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E LE SUE CONSEGUENZE NELL’ETA’ ADULTA
Molti fatti di sangue,soprattutto nell’ambito
familiare,sono datorate al cattivo comportamento che i
genitori hanno intrattenuto con i figli nei primi mesi di vita
degli stessi.Tale comportamento spesso produce nel futuro
adulto un disagio psichico dato dall’incapacità di affrontare
efficacemente i conflitti.
Come diceva John Bowlby,occorre “chiudere la
catena positiva e rompere quella negativa.”
Una vecchiaia felice dipende in gran parte dalle
tappe più o meno positive vissute nell’intera vita,dettate da
un’infanzia positiva e con una “base sicura”.
L’idea fondamentale di Bowlby è quella dei cicli di
deprivazione: il bambino emotivamente deprivato di oggi
diventerà il genitore trascurante di domani.
Gli studi operati da John Bowlby hanno rilevato
alcuni elementi relazionali che forniscono le basi della
salute psicologica: un senso di sicurezza,di efficienza,di
essere amati e di avere la capacità di amare,di essere una
persona nel mondo,di affrontare e di resistere ai
fallimenti,alle perdite e alle delusioni,che sono la
conseguenza inevitabile della nostra esistenza.
Il comportamento di attaccamento è quella forma di
comportamento che si manifesta in una persona nei
confronti di un’altra persona,chiaramente identificata e
ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato.
Questa teoria di attaccamento nasce con un
esplicito interesse verso i primi anni di vita. Il più grande
sostenitore e studioso di questa teoria è stato John
Bowlby,considerato uno dei più grandi psicoanalisti del
ventesimo secolo.
Egli sosteneva che “l’attaccamento è parte
integrante del comportamento umano dalla culla alla
tomba”. All’inizio della vita, l’essere nutriti equivale
all’essere amati,il bisogno biologico legato all’alimentazione
è presente insieme ad un altro bisogno fondamentale,quello
di essere amati,nutriti d’amore,di essere
desiderati,voluti,accettati per quello che si è.
La madre fornisce al bambino,specialmente nei
primi anni di vita,una “base sicura” dalla quale egli si può
allontanare per esplorare il mondo e fare
ritorno,intrattenendo forme di relazione con i membri della
famiglia. Lo stile di attaccamento che un bambino svilluperà
dalla nascita in poi dipende in grande misura dal modo in
cui i genitori,o altre figure parentali,lo trattano. In base a
questo,ci sono 4 stili di attaccamento:
1. Stile sicuro – sicurezza nell’esplorazione del mondo,
convinzione di essere amabile,nessun timore di
abbandono,fiducia nelle proprie capacità e in quelle
degli altri.
2. Stile insicuro – evitante – è il risultato di una figura
che respinge costantemente il figlio,ogni volta che le si
avvicina per la ricerca di conforto e protezione;
insicurezza nell’esplorazione del mondo,convinzione di
non essere amato,percezione del distacco come
“prevedibile”,tendenza di evitare le relazioni per
convinzione del rifiuto.
3. Stile insicuro ambivalente – è il risultato di una
figura che è disponibile in alcune occasioni,ma non in
altre e da frequenti separazioni,minacce di abbandono;
insicurezza nell’esplorazione del mondo,convinzione di
non essere amabile,incapacità di sopportare distacchi
prolungati,sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle
capacità degli altri.
4. Stile disorientato/disorganizzato – sono i bambini
che manifestano comportamenti conflittuali,come
girare in tondo mentre si avvicinano ai genitori,quelli
che si muovono verso la figura di attaccamento con la
testa girata in altra direzione,in modo da evitarne lo
sguardo.
Tutti i bambini normali si “attaccano” entro i primi
mesi di vita,per portare a compimento tale processo entro il
loro secondo anno. E’ normale la presenza di attaccamenti
multipli. Lo stesso legame genitoriale,col passare del
tempo,potrebbe passare in secondo piano rispetto al
legame affettivo sentimentale.
Nell’età adulta, si possono distinguere 4 stili di
attaccamento:
1. Stile sicuro – bassa ansia,alta coerenza,alta fiducia in
se stesso,alta intimità nelle relazioni,approccio
positivo con gli altri.
2. Stile preoccupato – bassa autostima,le sue relazioni
sono determinate da
passione,rabbia,gelosia,ossessività.
3. Stile distanziante – alta fiducia in se stesso,svaluta
l’importanza delle relazioni e sottolinea l’importanza
dell’indipendenza,della libertà; mancanza d’intimità
nelle relazioni,tende a non mostrare affetto,si sente
rapidamente intrappolato o annoiato dalla relazione.
