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ETA’ VITTORIANA: IL DETECTIVE CHE RISPECCHIA IL SUO TEMPO
Paragrafo 1: il detective che rispecchia la società
Segue un’analisi su come Sherlock Holmes reincarna le paure e la criminalità dell’Età Vittoriana
Sin dal 1881, quando ebbe inizio la sua prima avventura, Sherlock Holmes fu un personaggio appartenente
pienamente alla sua epoca, che attraeva i lettori britannici confrontando direttamente il confuso, ma
migliorabile, mondo in cui vivevano. Le storie di mistero del detective, scritte in un periodo di oltre 40 anni
(dal 1887 al 1927), rappresentavano il bene, il male e il brutto della società Vittoriana: i suoi ideali, i suoi
risultati e le sue più profonde paure.
L’anno di nascita di A. C. Doyle, il 1859, ossia 22 anni dopo l’inizio del regno della regina Vittoria, (durato 64
anni), periodo di crescita e ottimismo per l’Impero Inglese. Le risorse e la manodopera prese dalle colonie
sparse per tutto il mondo fece prosperare l’Inghilterra; nel frattempo il business fiorì, la tecnologia sbocciò e
Londra crebbe a gran ritmo, creando però problemi di sovrappopolamento urbano, povertà, senzacasa,
abuso di droga e criminalità. Mentre la grande divisione fra ricchi e poveri stava peggiorando, e che il grande
investimento necessario per mantenere le colonie stava esacerbando i problemi non ancora risolvibili, i
Britons vittoriani, guidati da Albert, il marito della regina, ponevano la loro fede nella tecnologia e nella
scienza. I contrasti e gli enigmi di questo tempo affascinante fornirono Doyle della materia prima e dello
sfondo adatto per Sherlock Holmes: un uomo di scienza, non distraibile dalle gentil passioni, che si muoveva
facilmente fra il rumoroso spazio urbano, usando il suo ingegno per risolvere i suoi dilemmi, morali o pratici.
Materialmente, Londra potrebbe essere un luogo di sconvolgenti contrasti: una città cosmopolita dove la
classe media beveva thè in confortevoli salotti, mentre epidemie di febbre tifoidea e colera devastavano la
squallida e sovrappopolata East End.
Gli abitanti di Londra avevano molto da temere dalla loro città, infatti neanche trenta anni prima della nascita
di Doyle Londra era un paradiso per la criminalità. Intere aree della città erano “possedute” da gruppi
criminali, e gli onesti cittadini difficilmente osavano camminare attraverso alcuni quartieri di notte, anche se
armati. Nel 1829, la “Metropolitan Police” venne fondata dal Ministro degli Interni Sir Robert Peel (da cui il
soprannome “Bobbies”). Già alla nascita di Conan Doyle nel 1859, c’erano oltre 200 unità a formare il corpo
di polizia in Inghilterra e nel Galles, sotto la giurisdizione delle singole contee. Come Conan Doyle li
rappresentava nelle storie di Sherlock Holmes, i corpi di polizia erano organizzazioni altamente burocratizzate
che operavano “secondo il manuale”; gli stessi poliziotti tendevano ad essere visti come benintenzionati, ma
che arrancavano con difficoltà, e non sempre con successo. Fortunatamente, a differenza degli ispettori
Lestarde e Hopkins, precedenti colleghi di Holmes, la “Metropolitan Police” non era realmente forzata a
confrontarsi con il brillante ingegno della nemesi di Holmes, Moriarty, capo del più insidioso sindacato
criminale d’Inghilterra.
Nelle avventure di Sherlock Holmes la compagna inglese che nella realtà veniva dipinta così idilliaca, rivelava
invece i suoi pericoli. Nell’Età Vittoriana, le piccole cittadine erano ancora strutturate secondo il modello
feudale, che aveva prevalso per secoli. Generalmente, una grande casa padronale, come quella di Baskerville
Hall – di cui si è discusso precedentemente – dominava su un villaggio. Nonostante i paesani non
conducessero più la loro vita per servire il signore della magione, una rigorosa gerarchia sociale imponeva
ancora che il signore fosse il capo della comunità in più modi: la salute o il malfunzionamento della famiglia,
che viveva nella magione, poteva determinare la natura di un intero villaggio.
Holmes e Watson perseguirono molti misteri nella campagna che circondava Londra, dove i criminali
svolgevano le loro attività nefaste, lontane da occhi indiscreti. Come Holmes rimarca: 36
“E’ mia opinione, Watson, basata sulla mia esperienza, che i più poveri e vili vicoli di
Londra non presentano testimonianze di peccati più terribili che di quelle della sorridente e
piacevole campagna…. La pressione dell’opinione pubblica può fare sulla città quello che la
legge non può compiere. Non c’è vicolo così vile in cui un grido di un bambino torturato, o
il tonfo di un ubriacone, non generi simpatia e indignazione fra i vicini... Ma guarda a
queste case solitarie, ognuna nel suo campo, piene per la maggior parte con povera
gentaglia ignorante che conosce poco sulla legge. Pensa alle gesta di crudeltà infernale,
della malvagità nascosta che può accadere, anno dopo anno, in questi posti, senza che
30
nessuno lo sappia”
L’Inghilterra ha visto un secolo di agitazione e di trasformazioni da quando le prime storie su Sherlock Holmes
invasero la scena. La vecchia, misteriosa Londra si è dissipata con la sua densa nebbia e le esalazioni delle
fognature; le colonie britanniche hanno guadagnato la loro indipendenza, una dopo l’altra; le case signorili
sono diventate molto probabilmente musei o locande private. I problemi affrontati dalla società inglese
moderna sembrerebbero aver lasciato il detective Vittoriano alle proprie spalle. Ciò non accadde: il
personaggio di Conan Doyle considerate indegno delle sue grandi aspirazioni letterarie, continuava a risonare
nel pubblico moderno. Nonostante il mondo cambiasse attorno a lui, Sherlock Holmes, il rassicurante
protettore della supremazia inglese, trascendeva il suo tempo, e oggi è amato per le sue debolezze e la sua
eccentricità quanto per le sue forze. I lettori originali di Arthur Conan Doyle riconoscevano la loro città e la
loro epoca nelle storie di Sherlock Holmes. Era facile immaginare che il detective potesse essere proprio
dietro l’angolo, magari viaggiando nella carrozza accanto. Nessuna sorpresa se così tante persone credevano
che Holmes fosse vero. Oggi, si può tornare in quelle storie per immergere se stessi negli umidi vapori e negli
scuri vicoli di Londra, ed intravvedere un altro mondo in tutto il suo splendore e squallore, anche se siamo
31
stati capaci di scoprire che una persona come quella di Holmes non è mai esistita realmente.
