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Questa tesina di maturità descrive la razionalità e l'irrazionalità dell'uomo. Tesina maturità argomenti: in Italiano Leopardi e il dissidio tra ragione e sentimento, Il passero solitario, il XXXIII Canto del Paradiso e l'impossibilità di comprendere l'infinito col finito, in Storia la razionalità di Roosevelt e l'irrazionalità di Hitler, in Filosofia Marx e il contrasto tra borghesia e proletariato, Freud, es e superego, in Letteratura latina l'antitesi tra filosofo stoico e il potere imperiale, in Latino la Germania 4.1 di Tacito, "Germania 19" di Tacito, in Letteratura greca Apollonio Rodio: Medea eroina al di sopra di Giasone, in Greco Antigone, contrasto insanabile tra uomo e Stato; Creonte e Antigone vv. 69 a 91, in Fisica le tre leggi di Keplero, in Geografia astronomica la terra e i suoi movimenti, in Matematica il teorema di Carnot, in Storia dell'arte il "viandante sul mare di nebbia" contrasto tra finito e infinito.
Italiano: Leopardi e il dissidio tra ragione e sentimento, Il passero solitario, XXXIII Canto del Paradiso: l'impossibilità di comprendere l'infinito col finito.
Storia: La razionalità di Roosevelt el'irrazionalità di Hitler.
Filosofia: Marx e il contrasto tra borghesia e proletariato, Freud, es e superego.
Letteratura latina: L'antitesi tra filosofo stoico e il potere imperiale.
Latino:Germania 4.1 di Tacito, "Germania 19" di Tacito.
Letteratura greca: Apollonio Rodio: Medea eroina al di sopra di Giasone.
Greco: Antigone, il contrasto insanabile tra uomo e Stato. Creonte e Antigone vv. 69 a 91.
Fisica: Le tre leggi di Keplero.
GEOGRAFIA ASTRONOMICA: la terra e i soi movimenti
MATEMATICA: il teorema di Carnot
STORIA DELL'ARTE:il "viandante sul mare di nebbia" contrasto tra finito e infinito
tolleranza tra gli uomini e della capacità di accettare nell’umanità
pregi e difetti. La società è vista come un arco di pietre che devono
sostenersi a vicenda. Solo un indole irrazionale non arriva a
comprendere che la forza dell’uomo è nell’umanità unita.
FILOSOFIA
Marx individua il dualismo come conflitto sociale
all’interno della società capitalistica, potremmo dire
che il dualismo è l’aspetto più originale della filosofia
di Marx inteso come legge dialettica. Per il filosofo la
storia umana si sviluppa per contrasti, per
contraddizioni. Così per esempio è dalla società
feudale che è sorta la borghesia, ma la borghesia è
anche la negazione della società feudale; dal canto
suo la borghesia alimenta in se stessa il proletariato
che secondo Marx prenderà poi le armi contro la
borghesia fino ad arrivare ad una società senza
classi e quindi ad annientare il dualismo. Ancora si
riscontra il dualismo nella sua concezione
materialistica della storia quando il filosofo ci parla
di struttura e sovrastruttura identificando la prima
nell’economia che condiziona gli altri aspetti del
vivere umano quali la politica, la sociologia, la
psicologia e la cultura stessa.
Un ulteriore dualismo si identifica nel difficile
rapporto tra l’uomo e il suo lavoro: operaio si
sdoppia nel momento in cui viene espropriato del
proprio valore di uomo ad opera dell’alienazione del
lavoro. Nel lavoro costrittivo l’operaio annienta il suo
spirito e distrugge il suo corpo.
