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Sintesi Ricerca della perfezione tesina
Questa tesina maturità liceo scientifico descrive il tema della ricerca della perfezione. Il concetto di perfezione non è assoluto. Come quando ci si chiede cosa sia la felicità, così, se si chiedesse cosa sia la perfezione, si otterrebbe una risposta troppo vaga e personale per arrivare a definire questo concetto.
Si può affermare che la perfezione indichi, in senso lato, uno stato di completezza e ineccepibilità. Infatti il termine deriva dal latino “perficio”, che significa “finire”, “portare a termine”. Ciò che è perfetto è completo, contiene tutte le parti necessarie e ha compiutamente raggiunto il suo scopo. Tuttavia è pressoché impossibile stabilire se qualcosa abbia effettivamente raggiunto la perfezione e non sempre è possibile percepire quando si avvicini a questo limite; il concetto di perfezione è spesso frainteso e ciò che a noi appare ad un passo da essa, ad altri può sembrare ancora lontano.
La perfezione è una meta da raggiungere con una continua ricerca, che può riguardare ambiti diversi. Quindi il percorso multidisciplinare è diviso in tre sezioni.
La prima riguarda la ricerca della perfezione nell’uomo e nella sua interiorità. Hitler, ispirato anche dalla teoria del “superuomo” di Nietzsche, ha insistito sul predominio della razza ariana, considerata pura e perfetta. Nell’antichità Seneca ha ammesso quanto l’uomo non sia perfetto, ma comunque perfettibile, tesi espressa anche con la sua celebre massima “non sum sapiens nec ero” [non sono saggio né lo sarò].
La seconda sezione tratta la ricerca della perfezione artistica. Il Neoclassicismo ottocentesco, con il primato di Canova nella scultura e di Foscolo nella letteratura italiana, mirava al ritrovamento della bellezza ideale nell’arte classica, che è considerata un vero e proprio modello di perfezione. Nella letteratura inglese, Oscar Wilde, aderendo al movimento dell’Estetismo, ricercherà anch’egli la perfezione estetica, seguendo il principio dell’arte per il puro piacere [dell’arte] (“Art for art’s sake”).
La terza sezione perviene alla ricerca della perfezione nella natura. I cristalli sono un esempio di armonia e bellezza naturali, per la loro struttura ordinata e perfetta. La natura è perfetta anche per le leggi a cui obbedisce e una di queste è il principio per cui spreca la minore quantità di energia possibile: ciò è verificabile anche nei circuiti elettrici. Inoltre le proporzioni auree, considerate da sempre simbolo di perfezione, canone estetico, ideale di bellezza ed armonia, sono particolarmente predilette dalla natura e si ritrovano ad esempio nel mondo vegetale, nella struttura a doppia elica del DNA e nelle galassie. La tesina inoltre permette anche dei collegamenti con le altre materie scolastiche.
Collegamenti
Ricerca della perfezione tesina
Storia - Hitler: la razza ariana.
Filosofia - Nietzsche: il superuomo.
Latino - Seneca: "non sum sapiens nec ero".
Storia dell'arte - Canova: la scultura neoclassica.
Italiano - Foscolo: il "mirabile" ne "Le Grazie".
Inglese - Wilde: la perfezione estetica.
Scienze - Minerali e cristalli: una struttura ordinata.
Fisica - Circuiti elettrici: minimo spreco di energia
Matematica - Sezione aurea: la perfezione matematica
intervenga una correzione a vantaggio del migliore: di
Mein
qui la politica eugenetica teorizzata appunto nel
Kampf.
