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Sintesi

Introduzione Ricerca Interiore, tesina



La seguente tesina di maturità tratta il tema della ricerca interiore.
Il motivo che mi ha spinto a trattare del concetto di “ricerca interiore” attraverso l’analisi di vari autori, opere e movimenti artistici nasce dalla lettura del libro “La Coscienza di Zeno”. L’aspetto che più mi ha affascinato di questo romanzo è stato come l’autore ha saputo indagare a fondo nell’animo del protagonista, descrivendo tutti gli aspetti, anche quelli più nascosti e contraddittori .
Svevo ha saputo portare alla luce problematiche esistenti anche nella nostra società moderna, infatti risulta semplice immedesimarsi in Zeno, nei suoi problemi e nella sua “guerra personale” contro l’inettitudine.

Collegamenti


Ricerca Interiore, tesina



Filosofia - Bergson, Freud, Einstein
Italiano - Italo Svevo, La coscienza di Zeno
Inglese - James Joyce , Eveline
Francese - Marcel Proust, A la recherche du temps perdu
Tedesco - Expressionismus, Kandinsky
Francese - Fauvisme, Matisse
Arte - Surrealismo, Dali
Estratto del documento

rappresenta un momento fondamentale della vita di Zeno. Per questo motivo si

può considerare un “opera aperta “ che non presuppone alcuna conclusione.

Il tempo a cui fa riferimento Svevo è un tempo detto “misto o interiore

della coscienza”, lo stesso utilizzato da Joyce, ma, mentre in quest’ultimo

vediamo prevalere il meccanismo del “flusso di coscienza” in cui i pensieri

della mente si sovrappongono automaticamente, in Svevo il monologo

interiore è ancora di tipo logico e razionale. La narrazione va continuamente

avanti e indietro nel tempo, seguendo la memoria del protagonista che sotto

consiglio del dottor S. cerca di ricostruire il proprio passato.

Gli eventi non sono più inseriti in un tempo oggettivo, come nei romanzo

ottocenteschi, ma in un tempo soggettivo, in cui il passato (il tempo del

vissuto) riaffiora continuamente e si intreccia al presente (il tempo del

racconto), in un movimento incessante.

Nel romanzo è frequente l’uso del flashback che permette il recupero di

frammenti del passato (epifanie), istinti rivelatori del passato, tecnica

utilizzata spesso da Joyce.

Zeno afferma nel capitolo del fumo che per lui il tempo non è irreversibile, il

“ Per me il

passato ritorna, incombe sul presente , secondo un tempo ciclico

tempo non è quella cosa impensabile che non s’arresta mai. Da me, solo

da me, ritorna”

Nel romanzo, per meglio esprimere il rapporto tra realtà- coscienza

dell’individuo prevale l’uso del monologo interiore: la distanza tra “io”

narrante, Zeno anziano, e “ io” narrato, Zeno personaggio, diviene sempre più

sottile e ambigua.

Rapporti con la con la psicoanalisi.

 L’influenza della psicoanalisi di Freud è evidente: Zeno presenta l’anima come

divisa in tre sfere, cioè l’ES, sede delle pulsioni e dell’istinto, il SUPEREGO, vale

a dire l’introiezione del principio del dovere e l’IO, che è “schiavo” di entrambi.

L’Io di Zeno non ha equilibrio, essendo schiacciato da un Es caotico e

irrazionale che e da un SUPEREGO che incombe su di lui, facendolo sentire in

colpa.

Ma Svevo non apprezzò la psicoanalisi come terapia che pretende di portare

alla salute il malato di nevrosi, bensì come puro strumento conoscitivo,

capace di indagare a più a fondo la realtà psichica.

un narratore inattendibile

Zeno è un “inetto” perciò è chiaramente , ciò è

denunciato subito nella prefazione del dottor S., che insiste sulle “tante verità

e bugie” accumulate nel memoriale. L’autobiografia è considerata un

gigantesco tentativo di autogiustificazione di Zeno, che vuole dimostrarsi

innocente da ogni colpa nei rapporti col padre, con la moglie , con l’amante,

con il rivale Guido: in realtà traspaiono ad ogni pagina i suoi impulsi reali, che

sono ostili e aggressivi. 5

Non si trattano di menzogne ma di autoinganni determinati da processi

profondi ed inconsapevoli, con i quali Zeno cerca di tacitare i sensi di colpa che

tormentano il suo inconscio.