4. Stile timoroso – evitante – bassa autostima,molte
incertezze verso se stesso e verso gli altri,nelle
relazioni è dipendente ed insicuro,difficoltà di
comunicare apertamente e mostrare i suoi sentimenti.
E’ accertato che la deprivazione materna e la
mancanza di accadimento determina nel bambino anche un
disadattamento sociale (disadattati fisici,mentali,sociali e
quest’ultimi suddivisi in caratteriali,che hanno la difficoltà di
adattarsi alla vita familiare, e in delinquenti).
Ciascuna forma di disadattamento richiede una
metodologia educativa speciale,con lo scopo di liberare il
soggetto dal suo sentimento di inferiorità e isolamento,per
dargli fiducia nei suoi mezzi di comunicazione: perciò,mai
scoraggiare, ma stimolare gli aspetti positivi della persona.
Il metodo pestalozziano è dettato dal principio di
naturalità dell’educazione,in cui l’educatore deve favorire lo
sviluppo delle facoltà fisiche,intellettuali e morali dei
bambini. Per Pestalozzi,l’insegnamento “elementare”
consiste nel rendere i bambini buoni osservatori,capaci di
esprimere con un linguaggio appropriato quello che hanno
osservato. La salute mentale è uno stato caratterizzato da
benessere psicologico e da accettazione di se.
L’espressione “salute mentale” si riferisce alla capacità di
avere un buon adattamento alla realtà e alle proprie
emozioni,alla capacità di amare e di essere in relazione con
gli altri. La salute mentale corrisponde all’assenza delle
malattie psichiche.
Si stima che negli Stati Uniti, circa 2 milioni di
persone soffrono di schizofrenia e altri 2 milioni di
depressione in forma grave. Si calcola,inoltre, che 25% della
popolazione soffre di depressione in forma lieve.
Il compito originale di John Bowlby era quello di
trovare connessioni fra i più importanti eventi della vita,
come la perdita dei genitori o la loro noncuranza, e lo
sviluppo di sintomi psichiatrici nei bambini e nei adulti.
Esiste un legame tra la depressione e le perdite
subite durante l’infanzia.
La depressione è un’espressione di profondo
disagio, è la sofferenza psicologica più frequente nell’età
senile; essa comporta la rinuncia alla vita.
La volontà di vita nell’anziano, per essere
mantenuta,necessita dell’affetto dei suoi cari.
Il timore più grande dell’anziano non è la
morte,ma la malattia,l’abbandono,il disprezzo delle persone
con cui ha sempre vissuto.
A causa di questo stato depressivo,la persona
anziana,secondo un recente studio dell’Università di
Padova,va incontro più facilmente a malattie
cardiovascolari,talvolta drammatiche,come l’infarto.
Nel nostro stato,come la maggior parte del
mondo,esistono una serie di strutture destinate
all’accoglienza di persone portatrici di disagio fisico o
psichico:
1. Strutture protette – gli ospiti sono anziani con gravi
deficit,tali da non poter consentire il compimento di
attività elementari (24h/24)
2. Case di riposo – gli ospiti sono gli anziani
parzialmente autosufficienti; forniscono prestazioni di
tipo
alberghiero,assistenziale,culturale,ricreativo,sanitario-
riabilitativo,dirette al recupero e al miglioramento
dell’autosufficienza (24h/24)
3. Case albergo e Case di soggiorno – gli ospiti sono
gli anziani autosufficienti; forniscono servizio di tipo
alberghiero,di socializzazione,rispetto delle diete
necessarie
4. Centri diurni per anziani – forniscono servizio di
assistenza a carattere integrativo,di sostegno alle
attività domestiche e di relazione,assicurando agli
anziani possibilità di vita autonoma e sociale
5. Assistenza domiciliare – prestazioni socio-sanitarie al
domicilio di anziani,minori,handicappati non
autosufficienti,in situazione di solitudine
6. Centri socio-educativi per handicappati –
accolgono persone con notevole compromissione
dell’autonomia delle funzioni elementari ,vengono
svolte attività educative indirizzate verso l’autonomia
personale,attività psico-motorie,attività
sanitarie,attività culturali.
7. Centri residenziali per handicappati – gli ospiti
sono persone con gravi deficit,tali da non poter
consentire il compimento delle attività elementari;
forniscono attività assistenziali e soddisfano i bisogni
primari degli ospiti
8. Comunità alloggio – gli ospiti sono i minori e le
persone in difficoltà,persone in situazioni di devianza e
di disadattamento (24h/24)