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Sc. della Terra: il vulcanismo - Ira;
Italiano: Giovanni Verga (Mastro Don Gesualdo, La Roba) - Avarizia;
Storia: cause Prima guerra mondiale - Invidia;
Latino: Seneca (De Otio) - Accidia;
Inglese: Oscar Wilde (The Aestheticism) - Superbia;
Filosofia: Feuerbach (L'uomo è ciò che mangia) - Gola.
- Introduzione -
Dal Cristianesimo fino alla fine del XVII secolo :
Con il Cristianesimo il concetto di vizio diventa la ripetizione non occasionale del
peccato; il peccato è l’atto singolo e occasionale. I vizi vengono definiti “capitali”
perché si pensa che da essi ne derivino altri. Pochi sanno che inizialmente i vizi
erano 8: gola, lussuria, avarizia, tristezza, ira, accidia, vanagloria e superbia; la
tristezza era vista come un sentimento che indicava il non apprezzare le opere
che Dio aveva compiuto per gli uomini. Secondo la Chiesa il peccato più grave
era la superbia, perché con questo sentimento l’uomo si tendeva a mettersi
sullo stesso livello di Dio, considerandolo addirittura inferiore. Infatti è proprio la
superbia il peccato di cui si macchiarono Lucifero, Eva ed Adamo.
Successivamente la tristezza venne assemblata all’accidia e si aggiunse l’invidia.
I vizi rimasero 8 ma si pensava che fossero 7 più 1 perché la superbia era
considerata, come ho precedentemente detto, la radice di tutti gli altri.
Nella società moderna:
Spesso l’uomo si sente protagonista nel mondo, invincibile, tende a guardare gli
altri prima di se stesso. Se ci si riflette un pò, ci accorgeremo tutti che almeno
una volta abbiamo peccato nel sentirci non adatti né preparati al ritmo
incessante che la vita impone, nel non saper resistere a quel dolce che sembra
chiamarci da dietro una vetrina, di invidiare qualcuno solo perché possiede
qualcosa in più di noi. Beh, secondo me, siamo tutti vittime o carnefici dei sette
peccati capitali e ad oggi peccare è diventato quotidianità.
Nella letteratura italiana :
Alighieri, il nostro caro ed amatissimo padre della letteratura
Dante
italiana, scriverà la sua opera più celebre: “ La Divina Commedia ”. Non
voglio soffermarmi troppo su questo grande poeta perché ci sarebbero
fiumi di parole da versare; vorrei invece far notare come sia strettamente
legato con la mia tesina. Analizzando il Purgatorio, la seconda delle tre
cantiche della Divina Commedia, notiamo la sua suddivisione in sette
cornici, nelle quali si espiano proprio i sette peccati capitali (peccati
considerati “lievi” dalla religione cattolica) :
Nella 1° cornice troviamo i Superbi, che come pena hanno l’obbligo di
camminare portandosi dei pesi.
Nella 2° cornice troviamo gli Invidiosi, che indossano un cilicio e hanno
le palpebre cucite da un filo di ferro.
Nella 3° cornice troviamo gli Iracondi, che sono costretti a camminare
Nella 5° cornice troviamo gli Avari che sono distesi e legati.
nel fumo.
Nella 6° cornice troviamo i Golosi, che, come ben possiamo immaginare,
4° cornice troviamo gli Accidiosi, che corrono gridando esempi di
sono puniti patendo la sete e la fame.
accidia punita e di sollecitudine.
Nella 7° ed ultima cornice del Purgatorio troviamo i Lussuriosi, che
camminano nel fuoco.
Ogni cornice ha un custode angelico e gli espianti hanno sott’occhio esempi
del loro vizio punito e della virtù opposta.
Il Purgatorio dunque ha la funzione principale di espiazione,
riflessione e pentimento; ed è solo attraverso il cammino, il
pellegrinaggio verso Dio, che l’anima può aspirare alla
redenzione da questi vizi capitali.
Analoghi vizi li troviamo anche nell’Inferno, la prima delle tre cantiche
della Divina Commedia.
