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Nella mia tesina analizzo i sette peccati capitali. Nella società moderna, spesso l’uomo si sente protagonista del mondo, invincibile, non accorgendosi che in realtà è solo una pedina nelle mani di chi non ha intenzione di perdere e di condurre il suo gioco, di chi tende a guardare gli altri prima di se stesso, puntando il dito, accusando e condannando senza diritto di appello; il peccato nasce allora dalle convinzioni sbagliate che l’essere umano considera ed accetta come giuste.
Se ci si riflette un po’, ci accorgeremo tutti che almeno una volta abbiamo peccato nel sentirci non adatti né preparati al ritmo incessante che la vita impone, nel non saper resistere a quel dolce che sembra chiamarci da dietro
una vetrina, nel restare impigliati nella trappola dei piaceri del corpo. A tutti sarà capitato di invidiare qualcuno non per quello che l’altro possiede, ma nel non avere ciò che l’altro ha e quante volte ci siamo sentiti superiori senza renderci conto che nessuno è inferiore; quanti non hanno mai perso il controllo lasciando spazio alla rabbia o hanno preferito tenere chiuso il portafogli…Beh, siamo tutti vittime o carnefici dei sette peccati capitali, ma per noi peccare è diventata quotidianità, abitudine e non ci facciamo caso né tanto meno poi l’ammettiamo.
A scuola, durante le lezioni ho imparato a conoscere gli autori o i fenomeni e attraverso quelle pagine che altri hanno scritto per te, per essere studiati, apprezzati o criticati , mi sono reso conto che, al di là di ogni parola o di qualche azione che ancora si ricorda, si cela un uomo che pecca. Questo è il caso di D’Annunzio e la lussuria, Schopenhauer e l’accidia, Hitler e la superbia sanguinaria ,i versi di Dante sull’invidia, i pensieri di Dickens sull’avarizia, gli effetti della gola in Botero o l’ira dei fenomeni vulcanici. La mia tesina quindi permette vari collegamenti interdisciplinari.
Italiano - D'Annunzio e il Piacere.
Storia - Adolf Hitler.
Filosofia - Schopenhauer.
Inglese - Scrooge in A Christmas Carol.
Italiano - Purgatorio di Dante Alighieri.
Geografia astronomica - Fenomeni vulcanici.
Storia dell'arte - Botero.
I 7 PECCATI CAPITALI
LICEO SCIENTIFICO “L.CAMBI”
Esame di maturità
a .s. 2012\2013
Tommaso Mazzola
Present
Classe 5C azione
Nella società moderna, spesso l’uomo si sente protagonista del
mondo, invincibile, non accorgendosi che in realtà è solo una pedina
nelle mani di chi non ha intenzione di perdere e di condurre il suo
gioco, di chi tende a guardare gli altri prima di se stesso, puntando il
dito, accusando e condannando senza
diritto di appello; il peccato nasce ,allora, dalle convinzioni sbagliate
che l’essere umano considera ed accetta come giuste.
Se ci si riflette un po’, ci accorgeremo tutti che almeno una volta
abbiamo peccato nel sentirci non adatti né preparati al ritmo
incessante che la vita impone, nel non saper resistere a quel dolce
che sembra chiamarci da dietro
una vetrina, nel restare impigliati nella trappola dei piaceri del corpo. A
tutti sarà capitato di invidiare qualcuno non per quello che l’altro
possiede ,ma nel non avere ciò che l’altro ha e quante volte ci siamo
sentiti superiori senza renderci conto che nessuno è inferiore; quanti
non hanno mai perso il
controllo lasciando spazio alla rabbia o hanno preferito tenere chiuso
il portafogli…Beh, siamo tutti vittime o carnefici dei sette peccati
capitali, ma per noi peccare è diventata quotidianità, abitudine e non
ci facciamo caso né tanto meno poi l’ammettiamo!
A scuola, durante le lezioni ho imparato a conoscere gli autori o i
fenomeni e attraverso quelle pagine ,che altri hanno scritto per te,
per essere studiati, apprezzati o criticati ,
mi sono reso conto che, al di là di ogni parola o di qualche azione
che ancora si ricorda, si cela un uomo che pecca! Questo è il caso di
D’annunzio e la lussuria, Schopenhauer e l’accidia, Hitler e la
superbia sanguinaria ,i versi di Dante sull’invidia, i pensieri di Dickens
sull’avarizia, gli effetti della gola in Botero o l’ira dei fenomeni
vulcanici.