ITALIANO
Leopardi rappresenta una sorta di ossimoro tra la
sua formazione illuminista e la sua produzione
romantica. Fu influenzato dalla cultura arida e
accademica del suo ambiente familiare e in una
prima fase del suo pensiero individuo un antitesi tra
la natura e la ragione, tra gli antichi e i moderni. Gli
antichi nutriti di illusioni erano capaci di grandi
azioni dimenticando il vuoto dell’esistenza ; il
progresso della civiltà e della ragione, spegnendo le
illusioni, ha spento ogni slancio magnanimo, ha reso
i moderni incapaci di azioni eroiche, ha generato
viltà, meschinità, calcolo gretto ed egoistico. La
colpa dell’infelicità è dunque dell’uomo stesso che si
è allontanato dalla natura. Tuttavia Leopardi col
tempo rovescia questa concezione considerando la
natura come un meccanismo cieco e crudele il cui
scopo è la conservazione del mondo. Questo
percorso di consapevolezza basato sulla ragione si
trasforma però in una produzione ricca di sentimento
in cui il poeta grida il suo dolore per una realtà fatta
di infelicità e noia, il suo bisogno di allontanare
questo dolore attraverso i sentimenti del vago e
indefinito; la sua capacità di trasformare nella su a
ultima opera la Ginestra la consapevolezza razionale
e pessimistica della reale condizione immane in un
invito pieno di sentimento in cui il poeta esorta gli
uomini ad unirsi per combattere le minacce della
natura e le ingiustizie della società.
Il passero solitario
D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vóto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirornmi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
ITALIANO
Nel Novecento Luigi Pirandello ricollegandosi alla filosofia di
Bergson rappresenta il dualismo attraverso l’idea della
maschera e della vita: l’uomo che interagisce con gli altri è
costretto ad indossare una maschera che non corrisponde
alla sua essenza perché la vita non può essere ingabbiata
in quanto multiforme. L’uomo che indossa la maschera può
essere consapevole e spezzarla, come nel caso del Fu
Mattia Pascal che rinuncia alla sua posizione nella società
oppure prenderne un’altra che però non ha validità in
quanto non è la società ad attribuirla. Un’altra reazione è,
invece, quella di rifiutare tutte le maschere che la società ci
impone come il caso di Vitangelo Moscarda nell’opera Uno,
nessuno e centomila, ma a quel punto si vive esiliati dalla
società. La vita, l’essenza dell’uomo resta comunque uno
scorrere senza sosta.
LETTERATURA GRECA
Apollonio Rodio nella sua opera utilizza due personaggi che
rappresentano i due estremi del modo di agire umano:
Giasone simbolo di amechania e Medea donna forte e
passionale: Giasone è il simbolo del suo tempo dell’età
alessandrina in cui individua passato da cittadino a
pubblico si sente privato di una dimensione importante
quella politica e pertanto si ripiega su se stesso restando
indifferente alle scelte imperiali e incapace di guidare la
propria vita. Medea invece si lascia guidare dalla passione,
non esita a tradire la sua famiglia per far recuperare a
Giasone il vello d’oro. Giunge ad uccidere il suo stesso
fratello forte della sua stessa passione. Si può dire che
Medea è la vera eroina del poema mentre Giasone resta
una figura marginale.
Il poema stesso poi è segno di dualismo perché cerca di
conciliare due cose molto distanti: la lunghezza del poema
epico tradizionale e l’eleganza formale tipica dell’età
alessandrina. Apollonio ci riesce perché l’opera per quanto
lunga è solo di quattro libri inoltre usa un linguaggio
ricercato e raffinato con molte figure retoriche tipico della
doctrina voluta anche da Callimaco.
GRECO CLASSICO
Nell’Antigone di Sofocle si nota la presenza di uno scontro
tra due elementi importanti dell’essere umano: la ragione e
il sentimento. La prima è personificata da Creonte che in
maniera fredda pretende il rispetto delle leggi da lui
stabilite, secondo invece è rappresentato da Antigone che
sceglie la legge morale che vuole dare sepoltura al fratello
anche se sa che questo le costerà la vita. Nei versi presi in
esami il dialogo tra Antigone e Ismene potrebbe essere
considerato quasi un monologo interiore dove si
contrappongono due voci: Antigone forte e istintiva
sprezzante del pericolo e Ismene potrebbe invece che non
è solo la sorella più cauta ma è quasi un’altra voce di
Antigone quella incerta e che Antigone vuole sconfiggere
perché vuole mettere a tacere anche in lei stessa ogni
dubbio dell’azione da compiere. In questi versi si
contrappone speso εγω α συ che mette in antitesi le due
personalità le due voci. Ismene nel verso 78 afferma di
essere αμεχανοςossia incapace di agire contro i cittadini
nel verso 82 ha paura per la sorella υπερδειδοκχα la invita
nel verso 84 al segreto κρυπσεψε ma Antigone cerca di
schiacciare questa voce che le insinua il dubbio nell’azione
e dice <καταλυια> <lo grido > oppure al verso 69
prevede già la sua fine quando dice che per lei è bello
morire compiendo questo atto.
