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Introduzione Ragione e Sentimento - Tesina
Questa tesina di maturità liceo classico descrive i temi di ragione e sentimento. Da sempre, uno dei temi più ricorrenti nella letteratura, nella filosofia e nell’arte è stato il conflitto tra ragione e sentimento. Poeti, scrittori, pensatori e artisti di tutti i tempi hanno descritto la dicotomia intrinseca all’animo umano, costantemente diviso tra la sua parte razionale e quella irrazionale.
Tuttavia, quello che forse si tende a trascurare è che questo drammatico e incessante dissidio non sempre è uno sterile conflitto. Lo scontro tra ragione e sentimento si può trasformare in un incontro, in una dialettica, in un gioco di forze contrastanti che collidono e si ricostituiscono incessantemente, generando quell’equilibrio tra le due parti che risulta indispensabile per l’animo umano.
È questo l’aspetto che mi ha sempre affascinata: l’idea che l’uomo sia per sua natura costituito da due componenti tra loro opposte, costantemente in dissidio, ma che sia allo stesso tempo costretto a trovare in qualche modo un compromesso, un equilibrio che, per quanto labile e instabile, resta comunque essenziale.
Più volte mi sono trovata a riflettere sulle parole di autori e filosofi riguardo a questo tema, così come
sul significato di alcune opere d’arte, finendo per constatare che io stessa riconosco in me una forte presenza di questa dicotomia. Mi sono scoperta entusiasta delle tormentate vicende amorose di Elinor e Marianne Dashwood, dell’enigmatica personalità di Jane Eyre, nonché conquistata dai travolgenti versi di Leopardi, D’Annunzio e Pascoli, nella stessa misura in cui i saggi stoici, con la loro aspirazione all’atarassìa – dal greco ἀταραξία, il rifiuto di ogni emozione (dal latino emoveo, quindi qualcosa che turba, sconvolge l’animo, impedendo al saggio stoico di raggiungere la quiete interiore, la perfetta pace dell’animo che nasce dalla liberazione delle passioni) – hanno suscitato in me interesse, ammirazione e quasi una sorta di ingenuo desiderio di volerli imitare.
Il mio lato più sensibile e irrazionale, se vogliamo anche incurabilmente romantico, mi fa dire che una vita vissuta senza emozioni, senza sete di avventura, senza stupore e senza brivido non sia una vita degna di essere vissuta. L’altro mio lato, quello più razionale, è quello che mi guida quotidianamente, facendo di me la persona logica, pragmatica, concreta, precisa e rigorosa che riconosco di essere nel mio modo di pensare e di agire.
Attraverso questa serie di riflessioni ho così imparato quanto sia importante mantenere un equilibrio tra ragione e sentimento, se vogliamo tra mente e cuore, anche nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose, usando razionalità e rigore laddove siano richiesti e ricorrendo invece al proprio lato emotivo e umano (alla propria empatia, direbbe Edith Stein) in tutti quegli innumerevoli casi in cui entrano in gioco forze diverse, forze davanti a cui la ragione diventa impotente.
Ecco quindi che la mia tesina vuole essere una sorta di summa di quegli argomenti che allo stesso tempo mi hanno affascinata e sono stati spunti di riflessione, aiutandomi così, a mio avviso, a crescerenel mio piccolo e a diventare (almeno un po’) più matura.
Collegamenti
Ragione e Sentimento - Tesina
Letteratura Latina - La favola di Amore e Psiche
Letteratura Greca - Il personaggio di Medea nella "Medea" di Euripide e nelle "Argonautiche" di Apollonio Rodio
Letteratura Italiana - Ragione e fede nella Divina Commedia e ragione e sentimento in Leopardi
Letteratura Inglese - "Sense and Sensibility" by Jane Austen
Filosofia - Apollineo e dionisiaco come dimensioni antropologiche (F. Nietzsche)
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INTRODUZIONE
Da sempre, uno dei temi più ricorrenti nella letteratura, nella filosofia e nell’arte è stato il conflitto tra
e Poeti, scrittori, pensatori e artisti di tutti i tempi hanno descritto la dicotomia
ragione sentimento.
intrinseca all’animo umano, costantemente diviso tra la sua parte razionale e quella irrazionale.
Tuttavia, quello che forse si tende a trascurare è che questo drammatico e incessante dissidio non
sempre è uno sterile conflitto. Lo tra ragione e sentimento si può trasformare in un in
scontro incontro,
una dialettica, in un gioco di forze contrastanti che collidono e si ricostituiscono incessantemente,
generando quell’equilibrio tra le due parti che risulta indispensabile per l’animo umano.
È questo l’aspetto che mi ha sempre affascinata: l’idea che l’uomo sia per sua natura costituito da due
componenti tra loro opposte, costantemente in dissidio, ma che sia allo stesso tempo costretto a trovare
in qualche modo un compromesso, un equilibrio che, per quanto labile e instabile, resta comunque
essenziale.