Paragrafo 2: il Compromesso Vittoriano
Segue un’analisi sulle contraddizioni tipiche della Società Vittoriana
Quando si considera la fine del XVIII secolo, quello che risalta
maggiormente sono le contraddizione nate dopo il risveglio
della moralità, e queste antinomie sono rappresentate anche
nelle opere di Doyle.
I Vittoriani erano grandi moralizzatori, probabilmente perché
affrontarono innumerevoli problemi di tale portata che si
sentivano obbligati a sostenere alcuni valori che potevano
offrire soluzioni o scappatoie.
Il maggior contrasto veniva dalle difficoltà fra religione e
progresso scientifico. I Puritani credevano nel premiare
attraverso il duro lavoro. In un’epoca che spingeva alla fiducia
nella scienza, sembrava naturale credere che il progresso Queen
materiale sarebbe emerso attraverso il lavoro e di insistere sul Victoria
senso del dovere piuttosto che sulle inclinazioni personali.
La “Grande Esposizione” dimostra come la scienza iniziò ad
avere maggior importanza nella società. Appartiene a quest’epoca la teoria evoluzionistica di Darwin, la quale
affermava ciò che in seguitò lo scienziato chiamerà “Legge del più forte”. Ciò portò a un cambiamento
radicale nelle menti dei Vittoriani, i quali iniziarono a sentirsi obbligati a condividere con le popolazioni, sotto
30 A.C. Doyle, L’AVVENTURA DEI FAGGI ROSSI, in LE AVVENTURE DI SHERLOCK HOLMES, 1892
31 http://sherlockholmes.stanford.edu/history.html 37
il controllo delle colonie inglesi, la propria cultura e credenze. Il termine coniato per rappresentare ciò, che
gli stessi Vittoriani vedevano sotto una prospettiva positiva, è “white man bargain” (“fardello dell’uomo
bianco”). Questa credenza portò ad una forma di sciovinismo, con la quale i Britannici avrebbero elargito il
loro “modo di vivere superiore” sui paesi nativi in tutto il mondo, che portò al razzismo e nella divisione nelle
diverse etnie.
La sessualità era generalmente repressa e l’omosessualità perseguitata. La castità femminile era elogiata,
mentre madri non sposate soffrivano di ostracismo. Allo stesso tempo “donne perdute” – mogli che avevano
tradito o giovani ragazze appena arrivate dalla campagna in città – accettavano di essere trattate con
gentilezza dagli uomini in cambio di rapporti sessuali. Questa pratica non venne repressa: questo atto, se non
era conosciuto pubblicamente, non era soggetto a disonore.
I ruoli maschili e quelli femminili erano diversi. La società Vittoriana era una società patriarcale, dove gli
uomini sostenevano la famiglia ed erano fonte di disciplina e dove le donne dovevano rispettare il ruolo del
marito. Nonostante le donne fossero obbligate ad avere un ruolo fondamentale nell’allevare ed educare i
figli, oltre che a controllare i servi, alcune erano socialmente attive: queste diventeranno scrittrici, e
successivamente anche infermiere (come Florence Nightangle).
Infine, la doppia faccia delle classi più adagiate rappresenta un’altra delle contraddizioni della Società
Vittoriana. Mentre la filantropia e le attività caritatevoli erano praticate dalla classe ricca con lo scopo di
risaltare in una comunità, i capitalisti sfruttavano i propri lavoratori – salari minimi, condizioni lavorative
pessime, trattati come oggetti senza emozioni, come possiamo leggere nei romanzi di Dickens – per
accrescere immensamente le proprie fortune.
Paragrafo 3: il detective che rispecchia gli scienziati
Segue un’analisi su come Sherlock Holmes reincarna i progressi fatti dalla scienza nella sua epoca
I Vittoriani consideravano come ‘professionali’ gli scienziati che erano capaci di fare ‘rapide deduzioni’ per
risolvere misteri e per ricercare nuove cure mediche. L’Età Vittoriana fu piena di nuove scoperte e nuovi
pensieri e teorie che cambiarono l’Inghilterra ed il mondo. La Teoria dell’Evoluzione di Darwin, la scoperta
della Penicillina da parte di Fleming, la rivoluzione industriale, e l’invenzione del cloroformio di Joseph Lister
sono solo alcuni esempi di invenzioni che hanno cambiato il mondo durante l’Età