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Sarà la mia passione per gli animali, sarà l'amore per il mio cane, sarà la spensieratezza che questi trasmettono, fatto sta che quando sono venuto a conoscenza del fatto che andrò ad esporre, ho subito deciso di farlo diventare argomento della mia tesina. Per verità non mi sono mai posto la domanda di dove potessero finire i nostri compagni di vita, gli animali domestici, una volta finito il periodo trascorso al nostro fianco. Per questo sono rimasto particolarmente incuriosito dal fatto che esistesse un Cimitero dedicato a loro, in cui ogni padrone potesse fare loro visita nell'intento di ricordare i piacevoli momenti trascorsi insieme.
Casa Rosa è il cimitero per animali più antico d' Italia, l' unico con licenza comunale, con circa 1.000 lapidi per oltre 1.000 metri quadri di terreno in via dell'Imbrecciato a Roma. Non è semplicemente un cimitero, è un angolo di ricordi privato, un luogo in cui rendere omaggio a qualcuno di caro che non c' è più e che ti ha amato per tutta la vita. Esattamente come nei normali cimiteri ci sono lapidi con le dediche, con le stesse parole d' affetto che si scriverebbero
per parenti e amici. Ogni incisione racchiude in poche e semplici parole una storia d' affetto, un legame indissolubile che lega gli animali ai padroni. Il Sig. Luigi Molon spiega che quando vivi per tanti anni assieme a un cane, un gatto o un coniglio, questo diventa parte di te e della tua famiglia, come se si trattasse di un parente o di un caro amico.
D'altronde, quello di seppellire un cane o un gatto è un atto di riconoscenza: gli animali, a differenza delle persone, non tradiscono mai.
E' molto significativa la citazione di John Grogan incisa sulla targa posta all'ingresso del Cimitero: “Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati, un bastone marcio per lui è sufficiente. A un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido... se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo”. La mia tesina di maturità inoltre permette di effettuare dei collegamenti con questi argomenti: Benito Mussolini in Storia, Schopenhauer in Filosofia, l'analisi della poesia di Giovanni Pascoli, "La cavallina storna" e in Inglese l'analisi del romanzo di George Orwell, "Animal Farm".
Storia - Benito Mussolini.
Filosofia - Schopenhauer.
Italiano - "La cavallina storna" di Giovanni Pascoli.
Inglese - "Animal Farm" di George Orwell.
Geografia astronomica - La Luna.
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Sarà la mia passione
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l'amore per il mio
cane, sarà la
spensieratezza che
questi trasmettono,
fatto sta che quando
sono venuto a
conoscenza del fatto
che andrò ad esporre,
ho subito deciso di
farlo diventare
argomento della mia
tesina.
Per verità non mi sono mai posto la domanda di dove potessero finire i nostri compagni di vita,
gli animali domestici, una volta finito il periodo trascorso al nostro fianco. Per questo sono
rimasto particolarmente incuriosito dal fatto che esistesse un Cimitero dedicato a loro, in cui
ogni padrone potesse fare loro visita nell'intento di ricordare i piacevoli momenti trascorsi
insieme.
Casa Rosa è il cimitero per animali più antico d' Italia, l' unico con licenza comunale, con circa
1.000 lapidi per oltre 1.000 metri quadri di terreno in via dell' Imbrecciato a Roma. Non è
semplicemente un cimitero, è un angolo di ricordi privato, un luogo in cui rendere omaggio a
qualcuno di caro che non c' è più e che ti ha amato per tutta la vita. Esattamente come nei
normali cimiteri ci sono lapidi con le dediche, con le stesse parole d' affetto che si scriverebbero
per parenti e amici. Ogni incisione racchiude in poche e semplici parole una storia d' affetto, un
legame indissolubile che lega gli animali ai padroni. Il Sig. Luigi Molon spiega che quando vivi
per tanti anni assieme a un cane, un gatto o un coniglio, questo diventa parte di te e della tua
famiglia, come se si trattasse di un parente o di un caro amico.
D'altronde, quello di seppellire un cane o un gatto è un atto di riconoscenza: gli animali, a
differenza delle persone, non tradiscono mai.
E' molto significativa la citazione di John Grogan incisa sulla targa posta all'ingresso del
Cimitero:
“Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti
firmati, un bastone marcio per lui è sufficiente. A un cane non importa se
sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido... se gli dai
il tuo cuore lui ti darà il suo”
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Percorso scolastico Gabriele Belardi Pagina 3 di 16
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Il Cimitero nacque per caso con la gallina del Duce. Nel 1923 Antonio Molon, padre di Luigi
Molon, attuale proprietario di Casa Rosa, curava gli animali di casa Mussolini. Fu il Duce a
chiedere ad Antonio di seppellire l' amata gallina, compagna di giochi dei suoi figli in un
piccolo terreno di proprietà dei Molon. La voce si sparse velocemente, e presto molto altri
iniziarono a chiedere sepoltura dei propri animali, tra cui membri della Casa reale della più
recente Repubblica , tra cui i Presidenti Sandro Pertini e Giovanni Leone.