Lussuria: abbandono smodato ai
piaceri
La lussuria viene considerata in modo esaustivo dal poeta G. D’annunzio
come sinonimo di piacere, anzi di piaceri: tutti quelli che egli concesse alla sua
insopprimibile necessità di delizie. Il poeta ricercò ed assaporò tutti gli aspetti
euforici della vita utilizzando ogni mezzo: la “lussuria belluina” ( sensualità
sfrenata), il “piacere perverso” e la “immaginazione impura”. Il solo modo che
conosceva per placare le voglie imperiose della carne, era quello di
abbandonarsi alla “sensualità fuor dai sensi” , perché solo “dopo una lunga
voluttà occulta, dopo la malvagia ebbrezza, il corpo è come alleviato”. Infatti
D’Annunzio incarnò perfettamente il modello del Dandy, persona stravagante,
raffinata, disponibile a tutte le esperienze di piacere che intende percorrere e
dominare senza indugi morali e con il solo obiettivo di assaporare tutte le
esperienze più originali.La lussuria, intesa soprattutto come istinto sessuale,
viene considerata dal poeta come nutrimento intellettuale tanto da affermare
“non temo di guardare nel più profondo di me per riscoprire come ,
dall’ingombro carnale, come dalla bestialità indomita, come dalla turbolenza
sanguigna, si esalino le aure divine del mio spirito “.Il tentativo più eclatante di
tradurre in parole la sua propensione per una libidine carnale è presente nel
Piacere;in cui il poeta rivela la lussuria ,come ricerca della bellezza ,come
prototipo di una donna affascinante e sfuggente , espressione di ciò che può
ammaliare.Infatti D’Annunzio esprime attraverso il protagonista tutto il suo
ardore in quanto quest’ultimo raffigura il simbolo dell’esternazione sensuale che
sfocia nella lussuria più estrema. In Andrea Sperelli , essendo l’incarnazione di
ciò che l’autore avrebbe voluto essere, proietta tutte le esperienze e i suoi sogni
più sensuali. Il giovane ,quindi, diviene ‘’ il rappresentante della tendenza
estetica , per cui l’arte si trasforma in oggetto di culto e la vita stessa si risolve
in essa” ;dove la ricerca del bello come unico valore e l’ indifferenza per ogni
convezione etica , il disprezzo dei valori borghesi lo aiuta per acuire,
estremizzare la voluttà dei suoi impulsi di delizia . D’annunzio , presentando
Sperelli come un esasperato ricercatore dei più raffinati piaceri,sintentizza
perfettamente la figura dell’esteta che riesce ad imprimere ed a cogliere in tutti i
vari aspetti della dimensione umana il proprio gusto estetico, per renderli unici
ed inimitabili. Pertanto il poeta nella lussuria dei sensi acuita da quella
dell’intelletto (che si esalta nella sensibilità erotica e perversa) ritrova l’unica
aspirazione della propria vita,tramutandosi in un vero ‘’animale di lusso’’ per il
quale ‘’il superfluo è necessario come il respiro’’.
Accidia:
disinteresse per il presente e mancanza
di prospettive per il futuro
L’accidia, ’il male di vivere’’, è l’avversione all’operare, mista a noia ed
indifferenza. Già nell’antica Grecia il termine acedia indicava lo stato inerte della
mancanza di dolore ,la tristezza e quindi la malinconia. Il termine fu ripreso poi
in età medievale ad indicare il torpore malinconico e l’inerzia che colpiva coloro
che erano dediti alla vita contemplativa. Il significato del termine accidia è
,inoltre, presente anche nelle religioni orientali le quali lo identificano come un
demone meridiano in grado di paralizzare l’anima . Pertanto l’accidioso è colui
che si sente spento fin da quando apre gli occhi al mattino. Tutto gli pesa.
Dentro ad un animo pervaso dall’accidia manca qualcosa che lo faccia sentire
vivo , interessato e disponibile. Sintetizzando l’accidia è tendenzialmente la
mancanza di passione per la vita. Un atteggiamento simile ,nei confronti della
crudele verità del mondo(in cui l’uomo vive senza uno scopo) , appare quello
assunto dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer . Il filosofo sembra non
alludere direttamente all’accidia : ma riflettendo sul suo pensiero , si può
affermare il fatto che egli tende a considerare la vita dell’uomo come una sorta
di perpetuo divenire al di fuori del quale l’individuo non ha nessun valore. Infatti ,
considerando il vivere come manifestazione di una volontà assoluta ed
irrazionale, Schopenhauer sostiene che l’esistenza umana oscilla
costantemente ,come un pendolo, fra il dolore e la noia. Secondo il filosofo
l’uomo grazie alla sua maggiore consapevolezza sente di essere costantemente
sottomesso alla volontà di vivere. Proprio per il fatto che l’individuo si realizza
come affermazione della volontà di vivere ,esso è destinato a perdere qualsiasi
possibilità di decisione. Sicuramente non si può affermare ,con certezza, che
Schopenhauer abbia voluto riferirsi direttamente ,tramite la sua filosofia, ad un
modello di vita intessuto di noia, di scoraggiamento , di tristezza, di inattività
verso ciò che lo circonda. Tuttavia è denotabile , nell’iter salvifico che propone
come liberazione dalla volontà di vivere, un progressivo cedimento allo
sconforto. Infatti un tale tono di malessere è concentrato nell’ultimo grado di
liberazione dai mali della volontà: l’ascesi. Quest’ultima consiste difatti , nella
sistematica mortificazione dei bisogni della vita sensibile il cui esito finale
corrisponde all’affermazione della nolontà , intesa come non-volontà. L’uomo
quindi, estirpando il proprio desiderio di esistere giunge alla contemplazione del
nulla. Per questo motivo si potrebbe dedurre che l’accidia sia un elemento
ricorrente nella filosofia di Schopenhauer , In quanto, secondo il filosofo il nulla
è la competa negazione dell’oggettivazione della volontà nel mondo e non
rappresenta niente di positivo ,ma si risolve in un totale stato di indifferenza.