Il romanzo è anche percorso dal distacco ironico con cui Zeno guarda il mondo

che lo circonda. La “diversità di Zeno, la sua malattia, funziona da strumento

straniante nei confronti dei cosiddetti “sani” e “normali”. Zeno, nella sua

imperfezione di “inetto” , è inquieto ma disponibile alle trasformazioni, mentre

i “sani” sono cristallizzati in una forma rigida, immutabile. Egli è orgoglioso di

essere diverso dagli altri , si ritiene superiore , in quanto, come egli stesso

solo noi malati sappiamo qualcosa di noi stessi

afferma, “ ”.

In lui vi è un disperato bisogno di “salute”, cioè di normalità, di integrazione

nel contesto borghese; vorrebbe essere un buon padre di famiglia, attivo ed

abile uomo d’affari. Pero, contro ogni sua intenzione, non riesce mai a

coincidere veramente con quella forma compiuta e definitiva di uomo .

Zeno finisce per scoprire che la “salute” degli altri è anch’essa “malattia”, la

vera malattia.

JAMES JOYCE Eveline

DUBLINERS (1914)-

Ma il romanziere che rivoluzionò radicalmente ciò che la tradizione chiamava

romanzo, è lo scrittore irlandese James Joyce , in cui troviamo un uso massiccio

del monologo interiore e, soprattutto, l’impiego della tecnica dello “stream

of consciuosness”. Egli riporta sulla pagina i pensieri del personaggio cosi

come affiorano nella sua mente, senza alcun intervento personale, abolendo

ogni segno di punteggiatura. 6

Nevertheless Joyce went into voluntary exile, he set all his works in Ireland and

mostly in the city of Dublin. His effort was to give a realistic portrait of the life

of Dubliners , he believed that this was the only way to increase Ireland’s

awareness.

The exploration of the character’s impressions and points of view are given

through the use of free direct speech and the epiphany (moment when a

character has a special moment of self-understanding or illumination), the

interior monologue and the stream of consciousness (reproducing the

flow of thoughts like in our mind’s activity without logical or chronological

order). Language broke down into a succession of words without

punctuation or grammatical connections.

The collection is divided in four groups: Childhood, Adolescence, Mature life

and Public life.

The story called Eveline belongs to the group Stories of Adolescence. The title

refers to the main character, a nineteen-year-old girl, Eveline Hill, who lives

with her father and brother in Dublin; she works as a shop assistant but she's

not happy of her life: her mother and her favourite brother had dead, she must

take care of her young brother but especially of her home.

She had two alternatives: she could escape with her boyfriend Frank to South

America and start a new life forgetting her past and realising herself, or she

could stay with her family, resigning herself to living a hard life. In the end

Eveline can't take the right decision, her impulse to escape isn't destined to

succeed because failure is the only chance for a Dubliner. She’s a passive

person because the paralysis doesn’t let her change her life.

Example of an epiphany:

While she's looking out of the window of her room, the sound of a street organ

reaches her and suddenly she's back to the moment of her mother's death:

Her time was running out but she continued to sit by the window,

leaning her head against the window curtain, inhaling the odour of

dusty cretonne. Down far in the avenue she could her a street organ

playing. She knew the air. Strange that it should come that very night to

remind her of her to her mother, her promise to keep the home together

as long as she could.

The sound of the organ-player remind her of her past: the involuntary memory

allows her to live her happy past again, and to run away from her gray present;

only through irrationality she can have an access to the past.

Time of the narration is not objective but it's subjective: following Eveline's

thoughts the narration is full of flashbacks, descriptions, monologues and

forecasts.

The narrator is omniscient but the identification between the character and the

reader is easy because events are told only by protagonist's point of view,

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through her impressions and feelings; who reads can have the same

prospective of reality, can feel exactly what the protagonist feels and lives. The

narrative techniques used by Joyce make it easier to have a direct knowledge

of the character, but especially to see events from her point of view: the

monologue, the free direct speech and the stream of consciousness are all

expedients that limit the mediation of the writer. 8

MARCEL PROUST – A’ LA RECHERCHE DU

TEMPS PERDU (1913)

Marcel Proust est reconnu comme le maître novateur du roman moderne,

celui qui a trouvé le chemin pour explorer les sentiments dans leur profondeur,

il propose une description des procès intérieurs liés aux souvenirs et aux

sentiments humains.

