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Storia dell'arte: Gian Lorenzo Bernini (la fontana dei quattro fiumi)
Italiano: Italo Calvino (la triologia degli antenati)
Latino: Apuleio (l'asino d'oro)
campi di sterminio ecc… ( anche se come illustrerò in seguito esso ha
significati intrinseci che sono stati poi manipolati e modificati ) .
Possiamo dire dunque che il simbolo è un costrutto culturale, una
’che sta per’’
rappresentazione convenzionale; è un’ entità ‘ un’altra
cosa: non è la stessa cosa ma è una sua rappresentazione o evocazione. La
particolarità del simbolo è che può essere individuale o collettivo: il primo è un
simbolo che potremmo definire ‘’autobiografico’’, in quanto sintetizza e
richiama una storia umana, magari d’amore; il simbolo collettivo, invece, è un
simbolo che sta per credenza, fede o passione condivisa da più individui.
Il simbolo ha la capacità di evocare concetti complessi in maniera altamente
sintetica sul piano cognitivo e fortemente mobilitante sul piano affettivo e
volitivo. Per questa sua ‘’capacità di sintetizzare messaggi e di comunicarli
con immediatezza’’, il simbolo ‘’è strumento di richiamo identitario; se però è
tanta la sua capacità di suscitare e rafforzare apparenze, altrettanta è quella di
Benedetti G.-‘’Segno, simbolo, linguaggio’’)
determinare esclusioni’’(
.
Il simbolo infatti unisce e divide: unisce i ‘’partecipanti’’ della stessa credenza,
fede o passione, e li divide dai ‘’non partecipi’’.
Per questa sua funzione ‘’aggregante’’, vale a dire per la sua capacità di
esprimere precisi messaggi di appartenenza, il simbolo deve essere ‘’vago’’ e
fortemente evocativo.
A volte questo sentimento di appartenenza, di partecipazione e di convinzione è
così forte da superare la stessa validità di un simbolo.
Come forte carica identitaria i simboli di religione, di nazione, di classe
sociale, di partito politico sono i più pericolosi in quanto come dice bene
Vallauri ‘’ i simboli, come gli slogan, esprimono e generano un livello
intellettuale e relazionare primitivo, quello delle semicieche fissazioni ed
appartenenze’’. 7
Tutto ciò ci permetterà ora di capire tutti quei fenomeni che hanno portato da
una parte ad applicare e sfruttare tale potere del simbolo per scopi nefandi
nella realtà e dall’altra ad applicare tale capacità a fini- possiamo dire più
nobili -come nella letteratura, nell’arte, nella filosofia ecc…
‘’Dire che viviamo in un mondo di simboli
è dir poco: in realtà, è un mondo di simboli
a vivere in noi’’
(J. Chevalier – ‘’Dizionario dei simboli’’)
Capitolo 1
Il ruolo dei simboli nella storia: il fenomeno dei totalitarismi
1.1. Perché porre l’attenzione sui simboli del nazismo e del fascismo
piuttosto che su quelli dello stalinismo
Di seguito affronterò solo il caso fascista e nazista tralasciando lo stalinismo in
quanto i simboli di quest’ultimo non ebbero, a mio parere, la stessa valenza
spirituale e manipolatrice dei primi due.
———
Era il 1925 quando Mussolini proclamò la dittatura del fascismo; ed era il 1933,
invece, quando Hitler venne nominato cancelliere del Reich diventando così capo
di una coalizione ma che ben presto, nel 1938, diventando comandante supremo
delle forze armate, diventò quel che noi conosciamo come terzo Reich.
Tutto ciò non avvenne dall’oggi al domani per pure formalità burocratiche o
innate capacità di leadership dei due individui sopracitati.
Grazie a quale strumento, quindi, fu possibile creare dei movimenti di massa
come quelli fascisti e nazisti? Sicuramente questi due fenomeni si
caratterizzarono per le loro spiccate connotazioni quasi religiose. Esse furono ( e
in alcuni casi lo sono tutt’oggi ) ‘’religioni secolari’’ ( o ‘’laiche’’) intendendosi
con tale espressione ‘’un sistema, più o meno elaborato, di credenze, di miti, di
8
riti e di simboli, che conferisce carattere sacro ad un’ entità di questo mondo,
rendendola oggetto di culto, devozione e dedizione. (v. introduzione)
Passiamo ora ad esaminare i simboli che hanno reso fascismo e nazismo icone
storiche. ——
1.1 IL FASCISMO
il fascio, l’ascia, l’aquila
‘’La potenza dei simboli è più grande della potenza degli uomini’’- fu detto da
Olimpiodoro.