Superbia:
il bisogno esagerato di
riconoscimento
La Superbia è la sopravvalutazione della propria persona e delle proprie
capacità, correlata ad un atteggiamento “di superiorità” verso gli altri considerati
inferiori. Dalla superbia derivano l'ambizione, che è un desiderio smodato di
gloria, onori, fortuna, potere; la presunzione, che è una fiducia esagerata in sé
stessi e la vanagloria. La superbia è forse il più grave dei sette vizi capitali; è
stata chiamata «madre e regina di tutti i mali », poiché può arrivare alla
ribellione a Dio come se non si avesse più bisogno di Lui, ed è spesso
associata al Diavolo in prima persona. Adolf Hitler può essere considerato uno
fra i massimi esempi della convinzione di possedere una condizione di
superiorità e preminenza nei confronti degli altri. Infatti il Fuhrer si propose
come un nuovo messia in grado di condurre la Germania verso orizzonti di
prosperità e ricchezza. Fin dall’inizio del movimento nazionalsocialista , Hitler fu
concepito come una sorta di oggetto di culto e di venerazione pseudo-religiosa.
La sua volontà di conquistare con ogni mezzo una posizione di privilegio
rispetto al prossimo è riscontrabile sia nell’odio razziale riversato nei confronti
del popolo ebraico sia nel progetto di una conquista egemonica ,mascherata
come espansione necessaria per il Volk tedesco. Difatti nel Mein Kampf il
Fuhrer presentava il popolo tedesco come erede della razza ariana, superiore
alle altre e pertanto destinata ad eccellere. Lo stesso Hitler si definì come’’ il
Prometeo dell’umanità in grado di preparare la strada per il dominio delle altre
creature terrene’’. La lotta per la supremazia nei confronti degli impuri (ebrei)
assunse in seguito i caratteri di una vera e propria mania omicida; lo dimostrano
i 15.000 campi di concentramento(come Auschwitz e Dachau) nei quali furono
trucidati più di circa 30 milioni di individui. Si può affermare di fatto che Hitler
,attraverso l’antisemitismo e il plagio di gran parte della popolazione tedesca,
svolgeva un ruolo di arbiter vitae in grado di decidere la vita o la morte, tentando
di sostituirsi in tutto e per tutto a Dio. L’esasperata vanagloria che alberga nella
figura emblematica di Hitler ,inoltre, è riscontrabile anche nel tentativo di
espandere i confini tedeschi per costituire un enorme impero continentale. Il
Fuhrer non fu solamente una guida spirituale per la nazione tedesca , ma anche
un abile stratega capace di assoggettare tutto il Volk alla sua volontà e
bramosia di conquista . Certamente non si può ,con sicurezza, affermare che la
meta ultima del progetto espansionistico hitleriano fosse un’espugnazione
globale ma ovviamente andava ben oltre la semplice appropriazione dello
spazio vitale . Pertanto non sorge alcun dubbio riguardo il fatto che Hitler abbia
assunto e incarnato la superbia come guida e fondamento di tutta la sua
esistenza. L’AVARIZIA:
Eccessivo desiderio di non
spendere
Since ancient times the word avarice has indicated the excessive desire for
wealth and exaggerated affection to money. The figure of the miser has always
been a topic of great interest to writers and poets, becoming the object of
ridicule and satire. With Christianity avarice joins the seven deadly sins. With
regard to the English literary tradition, the first to quibble that topic was
Shakespeare in The Merchant of Venice. In this play Shakespeare highlights the
new role of the moneylender, rude and cruel, so attached to money that he
would reduce anyone who asks for it to poverty. Dickens himself was later to
become interested in this subject, one which lay close to his heart. In fact, he
experienced the consequences of a society totally unprepared to help the
needy. Christmas Carol ,written in 1843 by Charles Dickens, is one of the best
examples of a miserly attitude which favors itself, preferring to make others
suffer rather than deprive itself of a little of what it has. The story wants to be a
reflection on poverty and the youth exploitation which Dickens himself had
experienced in his childhood , when his parents sent him to work in a shoe
factory to repay the debts of his father. Charles Dickens ‘story, A Christmas
Carol, is a cautionary tale about the consequences of a single-minded, greedy