La storia:
Benito Mussolini, di estrazione popolare (il padre,
Alessandro, era fabbro e la madre, Rosa Maltoni,
maestra), dotato di una personalità ribelle e
intemperante, aderì giovanissimo alle idee
socialiste e rivoluzionarie professate dal padre.
Espatriato in Svizzera (1902-04) per sottrarsi alla
leva, si sostenne facendo vari mestieri e si segnalò
come acceso propagandista soprattutto sul
versante anticlericale.
Condannato per diserzione e poi amnistiato,
rientrò in Italia nel gennaio 1905, espletò gli
obblighi di leva e si impiegò come maestro. Nel
febbraio 1909, assunse la segreteria della camera
del lavoro di Trento e la direzione dell'Avvenire
del lavoratore.
In questo periodo si unì con Rachele Guidi, che
avrebbe sposato nel 1915, dalla quale ebbe i figli
Edda, Vittorio, Bruno, Anna Maria e Romano,
tutti compagni di gioco dell' amata gallina
Nel 1911 subì una nuova condanna per aver guidato, con il repubblicano P. Nenni, le
manifestazioni contro l'intervento in Libia, ma stava ormai emergendo come il più noto oratore
e giornalista socialista, per cui, allorché i massimalisti prevalsero sui riformisti (congresso
socialista di Reggio Emilia, luglio 1912), fu acclamato tra i maggiori dirigenti del partito e gli
venne affidata, nel dicembre, la direzione dell'Avanti!.
Nel dibattito sulla guerra Mussolini sostenne per vari mesi una posizione rigidamente
neutralista, anche in contrasto con i molti che avevano fatto un percorso politico analogo al suo
e che ora andavano orientandosi in favore dell'intervento, finché il 18 ottobre 1914, con una
svolta improvvisa, pubblicò un proprio editoriale interventista. Il partito reagì immediatamente
sottraendogli la direzione dell'Avanti! ed espellendolo, ma già il 14 novembre usciva il primo
numero del Popolo d'Italia, quotidiano interventista da lui diretto.
Nelle tensioni del dopoguerra Mussolini operò dapprima un cauto avvicinamento alle posizioni
nazionaliste con la fondazione dei Fasci di combattimento (Milano, 23 marzo 1919), costituiti da
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Percorso scolastico Gabriele Belardi Pagina 4 di 16
un centinaio di ex combattenti (tra questi sindacalisti, arditi, ex socialisti, repubblicani,
futuristi), il cui programma manteneva visibili impronte socialiste; quindi, anche alla ricerca di
una base di massa per il suo movimento, intessé un confronto con i dannunziani, che avevano
motivazioni largamente analoghe alle sue, e fece propria la parola d'ordine della vittoria
mutilata; ma soprattutto cercò di unificare in un'unica tendenza i movimenti antiliberali e
antigiolittiani, di destra come di sinistra, senza peraltro conseguire un successo nelle elezioni
politiche del novembre 1919.
Dopo l'occupazione delle fabbriche (autunno 1920) e la sconfitta del movimento operaio, nel
corso di una crisi politica che vedeva declinante l'iniziativa socialista e in sempre maggior
difficoltà la classe dirigente liberale, Mussolini, operando una visibile svolta, tese a presentarsi
come capo di una forza capace di rappresentare le tendenze antiliberali della piccola e media
borghesia spaventata dall' "ondata bolscevica", nonché il bisogno di ristabilire l'ordine
gerarchico dell'organizzazione economico-produttiva scosso dalle lotte proletarie.
Nell'aprile 1921 il movimento elesse oltre trenta parlamentari, tra i quali Mussolini, in liste
comuni con i giolittiani, e nel novembre successivo l'ingrossarsi delle sue file consigliò la
costituzione del Partito nazionale fascista.
In questa fase Mussolini, che appariva figura emergente in grado di raccogliere una massiccia
forza d'urto per dare la scalata al potere, seppe abilmente alternare intimidazioni brutali e
rassicurazioni di legalità, fino alla prova di forza che si ebbe con la mobilitazione fascista del 22
ottobre 1922 (la "marcia su Roma") a seguito della quale cadde il governo Facta (durato 156
giorni) e il re lo incaricò di formare il governo.
Mussolini sarebbe rimasto ininterrottamente a capo del governo dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio
1943, tenendo altresì per vari periodi i ministeri degli Esteri, degli Interni, delle Colonie, della
Marina, delle Corporazioni e altri. Gli anni tra il 1922 e il 1924 videro un governo di coalizione
cui partecipavano liberali, nazionalisti, popolari, governo che perseguì una politica
genericamente di destra e si servì di norma di mezzi legali per la repressione dell'antifascismo.