Più in particolare il razzismo nazista individuò il
principale nemico nel popolo ebraico, considerato come
l’origine di tutti i mali del mondo. Secondo Hitler
l’ebraismo era una vera e propria malattia, da cui
discendevano il liberalismo, la democrazia, il marxismo,
tutti “pericoli” che dovevano essere eliminati. Ne
conseguì una politica che mirava a una progressiva e
spietata persecuzione degli Ebrei, ritenuti una razza
impura, anzi una vera e propria “antirazza”. In principio
vi furono provvedimenti discriminatori tesi a impedire la
frequenza scolastica, l’esercizio di libere professioni e di
altre particolari attività. La persecuzione divenne poi
sistematica con la promulgazione delle leggi di
Norimberga (15 settembre 1935): attraverso questi provvedimenti gli Ebrei furono
privati della cittadinanza tedesca, fu loro vietato contrarre matrimoni con altri cittadini
tedeschi e furono obbligati a esibire sugli abiti la stella gialla di David, in modo da
essere ben riconoscibili in pubblico.
Il deciso antisemitismo predicato e praticato dal nazismo aveva un fondamento
ideologico, anche se in alcuni casi rappresentava piuttosto un pretesto, una copertura
delle ragioni sociali ed economiche. Gli Ebrei, infatti, costituivano una comunità molto
coesa, dotata di una solida identità e pertanto non integrabile nel progetto totalitario
di Hitler. Inoltre occupavano posizioni di rilievo in importanti settori della finanza e
potevano quindi ostacolare i piani economici del nazismo.
Per quanto aberranti, tali teorie trovarono il consenso di quasi tutto il popolo tedesco
e, più tardi, almeno in parte, europeo: il che deve far riflettere sia sulla forza
propagandistica dei regimi totalitari, sia sulla propensione umana a individuare un
“capro espiatorio” su cui scaricare le proprie frustrazioni e, in definitiva, a farsi
manipolare. Sta di fatto che nel giro di pochi anni la persecuzione antisemita varcò i
confini della Germania e nel corso della seconda guerra mondiale culminò nel
genocidio di sei milioni di Ebrei, disperati protagonisti e vittime innocenti di una
terrificante tragedia.
Il nazismo ebbe sin dai suoi esordi un carattere decisamente aggressivo anche in
politica estera, prima di tutto nei confronti dei Paesi “naturalmente tedeschi”, come
l’Austria e il territorio dei Sudeti in Cecoslovacchia. Non tenendo conto dei trattati
internazionali, Hitler riteneva che questi Paesi costituissero uno spazio vitale
irrinunciabile per la Germania, ma soprattutto considerava l’acquisizione di questi
territori come la prima tappa di un processo di espansione che avrebbe portato i
Tedeschi ad avere un’unica “grande patria germanica” (pangermanesimo): era infatti
sua ferma convinzione che se una razza dominante necessitava di uno “spazio vitale”,
avesse pienamente il diritto di occuparlo, eliminando o riducendo in schiavitù le “razze
locali”. 5
FILOSOFIA
Nietzsche: il superuomo
Hitler, per ottenere il massimo dalla sua propaganda politica, riuscì, tramite abili
manipolazioni, a fare in modo che il suo pensiero, le sue folli convinzioni, avessero dei
nobili precedenti nelle menti superiori dei più grandi filosofi tedeschi. Per questo
Mein Kampf,
motivo nel suo libro, il si trovano numerose citazioni falsate e manipolate
dei più grandi filosofi tedeschi, tra i quali spiccano Fichte, Hegel e Nietzsche.
Soprattutto quest’ultimo fu quello che venne strumentalizzato maggiormente.
Molto spesso i suoi testi erano particolarmente ambigui, e l’aggiunta di qualche parola
in determinati punti poteva totalmente stravolgere il significato delle sue parole. Fu
proprio questo quello che si fece per la propaganda nazista. Hitler in questo lavoro fu
aiutato dalla sorella di Nietzsche, Elizabeth, donna di notevole cultura e simpatizzante
tanto di Hitler quanto delle sue ideologie naziste, la quale non ebbe grandi difficoltà a
strumentalizzare le pagine del fratello per gli oscuri scopi del Fuhrer. Fu inoltre
facilitata in questo compito dallo stato di pazzia in cui piombò Nietzsche negli ultimi
anni della sua vita, il quale, quindi, non poteva difendere il vero senso delle sue parole.
Nel Superuomo, la propaganda nazista riconosceva l’uomo ariano, colui che avrebbe
dovuto dominare le masse di deboli, a lui inferiori.