In realtà però Dante credeva che il più grave tra i 7 peccati
capitali fosse l'accidia, l'indolenza, l'inerzia, l'incapacità di agire
all'interno della propria vita e della società. Dante era un uomo
teso verso la vita attiva, convinto che l'uomo dovesse intervenire
in prima persona nell'agire politico (pagò ciò lui stesso con
l’esilio). Ai suoi occhi questo non poteva che essere il peggiore
dei peccati, la causa della degenerazione morale e politica della
società umana, la causa principale della presenza del male sulla
Terra. Dante Alighieri
e la sintesi del
purgatorio.
Per Gabriele D’Annunzio invece i vizi erano solo cinque poiché egli non
dava importanza alla lussuria e all’avarizia. Infatti è risaputo che il Poeta
era un uomo a cui piaceva avere molte amanti; inoltre eliminò dai vizi
l’invidia perché, sebbene egli fosse pieno di debiti, sperperava tutto ciò
che aveva per comprare cose futili, ma lo faceva per la semplice estetica.
In effetti, dalle sue notizie biografiche, sappiamo che non si fece mancare
nulla, circondandosi di cose belle e vivendo la vita con la “ v ” maiuscola.
Per lui la qualità degli uomini si dimostrava vivendo in pieno in un mondo
“ universale ”, secondo il concetto dell’Estetismo, tra virtù e vizi sfrenati
(tutti temi che ritroveremo nel suo “chef d’oeuvre Il Piacere “).
Gabriele D’ Annunzio.
Cit: “Habere non haberi” - Possedere e non essere
posseduti.
L’espressione giustifica le ricchezze, ma mette in
guardia l’uomo dalla possibilità di essere posseduto Il Piacere.
da esse. Questa citazione possiamo trovarla ne “Il
LA GOLA :
La gola è il desiderio di “ ingerire ” più di quanto l’individuo necessiti.
Rappresenta l’ingordigia di cibi e bevande, quindi può definirsi il vizio
dell’eccesso. Gusto e olfatto sono i sensi più arcaici che mettono in moto
le zone più primitive del cervello, quelle su cui i ragionamenti hanno una
scarsissima incidenza; per questo la gola, più che un vizio, rappresenta
il richiamo alla nostra animalità.
Ho scelto di collegare questo vizio alla categoria dei filosofi perché, in Alberto Sordi nel film
quanto uomini ancor prima che pensatori, anch’essi hanno avuto i loro del 1954 “ Un
“peccati di gola”, rivelandosi grandi estimatori del “ mangiar bene ”. Nelle americano a Roma” .
loro opere filosofiche affiorano spesso metafore culinarie che testimoniano
un’incredibile attenzione verso la cultura enogastronomica. Così sono
arrivato al grande filosofo Feuerbach che disse : “ L’uomo è ciò che
mangia “ . È innegabile, secondo me, che ogni cultura sia legata al
proprio cibo, e che lo stesso cibo o il modo di mangiare siano
elementi fondamentali per comprendere e conoscere meglio la
cultura di un popolo.
Feuerbach rappresenta la maggior figura della Sinistra Hegeliana
(scuola di pensiero filosofico che vedeva la filosofia come strumento di
contestazione razionale della religione) e il fondatore dell’ateismo filosofico
ottocentesco. Dalla teoria degli alimenti possiamo notare quindi questa
tesi paradossale, contenuta anche nel titolo di un suo scritto pubblicato nel Homer Jay Simpson,
1862,” Il Mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia ”, che non implica protagonista della
una forma di materialismo volgare ( il filosofo non è mai giunto a “ridurre”
lo spirito alla materia, o la psiche al corpo), ma esprime la consapevolezza serie televisiva a
dell’unità psicofisica dell’individuo e del fatto che se si vogliono migliorare cartoni animati
le condizioni spirituali di un popolo bisogna innanzitutto migliorare le sue americana “ I
condizioni materiali. Nella sua opera scriverà: Simpson”. Un
personaggio davvero
“ La fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico, ma anche quello
spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua pieno di vizi !
intelligenza e della coscienza.
Anche da queste parole possiamo comprendere il grande amore che prova
Feuerbach per l’umanità, al punto che la sua filosofia finisce per diventare una
“La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si
trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e
sorta di filantropia.
sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento.
Possiamo dunque affermare che secondo Feuerbach esista un‘ unità
Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato,
dategli un’ alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia ”.