L’expérience du souvenir est commune à tous les hommes. Mais ce que Proust

va montrer, c’est comment un souvenir tout d’un coup affleure à notre

mémoire grâce à la mémoire involontaire.

A’ la Recherche du temps perdu retrace l’itinéraire d’une conscience en

quête de son identité. C’est à la fin de l’œuvre, dans Le Temps retrouvé, que

le narrateur découvre enfin la vérité. Cette vérité, c’est que la vie trouve sa

signification grâce à l’Art, et à l’écriture qui fixe le passé sinon voué à la

destruction.

La quête de l’identité exige que l’on se tourne vers le passé pour essayer de

comprendre ce qu’il a été. Les plus grandes douleurs comme les plus grands

bonheurs qui semblent inoubliables au moment où on les vit se diluent dès que

la cause qui les a provoqués disparaît. C’est que Proust appelle les

intermittences du cœur. Pour retrouver les émotions d’autrefois, il faut le

secours de la mémoire involontaire.

Proust a lu les écrits du philosophe Bergson. Il montre alors, dans le roman,

comment une sensation actuelle (une vision, une odeur, un goût etc.) peut

faire remonter à la surface de la conscience les émotions d’autrefois. C’est

cette théorie du souvenir, de la mémoire affective, que Proust explique dans le

célèbre passage de la petite madeleine. Après le rappel involontaire du

souvenir, tout un travail d’analyse permet de reconstruire le passé, en le fixant

par l’écriture. Ainsi l’écrivain a-t-il le pouvoir d’annuler la soumission de

l’homme au Temps, et donc en quelque sorte de vaincre la mort.

Il ne s'agit pas de reconstruire d'une façon intellectuelle le passé avec des

documents ou des souvenirs, mais il faut attendre une sensation particulière

qui évoque une sensation passée, un souvenir. A ce propos on peut citer

l’épisode célèbre de la « Petite madeleine », qui permet à Proust de récupérer

son passé.

« Mais à l’instant même où la gorgée mêlée de miettes du gâteau

toucha mon palais, je tressaillis, attentif à ce qui se passait

d’extraordinaire en moi. Un plaisir délicieux m’avait envahi, isolé, sans

la notion de sa cause. Il m’avait aussitôt rendu les vicissitudes de la vie

indifférentes, ses désastres inoffensifs, sa brièveté illusoire, de la même

façon qu’opère l’amour, en me remplissant d’une essence précieuse :

ou plutôt cette essence n’était pas en moi, elle était moi. J’avais cessé

de me sentir médiocre, contingent, mortel. D’où avait pu me venir

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cette puissante joie ? Je sentais qu’elle était liée au goût du thé et du

gâteau, mais qu’elle le dépassait infiniment, ne devait pas être de

même nature »

Le passé est ici récupéré, soustrait à la mort: ces émotions et ces pensées

permettent au sujet de retrouver son identité authentique. Proust explique

clairement que les efforts de l’intelligence sont inutiles pour évoquer notre

passé , qui est caché dans les objets et si nous le rencontrons, il arrive par

hasard et non pas parce que nous le voulons. Il raconte comment Marcel

retourne à la maison et boit un peu de thé, sous le conseil de sa mère, avec

des gâteaux courts qui sont appelés madeleines. A' l'instant où il boit et goûte

une petite madeleine, il tressaillit parce qu’il se sent différent, heureux et il ne

donne pas de poids aux vicissitudes tristes de la vie. Il ne se sent mortel et est

plein de joie, mais en buvant encore, il ne réussit pas à éprouver la même

sensation. C'est à ce moment-là qu'il doit rechercher la Vérité en lui-même:

c'est maintenant qu'il doit utiliser son intelligence et son esprit pour retrouver

la vraie essence qui est en lui. Ainsi, toutes les choses passent, mais les

saveurs et les odeurs restent et mènent à l'édifice immense du souvenir, qui

est constitué par toute son enfance (la rue, la ville, le jardin, les chemins), qui

le rendaient tellement heureux.

LES TECHNIQUES NARRATIVES DE PROUST

•La première caractéristique est la présence d’un « narrateur », Marcel, qui

dit « je ». Ce « je » ne représente pas l’auteur, malgré l’identité du prénom,

parce que La Recherche n’est pas une œuvre pleinement autobiographique et

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