Più volte mi sono trovata a riflettere sulle parole di autori e filosofi riguardo a questo tema, così come
sul significato di alcune opere d’arte, finendo per constatare che io stessa riconosco in me una forte
presenza di questa dicotomia. Mi sono scoperta entusiasta delle tormentate vicende amorose di Elinor
e Marianne Dashwood, dell’enigmatica personalità di Jane Eyre, nonché conquistata dai travolgenti
versi di Leopardi, D’Annunzio e Pascoli, nella stessa misura in cui i saggi stoici, con la loro aspirazione
all’atarassìa – dal greco ἀταραξία, il rifiuto di ogni emozione (dal latino quindi qualcosa che
emoveo, turba,
l’animo, impedendo al saggio stoico di raggiungere la quiete interiore, la perfetta pace
sconvolge
dell’animo che nasce dalla liberazione delle passioni) – hanno suscitato in me interesse, ammirazione e
quasi una sorta di ingenuo desiderio di volerli imitare.
Il mio lato più sensibile e irrazionale, se vogliamo anche incurabilmente romantico, mi fa dire che
una vita vissuta senza emozioni, senza sete di avventura, senza stupore e senza brivido non sia una vita
degna di essere vissuta. L’altro mio lato, quello più razionale, è quello che mi guida quotidianamente,
facendo di me la persona logica, pragmatica, concreta, precisa e rigorosa che riconosco di essere nel
mio modo di pensare e di agire.
Attraverso questa serie di riflessioni ho così imparato quanto sia importante mantenere un equilibrio
tra e se vogliamo tra e anche nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose,
ragione sentimento, mente cuore,
usando razionalità e rigore laddove siano richiesti e ricorrendo invece al proprio lato emotivo e umano
(alla propria direbbe Edith Stein) in tutti quegli innumerevoli casi in cui entrano in gioco forze
empatia,
diverse, forze davanti a cui la ragione diventa impotente.
Ecco quindi che la mia tesina vuole essere una sorta di di quegli argomenti che allo stesso
summa
tempo mi hanno affascinata e sono stati spunti di riflessione, aiutandomi così, a mio avviso, a crescere
nel mio piccolo e a diventare (almeno un po’) più matura.
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Apuleio, Metamorfosi
La favola di Amore e Psiche
La favola di Amore e Psiche, appartenente al patrimonio arcaico del mito e alla tradizione favolistica,
trova la sua massima espressione e la sua più famosa narrazione nelle (o di
Metamorfosi L’asino d’oro)
Apuleio (II secolo d.C.).
Collocata emblematicamente al centro del romanzo, dalla fine del IV libro a buona parte del VI, ha
un'importanza fondamentale, poiché non solo svolge la funzione esornativa della godibile
bella fabella
nell’immediato, ma fornisce anche al lettore la corretta chiave di lettura attraverso la quale
decodificare e interpretare l’intera opera.
A una prima lettura di semplice svago del romanzo, apprezzabile per la preziosità formale e la
leggerezza delle vicende narrate, si aggiunge un secondo livello di interpretazione, che vede nelle
avventure di Lucio uno strumento di crescita, redenzione e purificazione morale del protagonista. Se
da una parte, infatti, il corpo di Lucio è trasformato in asino, dall’altra la sua anima, la sua mente resta
la stessa (“mens diceva Ovidio) e ha quindi l’occasione, attraverso le varie peripezie, di
antiqua manet”,
osservare da spettatore ogni sfaccettatura dell’animo umano, la vita, i comportamenti, la malvagità e la
bontà degli uomini, per trarne insegnamenti morali. Quando Lucio riacquista le sembianze umane, è
un uomo migliore, non più amorale, che ha subito una metamorfosi nell’animo.
Le sono quindi interpretabili su più livelli di lettura: possono essere intese come un
Metamorfosi
piacevole romanzo di materia erotico-avventurosa, dalla trama avvincente e brillante, oppure possono
essere lette simbolicamente come un romanzo di formazione (le peripezie di Lucio sono quindi
un’allusione allegorica alle difficoltà che l’anima deve affrontare come banco di prova per raggiungere
la fede e la purezza) e di iniziazione ai riti misterici del culto di Iside (in riferimento al fatto che,
nell’ultimo libro, Lucio, dopo aver visto in sogno Iside, partecipa ad una processione in onore della dea
durante la quale mangia delle rose, riacquistando così le sembianze umane e decidendo poi essere
iniziato ai misteri del culto di Iside).
La favola di Amore e Psiche è una rappresentazione in scala ridotta delle vicende di Lucio nell’intero
romanzo e, come si è detto, il suo significato simbolico suggerisce la chiave di lettura per interpretare
allegoricamente l’intera narrazione. Il racconto secondario, contenuto all’interno del filo narrativo,
rende più complessa la prima lettura, attivando una seconda linea tematica (quella religiosa), che si
sovrappone alla prima linea tematica (quella dell'avventura). Psiche è, con i suoi travagli, la simbologia
dell’anima che deve superare delle prove sulla terra per potersi purificare e ritornare quindi al cielo.
