della nuova Germania affermarono che l’ideologia del nazionalsocialismo
non era in sintonia col pacifico altruismo della mai precisamente enunciata “idea olimpica”, e che
pertanto i giochi olimpici del 1936, così come quelli del ’16, del ’20 e del ’24, dovevano avvenire
senza la partecipazione della Germania. Negli
Stati Uniti nacque un movimento di
boicottaggio contro i giochi olimpici del 1936
per voce del presidente Roosevelt, ma tutto
poi rientra. Succede che Roosevelt manda un
inviato in Germania per verificare quale sia
effettivamente la situazione, ma la scelta della
persona è clamorosamente sbagliata. Ad
attraversare l'oceano infatti è Avery Brundage, Maratona
futuro presidente del C.I.O e soprattutto di
tendenze ultraconservatrici e razziste. Così il suo rapporto è positivo e gli Stati Uniti partecipano;
altrove vi furono solo poche proteste. Per via del suo grande prestigio all’estero, i nazisti furono
costretti a mantenere Theodor Lewald nella sua carica, il quale assicurò i funzionari sportivi
all’estero che le notizie delle persecuzioni contro gli ebrei erano delle esagerazioni, e che in ogni
caso i giochi olimpici del 1936 sarebbero stati, come richiesto, estranei a influenze politiche di ogni
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genere. Hitler inserisce nello squadrone tedesco una manciata di atleti di origine ebrea, tutto questo
mentre sono già operative le leggi antiebraiche. Così in un trionfo di svastiche il 1° agosto 1936 il
mezzofondista tedesco Erik Schilgen accende con la fiaccola giunta per mano di 3000 tedofori da
Atene, il braciere olimpico. E' questa la nota lieta dell'inaugurazione dei Giochi del '36, che da qui si
ripeterà sempre. Passando all'aspetto sportivo le novità più importanti sono il ritorno del calcio e
l'ingresso della pallacanestro.
2.1. La leggenda di Owens
Ci sono Olimpiadi indelebilmente segnate da un unico grande
personaggio. E' il caso, forse più che in ogni altra edizione di Berlino '36,
legata a doppio filo a James Cleveland "Jesse" Owens.
Le imprese sportive straordinarie, ripetute solo da quell'altro fenomeno di
Carl Lewis 50 anni dopo, ma anche l'aver provocato il disappunto di
Hitler, che preferì abbandonare lo stadio piuttosto che premiare quell'atleta
di colore, ne fanno un personaggio
leggendario. E già, perché Owens,
Premiazione quasi ventitreenne di colore
dell'Alabama, in pista e in pedana domina su tutti, tedeschi
compresi, nelle gare simbolo dei Giochi, facendosi beffe delle
tesi razziste del Fuhrer e della tanto decantata superiorità
della razza ariana. A Berlino incanta tutti tranne Hitler. Vince
i 100 metri davanti al connazionale Metcalfe, stabilendo il
, poi si getta nel salto in lungo, l'impresa
record mondiale: 10,3‟ Jesse Owens
che si rivela più bella. Il duello è con il tedesco Luz Long.
Owens si trova in difficoltà nelle qualificazioni, con due salti nulli, ma è proprio il tedesco, che
diventerà suo grande amico, a dargli il consiglio giusto: anticipare la rincorsa di pochi centimetri.
Così l'americano strappa la qualificazione alla finale proprio all'ultimo salto. La finale è avvincente,
con i due amici-rivali che si trovano in testa appaiati. Ma Owens negli ultimi due salti allunga fino a
8,06 m e si mette al collo il secondo oro. La terza medaglia è sui 200 metri , dove vince nettamente e
, ma l'apoteosi è la staffetta, dove gli americani dominano segnando
fa un altro record olimpico(20,7”) 8
un nuovo record mondiale( , e gli azzurri fanno bellissima figura giungendo secondi. La
39,82)
carriera del leggendario campione si chiude praticamente così, breve e intensa come i suoi sprint.
Dopo ci sarà ancora spazio per le esibizioni, per il passaggio al professionismo ma niente che possa
aggiungere qualcosa a quanto già raccontato.
2.2. Germania-Stati Uniti
Nonostante le imprese di Owens, gli Stati Uniti sono battuti piuttosto nettamente nel medagliere
finale. La Germania conquista ben 88 medaglie di cui 33 d'oro, mentre gli ori americani sono "solo"
24. I tedeschi fanno man bassa in ogni sport, ma nell'atletica e nel nuoto, gli sport simbolo, non
riescono a sfondare. L'atletica li vede vittoriosi solo nei lanci, mentre nel nuoto è ancora un affare
privato tra Giappone e USA, con il solo ungherese Czik, che vince i 100 stile libero. Almeno al
maschile, perché al femminile il nuoto è quasi tutto per l'olandese Hendrika Mastenbroeck, con 3
ori. Per la Germania comunque c'è da rifarsi con un netto dominio nella ginnastica e
nell'equitazione.
2.3. L’Italia domina nel calcio e nella scherma
Una novità e una conferma. Sono questi gli sport che regalano maggiori soddisfazioni all'Italia. Per
il calcio la squadra non è quella campione del mondo in carica, ma è composta come le altre, da
studenti-calciatori, per aggirare i limiti del CIO sul professionismo. Eroe della spedizione è il
friulano Annibale Frossi, ala dell'Ambrosiana - Inter, che segna la bellezza di 7 gol. Gli azzurri
fanno fuori nell'ordine gli Stati Uniti per 1-0 poi sommergono di gol (8-0) il Giappone e quindi in
semifinale superano la Norvegia ai supplementari per 2-1. La finale è con l'Austria che ha raggiunto
il traguardo anche grazie alla squalifica del Perù. I peruviani infatti stanno battendo gli austriaci
quando un'invasione di campo costringe alla sospensione della gara. I giudici decidono poi per la
ripetizione del match, ma il rifiuto dei peruviani porta alla loro squalifica e al passaggio degli
austriaci. La finale si risolve ancora ai supplementari, ed è ancora Frossi a siglare il gol decisivo che
regala il primo oro all'Italia nel calcio. Non è una novità, ma una piacevole consuetudine, invece, il
grande successo della scherma. A Berlino tra l'altro si vede un ragazzino appena 17enne che farà
parlare molto di sé: è Edoardo Mangiarotti, che con lo squadrone della spada domina e conquista il
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