E Bachofen: ‘’Il simbolo desta un presagio, mentre la lingua può solo spiegare.
Il simbolo fa vibrare le corde dello spirito tutte insieme, mentre la mente è
costretta a darsi ad un singolo pensiero per volta. Il simbolo spinge le sue radici
fino alle più segrete profondità dell’anima, mentre la lingua giunge solo a
sfiorare, come un lieve alito di vento, la superficie dell’intelletto: quello è
orientato verso l’interno, questa verso l’esterno. Solo al simbolo riesce di
raccogliere nella sintesi di una impressione unitaria gli elementi più diversi. Le
parole fanno finito l’infinito, i simboli conducono invece lo spirito al di là delle
frontiere del mondo finito e diveniente, verso il mondo infinito e reale’’
Bachofen J.J, Urreligion und antike Symbole, Leipzing, 1928, v.1, pp. 283-284
9
IL FASCIO
Il fascismo creò dei punti di contatto tra l'antica Roma e il regime di Mussolini.
La potenza, la forza, i trionfi della Roma imperiale vennero interpretati come
degni anticipatori della gloria e della potenza fascista, infatti il fascismo si
propose come il naturale discendente della Roma antica. Mussolini si faceva
chiamare Duce, che nell'antica Roma era il generale, il capo militare valoroso e
trionfante in battaglia amato ed apprezzato dai soldati che lo seguivano
ubbidienti; veniva descritto dalla propaganda con le stesse qualità dei generali
romani e quando i fascisti si incontravano si salutavano alzando il braccio destro
in alto, nello stesso modo in cui i soldati salutavano i loro capi nell'antica Roma.
Il Fascio littorio era il simbolo del fascismo e derivava anch'esso dalla Roma
antica ed allora era simbolo di autorità: era infatti il simbolo del potere dei
magistrati e fu introdotto dagli etruschi durante la tarda monarchia; in realtà il
fascio era un simbolo tradizionale ariano, derivato dal simbolo del martello di
Tohr, il dio del tuono nella mitologia nordica e diffusa solo successivamente
anche dagli etruschi nella forma in cui lo si conosce.
Il fascio è costituito da un insieme di verghe di olmo o di betulle legate tra di loro
con dei nastri rossi, che rappresentava il potere dei consoli(cioè i magistrati più
importanti presso l'antica Roma) di punire con le verghe e di esercitare lo "ius
necis" cioè il diritto di dare la morte ai rei;lateralmente o superiormente alle
verghe, veniva inserita una scure che in età repubblicana veniva tolta quando si
era all'interno della città; il fascio veniva portato durante le feste pubbliche dai
littori, degli ufficiali che scortavano le maggiori autorità romane ed è per questo
motivo che si chiamava littorio, il fascio veniva ornato di alloro in occasione dei
trionfi e portato invece rovesciato durante i lutti gravi. Ispirandosi alla tradizione
romana, il Fascio simboleggia sia l'unità del popolo, sia l'autorità posseduta dal
popolo stesso e in epoca moderna, divenne il simbolo di numerosi movimenti
politici. Durante il Risorgimento, molte società segrete, specie d'ispirazione
massonica, si ispirarono al fascio littorio che era sempre stato considerato un
emblema di unità e libertà. Nella seconda metà dell'ottocento e fino alla prima
guerra mondiale, il fascio littorio continuò ad essere impiegato dalle forze di
sinistra, come i Fasci dei Lavoratori, organizzazioni proletarie di contadini
siciliani, Fasci di Azione Rivoluzionaria ecc…
Con la costituzione di un Fascio Parlamentare di Difesa Nazionale, dopo la
disfatta di Caporetto, il termine Fascio cominciò ad essere legato alla necessità di
un unione nazionale al di sopra degli interessi dei partiti. Come tale, ma
accompagnato da rivendicazioni rivoluzionarie, l'emblema romano venne accolto
da B. Mussolini, divenendo il simbolo dei Fasci di Combattimento, e in seguito
del Partito Nazionale Fascista. Successivamente il nome da Fascio divenne
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Fascismo. Lo utilizzò largamente come simbolo della grandezza romana ed
imperiale a tal punto che il Fascio Littorio divenne il simbolo ufficiale del
Part.Naz.Fasc. Anche la parola "Littorio" venne molto usata nel periodo fascista,
tanto è che il littorio era diventato sinonimo di fascista, ad esempio la gioventù
fascista era anche chiamata "la Gioventù del Littorio". Lo stile Littorio fu detto lo
stile architettonico fascista. Littoria (oggi Latina) fu chiamata "la città
capoluogo", costruita nella zona bonificata delle Paludi Pontine. Littorali erano
anche le gare culturali, artistiche e sportive per gli universitari e littori erano i
relativi vincitori. Insomma, il Fascio Littorio influenzò per decine di anni la vita
degli italiani del XIX secolo attraverso la propaganda di Mussolini.