È dunque possibile stabilire un parallelo tra Psiche e Lucio: entrambi, per aver peccato di curiositas
(Psiche scorge il volto dell’amato contro la sua stessa proibizione, Lucio tenta di trasformarsi in uccello
come aveva fatto Panfile) cadono in disgrazia e, solo attraverso esperienze degradanti in un caso e dure
prove nell’altro, riescono infine a recuperare la felicità, giungendo a una condizione migliore di quella
iniziale (Psiche diventa immortale e sposa Cupido, Lucio diventa un uomo del tutto nuovo).
Il racconto di Eros e Psiche, tuttavia, è oggetto di altre diverse interpretazioni. Ricordiamo in
particolare quella cristiana che da Fulgenzio – scrittore africano del VI secolo d.C. che interpretò la
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favola come incontro tra l’Anima e il Desiderio – discese fino a Boccaccio (XIV secolo d.C.), che nel
propose un’articolata lettura allegorica della novella, vedendovi la storia del
Genealogia deorum gentilium,
percorso dell’anima (in greco ψυχή significa appunto “anima”) verso l’amore e la
razionale
contemplazione di Dio. Psiche è l’anima umana, razionale che crede di avere tutto ciò che vuole, ma
poi, per un suo errore, lo perde, perde l’amore di Eros e deve affrontare una serie di prove per
riconquistarlo ed elevarsi alla dimensione divina.
Anche se bisogna ammettere che questo tipo di interpretazione non può che essere del tutto estranea
alle intenzioni di Apuleio, aspro critico dell’ebraismo qual era, essa offre in ogni caso uno spunto di
riflessione per vedere in Psiche il simbolo della razionalità e in Eros quello dell’irrazionalità.
Amore e Psiche, infatti, possono essere interpretati come il sentimento e la ragione che devono
imparare a convivere: convergono e divergono, si oppongono e si attraggono, sono autonomi ma
complementari, si respingono violentemente anche se inconsapevolmente ognuno non può fare a meno
dell’altro. Dove Amore non vede, interviene Psiche, dove Psiche non può arrivare, giunge il coraggio di
Amore. Vale a dire: dove il sentimento non vede, interviene la ragione, dove la ragione non può
arrivare, giunge il sentimento.
Questa duplice simbologia può essere individuata anche in altri elementi della narrazione, primi fra
tutti la luce e il buio: Psiche vive alla luce del giorno, simbolo della ragione, mentre Eros le si presenta
soltanto nel buio della notte. La lampada – lo strumento che dovrebbe dissipare le tenebre, portando la
luce nel buio della notte e quindi facendoli in un certo senso coesistere – diviene lo strumento che, oltre
a ferire con l’olio bollente il dio, è la causa della separazione dei due amanti. Si potrebbe forse pensare
che a Psiche sia portato via Amore come punizione per il suo tentativo di conoscerlo solo attraverso la
luce della ragione, attraverso un’anima ancora a livello puramente materiale, non elevatasi alla
dimensione spirituale e divina. L’errore di Psiche consiste nel ritenere il divino una realtà tangibile,
razionalmente verificabile attraverso i sensi, mentre è solo il cuore che può percepirne pienamente la
presenza. Esistono verità che sono inaccessibili alla sola forza della ragione.
«Bisogna che la ragione si appoggi alle conoscenze del cuore e dell'istinto... È il cuore che sente Dio,
non la ragione. Ecco cos'è la fede: Dio sensibile al cuore, non alla ragione. » Blaise Pascal, Pensieri
Qui di seguito è riportato il brano che costituisce il momento centrale della favola, in cui Psiche,
mossa dalla infrange il divieto che le è stato imposto e commette l’errore di guardare Amore
curiositas,
mentre dorme. Degno di nota è il linguaggio, che, nella descrizione di Cupido, si innalza in abilissimi e
squisiti virtuosismi retorici e stilistici.
22, 1 Tunc Psyche et corporis et animi alioquin infirma fati tamen saevitia subministrante viribus roboratur, et
prolata lucerna et adrepta novacula sexum audacia mutatur.
[2] Sed cum primum luminis oblatione tori secreta claruerunt, videt omnium ferarum mitissimam dulcissimamque
bestiam, ipsum illum Cupidinem formonsum deum formonse cubantem, cuius aspectu lucernae quoque lumen
hilaratum increbruit et acuminis sacrilegi novaculam paenitebat. [3] At vero Psyche tanto aspectu deterrita et impos
animi marcido pallore defecta tremensque desedit in imos poplites et ferrum quaerit abscondere, sed in suo pectore;
[4] quod profecto fecisset, nisi ferrum timore tanti flagitii manibus temerariis delapsum evolasset. Iamque lassa,
salute defecta, dum saepius divi