Così parlò Zarathustra
Estratto dal
“Io vi insegno il Superuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato. Che cosa
avete fatto voi per superarlo? Tutti gli esseri hanno sempre creato qualcosa al di sopra
di sé: e voi volete essere il riflusso di questa grande marea e retrocedere alla bestia
piuttosto che andare avanti e oltrepassare l’uomo?
Che cos’è per l’uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. Avete percorso il
cammino dal verme all’uomo, e troppo in voi ha ancora del verme. In passato foste
scimmie, e ancor oggi l’uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia. E il più saggio tra voi
non è altro che un’ibrida disarmonia di pianta e spettro. Voglio forse che diventiate uno
spettro o una pianta?
Ecco, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. Dica la vostra
volontà: Sia il superuomo il senso della terra! Vi scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla
terra e non credete a coloro che vi parlano di ultraterrene speranze! […]
L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, - un cavo al di sopra dell’abisso. Un
passaggio pericoloso, un pericoloso essere in cammino, un pericoloso guardarsi indietro
e un pericoloso rabbrividire e fermarsi. La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e
non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto. […]
E il grande meriggio è: quando l’uomo sta al centro del suo cammino tra l’animale e il
superuomo, e celebra il suo avviarsi alla sera come la sua speranza più elevata:
giacché quella è la via verso un nuovo mattino. Allora chi tramonta benedirà se stesso,
come uno che passa all’altra sponda; e il sole della sua conoscenza sarà per lui nel
meriggio. «Morti sono tutti gli dei; ora vogliamo che il superuomo viva» - questa sia un
giorno, nel grande meriggio, la nostra ultima volontà! – […]
Ci devono essere molti superuomini: ogni bontà si sviluppa solo tra pari. Un solo dio
sarebbe sempre un diavolo! Una razza dominante. Per «i signori della terra» “. 6
Questi sono frammenti del pensiero filosofico originario di Nietzsche. Da questi versi
sono nate le interpretazioni più variopinte e distorte.
In effetti, come possiamo realmente vedere, nell’annunciare il superuomo, Nietzsche
non dice come deve essere questo uomo nuovo. Possiamo ipotizzare allora che egli lo
immagini come un individuo consapevole della propria eccezione, un artista-filosofo,
critico e creatore di valori nuovi, inattuale, più sensibile e intelligente, con virtù greche
e rinascimentali quali l’onestà, la fierezza, il coraggio, la temperanza, l’amore per la
libertà, più naturale, ingenuo, sincero, istintivo, che ha rifiutato fino in fondo la morale
cristiana e la massificazione. Il termine Superuomo sta a significare dunque un tipo
d’uomo ben riuscito al massimo grado, che si contrappone all’uomo moderno, o come
direbbe Nietzsche, all’“ultimo uomo”.
Così parlò Zarathustra
All’interno del e nelle opere successive, la figura del superuomo
oscilla tra quella della “bella individualità” di origine umanistica e quella
dell’avventuriero, che è spinto da un impulso più distruttivo che costruttivo. Nei
discorsi di Zarathustra, il superuomo appare una figura luminosa: è l’uomo che dona la
virtù, che vive il meriggio come l’ora della felicità e della compiutezza del mondo; egli
è l’eroe affermatore per eccellenza: in lui c’è una disposizione dionisiaca verso la vita
che lo pone al centro del mondo e tuttavia lo mette in grado di assumere su di sé il
peso delle contraddizioni della vita. Il superuomo è colui che conosce la verità, sa che
Dio è morto e che ormai non bisogna più riporre speranze in un aldilà, che non esiste
perché Dio stesso non esiste più, essendosi rivelato come “la nostra più lunga
menzogna”. Dio è morto per mano dell’umanità, che ormai è caduta in una crisi
mortale con l’irruzione del nichilismo nel mondo moderno, ossia il fatto che l’insieme
degli ideali e dei valori su cui, anche grazie al Cristianesimo, la civiltà europea ha
costruito per secoli la propria regola di comportamento, tradisce ora il nulla che ne era
il fondamento nascosto. Oltre gli uomini allora c’è solo il nulla. Per questo motivo,
l’unica realtà a cui bisogna rimanere fedeli è la terra; ad essa la nuova umanità deve
far ritorno ed esservi fedele, rifiutando l’estrema illusione di una speranza
sovraterrena. Ecco allora come il superuomo si rivolge alla terra con lo stesso fervore
con cui gli uomini si sono sempre rivolti al mondo divino. Dice Zarathustra: “Un tempo
peccare contro Dio era il massimo sacrilegio, oggi peccare contro la terra, questa è la
cosa più orribile”. Pertanto il superuomo è innanzitutto l’uomo di questo mondo, che
sa dire di sì alla vita, sapendo che non c’è nulla al di là di essa.