L’ASCIA
Fu fatto proprio dal fascismo oltre che il fascio littorio anche il simbolo dell’ascia
che secondo Wirth risalirebbe al mito solare addirittura della civiltà dei dolmen:
al solstizio d’inverno infatti veniva affiancata l’ascia un simbolo fondamentale
che simboleggia il dio-anno o ‘’dio-ascia’’. A questo segno solare si connette
altresì un significato eroico e guerriero: con folgore e ascia bicuspide il dio
Merodak combatte il mostro del caos Tiamat. Eroi solari dunque che lottano
contro i mostri o draghi, i quali personificano le forze oscure e selvagge del caos,
cioè contro quello stesso elemento di tenebra da cui il sole, rialzandosi, risorge
vittorioso: natalis solis invicti.
L’ascia quindi come simbolo eroico e sacro che ‘’separa’’, che chiude un’epoca e
apre ‘’trionfalmente’’ un nuovo cliclo (v. anche simbolo dell’Aquila); una nuova
creazione, come luce di un nuovo ‘’anno’’ o ‘’saecolum’’, stanno raccolti i segni
di una compiutezza, di uno sviluppo perfetto in senso ‘’solare’’: i dodici mesi ( è
interessante notare come Svetonio abbia cercato di ritrovare il dodici sacro nel
ciclo imperiale romano- Vita dei dodici Cesari-) .
L’AQUILA
Anche il simbolo dell’aquila è un elemento ‘’trionfale’’in quanto per i romani era
considerato un animale ‘’solare’’dell’antichità. Secondo la tradizione, sotto forma
di aquila si sarebbe involata dalla pira l’anima imperiale do Augusto.
Tale simbolo ha un carattere spiccatamente ‘’olimpico’’ed eroico. Circa il
carattere ‘’olimpico’’del simbolismo dell’aquila, esso risulta già direttamente dal
fatto che quest’animale fu sacro al Dio olimpico per eccellenza: Zeus.
Secondo la tradizione classica l’aquila sarebbe stato l’unico animale che potesse
guardare il sole senza abbassare gli occhi. (Cfr.p.es LUCIANO, Icarom, XIV)
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Vi era un rito ‘’l’apoteosi imperiale romana’’ dove proprio un volo di un aquila
dalla pira funeraria simboleggiava infatti il trapasso allo stato di ‘’dio’’
dell’anima dell’imperatore morto; da qui si può comprendere la credenza aria e
romana che la vera forza decisiva della vittoria risiedesse nei capi, non tanto
come persona, quanto nell’elemento sovrannaturale, ‘’olimpico’’ ad essi
attribuito.
Fu prettamente nella tradizione romana che però l’aquila assunse il segno di
vittoria. Essa si ritrova già al tempo della repubblica come insegna delle legioni-
veniva detto: ‘’un aquila per legione e nessuna legione senz’aquila’’( Cfr.
CESARE, Bell. Gall., IV, 29; TACITO, Ann. , I, 39; Hist. I, 61, 89, 100)
1.2 IL NAZISMO
La croce uncinata
Innanzitutto da dove viene la ‘’croce uncinata’’? Ed è vero che essa sia simbolo
di una speciale razza, di quella aria o indogermanica? In precedenza si credeva
infatti che tale simbolo era appartenuto sin dalle origini da soli ceppi
indogermanici, il che si è dimostrato insostenibile in quanto numerose scoperte
hanno reso palese la sua diffusione in civiltà antichissime e non germaniche.
Il significato della croce uncinata è dato da interpretazioni che affermano che
essa sia un simbolo solare e simbolo di fuoco. Come simbolo solare
esprimerebbe il moto di rotazione dell’astro diurno. La croce uncinata dunque si