L’ ACCIDIA :
L’accidia è indolenza, riluttanza verso ogni tipo di operosità. Questa avversione è mista a
noia e indifferenza. Paradossalmente l’accidioso non si macchia di nessuna vera colpa perché
non vive pienamente né il bene né il male. L’accidia coincide con l’ozio, che, nel corso dei
secoli, è stato amato o criticato da innumerevoli filosofi, che ne hanno fatto un mezzo per
arrivare alla pace dei sensi o semplicemente un vizio. Per questa ragione ho scelto il famoso
Seneca e il suo trattato: “ De Otio”.
Il De Otio è l’ottavo libro dei Dialoghi di Seneca, risalente al periodo immediatamente antecedente o
successivo al suo ritiro dalla vita politica (62 d.C). In esso l'autore si rivolge all'amico Anneo Sereno
affrontando il problema dell'impegno e del disimpegno politico, ossia della superiorità della vita attiva o di
quella contemplativa, chiedendosi se il saggio debba o no partecipare alla vita politica. Egli sostiene la
validità dell‘ ”otium” osservando che la posizione stoica – secondo cui il saggio deve impegnarsi, a meno
che le circostanze glielo impediscano – e quella epicurea – secondo cui il saggio non deve impegnarsi, a
meno che le circostanze glielo impongano – sostanzialmente coincidono. Sostiene, inoltre, che non c’è vita
contemplativa che non abbia anche parte di vita attiva e viceversa, in modo da soddisfare la naturale
propensione umana all’azione. Il tono di questo dialogo è quindi pacatamente dimostrativo, volto al
ragionamento teorico. E' difficile perciò identificare una vera presa di posizione del filosofo, che, in pratica,
riscontra solamente l'inesistenza di un Stato in cui il filosofo possa agire coerentemente con i propri
principi.
Secondo Seneca, inoltre, vi sono tre generi di vita tra i quali si ricerca ciò che è ottimo: il primo lo cerca
nel piacere, il secondo nella contemplazione, il terzo nell’azione. Ma, dice sempre il filosofo, in realtà tutti e
tre convergono alla stessa meta; infatti non c’è piacere senza contemplazione, non c’è contemplazione
senza piacere e non c’è azione senza contemplazione. La scelta di una vita appartata (“Otium”
contemplativo), secondo Seneca, è una scelta obbligata e forzata da una situazione politica compromessa.
Un po’ di “otium
contemplativo” non se lo
perde nemmeno Homer .
L’ IRA :
L’ira, definita impropriamente anche rabbia, indica
uno stato psichico alterato, in genere suscitato da
uno o più elementi di provocazione, capace di
rimuovere alcuni dei freni inibitori che, normalmente,
stemperano e regolano le scelte del soggetto
coinvolto. L'iracondo è caratterizzato da una
profonda avversione verso qualcosa o qualcuno o (in
Come ho accennato precedentemente, i vulcani e le loro eruzioni sono una delle tante manifestazioni dell’ “ira” della
alcuni casi) verso se stesso.
natura sul nostro Pianeta.
Il Vulcanismo, attivo da miliardi di anni, è un meccanismo importantissimo del nostro Pianeta perché ha contribuito sia
alla formazione e all’accrescimento della crosta solida della Terra, sia alla formazione dell’atmosfera e dell’idrosfera
(grazie alla dispersione di gas e vapore durante le eruzioni). I vulcani ancora attivi sono circa 600; il più grande finora
scoperto si trova sul pianeta Marte, mentre l’attività vulcanica più intensa si trova sul satellite più interno di Giove, Io.
Sulla Terra la disposizione dei vulcani risulta localizzata lungo i margini delle zolle, lungo le fosse abissali, o lungo le
dorsali oceaniche, dove il magma del mantello risale in superficie. Possiamo notare subito due tipi di vulcano:
Vulcano a scudo : Come in Islanda o nelle Hawaii, questi vulcani sono caratterizzati da una lava molto basica. Le
eruzioni sono frequenti ma poco esplosive. La lava, essendo molto fluida, scorre per molti km dando origine ad un
edificio largo e appiattito.
Questi vulcani sono localizzati lungo le dorsali e nei punti caldi. Il cratere che si forma viene chiamato caldera,
che in spagnolo significa “pentolone”, essendo appunto un’ampia depressione piatta.
Vulcano-strato : Si formano quando vi è un alternarsi fra colate di lava ed emissioni esplosive di frammenti che si