Il superuomo dunque è senza morale, in quanto “precristiano”: contrapposto al
crocifisso sta per Nietzsche ancora “Dioniso”, che rappresenta l’energia tumultuosa
che trasforma tutto in affermazione. Nietzsche sa che il superuomo verrà tacciato di
immoralismo; non dubita che i buoni e i giusti lo chiamerebbero diavolo, ma essi sono
tuttavia incapaci di capire che all’uomo superiore possano essere concesse anche la
malvagità e l’azione terribile “se esse servono a fare del deserto della vita una
contrada ubertosa e fertile”. Alcuni nel corso della storia hanno messo in pratica punto
per punto queste parole, la malvagità e le azioni terribili sono state davvero messe in
atto, in una misura che forse Nietzsche non avrebbe mai immaginato, pensando, a loro
modo, di realizzare davvero quella contrada ubertosa e fertile di cui il filosofo parlava. 7
LETTERATURA LATINA
Seneca: “non sum sapiens nec ero”
Seneca, nella letteratura latina, ha scritto di filosofia morale, in particolare in opere
Epistulae morales ad Lucilium De Vita Beata.
come le e il Nel seguente passo, tratto
De Vita Beata,
dal ciò che emerge del pensiero dell’autore è che “nessuno è perfetto,
ma la perfezione è quello a cui tutti dobbiamo ambire”.
De Vita Beata
Estratto dal
Non sum sapiens, nec ero. Exìge itaque Non sono saggio né mai lo sarò.
a me, non ut optìmis par sim, sed ut Pretendi, dunque, da me, non che io sia
malis melior: hoc mihi satis est, cotidie pari ai migliori, ma migliore tra i cattivi:
alìquid ex vitiis meis demere et erròres mi basta questo, limitare qualcuno tra i
meos obiurgàre. Non pervèni ad miei difetti e disapprovare i miei errori.
sanitatem, ne perveniam quidem. Non sono guarito, e nemmeno guarirò.
«Aliter», inquis, «loqueris, alìter vivis». Tu dici: "Parli in un modo e vivi in un
Hoc Platòni obiectum est, obiectum altro". Di questo è stato accusato
Epicùro, obiectum Zenòni; omnes enim Platone, è stato accusato Epicuro, è
isti dicèbant vivendum esse non stato accusato Zenone; ma tutti costoro
quemadmòdum ipsi vivérent, sed dicevano non in che modo vivessero
quemadmodum esset et ipsis vivendum. loro, ma come anche loro avrebbero
De virtute, non de me loquor, et cum dovuto vivere. Parlo della virtù, non di
vitiis convicium facio, in primis meis me, e quando me la prendo con i vizi, lo
convicium facio: vivam quomodo faccio soprattutto con i miei: quando
oportet. Nec malignitas me ista multo potrò, vivrò come si deve. Ma quella
venèno tincta deterrebit ab optìmis; ne vostra acredine impregnata di molto
virus quidem istud, quo alios spargìtis, veleno non mi distoglierà dai migliori; e
quo vos necàtis, me impediet quomìnus nemmeno quel vostro veleno che
persevérem laudare vitam, non quam spargete sugli altri, di cui voi stessi