MATEMATICA
in un triangolo qualsiasi il quadrato di un angolo è uguale
alla somma dei quadrati degli altri due lati, diminuita del
doppio prodotto di questi due lati per il coseno dell’angolo
che essi formano.
Dimostrazione: dimostriamo il teorema nel caso in cui il
triangolo ABC sia acutangolo
Notiamo che l’altezza relativa al lato AB (h) divide il
triangolo ABC nei triangoli rettangoli di BCH e ACH.
Per il teorema di Pitagora applicato al triangol BCH, retto in
H si ha:
È il primo teorema fondamentale applicato al triangolo
rettangolo ACH sempre retto in H, si ha :
E sempre per lo stesso teorema:
FISICA
Poco più di mezzo secolo dopo la morte di Copernico (tra il 1603 e il
1618), l'astronomo tedesco Giovanni Keplero (1571-1630),
basandosi sul modello copernicano e sullo studio accurato dei dati
di osservazione raccolti dal suo maestro, formulò tre leggi, note
come le tre leggi di Keplero, che descrivono matematicamente il
moto dei pianeti attorno al Sole secondo orbite ellittiche. Keplero
non arrivò a spiegare la causa del moto dei pianeti, ma ciò nulla
toglie alla sua geniale intuizione, tenuto anche conto che a quei
tempi il moto era considerato una caratteristica intrinseca dei corpi,
per cui non se ne cercavano la cause, ma ci si limitava alla sua
descrizione.
Keplero, in altre parole, intuì che il Sole esercitava sui pianeti
un'azione che li vincolava alle loro orbite, ma non si chiese di che
natura fosse tale forza. In ogni caso, le tre leggi di Keplero
rappresentano un risultato fondamentale per la storia della
meccanica celeste e furono la base degli studi successivi di Newton
(che pervenne invece alla descrizione delle cause che determinano
il moto dei pianeti e riconobbe nella gravitazione universale la legge
che regola il moto di tutti i corpi nell'Universo).
1. La prima legge di Keplero afferma che i pianeti ruotano attorno al
Sole seguendo orbite ellittiche, di cui il Sole occupa uno dei fuochi.
L'ellisse è una figura geometrica bidimensionale, paragonabile a un
cerchio schiacciato, formata dai punti di un piano le cui distanze da
due punti fissi, detti fuochi, hanno somma costante. Le orbite
ellittiche dei pianeti sono ellissi poco schiacciate, vicine alla
circonferenza.
2. La seconda legge di Keplero afferma che il raggio vettore che
congiunge un pianeta al Sole spazza aree uguali in tempi uguali (v.
fig. 6.1). I pianeti non si muovono sulla loro orbita con velocità
costante; un pianeta è più veloce quanto più è vicino al Sole (al
perielio) e più lento quanto più è lontano dal Sole (all'afelio).
3. La terza legge di Keplero afferma che il quadrato del periodo di
rivoluzione di un pianeta attorno al Sole è proporzionale al cubo
della sua distanza media dal Sole. I pianeti più vicini al Sole hanno
periodi di rivoluzione più brevi dei pianeti più esterni. L'"anno" di
Giove per esempio, che è più distante della Terra dal Sole, dura
11,862 anni, mentre quello di Venere, più vicina di noi al Sole, è di
0,615 anni.
La terza legge di Keplero (formulata nel 1618, 15 anni dopo le
T
precedenti) si può così esprimere matematicamente ( è il periodo
R
di rivoluzione e è la distanza tra il pianeta e il Sole):
K
dove è una costante, uguale per tutti i pianeti del sistema solare.
Nella tabella 6.1 sono riassunti i periodi di rivoluzione e le distanze
medie dal Sole dei pianeti del sistema solare. La distanza media dal
Sole dei pianeti è espressa in Unità Astronomiche (UA), dove 1 UA =
. 11
1496 10 m, che è la distanza media della Terra dal Sole.
STORIA
Nell’ambito della seconda guerra mondiale il dualismo può
essere individuato nel confronto tra il comportamento e le
scelte di Hitler, prima e durante la seconda guerra
mondiale, e quelle di Roosevelt. Il primo si identifica con
uno stato aggressivo e totalitario che tende a sopprimere