Ma il problema di Mussolini era conciliare l'anima "rivoluzionaria" del movimento fascista, che
largamente gli sfuggiva e rischiava di coalizzare le opposizioni, con la necessità di consolidare i
nuovi equilibri politici governativi.
Con la costituzione del Gran Consiglio del fascismo (dic. 1922), presieduto dallo stesso
Mussolini, e l'istituzione della Milizia volontaria per la difesa dello stato (gennaio 1923), che
legalizzava e imbrigliava lo squadrismo, Mussolini tentò una prima soluzione del problematico
rapporto movimento-governo, apprestandosi a divenire garante di ciascuno nei confronti
dell'altro. A interrompere il consolidarsi del connubio tra fascismo e stato intervenne la crisi
dell'Aventino, a seguito dell'assassinio da parte di alcuni sicari fascisti del leader socialista G.
Matteotti (giugno 1924), fase che poteva segnare la fine del governo di coalizione ma che si
concluse con il discorso di Mussolini alla Camera del 3 gennaio 1925, nel quale era rivendicata la
continuità tra il movimento fascista e il governo in carica.
Il partito unico, la soppressione delle libertà di associazione e di stampa, l'istituzione del
Tribunale speciale, il rafforzamento dell'esecutivo e dei poteri del capo del governo,
l'attribuzione di funzioni costituzionali al Gran Consiglio del fascismo e, in breve, l'insieme della
legislazione di questi anni, abolivano la divisione costituzionale dei poteri e posero Mussolini
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Percorso scolastico Gabriele Belardi Pagina 5 di 16
nella posizione di un esercizio del potere sostanzialmente illimitato, regolatore unico dell'intero
ingranaggio amministrativo, istituzionale ed economico della nazione; a questa funzione si
accompagnava una gigantesca macchina propagandistica esaltatrice delle virtù nazionali e
guerriere del "duce" - figura carismatica destinata a riprodursi in altri contesti politici totalitari,
attorno a cui si consolidò il consenso -, mentre si diffondevano come cultura di massa i simboli,
il linguaggio, i riti collettivi, gli istituti del regime.
Se l'apice del prestigio, non solo all'interno, venne toccato alla metà degli anni Trenta, è nello
stesso periodo che inizia a delinearsi un quadro internazionale che, con la guerra, avrebbe
portato la rovina di M. e del fascismo, oltre la sconfitta dell'Italia.
La politica estera del fascismo fu sostanzialmente prudente e in linea con la politica estera
liberale fino all'ascesa al potere di A. Hitler e alla revisione dell'equilibrio politico europeo che
questa comportava. Dopo aver preso posizione contro la minaccia di un'annessione dell'Austria
da parte della Germania , Mussolini volle la conquista dell'Etiopia, che gli confermò il consenso
degli Italiani ma depauperò l'economia nazionale, costretta a provvedere all'Impero, provocando
l'urto con la Gran Bretagna e la Società delle Nazioni. Inoltre i legami di solidarietà con la
Germania, nella tensione internazionale causata anche dall'intervento nella guerra civile
spagnola, trasformatisi presto in una rigida complementarità, portarono Mussolini
all'accettazione (1938) dell'Anschluss (annessione dell'Austria alla Germania) e alla
persecuzione degli Ebrei.
Scoppiata la guerra, che a lungo aveva minacciato, giungendovi peraltro militarmente
impreparato, Mussolini, dopo un periodo di incertezza dissimulata dalla formula della "non
belligeranza", decise l'intervento ritenendo imminente la vittoria tedesca.
Gli insuccessi della sua opera di comandante supremo - carica che nel maggio del 1940 gli era
stata ceduta dal re -, la constatazione che egli aveva perso ogni controllo della situazione, che
andava precipitando dopo le spedizioni in Grecia e in Russia e l'occupazione alleata di parte del
territorio italiano, offrirono la possibilità al Gran Consiglio del fascismo di approvare (24 luglio
1943) un ordine del giorno, presentato da D. Grandi, contro di lui, cui seguì da parte del re
l'immediata revoca del mandato governativo. Crollato il regime, Mussolini fu trasferito in stato
di fermo prima a Ponza, poi alla Maddalena, quindi al Gran Sasso; di qui venne liberato dai
Tedeschi con un colpo di mano e portato in volo in Germania all'indomani dell' 8 settembre.
Tornò in Italia per raccogliere quel che restava dello sfacelo fascista nella Repubblica sociale
italiana, nella quale esercitò le funzioni di capo dello Stato e capo del governo. Installato a
Gargnano (sul Lago di Garda), seguì le vicende belliche apparendo raramente in pubblico.
Dichiarò come obiettivo la riconciliazione degli Italiani e la socializzazione, ma la crisi militare
dell'Asse, gli scioperi operai del 1943-44 e il movimento di Resistenza ne evidenziarono la
funzione di puntello dell'occupazione tedesca.